Studi Cassinati, anno 2002, n. 3/4
di Filippo Carcione**
L’esistenza del card. Gaetano Aloisi Masella1 s’incontra con quel tempestoso XIX secolo, in cui la Chiesa cattolica riceve gli attacchi più duri da tre manifestazioni ideologiche tanto diverse, ma spesso intrecciate e convergenti in posizioni anti-clericali e anti-papali: il nazionalismo, il liberalismo ed il socialismo. Anzitutto, la Chiesa è boicottata dai regimi assolutisti, che, esasperando certi aneliti romantici, impongono l’onnipotenza dello Stato e accusano la gerarchia cattolica di essere un corpo nocivo per l’unità nazionale. In secondo luogo, la Chiesa trova critiche nei liberali come pilastro conservatore di un oscurantismo medievale, che ostacola l’emancipazione culturale e fiancheggia i governi reazionari ostili alle Costituzioni democratiche. Infine, la Chiesa è ritenuta polmone del capitalismo e nemica di classe dal movimento socialista, al cui interno il materialismo marxista arriva a pretendere l’ateismo militante, oltrepassando l’atteggiamento agnostico dell’illuminismo settecentesco.
Con un siffatto quadro è chiamato a fare i conti Gaetano Aloisi Masella, nato a Pontecorvo, il 30 settembre 1826, sotto papa Leone XII, da una famiglia che l’arciprete aquinate Bonanni, frequentatore della medesima, definisce “nobile ed antica … da secoli devota e attaccata alla Santa Sede”2.
Gli studi e l’ambiente di formazione
Quando nasce Gaetano Aloisi Masella, la città di Pontecorvo è tornata da non molto sotto l’amministrazione pontificia attraverso la restaurazione post-napoleonica compiuta dal Congresso di Vienna e dopo un sussulto repubblicano nell’estate 18203. La diocesi di Pontecorvo, con Aquino, è stata appena unita a Sora nel 1818 grazie al Concordato di Terracina tra S. Sede e Regno delle due Sicilie. Dal 1819, e fino al 1836, Andrea Lucibello sarà il primo vescovo a governare le tre Chiese unite.
Si sono appena spenti i moti carbonari del 18314, quando il piccolo Gaetano parte per iniziare gli studi a Napoli. Entra nella scuola dei Barnabiti riattivata dal governo borbonico dopo la soppressione bonapartista degli istituti religiosi avvenuta nel 1810. Qui riceve un’ottima preparazione fino al liceo, giacché l’alta qualità dell’insegnamento barnabita, nonostante il terremoto francese, era mantenuta dagli allievi del beato Francesco Saverio Bianchi, figlio anch’egli della nostra zona, nato ad Arpino nel 1743 e morto a Napoli nel 18155.
Per i corsi universitari, Aloisi Masella si trasferisce nel Seminario Romano, il cui Collegio aveva sede presso S. Apollinare. Si prepara ai gradi accademici in filosofia e teologia, proprio quando l’avvento di Pio IX aveva illuso il movimento liberale su una svolta costituzionale e riformista del papato.
Erano gli anni in cui anche tra i cattolici si faceva largo una consistente ala liberale, il cui attivismo politico non di rado conviveva con dottrine teologiche censurate o discutibili: Gioberti e Rosmini sono solo i nomi più noti di questa corrente, che, nella nostra zona, ha un simbolo in Benedetto Scafi, parroco e storico di Santopadre, sospeso a divinis nel 1844 dal vescovo Giuseppe Montieri6. La formazione di Aloisi Masella si compie, comunque, in un equilibrato orizzonte: il Seminario Romano si mostra attratto dal neo-tomismo, ossia da quella forte riscoperta di S. Tommaso d’Aquino che già verso il 1810 era sponsorizzata dal Busetti nel Seminario di Piacenza e che nel 1879 verrà benedetta da Leone XIII (Aeterni Patris).
Il momento, in cui Aloisi Masella giunge al sacerdozio, cade in un periodo sfortunato per il papato. La sua ordinazione presbiterale avviene nella Basilica Lateranense il 3 giugno 1849, mentre i francesi attaccano il Gianicolo, per riprendere Roma al partito mazziniano, che poco prima aveva proclamato la Repubblica, mettendo Pio IX in fuga a Gaeta. Tornato a Roma, Pio IX espleta un’intensa attività per migliorare l’amministrazione pontificia: gli è vicino un altro nostro illustre conterraneo, il card. Antonio Maria Cagiano de Azvedo, grande esperto in materia concordataria, nato a Santopadre nel 17977. L’obiettivo pontificio include nel 1853 la fondazione di una Facoltà Utroque Iuris, che, con quelle di Filosofia e Teologia, viene a costituire il nucleo storico della Pontificia Università Lateranense. Aloisi Masella, è tra la prima generazione di studenti, che consegue qui la laurea in Diritto Canonico. Accanto a lui figura come compagno di corso un altro pontecorvese: Francesco Arduini, che s’incardinò nella diocesi di Roma, divenendo arciprete di S. Maria in Trastevere8.
L’inizio della carriera diplomatica
Terminata la specializzazione giuridica, si apre per Aloisi Masella una fulgida carriera diplomatica. Per oltre un decennio, svolge proficuo tirocinio come consigliere e uditore di nunziatura in alcune capitali europee, tra cui Parigi.
Allorché la breccia di Porta Pia completa l’unità d’Italia, è già entrato nel più alto circuito degli affari diplomatici a fianco del card. Alessandro Franchi.
Nel 1871, Franchi è accompagnato proprio da Aloisi Masella in una missione a Costantinopoli, per trattare la situazione delle Chiese cattoliche orientali soggette all’Impero ottomano, che voleva inglobare tutti i sudditi cristiani nelle strutture ortodosse più duttili al potere islamico. Presa familiarità con la problematica ecumenica, nel 1874 Aloisi Masella è nominato segretario della Congregazione Propaganda Fide per le questioni di rito orientale, carica che ricoprirà per tre anni. In questa veste opera per la risoluzione di tante difficoltà allora aumentate dal Concilio Vaticano I, che aveva approvato il dogma dell’infallibilità pontificia: il patriarca melkita, Gregorio II Youssef, vi vedeva una riduzione degli antichi privilegi patriarcali a vantaggio del centralismo romano9; s’affiancava a costui soprattutto il patriarca caldeo Audo, che, cogliendo l’occasione per rilanciare le ambizioni giurisdizionali della sua Chiesa sulle antiche comunità cristiane presenti nel Malabar, provocò qui una lacerazione detta “scisma mellusiano”10.
Il 22 maggio 1877, Aloisi Masella viene elevato alla dignità episcopale; il Concistoro del 25 giugno successivo lo nomina arcivescovo di Neocesarea. Intanto, nel febbraio 1878 moriva Pio IX, lasciando la Chiesa in un impressionante isolamento diplomatico: in quel momento erano accreditati presso la S. Sede solo 4 ambasciatori e 9 delegazioni, mentre il papato manteneva in vita, in tutto il mondo, appena 6 nunziature, due internunziature e 4 delegazioni11. Il nuovo papa Leone XIII, volendo ridare lustro internazionale alla S. Sede, promosse Segretario di Stato il card. Franchi, che confermò la fiducia al suo antico collaboratore, appunto Aloisi Masella, già inviato da Pio IX come nunzio apostolico nella zona più calda d’Europa: la Baviera.
La nunziatura in Baviera
Erano gli anni in cui l’Europa, accanto alla formazione dello stato italiano, assisteva al consolidamento della super-potenza prussiana intorno a Bismarck: costui aveva dato una nuova fisionomia all’Impero germanico, dopo aver liquidato le velleità asburgiche di supremazia. Ambedue i processi si muovono in un braccio di ferro con la Chiesa cattolica; tuttavia, se in Italia il siero liberale di matrice cavouriana attenua la campagna anti-clericale e consente di parlare soltanto di “difficili convivenze” quantunque destinate a restare più a lungo12, la Prussia di Bismarck viene a caratterizzarsi per un’ondata di oppressiva intolleranza, essendo infetta da un nazionalismo razzista (vedi l’atteggiamento anti-polacco) fondato su un patto sociale tra forze armate, grandi latifondisti e borghesia emersa dalla rivoluzione industriale. Ostile alla voce del Parlamento, accentratore del potere, sospettoso di ogni espressione non riconducibile al controllo di stato, Bismarck anticipava quella concezione autoritaria caratterizzante l’involuzione illiberale e militarista della destra fino a maturare nella punta estrema del nazismo.
In questo contesto anti-democratico i cattolici tedeschi avevano subito mostrato la propria insofferenza, stringendosi intorno al partito di Centro fondato a Colonia nel 1852 dai fratelli Reichensperger e annoverato da Alcide De Gasperi tra la più genuina progenie della Democrazia Cristiana europea13. La reazione di Bismarck non era tardata ad arrivare: sicché, dal 1871 al 1876, egli aveva imposto una serie di provvedimenti noti come Kulturkampf (battaglia per la civiltà, sottinteso contro il cattolicesimo superstizioso). Trattasi di una serie di leggi davvero liberticide e violente, al di là della paradossale posizione del Taylor, secondo cui in Germania il conflitto Stato-Chiesa fu più morbido che altrove e derivò piuttosto dalla durezza anti-governativa delle associazioni allineate al Vaticano14. La sezione cattolica nel Ministero del Culto venne abrogata; le sedi politiche del Centro presidiate dalla polizia; le prediche dal pulpito sottoposte al vaglio della censura. L’amministrazione patrimoniale fu sottratta alle diocesi e demandata a un Consiglio parrocchiale assoggettato a laicato filo-governativo. L’assegnazione di uffici ecclesiastici fu subordinata all’approvazione del governo; il matrimonio civile reso obbligatorio. Gli ordini religiosi vennero sciolti; Gesuiti e affini (Lazzaristi, Redentoristi e Suore del Sacro Cuore) espulsi dai confini imperiali. La Chiesa venne privata delle proprie istituzioni educative; l’Insegnamento di Religione cancellato dalle scuole pubbliche; la Teologia Cattolica radiata dall’ordine degli studi universitari. I chierici vennero dirottati su altri insegnamenti negli atenei statali. Il Fliche-Martin quantifica così la statistica della persecuzione: 241 ecclesiastici, 210 iscritti di Centro; 163 redattori colpiti con pene pecuniarie o detentive; 20 giornali sequestrati; 74 perquisizioni domiciliari, 103 espulsioni e 55 scioglimenti di assemblee; 296 case religiose chiuse; 3957 religiosi obbligati a deporre l’abito; un quarto delle sedi parrocchiali rimaste vacanti; in totale una popolazione di 8.800.000 cattolici sotto il mirino dei tribunali prussiani15. Il Bismarck favorì, invece, il rigoglio della cultura protestante, che nutrì con l’argomentazione teologica il Kulturkampf: fiorisce ora il Ritschl, alla cui scuola si formava all’epoca il giovane Harnack, morto nel 1930, pietra angolare degli studiosi riformati contemporanei.
Aloisi Masella dovette giungere a Monaco già alla fine dell’estate 1877, poiché in data 6 ottobre gli pervenne lì, a firma di mons. Johann Heinrich Floss, una lettera in merito al Döllinger16, le cui tesi anti-infallibiliste venivano strumentalizzate a vantaggio del Kulturkampf. La missione di Aloisi Masella in Baviera è immortalata nei grandi manuali di storia ecclesiastica17, nelle classiche monografie bismarckiane18 o leoniane19 e nelle documentate rassegne delle nunziature apostoliche20. Questa è, in estrema sintesi, la cronaca dei fatti. All’inizio del 1878 Aloisi Masella avviava i contatti con il conte di Holnstein, fiduciario di Bismarck, per esporgli le preoccupazioni pontificie sul Kulturkampf. Sperando in una svolta filo-governativa dei cattolici, Holnstein si adoperò subito per un disgelo, procurando ad Aloisi Masella un invito per le nozze d’argento del re di Sassonia. La festa si celebrò a Dresda all’inizio del luglio 1878; vi prese parte anche Bismarck, che promise ad Aloisi Masella un colloquio poi effettivamente avvenuto, verso la fine dello stesso mese, a Kissingen. L’incontro non sortì i risultati sperati, poiché pare che Bismarck temesse di apparire come un novello Enrico IV a Canossa. Nel frattempo, la morte di Franchi impedì ad Aloisi Masella di insistere perché trasferito in Portogallo dal nuovo segretario di stato, card. Nina. In ogni caso, la sua nunziatura aveva preparato il terreno per una successiva distensione tra Bismarck e la Chiesa cattolica. In verità, qualche rigurgito del Kulturkampf sopravvisse a Bismarck, ma le leggi prodotte dal 1871 caddero sempre più in disuso21. La pressione sul clero andò sfumando e la lotta contro il partito di Centro cominciò a mitigarsi, anche perché in campo c’era ormai un nuovo tipo di pericolo per Bismarck, ovvero il partito socialista22, che pur aveva plaudito al Kulturkampf. La differenza di stile emergeva bene nella stessa estate del 1878, quando, scatenatasi la repressione anti-socialista di Bismarck, contro i soprusi protestava il Centro ormai maturato, dopo i primi passi, come partito moderno, fedele senz’altro ai valori cristiani, ma affrancato da una matrice confessionale e con una concezione laica della politica23.
Nel suo soggiorno tedesco, Aloisi Masella non aveva trascurato altre due importanti questioni: 1) aveva contribuito affinché nel luglio 1878 il Congresso di Berlino mettesse sull’agenda la premura per i cattolici vessati dalla turcocrazia musulmana; 2) aveva lavorato per arginare lo scisma tra il Vaticano e i Vecchio-cattolici, cosiddetti perché non accettavano il Vaticano I ritenendolo una pericolosa innovazione della fede. Lasciando la Baviera, Aloisi Masella portava nel cuore la cattolicità germanica: negli anni a venire non farà mai mancare la sua protezione alla chiesa nazionale tedesca di S. Maria dell’Anima, edificata nel XV secolo a Roma, vicino Piazza Navona, con annessa struttura ospitaliera24.
La nunziatura in Portogallo
Nell’estate 1879, Aloisi Masella giunse a Lisbona, trovando una situazione politica alquanto instabile: la corona reale poggiava su re Luigi I, debole ed incapace di dare solide direttive agli affari di stato; progressisti e conservatori s’alternavano troppo spesso al governo con continue variazioni di programma; i seguaci di Pombal scuotevano ogni giorno gli animi repubblicani; le facoltà universitarie, compreso quella di Teologia a Coimbra, erano sconvolte dalle agitazioni studentesche infiammate dall’incipiente mito comunista. Il papato, da oltre due secoli, si trascinava un conflitto aperto con la corona portoghese, che, attraverso l’istituto del Padroado, avocava la giurisdizione ecclesiastica in India a dispetto del controllo rivendicato dalla Congregazione romana di Propaganda Fide istituita nel 162225.
Ciò nonostante, la Chiesa nel 1848 aveva stipulato un concordato con lo Stato secondo un assetto territoriale del Portogallo costituito da 17 diocesi; tuttavia, nel 1881, a seguito di trattative con il primo ministro Braacamp, Leone XIII (Gravissimum Christi Ecclesiam regendi et gubernandi mundus) consentì a ridurre la mappa in 3 archidiocesi e 9 sedi episcopali suffraganee26. L’esecuzione del progetto fu assegnata al card. Ferreira, vescovo di Porto, il quale presentò alle nuove circoscrizioni diocesane alcuni candidati graditi dal governo di Lisbona ma non ritenuti idonei dall’arcivescovo di Braga, Amorim Pessoa, autentico campione della libertas ecclesiae contro le ingerenze statali, strenuo avversario della potente loggia segreta “Gran Oriente Lusidano Unito”, moralizzatore dei costumi, promotore culturale del clero ed autore di un interessante Catechismo27. Nella vicenda, oltre a rivendicazioni giurisdizionali, interferirono le lotte della Chiesa di Braga per il mantenimento delle proprie tradizioni liturgiche. Pare che il nunzio Aloisi Masella abbia sostenuto in tutto l’arcivescovo di Braga, su cui giungevano i tiri incrociati delle autorità civili portoghesi, le critiche del clero filo-governativo, le ostilità della massoneria e le censure di marca ultramontana, cioè degli integralisti romani che scambiavano la ricchezza dei riti per anarchia liturgica e lavoravano per l’affossamento indiscriminato delle tradizioni locali. A far crollare l’immagine dell’arcivescovo di Braga contribuì la stampa locale da destra a sinistra, trattandolo da eretico e speculandovi sopra secondo la convenienza politica. Solo nel 1886 Leone XIII (Pergrata nobis) avvertirà tutta la spregiudicatezza del giornalismo portoghese e nella bolla tuonerà contro quanti “non esitano ad accusare gli altri di fede cattolica sospetta per il solo fatto che appartengono a un diverso partito politico, come se l’onore di professarsi cattolici fosse necessariamente legato a questo o a quel partito cattolico”28.
Sta di fatto che nel 1882 l’arcivescovo di Braga fu costretto alle dimissioni; trascinato dalla sua caduta, Aloisi Masella dovette lasciare il Portogallo e, come tutti i grandi della storia, conobbe l’ora dell’emarginazione. Sull’apertura liturgica chiesta da Braga, la sua compiacenza era stata profetica: nel 1917 il canone 135 del Codice di Diritto Canonico permetterà al clero di celebrare, con il placet pontificio, secondo i libri liturgici della propria tradizione. Più tardi, Benedetto XV (Sedis huius) autorizzerà a recitare l’Ufficio di Braga; e, Pio XI (Inter moltiplices) concederà l’imprimi potest al nuovo Messale di Braga29.
Il cardinalato
Rientrato in Italia, per quattro anni (1883-1887) Aloisi Masella vive, isolato ma obbediente, da semplice canonico di S. Giovanni in Laterano, prima di essere rivalutato dalla S. Sede. Intanto i tempi stavano cambiando: certo, la politica pontificia verso lo stato italiano restava sul non expedit di Pio IX, sebbene anche dal nostro circondario premessero spiriti più concilianti come lo storico e monaco di Montecassino, Luigi Tosti30; d’altra parte, Leone XIII mostrava grande sensibilità verso le trasformazioni epocali. Ad esempio, egli incoraggiava i cattolici francesi ad aderire alla III Repubblica, spezzando il plurisecolare vincolo ideologico tra trono e altare. Sul piano sociale consacrava il senso dello stato all’insegna del diritto, della giustizia, del lavoro e della dignità umana; ricusava, però, il massimalismo della sinistra sull’abrogazione della proprietà privata e la dittatura del proletariato. Sul piano culturale, combatteva il relativismo dottrinale ed il disorientamento dei fedeli, attuando “la volontà di instaurare un modello gerarchico sicuro e definito nelle sue articolazioni”31.
Il reinserimento di Aloisi Masella nelle alte sfere vaticane s’inquadra nell’obiettivo di Leone XIII teso a far emergere una classe dirigente capace di interpretare bene il nuovo corso della storia. Nel marzo 1887, Aloisi Masella fu creato cardinale con il titolo di S. Tommaso in Parione, titolo mutato nel 1893 con quello di S. Prassede. Nei 15 anni di porpora, restò occupato in varie Congregazioni come consigliere, economo o prefetto: lavorò in Propaganda Fide, nell’Inquisizione, nell’Indice, nelle Indulgenze, nelle Reliquie e nei Riti. L’11 luglio 1892 fu eletto Camerlengo del Sacro Collegio Cardinalizio e il 29 maggio 1897 divenne Pro-Datario di Sua Santità. Tra 1894 ed il 1900 fu impegnato nelle cause dei Santi: promulgò il decreto che introduceva la causa di Giovanna d’Arco e preparò la canonizzazione di S. Giovanni Battista de la Salle, fondatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane; si adoperò, tra l’altro, per la beatificazione di Antonio Maria Zaccaria, fondatore dei Barnabiti, al cui culto era stato educato da fanciullo. Fu anche scrittore, ma le sue opere restano inedite; tra queste merita un ricordo speciale la “Vita di Pio IX”, che fu copiata da mons. Fraschetti e donata all’Archivio Vaticano. Con don Bosco, Aloisi Masella appartiene a quanti venerarono subito le virtù cristiane di Pio IX32, precorrendo il senso della recente beatificazione (3 settembre 2000), al di là delle perplessità tuttora vive e spesso esasperate dalla campagna denigratoria anti-infallibilista, dove la caricatura giunge ad iconografie patologiche33.
Colpito da infarto, Aloisi Masella morì improvvisamente a Roma, sabato 22 novembre 1902, all’età di 76 anni. Fu trovato, già freddo, appoggiato alla sua scrivania. Ancora la stessa mattina aveva celebrato la S. Messa. Appena quattro giorni prima, nella Badia di Ceccano, era scomparso, a soli 19 anni, il beato Grimoaldo Santamaria, che Aloisi Masella aveva cresimato nel settembre 1883 a Pontecorvo, come risulta dall’archivio parrocchiale di S. Paolo; la tradizione passionista accredita al beato Grimoaldo questa profezia in punto di morte: “Ecco sua Maestà divina che è qui e con Lui altri santi. Oggi prenderanno me; e poi insieme andremo a prendere il cardinale Gaetano Aloisi Masella. Io gli devo fare compagnia da morto e non da vivo. Il cardinale morirà presto anche lui”34. I funerali di Aloisi Masella si svolsero nella Basilica romana dei Santi Apostoli. L’epitaffio funebre della Civiltà Cattolica così recitava: “Di fermo carattere, integerrimo ed operoso, cercò il bene senza riguardi umani, al di sopra delle arti diplomatiche, e senza risparmiare se stesso”35. Suo desiderio era di essere sepolto a Pontecorvo. Lo ricorda la chiusa dell’iscrizione qui, nel transetto della Cattedrale, a destra dell’Altare Maggiore, dove si può ammirare uno splendido monumento sepolcrale in marmi colorati fatto costruire nel dopo-guerra36: “Nella dolce terra natale / che gli fu cara e beneficò / e scelse a suprema dimora / attende la gloria della resurrezione”. Il profondo cordoglio, con cui i Pontecorvesi accolsero la sua scomparsa, fu esternato da don Felice Turchetta37.
I rapporti con Pontecorvo
A Pontecorvo Aloisi Masella non aveva mai smesso di pensare e, quando poteva, vi tornava sempre volentieri per riposarsi. Prova tangibile sono le nutrite elargizioni ben censite dal De Bernardis, anche nel suo articolo38 riproposto stamattina dal quotidiano “La provincia”39. Manifestazioni di munificenza sono poi visibili qui, nel tesoro di S. Bartolomeo, che oculatamente l’arciprete della Cattedrale, mons. Luigi Casatelli, ha raccolto in museo dal 199840. Della generosità di Aloisi Masella è appena il caso di accennare a quanto fece per il recupero di S. Maria de canonica, poiché, sul suo esempio, questa chiesa possa di nuovo risorgere e sottrarsi all’oblio. Il tempio, dipendente dalla Cattedrale e votato all’Immacolata, era in rovina almeno dal 1863: fu lui a farlo restaurare ed abbellire, dandogli un’altra stagione di splendore. La benemerenza di Aloisi Masella è immortalata in una lapide del 1930. Purtroppo, gli ultimi eventi bellici e l’incuria hanno ridotto S. Maria de canonica in un rudere41.
Grande mecenate, dunque, fu Aloisi Masella, ma non meno pastore attento a promuovere il culto e la cura spirituale nella sua terra. Lo Sdoia attesta, che essendo Aloisi Masella al dicastero dei Riti, la S. Sede nel 1892 concesse al vescovo Raffaele Sirolli un nuovo Ufficio di S. Grimoaldo e di S. Giovanni Appare, con Messe, inni, antifone e lezioni migliorate rispetto al precedente Ufficio42. Nello stesso anno, Aloisi Masella non volle tradire un’altra aspettativa della comunità pontecorvese in festa per l’elezione del sacerdote Emilio Paolo Bergamaschi alla cattedra episcopale di Sezze-Terracina e Priverno: accolse, perciò, l’invito a prendere parte come prelato ordinante nella cerimonia di consacrazione avvenuta a Roma, il giorno dell’Assunta, presso la cappella delle Suore del Sacro Cuore, in Via Cavour43. In ultimo, va ricordata la spinta propulsiva data da Aloisi Masella a Leone XIII (Etsi paternam) per la fondazione del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, che dal 1897 ha formato vari sacerdoti della nostra terra con borse di studio disposte dalla sua famiglia. L’Istituto, tuttora florido, è affiliato dal 1971 alla Pontificia Facoltà Teologica Teresianum di Roma e, da qualche anno a questa parte, è possibile conseguirvi la Licenza con specializzazione in “Ecclesiologia Pastorale”44. I corsi teologici sono aperti anche ai laici; al corpo docente la Chiesa di Pontecorvo dà il contributo più autorevole tramite il suo vescovo, P. Luca Brandolini, che tiene la cattedra di Liturgia; tra gli ex alunni, oltre mons. Luigi Casatelli, l’odierno clero pontecorvese conta don Natalino Manna, parroco dell’Annunziata, e don Walmy Santos, rettore di S. Nicola.
L’esempio del card. Gaetano aveva intanto prodotto frutti vocazionali nella sua stessa famiglia: quasi sei mesi prima che egli morisse, era diventato sacerdote suo nipote, Benedetto, nato a Pontecorvo nel 1879 e ben conosciuto dai più anziani perché vissuto fino al 1970, dopo aver ripercorso degnamente le orme dello zio, prima da nunzio in Cile e Brasile, poi da porporato. Tra gli Aloisi Masella si segnala pure un altro ecclesiastico, il gesuita Pasquale, che negli anni Cinquanta del secolo passato lavorò alla Treccani per l’Enciclopedia Italiana come esperto di storia ecclesiastica contemporanea, curando, tra l’altro, la voce relativa al card. Gaetano45.
A chi parla, figlio della Chiesa sorella di Aquino, resta un augurio: che Pontecorvo sappia esprimere anche oggi, come ieri, protagonisti all’altezza della storia!
* Il testo riproduce la mia conferenza a Pontecorvo, presso la Basilica Cattedrale di S. Bartolomeo, nella prima di due serate (8-9 novembre 2002) organizzate da mons. Luigi Casatelli (Arciprete-Parroco) per la commemorazione del card. Gaetano Aloisi Masella nel Centenario della sua morte (1902-2002); l’intervento, moderato da mons. Bruno Antonellis (Vicario Generale), fu introdotto da un saggio della Corale Polifonica Basilicale (Alleluia: dall’Oratorio “Il Messia” di G.F. Haendel) e si svolse alla presenza di P. Luca Brandolini (Vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo), don Faustino Avagliano (Priore di Montecassino), Riccardo Roscia (Sindaco di Pontecorvo) ed alcuni membri della famiglia Aloisi Masella. La sera dopo, il Comune di Pontecorvo, dinanzi al dott. Ernesto Grossi (Vice-Prefetto di Frosinone), fu onorato dalla visita dell’arcivescovo Paolo Romeo (Nunzio Apostolico in Italia), che al termine celebrò l’Eucaristia nella Basilica Cattedrale.
** Dell’Università di Cassino.
1 Per un profilo del personaggio cfr. Richard P., s.v., “Dictionnaire d’Histoire ed Géographie Ecclésiastiques”, II, Paris 1914, coll. 666-668; Tesio A., s.v, “Enciclopedia Cattolica”, I, Città del Vaticano 1948, col. 916; Fonzi F., s.v, “Dizionario Biografico degli Italiani”, II, Roma 1960, pp. 520-521. A queste schede si aggiunga il volumetto di Casatelli L., Il Cardinale Gaetano Aloisi Masella Vescovo e Diplomatico, Pontecorvo 2002, che costituisce adesso un indispensabile sussidio di partenza per ogni studio successivo in materia.
2 Bonanni R., Uomini illustri di Aquino e diocesi, Alatri 1923 (rist. Aquino 2000), p.136.
3 Cfr. Di Dea M.C., Pontecorvo e il moto del 9 luglio 1820, in “Quaderni – Museo Civico di Pontecorvo”, 2 (1982), pp. 111-165.
4 Cfr. Zazo A., Strascichi carbonari nel ducato di Benevento (1821-1834), in “Samnium”, III/1 (1930), p. 10.
5 Cfr. Boffito G., Scrittori barnabiti, Firenze 1933, pp. 212-217.
6 Cfr. Jadecola C., Benedetto Scafi, storico di Santopadre, in “Lazio ieri e oggi”, XV/10 (1989), pp. 268-269.
7 Cfr. Gizzi S., Un grande giurista amico di Pio IX. Il Cardinale Antonio Maria Cagiano de Azvedo, Città del Vaticano 1998, pp. 42-43.
8 Cfr. De Bernardis T., Glorie nostre. Figli da ricordare della Parrocchia di S. Nicola in Porta, Pontecorvo 1985, p. 89.
9 Cfr. Roberson R.G.,The Eastern Christian Churches. A Brief Survey, Roma 1995, p. 141.
10 Cfr. Podipara P.P., I Cristiani di S. Tommaso, in “Studi e ricerche sull’Oriente Cristiano”, 3 (1980), pp. 290-291; 324.
11 Cfr. Jedin H., Storia della Chiesa, IX: La Chiesa negli stati moderni e i movimenti sociali, Milano 1975, p. 72, n. 11.
12 Cfr. De Nicolò M., Le difficili convivenze. L’Italia liberale e cattolica di fronte al Kulturkampf, Roma 1991, pp. 140-142.
13 De Gasperi A., I cattolici dall’opposizione al governo, Bari 1955, p. 220.
14 Taylor A.J.P., Bismarck. L’uomo e lo statista, Bari 1988, p. 147.
15 Fliche A. – Martin V., Storia della Chiesa, vol. XXXII/1: la Chiesa e la società industriale (1878-1922), Torino 1990, pp. 404-405.
16 Cfr. Wolf H., Rekonziliation Döllingers durch Johann Heinrich Floss? Ein Brief des Bonner Theologen an den Münchner Nuntius Gaetano Aloisi Masella (1877), in “Theologische Quartalschrift”, 172 (1992), pp. 121-125.
17 Così Jedin H., Storia della Chiesa, IX, cit., pp. 71-72; Bihlmeyer K. – Tuechle, Storia della Chiesa, vol. IV, Brescia 1990, p. 261.
18 Così Goyau G., Bismarck et l’Église. Le Kulturkampf, vol. II, Paris 1911, p. 293.
19 Così Soderini E., Il pontificato di Leone XIII, vol. III: Politica con la Germania, Milano 1933, pp. 49ss, 68ss, 92ss.
20 Così de Marchi G., Le Nunziature Apostoliche dal 1800 al 1956, Roma 1957, pp. 53-60.
21 Cfr. Hertling L., Storia della Chiesa. La penetrazione dello spazio umano ad opera del cristianesimo, Roma 1981, pp. 559-561.
22 Cfr. Cervelli I., La Germania dell’Ottocento. Un caso di modernizzazione conservatrice, Roma 1988, pp. 197-198.
23 Cfr. Ascarelli R., L’associazionismo cattolico in Germania (1830- 1930), in “Rivista di storia contemporanea” 4 (1985), p. 127.
24 Cfr. Armellini M., Le Chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma 1891 (rist. 1982), pp. 386-388.
25 Cfr. Sorge G., Santa Sede e corona portoghese. Le controversie giuspatronali nei secoli XVII e XVIII, Bologna 1988, pp. 15-65.
26 Cfr. Lourenco J.M., Situaçâo juridica da Igreja em Portugal, Coimbra 1943, pp. 95ss.; Oliveira M., Historia eclesiastica de Portugal, Lisbona 1958, pp. 362ss; Coutinho B.X., A descristianizaçâo de Portugal no seculo XIX, in “Miscellanea Historiae Ecclesiasticae”, 3 (1970), pp. 359ss.
27 Cfr. De Almeida F., Amorim Pessoa João Crisostomo (de), “Dictionnaire de Histoire et de Géographie Ecclésiastiques”, II, Paris 1914, coll. 1327-1329.
28 Acta Apostolicae Sedis, 19 (1886-1887), 209-215. Cfr. Fliche A. – Martin V., Storia della Chiesa, vol. XXXII/1, cit., p. 396.
29 Cfr. Pimenta A., Braga, “Dictionnaire d’Histoire et de Géographie Ecclésiastiques”, X, Paris 1938, col. 359; Mattei S., s.v., “Enciclopedia cattolica”, III, Città del Vaticano 1949, col. 4.
30 Cfr. Dell’Omo M., Montecassino. Un’abbazia nella storia, Montecassino 1999, p. 107.
31 Malgeri F., Leone XIII, “Enciclopedia dei Papi”, III, Roma 2000, p. 589.
32 Cfr. Fliche A. – Martin V., Storia della Chiesa, vol. XXI/2: Il pontificato di Pio IX (1846-1878), Torino 1970, p. 840.
33 Cfr. Hasler B., Come il papa divenne infallibile. Retroscena del Vaticano I, Torino 1982, pp. 95-113.
34 Cfr. Pompilio S., Beato Grimoaldo Santamaria studente passionista, Castelliri 1995, pp. 45; 53, n. 1; 262; 265-266, n. 20.
35 Cfr. Silva P., Cronaca contemporanea, in “La Civiltà cattolica”, 8 (1902), pp. 610-612.
36 Cfr. Turchetta V., Su la sinistra sponda del Liri, Pompei 1962, p. 91.
37 Turchetta F., Elogio funebre, Roma 1902.
38 De Bernatdis T., Personaggi illustri pontecorvesi: il cardinale Gaetano Aloisi Masella, in “La Lucerna”, 4 (1997), serie III.
39 Cfr. Jadecola C. (a cura di), Gaetano Aloisi Masella. Il cardinale che piegò Bismarck, in “La Provincia”, 8 novembre 2002, p. 50.
40 Cfr. Casatelli L., La cattedrale di San Bartolomeo Apostolo di Pontecorvo dal 1052 ai nostri giorni, Formia 2000, pp. 64-68.
41 Cfr. De Bernardis T., Ara splendente. Culto ed arte del tempio dell’Immacolata Concezione a Pontecorvo, Casamari 1964, pp. 16-19.
42 Sdoia T., Pons-Curvus. Fascino e storia religiosa di Pontecorvo, Pontecorvo 1938 (rist. Sora 1975), p. 111.
43 Cfr. De Bernardis T., Bergamaschi. Una famiglia patrizia a Pontecorvo, Casamari 1999, pp. 94-95.
44 Congregazione per l’educazione cattolica (dei seminari e degli istituti di studio), Decreto, prot. n. 712/95/7, 21 giugno 1995.
45 Aloisi Masella P., s.v., “Enciclopedia Italiana”, II, Roma 1950, p. 585.
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