Gaetano di Biasio: una nota autobiograficaIncarcerato con l’accusa di regicidio fu liberato grazie anche all’intervento dell’on. Achille Visocchi. I suoi rapporti con Giovanni Pascoli.

Studi Cassinati, anno 2002, n. 3/4

di Emilio Pistilli

Il manoscritto della poesia “In oriente” di Giovanni Pascoli
L’annotazione autografa di Di Biasio

La poliedrica figura di Gaetano di Biasio, avvocato, letterato e politico – è riconosciuto come il sindaco ricostruttore di Cassino dopo il martirio del 1943/44 – è stata ampliamente illustrata, soprattutto dai suoi amici e dai suoi discepoli dopo la morte, avvenuta in Cassino il 26 novembre 1959. Ben altra rivisitazione del personaggio ora si attende, specialmente dopo il ritrovamento del suo diario autobiografico in casa Vizzaccaro, di cui si prevede la pubblicazione.
Il più completo profilo fu tracciato dal suo amico Giovanbattista De Filippis, otorino in Cassino ed organizzatore dei primi soccorsi sanitari tra le macerie della città in collaborazione con l’Istituto Eastman: è contenuto nel volume inedito “Terra bruciata” dello stesso De Filippis e stralciato per il periodico “La Gazzetta Ciociara” del 22 novembre 1979, ventennale della morte di Di Biasio.
Al biografo, però, pare sia sfuggito il rapporto particolare del Nostro con il poeta Giovanni Pascoli. Sono, sì, noti i suoi interessi per il Pascoli, culminati con lo studio critico “Giovanni Pascoli e la sua poesia” (STEM, Cassino, 1912), però sfugge ai più che tale studio altro non è che la commemorazione fatta da Di Biasio la sera del 5 maggio 1912 nella sala del palazzo comunale di Cassino, su iniziativa della sezione locale “Dante Alighieri”, ad un mese dalla morte del Poeta (Bologna 6 aprile). Il volumetto, di 66 pagine, si chiude con le date: 23 aprile, 5 maggio 912.
La commemorazione potrebbe apparire come il tradizionale atto di omaggio di uno studioso ad un grande del suo tempo e nulla di più. Però va segnalato che tra le carte di Di Biasio, sparse tra varie famiglie cassinati, ve n’è una tutta particolare, conservata in casa De Rubeis (la famiglia che lo ha assistito fino alla sua morte): si tratta di cinque fogli manoscritti di Giovanni Pascoli (?) con il testo della poesia “In oriente”, della raccolta “La Buona Novella”, con la firma in calce dello stesso poeta, che potrebbe essere autografa. È lecito chiedersi il motivo di tale presenza in casa Di Biasio ed è auspicabile che si approfondisca quale genere di rapporti siano intercorsi tra i due.
C’è un altro particolare che va segnalato: in una copia del ricordato volumetto di Di Biasio proveniente dalla sua casa (ed ora in casa della prof. Aurora De Rubeis), sull’ultima pagina, c’è un’annotazione a penna dell’autore che ricorda un episodio drammatico della sua vita. Sotto la data 23 aprile, 5 maggio 912, si legge: “A un mese dopo, precisamente il 22 maggio, fui arrestato per complicità col regicida Antonio d’Alba; il 26 fui scarcerato da Regina Coeli dopo il confronto del 25 sera, e restituito a Cassino che trionfalmente mi accolse […] tra le braccia di mia madre e di mia moglie”.
Le sue disgrazie politiche risalgono alla frequentazione di ambienti anarchici della Capitale. L’episodio al quale si riferisce è noto: un giovane muratore romano, anarchico, Antonio d’Alba, in piazza del Pantheon a Roma, il 14 marzo 1912, sparò due colpi di pistola contro re Vittorio Emanuele III, ma senza colpirlo. Arrestato, il D’Alba, indotto a segnalare nomi di complici e mandanti dietro promessa di clemenza, fece il nome di Gaetano Di Biasio, pur avendolo solo conosciuto in comizi tenuti dal Nostro al teatro Argentina e al Gianicolo. A trarlo fuori dai guai fu il deputato di Atina Achille Visocchi, sollecitato dall’amico fraterno di Di Biasio, Carlo Baccari, con un’interpellanza urgente al Presidente del Consiglio Giolitti.
Ma è nostra intenzione pubblicare, in un prossimo numero di STUDI CASSINATI, l’intera biografia lasciataci dal De Filippis.

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