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Studi Cassinati, anno 2016, n. 3
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di Francesco Di Giorgio
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La bachicoltura a Cassino e nel cassinate si afferma tra la fine del 1700 e i primi anni del 1800.
Nella provincia di Terra di Lavoro questo tipo di attività era già presente fin dai tempi antichi con punte molto alte nel sec. XVIII per poi ridursi tra le due guerre mondiali e scomparire del tutto negli anni cinquanta.
Particolare spinta a questo tipo di attività produttiva, fu data dal re Ferdinando IV di Borbone con l’istituzione a San Leucio (1789) di una vera e propria multinazionale della seta inserita in un contesto urbano, sociale e previdenziale che rendeva questo luogo particolarmente avveniristico per quel tempo. Fu qui che le donne, per la prima volta furono protagoniste del processo produttivo con pari dignità, anche sul piano previdenziale, con gli uomini.
La coltura del baco da seta ebbe origine in Cina dove era praticata fin dal 7000-6000 a. C., per poi diffondersi in India e in Giappone ed essere introdotta, nel 550 d. C., in Europa.
In Italia questa attività si impose dapprima in Sicilia (prima metà del sec. XII), si estese in Calabria subito dopo e successivamente si allargò, nel giro di qualche decennio, al centro e al nord dell’Italia.
Fu nel 1871 che, con un decreto reale di Vittorio Emanuele, venne fondata a Padova la «Stazione biologica sperimentale» trasformata poi nel 1967 in «Sezione specializzata per la bachicoltura dell’Istituto sperimentale per la zoologia agraria» di Firenze. L’iniziativa reale all’indomani dell’Unità d’Italia costituiva, di fatto, uno dei tanti momenti di spoliazione delle potenzialità produttive meridionali.
Nel Cassinate la bachicoltura si inquadrava in un sistema organizzativo che oggi potremmo paragonare al cosiddetto “lavoro a domicilio”. Le famiglie contadine ricevevano dai “procacciatori” il seme e quindi provvedevano a tutte le fasi dell’allevamento del baco oltre che alla coltivazione dei gelsi. Talvolta, le stesse famiglie, provvedevano anche alla filatura dei bozzoli. Le rendite variavano fortemente a secondo dei contratti che venivano stipulati con i “padroncini”.
Se non ci fossero state le “intermediazioni” avremmo potuto catalogare queste attività come vere e proprie piccole industrie familiari.
Con l’Unità d’Italia le cose non furono facili per le popolazioni ex “ borboniche”; le popolazioni rurali furono spinte dalla fame verso l’emigrazione di massa che avveniva soprattutto in direzione dell’America Latina.
Fu così che le campagne in parte si spopolarono oltre che per il fenomeno migratorio, anche per i processi di inurbamento verso le grandi città.
E’ in questo quadro di difficoltà – oltre che per le aggravate condizioni igieniche esistenti nelle campagne – che matura il quasi totale abbandono delle attività legate alla bachicoltura, ridotte ai minimi termini alla fine del 1800.
Nell’intento di porvi rimedio il prefetto della provincia Terra di Lavoro dott. Gaetano Sciacca con una articolata nota n° 233 del 12 febbraio 1900 avente per oggetto «allevamento dei bachi da seta», indirizzata ai sindaci della provincia e ai sottoprefetti tra cui quello di Sora, assume una inedita iniziativa:
«L’allevamento dei bachi da seta, un tempo assai diffuso e proficuo nelle province del mezzogiorno d’Italia, fu quasi completamente abbandonato, quando malattie che non si sapevano prevenire, distrussero la speranza di qualunque vantaggio per gli allevatori.
Si tagliarono i gelsi, e si sperò in altre colture meglio e più sicuramente remunerative.
Intanto con la selezione accurata del seme si è riuscito a prevenire le malattie, ed in altre province del Regno l’allevamento dei bachi da seta si è ripreso su vasta scala, ed è sorgente di ricchezza rapidamente creata e con molta equità distribuita.
Nell’alta Italia i guadagni che dà questa industria ammontano ogni anno a molti milioni, e mentre alimentano commerci ed altre industrie assicurano il benessere di migliaia di famiglie di contadini.
E’ tempo che anche nelle province del Mezzogiorno d’Italia si riprenda con fiducia tale industria, che sarà fonte sicura di ricchezza; ed io sarò grato ai Signori Sindaci se con l’esempio e con l’autorevole consiglio vorranno spingere per questa via i loro concittadini.
Io seguo nel fare questa viva raccomandazione la nobile iniziativa del sig. prefetto di Napoli, sempre sollecito di tutto ciò che contribuisce a rendere più vigorosa l’economia nazionale, e che nulla di quel che può giovare alla prosperità del paese giudica estraneo ai doveri del suo ufficio.
Intanto perché l’iniziativa sia presto feconda di bene occorre diffondere la piantagione dei gelsi.
Per raggiungere più sollecitamente questo fine credo opportuno invitare le SS. LL. a far deliberare dai rispettivi Consigli che in tutte le strade comunali nella quale ciò riesce possibile siano sollecitamente piantati dei filari di gelsi.
Confido che i Signori Sindaci faranno tutto quanto è in loro perché sia bene accolta tale mia proposta, e darò volentieri, a loro richiesta, le notizie più esatte sul modo migliore di provvedersi di piantoline immuni da ogni malattia.
F.to Il Prefetto Sciacca»
Alle sollecitazioni del prefetto Sciacca il primo comune pronto a rispondere fu quello di Cassino che con nota n° 299 del 22 febbraio 1900 sposò in pieno le direttive prefettizie.
A seguire i Comuni di Alvito con nota n° 313 del 23 febbraio 1900 e Settefrati con nota n° 258 del 3 marzo 1900.
Molti altri comuni del Cassinate e della Valle di Comino si accodarono all’iniziativa e così l’«industria della bachicoltura» si apprestò a ripartire anche nei territori dell’alta Terra di Lavoro.
Il prefetto Sciacca non si limitò a sensibilizzare i sindaci sul suo progetto. Curò direttamente anche i rapporti con le aziende produttrici del seme e si adoperò per fornire ad ogni famiglia contadina, titolare di produzione dei bachi da seta, di un opuscolo dal titolo Alcune raccomandazioni rivolte agli allevatori del baco da seta, con il quale si davano consigli operativi per meglio superare ogni difficoltà nelle attività di allevamento.
Il contenuto di questo opuscolo è molto interessante non solo perché ci fa conoscere da vicino lo straordinario mondo del baco da seta ma, sia pure indirettamente, inquadra le condizioni di vita dei contadini nel cassinate ai primi del ‘900.
«All’allevatore del baco da seta
Spazio necessario – Se vuoi allevare un’oncia di 30 grammi di seme di bachi da seta, devi sapere che hai bisogno di una superficie di circa 50 o 60 mq., cioè di due stanze quadrate ognuna di 5 o poco più metri per lato.
Una stanza sola di 5 m. x 5, con più ordini di telai ti servirà male, e vedrai che nell’ultimo periodo, il più serio, ti sarà necessario uscire nel corridoio o nelle altre stanze vicine, perché i bachi sono grossi, sono molti e hanno bisogno di molta foglia, di aria, di libertà, di assistenza.
Finestre ed imposte – Le stanze devono avere le finestre a vetri e ad imposte, perché bisogna preservare i bachi dal freddo della notte, dalle ventate fredde, dalle tempeste, dal caldo e dalla
luce del giorno troppo viva.
Bada, alcuni ti diranno che si può fare i bachi anche senza tali riguardi. E io non dico di no: tutto si può fare dicono tutti, ma se per caso ti va tutto bene, in primis avrai meno bozzoli, poi corri il rischio che venga un malanno ai bachi che te li fa vedere moribondi alla fine dell’opera, cioè quando t’hanno mangiato tutta la foglia.
Capisco: se hai la rara fortuna di avere una stagione calma senza tempeste, né fredda né calda, hai probabilità di non perdere il baco: ma bada se viene una tempesta, se hai due o tre nottate di freddo, e qualche giornata di vento, se pur non li perdi, ti accorgerai dell’errore commesso quan-do vai a pesare i bozzoli.
La nettezza è la salute del baco – Prima di tutto, tu con due chilogrammi di calce viva ti farai una trentina di litri di latte di calce, e con questa e col grosso pennello laverai e pulirai le pareti e il soffitto: con lo stesso latte e con le scope laverai il pavimento. Ripeti la dose se non ti basta: lascia asciugare e ripeti la dose e l’operazione un’altra volta.
Le tavole, i cavalletti, i telai e tutti gli oggetti che ti saranno necessari, e che ti servirono l’anno passato, li laverai con altro
latte di calce strofinandoli bene con pennelli o scope, e prima che si asciughino, laverai con altra acqua con pochissima calce.
Strofinerai i vetri con un soldo di bianchetto stemperato nell’acqua e quando saranno asciutti, con uno straccio pulito li asciugherai, facendoli belli trasparenti. Conosco altri modi di lavanda e di disinfezione ma a te non convengono.
Queste operazioni rendono sane le stanze e distruggono i germi dei mali che possono aver afflitti i bachi l’anno passato. Perché tu hai già capito, anche i bachi da seta si mischiano i mali come noi, e questi mali si vedono quando, quasi, non siamo più in tempo a salvare i bachi e li vediamo morti, quando aspettavamo di vedere un monte di pallottole di seta!!
Provvederai anche tu alla nettezza della tua persona e dei tuoi abiti: tutto deve essere pulitissimo quando si ha a che fare con la seta.
Foglia necessaria – Per 30 grammi di seme ti ci vogliono da 10 a 11 quintali di foglie. Sulla foglia non essere avaro: fa mangiare bene i bachi e te ne accorgerai alla pesata dei bozzoli. Con poche lire di foglie farai molte lire di bozzoli. Ricordati che la tua oncia di seme, schiusa,
nella 1^ età ha bisogno da 5 a 6 chilogrammi di foglie
nella 2^ età ha bisogno da 12 a 18 chilogrammi di foglie
nella 3^ età ha bisogno da 50 a 70 chilogrammi di foglie
nella 4^ età ha bisogno da 150 a 180 chilogrammi di foglie
nella 5^ età ha bisogno da 800 a 900 chilogrammi di foglie.
Se hai gelsi nel tuo fondo, calcola che per avere 10 quintali di foglie hai bisogno di una quindicina di alberi grandi: se non li hai, assicurati prima il quantitativo di foglia necessaria prima di metter su l’allevamento, in modo che non ti manchi quando più ne avrai bisogno.
Schiusa del seme – Per il lavoro e per la buona riuscita è condizione favorevole che i bachi nascano insieme.
Ci sono oggi certe cassette che son dette incubatrici o schiuditrici che si possono avere da quelli stessi che ti provvedono il seme-bachi e che servono per far nascere i bachi.
So benissimo che hai fatto schiudere il seme in petto alle donne: ma sai bene che la nascita è lunga e stentata; quindi si hanno bachi di età diversa; molti semi non schiudono: molti altri muoiono appena nati perché mancano d’aria e di calore uniforme. Perché piccini, non te ne curi, ma alle pesate dei bozzoli te ne ricorderai.
Io ti consiglio di abbandonare questo pessimo sistema, e ti raccomando di usare con giudizio la schiuditrice.
Incubatrice o schiuditrice – Ecco come è fatta e come si adopra la incubatrice. E’ una cassetta a base quadra e a doppio fondo da tutti i lati: cioè son due cassette, una dentro l’altra: nell’interno si possono situare certi telaini sui quali si pone il seme, e si può chiudere. Vi sono delle aperture per lasciar passare l’aria di sotto e di sopra. C’è poi un lumino che s’accende per riscaldarla e c’è
il termometro per rendere la temperatura giusta. Prima di mettere il seme, accenderai il lumino, metterai il termometro al suo posto, cioè ficcato dentro la cameretta di dentro e guarderai il termometro.
Se nel termometro non ci leggi bene, fatti insegnare dal farmacista o dal dottore o da quel signore che certo conoscerai e che sa bene il termometro. Vedrai che l’estremità di quel bastoncino di metallo bianco che è nel tubo di vetro, è quello che indica il grado di calore o di temperatura, col numero che hai vicino.
Quando saprai regolare la temperatura nella cassetta, allora mettici i telarini col seme sopra, situandola in una delle stanze di allevamento. Il calore deve essere moderato, un grado di più di quello dell’aria il primo giorno, e poi poco alla volta giorno per giorno deve salire. Comincia, supponiamo a 13° Reamur, e sali in 7, 8 o 10 giorni non oltre i 18° Reamur.
La qualità del seme, la stagione e il viaggio, ti cambieranno questi limiti di tempo. Per regola non devi superare il calore che sarà nelle stanze d’allevamento: se no, nascendo al caldo e andando al freddo i bachi possono patire.
Temperatura nelle stanze di allevamento – Intanto nelle stanze di allevamento tu giovandoti del sole, avrai elevato la temperatura. Nelle stanze d’allevamento il calore non deve variare molto.
Ti è proprio necessario imparare a leggere il termometro, ciò che poi del resto è facilissimo; per vedere la temperatura delle stanze, lo appenderai nel mezzo di esse, dove non batte sole e socchiudendo tutto. La migliore temperatura deve essere vicina ai 16° Reamur. Certo un grado in più o in meno non è gran male. Ciò che è nocivo ai bachi, come del resto anche a noi, è l’improvviso cambiamento di calore: e gli sbalzi di temperatura devono con ogni cura, essere evitati.
Quando schiudere il seme – Molti dicono di cominciare a far nascere i bachi quando compariscono le foglie sul gelso. L’antica pratica che è buona, raccomanda di cominciare l’allevamento verso il 15 aprile. E tu segui questa pratica.
A tempo opportuno ti procurerai il seme garantito sano, ti farai indicare il peso esatto dell’oncia, in grammi per tua regola. Tutto andando bene ogni grammo di seme ti dovrebbe dare 2 chilogrammi di bozzoli, e qualche cosa di più, se tutto va benissimo. Il Presidente del comizio agrario (è una istituzione creata nell’800 a sostegno dell’agricoltura ndr), il Sindaco del tuo paese o il Parroco, ti potranno dire il nome di uno dei fornitori di seme buono e sano. A lira più non badare tu che fai un’oncia di seme. Tu sapessi il lavoro e la spesa che ci vuole per far conservare il seme garantito sano, capiresti subito che il seme buono non può essere venduto a basso prezzo.
Comincia l’allevamento – Appena nati i bacolini, sovrapporrai del tulle sui telarini con le foglioline di gelso, che ci metterai con le pinzette che ti farai di canna. Sulle foglie salgono i bacolini e con le stesse pinzette prenderai le foglioline e le disporrai, larghe, sopra i telaietti appoggiati per ora sopra uno dei telai che avrai preparati. Qui devi aver pazienza e cautela grandissima, disponendo i bachi molto larghi perché abbiano, sin da ora molta aria, e molto spazio.
Nei primi 12 o 14 giorni dovrai aver le foglie piccole, se non l’hai, le tagliuzzerai e le somministrerai ogni due ore, giorno e notte, cambiando il letto, trasportando sempre fuori delle stanze il sudiciume, e raccogliendolo lontano dalla casa.
Nei giorni successivi puoi dare il pasto ogni tre ore.
La notte si abbassa da se la temperatura dell’aria esterna: con cautela, nelle ore opportune, puoi regolare la temperatura nella stanza abbassandola, se pure non si abbassi da se. Madre natura qui certo ti aiuta.
Vita del baco – Ora che siamo all’alimentazione e quindi alla crescenza del baco, senti e ricorda.
Il baco nasce piccolissimo, ma appena rinforzato dall’aria si mette a mangiare, e se respira aria pura e calma cresce rapidamente, a vista d’occhio.
Dopo 4 o 5 giorni, comincia a rallentare nel cibarsi, sino a cessare del tutto, però continua a vuotar l’intestino e si impiccolisce: si mostra irrequieto, e finalmente attacca la sua pelle, la sua veste con qualche corto filo di seta a qualche foglia: allora si ferma, resta immobile per qualche tempo, con la parte anteriore del corpo alzato. Poi si sveglia: più l’aria è calda e più presto si sveglia: e comincia a muovere, quasi convulsivamente la testa, per togliersi un pezzetto di pelle che gli copre la testa e la faccia, per togliersi la maschera: con sforzo ci arriva, e allora facendo forza coi piedi anteriori si trascina in avanti, ed esce dalla pelle, già vecchia e incomoda per lui, come da un fodero.
Questo mirabile fatto è ciò che si dice muta. Questa è la prima: dopo di questa il baco ne ha altre tre.
Il riposo o sonno, dura nelle prime tre mute circa 24 ore: l’ultima dormita, detta la grossa, dura 36 o 48 ore.
Dopo le mute e prima di riprendere tutta la sua attività, la testa del baco dal color cenere chiaro, passa al color cenere scuro, e la pelle diventa leggermente giallo-rossastro o giallo-verdognolo. Dopo l’ultima muta il baco mangia prodigiosamente come ti ho detto prima, finché sazio cessa del tutto di mangiare e si riposa, vuota l’intestino, si assottiglia, diviene quasi trasparente. Dopo comincia ad agitarsi, a girare e finalmente si arrampica al bosco che tu avrai già preparato.
Per fare il bozzolo il baco impiega circa 8 giorni: dopo altri 15 o 16 giorni il bozzolo sfarfalla: e le farfalle si uniscono e poco dopo le femmine depongono le uova, compiendo il meraviglioso ciclo della vita.
Nelle stanze che sebbene spaziose nell’ultimo periodo si riempiono, deve essere sempre rinnovata l’aria, e l’aria non deve essere infetta da nessun odore di cucina, di stalla, di pipa, di nulla.
Tu dirai, ma io ho fatto i bachi nella stanza vicina alla cucina e la sera chiacchierando con le donne ho fumato pure, sulla porta e i bachi son venuti bene. Bene, lo dici tu: ma non mi dici quanti ne hai perduti e quanti bozzoli hai venduto. Se ben ti ricordi da 30 grammi di seme non hai avuto certo 60 chilogrammi di bozzoli!
I rumori, i fuochi d’artificio, le botte son tutti pericoli per il baco e le devi impedire ad ogni costo.
Gli oziosi e i curiosi inutili specialmente se sono sudici, non li devi far entrare nelle stanze dei bachi: non fanno altro che consumarti l’aria per i bachi e forse infettarteli con qualche malanno che s’attacca.
Tutte queste cose che ti raccomando di fare, hanno per scopo di farti avere un prodotto maggiore e sicuro, mentre ti devi convincere con i fatti che il sudiciume, la trascuranza, la poltroneria, sono le cause principali della fiacchezza e dei malanni dei bachi: e invece di avere 60 bei chilogrammi di bozzoli, ne hai, se arrivi a portarli bene, con le stesse spese, 40 e anche meno, persistendo nel sudiciume e nella trascuranza.
Telai, cavalletti e castelli – Intorno e vicino alle pareti o nel mezzo delle stanze, secondo il luogo occupato dalle finestre e dalle porte, metterai i cavalletti su cui, i bastoni o le canne ti permetteranno di disporre i telai di circa un metro per due metri.
Altro modo è di mettere delle mensole nel muro, stabilire due piani, distanti l’uno dall’altro almeno 70 cm. e con canne e bastoni assicurare la solidità del telaio.
Un’altra maniera è quella dei sostegni o castelli verticali, che possono stare dritti nel mezzo delle stanze, sulle braccia o sulle traverse dei quali si dispongono i telai, presso a poco come quelli dei fabbricanti di paste.
Il bosco – Prima che finisca l’ultima età, prepara il bosco servendoti di ramoscelli che presentino ramificazioni, di erica, di ginestra, di cicoria e di altre piante consimili.
Per ogni telaio di 2 mq., ne metterai 10 o 12 fascetti, larghi e diramati, assicurandoli ritti e fermi sul margine del telaio.
Se come spero e ti auguro i tuoi bachi cresceranno sani e vigorosi non dovrai temere i ladri, i topi e le zoccole, quindi attenzione, trappole, veleni e gatti ti saranno di aiuto.
I guai, i malanni – Se ti capita di vedere svogliatezza nel mangiare le foglie, è cattivo segno: quasi tutte le malattie cominciano così.
La malattia detta pebrina si manifesta come piccole macchie nere: il baco pare impepato. L’altra detta flaccidezza, fa il baco molle che emette escrementi diversi dall’ordinario di cattivo odore particolare, e i bachi vanno in cerca di aria e vanno sull’orlo del telaio. C’è un’altra malattia detta macilenza che è visibile per la diarrea, di sostanze pur di cattivo odore, ed il baco è torpido. L’altra chiamata calcino si vede poco da principio: spesso ai due lati del corpo, il baco mostra un colorito roseo, poi diventa rigido perché la pelle si ritira, si ferma paralizzato, e dopo morto si vedono le macchie bianche sul corpo, e può diventare tutto bianco. Anche l’altra, detta il Giallume fa gonfiare il baco, rendendolo torpido e inerte: emette un liquido giallo aranciato, se il baco è di razza gialla.
Appena ti accorgi di questi malanni, se te ne accorgi bene, distruggi subito e inesorabilmente i bachi malati, buttandoli nel latte di calce denso: lava subito il telaio col latte di calce. Cambia anche due volte al giorno il letto, lava con il solito latte di calce la stanza, allarga più che puoi i bachi, dà loro aria, e aria pura. Se sono pochi i bachi infetti puoi arrestare la rovina: se sono molti, povero te! Non ti resta che chiamare qualche signore del comizio agrario, che ne sa più di te, per farti consigliare sul da farsi.
Disgraziatamente i rimedi sono scarsi.
I veri rimedi sono: 1° il seme buono e sano; 2° la nettezza scrupolosa, eccessiva; 3° l’aria pura e temperata; 4° la foglia buona, pulita, fresca e abbondante.
Per fortuna oggi molti uomini benemeriti si sono occupati a studiare il modo di risanare il seme che è garantito. Se oggi accadono gravi disgrazie negli allevamenti, bisogna dire che in gran parte queste dipendono dalla trascuratezza dell’allevatore.
Cambiamento di letto (la nettezza è la migliore medicina) – Contro i malanni, come ti ho detto, può molto la nettezza dei letti e delle stanze. Sul pavimento non deve restare nulla né foglia né sudiciume: il sudiciume dei letti non lo gettare in terra ma raccoglilo, senza spargerlo, in un lenzuolo che metterai sotto il telaio, e vi vuoterai il contenuto, così chiuso lo trasporterai fuori della stanza e lontano dalla casa. Getterai il latte di calce sul pavimento, e ancor umido, scoperai lentamente senza sbattere né sollevare polvere.
Per cambiare i letti ti servirai delle reti a maglie di un centimetro per le due prime età, e di 3 cm. per le altre. Appoggerai le reti sul telaio cariche di foglie fresche asciutte e pulite: i bachi saliranno, subito perché le preferiscono: prendi con cura le reti cariche di bachi e appoggiale sopra un altro telaio con foglie fresche; i bachi passeranno sotto e così via.
Prepara la sera questo cambiamento; la mattina trovi già fatto il passaggio.
Bada di farlo prima delle mute: niente di più pernicioso per il baco che passare una muta sul letto sporco.
Nella 1^ e 2^ età si può mutare il letto una sola volta prima delle sfogliature: nella 3^ e 4^, ogni due giorni. Nella 5^ età tutti i giorni e quando urge, anche due volte al giorno.
Vendita dei bozzoli – Ed eccoci al momento migliore, alla vendita dei bozzoli. Il Prefetto ha stabilito i luoghi dove avvengono i mercati dei bozzoli. I sindaci pubblicheranno il prezzo dei bozzoli, che è stato fatto nei diversi paesi. Così tu saprai il vero prezzo di piazza: se ti conviene vendi subito, diversamente torni al mercato un altro giorno. Ma come farai a non farti “sfarfallare” i bachi in attesa di eventuali prezzi migliori?
Ci ha pensato il Prefetto il quale ha stabilito le stufe per servizio pubblico ai mercati del baco. Ti fai stufare i bozzoli quando vuoi tu, e stai tranquillo.
E adesso a te! Cerca di diventare abile allevatore del baco da seta come furono abili allevatori i tuoi vecchi.
Coraggio e buona fortuna!».
Questo il documento che il prefetto della provincia Terra di Lavoro fece arrivare, attraverso i sindaci, a tutti gli allevatori di bachi da seta.
È un documento redatto dall’esperto dott. Paride Palmeri in forma colloquiale elementare visto la platea a cui si rivolgeva. Esso testimonia l’importanza che lo Stato annetteva, in quel momento, al problema degli allevamenti di bachi da seta.
Malgrado l’impegno ai massimi livelli istituzionali e gli incentivi a vario titolo messi a disposizione, la bachicoltura in Terra di Lavoro e nel Cassinate fu destinata a scomparire. Diverse le cause: la distruzione del patrimonio boschivo dei gelsi, l’aumento delle spese per garantire condizioni minime di “produttività”, l’affacciarsi sul mercato delle fibre sintetiche, i conflitti bellici in arrivo.
Tante concause che contribuirono a far scomparire un mondo produttivo importante ancor che suggestivo.
Nel cassinate le ultime aziende di questo settore riuscirono a resistere fino agli anni Cinquanta.
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