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Studi Cassinati, anno 2016, n. 4
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Gaetano de Angelis-Curtis, La Prima guerra mondiale e l’alta Terra di Lavoro. I caduti e la memoria, Cdsc-Onlus, Cassino 2016, pagg. 512, illustr. col. e b./n.; f.to cm. 20,7×29,8; ISBN 978-88-97592-34-1
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Il volume, che si compone di cinquecentododici pagine in grande formato, è frutto di un progetto del Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus e del Laboratorio di storia regionale dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale.
La ricerca ha interessato 71 Comuni ubicati in un ambito geografico che, negli anni della Grande Guerra, aveva una omogeneità territoriale venutasi a perdere in seguito alla riforma amministrativa sancita dal fascismo con R.D. n. 1 del 2 gennaio 1927 con la quale è stata data forma all’odierno Lazio meridionale. Complessivamente 68 dei 71 Comuni sono ricompresi, oggigiorno, nel Lazio meridionale (di cui 51 oggi appartenenti alla provincia di Frosinone e 17, ridotti a 14, a quella di Latina), mentre altri tre, pur facendo parte della provincia di Caserta, da sempre gravitano nel Cassinate. La riduzione da 17 a 14 Comuni della provincia di Latina si è avuta nel 1927 per la perdita dell’autonomia amministrativa di Castellonorato e Maranola, aggregati a Formia, e di Elena, riunito a Gaeta e va precisato che, nel volume, le relative indicazioni sono riportate distinte per singolo centro ma raggruppate secondo le riunificazioni apportate dal fascismo. Invece tre Comuni odierni della provincia di Frosinone, e cioè Colfelice, Gallinaro e Posta Fibreno, all’epoca erano ricompresi in quelli, rispettivamente, di Roccadarce, San Donato Val di Comino e Vicalvi da cui si sono staccati, ottenendo l’autonomia, nel 1923, 1948 e 1957, ma, nel volume, le indicazioni relative ai tre centri vanno rintracciate nell’ambito delle Amministrazioni d’origine.
La prima parte del volume si compone di un saggio inerente le questioni relative al cosiddetto «fronte interno» nell’alta Terra di Lavoro con un’approfondita disamina sugli aspetti sociali del tempo relativamente a interventisti e neutralisti; alla costituzione e al funzionamento dei Comitati civili provinciali e comunali di sostegno alla famiglie dei militari; al mondo politico, scolastico, religioso e a quello femminile di fronte alla guerra; alla disciplina dei consumi e ai prestiti nazionali; ai prigionieri; ai profughi; al dopoguerra; alla solidarietà; all’assistenza; al ricordo dei caduti nelle lapidi e nei monumenti; ad aspetti militari e bilanci.
Nella seconda parte sono confluiti 5070 nominativi di caduti che risultano riportati per Comune di nascita (solo in taluni casi è stato possibile tener conto della mobilità familiare inserendo un riferimento nella città o paese in cui si erano trasferiti), corredati di dati biografici essenziali (paternità e, talvolta, maternità e coniuge), luogo e data di nascita nonché di morte, motivazione della scomparsa e, se rinvenuto, luogo di sepoltura, quindi corpo militare d’appartenenza e grado militare. L’elenco ricomprende anche i figli di emigrati nati all’estero e già ritornati in Italia o tornati dopo il richiamo militare, nonché quelli che combatterono e caddero indossando la divisa dell’esercito francese, statunitense o inglese. Anche da questo piccolo campione (sono stati rintracciati 44 militari nati all’estero) appare confermata la vocazione migratoria del territorio determinatasi a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Confermate anche le mete maggiormente raggiunte dai flussi migratori. Si tratta di nazioni come la Francia (18) e Gran Bretagna (12) ma anche Stati Uniti (3), Germania (2) e Tunisia (1) nonché una meta poco nota come la Russia zarista (4). Sono stati rintracciati anche casi di giovani partiti per combattere nel Corpo volontario delle Argonne, caduti in Francia prima dell’ingresso dell’Italia in guerra.
Nella pubblicazione sono riportate anche le motivazioni delle onorificenze conferite ai caduti: complessivamente 178 di cui 88 Medaglie d’argento al Valor Militare, 79 di bronzo e 11 Croci di guerra. Parimenti sono riportati i nominativi di reduci insigniti di onorificenze che, complessivamente, furono 569 di cui 157 Medaglie d’argento, 286 di bronzo e 126 Croci di guerra. In tutto, fra caduti e reduci, sono stati 747 i riconoscimenti al Valor Militare (245 Medaglie d’argento, 365 di bronzo e 137 Croci di guerra).
Questi i 71 Comuni con i rispettivi caduti e riconoscimenti al Valore Militare: vedi tabella
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Gaetano de Angelis-Curtis, Liberatori? Il Corpo dispedizione francese e le violenze sessuali, Cdsc-Onlus 2016, pagg. 47, illustr. col. e b./n.; f.to cm. 17×24; ISBN 978-88-97592-32-7
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Il volume, che è stato pubblicato per conto del Comune di Colfelice, concerne uno dei fatti più drammatici e atroci accaduti nel Lazio meridionale nel corso delle vicende della seconda guerra mondiale e cioè le violenze sessuali subite dalle popolazioni locali verificatesi al momento della liberazione del territorio. Lo scritto è frutto dell’approfondimento delle relazioni che l’autore svolse nei convegni «Settant’anni dopo. La tragedia della memoria e la via della democrazia. Le donne negate tra guerra e Liberazione nel Basso Lazio» tenuti a Pontecorvo il 15 maggio 2015 e a Colfelice il 17 ottobre 2015, organizzati dalla Regione Lazio, dalla Rete dei Comuni Colfelice-Paliano-Pontecorvo, dal Dipartimento Storia Cultura Religioni dell’Università «Sapienza» di Roma.
Come scrive nell’Introduzione il sindaco di Colfelice, preside Bernardo Donfrancesco, il «Convegno sul tema Le donne negate tra guerra e liberazione nel Basso Lazio, organizzato dal Comune di Colfelice nell’ottobre del 2015 nell’ambito del Progetto “Settant’anni dopo. La memoria della seconda guerra mondiale sul territorio della Regione Lazio”, fu arricchito dalla relazione dello studioso Gaetano de Angelis-Curtis, del- l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, sul tema “Liberatori? Il Corpo di spedizione francese e le violenze sessuali nel Lazio meridionale nel 1943-44”.
Per motivi contingenti, dovuti essenzialmente all’urgenza di rimettere il consuntivo del Progetto alla Regione Lazio, l’amministrazione comunale non poté provvedere alla pubblicazione di quel pregevole lavoro. Lo fa ora, molto volentieri, convinta di offrire agli studiosi e agli appassionati di storia locale (ma non solo) un’attenta e documentata ricerca di considerevole valore volta a contribuire alla maggiore consapevolezza di una vicenda che segnò profondamente il passaggio della guerra nel territorio della provincia di Frosinone nella primavera del 1944. Fu quella una stagione drammatica che comportò lutti, atrocità e privazioni, ma anche e soprattutto un imperdonabile vulnus che annientò il più elementare senso del concetto di uomo e del diritto.
Le pagine di Gaetano de Angelis-Curtis sono perciò da leggere, studiare e custodire per evitare che, a causa del succedersi delle generazioni, la memoria di certi terribili eventi sia rimossa o resti confusa ed ambigua. Mirano a ricordare le vittime di quella tragedia collettiva, ma anche a trasmettere e sviluppare nei giovani la conoscenza e la condivisione della storia recente del territorio: quelle immagini devono restare impresse nelle loro menti e nei loro occhi e assumere un forte richiamo di vigilanza e difesa dei comuni valori di libertà, giustizia, democrazia e rispetto per gli altri che sono alla base della convivenza umana e costituiscono il cemento ideale di ogni comunità.
Con l’occasione è doveroso esprimere un vivo apprezzamento al Centro Documentazione e Studi Cassinati sia per la piena collaborazione fornita nell’allestire la stampa del presente volume che nella preziosa opera svolta da anni allo scopo di ampliare e diffondere la conoscenza delle vicende storiche del Cassinate» (Bernardo Donfrancesco).
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Lucio Meglio, Ignazio Persico. Cardinale cappuccino (1823-1895), Edizioni Cappuccini Napoli, Napoli, 2017, pagg.152, illustr. col. e b./n.; f.to cm. 17×24; ISBN 978-88-89827-34-5, € 12, prefazione del Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay.
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In quest’ultimo lavoro di Lucio Meglio il metodo storico-biografico è ancora una volta chiave per svelare personaggi storici sorprendenti e complessi come nel caso del cardinale cappuccino Ignazio Persico. Il volume, che rispecchia l’esperienza accademica dell’autore maturata in dieci anni di docenza nell’ateneo cassinate, è eccellente esempio delle potenzialità di indagine e di studio di una fonte complessa e ricchissima quale è il genere dell’epistolario. Facendo ampio ricorso a fonti inedite conservate in vari Archivi storici sia nazionali che internazionali, di cui si offrono per la prima volta in Italia le traduzioni, l’autore riesce a ricostruire fedelmente la complessa vita di una delle maggiori figure ecclesiastiche di fine Ottocento. Nato a Napoli nel 1823 Ignazio Persico entrò nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini nel 1846. Subito dopo la sua consacrazione fu inviato come missionario nelle Indie dove diventò segretario del vicario apostolico fondando anche il giornale The Examiner. Nominato vescovo a soli trentuno anni fu nominato vicario apostolico di Agra dove visse con coraggio il periodo dell’insurrezione dei sepoy restando prigioniero per sei mesi nella fortezza cittadina. Terminato l’assedio e sopravvissuto al naufragio della nave che lo stava riconducendo in Europa si recò nel Regno Unito per perorare la causa dei cattolici indiani. A Londra fu il primo religioso cattolico a tenere un discorso dinanzi alla Camera dei Lord che suscitò grande successo in tutto il paese. Tornato in India a causa dei problemi di salute lasciò l’incarico di visitatore nel 1860 dopo quattordici anni spesi nelle lontane regioni del Tibet e dell’Afghanistan. In seguito divenne vescovo di Savannah (USA), parroco di Qébec City (Canada), vescovo di Aquino-Sora-Pontecorvo, Segretario della Congregazione di Propaganda Fide, diplomatico in Irlanda e Malabar. Nel 1893 fu nominato da Leone XIII Cardinale di Santa Romana Chiesa e Prefetto della Congregazione per le Indulgenze e le Reliquie. Si spense a Roma nel 1895. «Una vita tutt’altro che noiosa» come la definisce il cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e Presidente della Conferenza Episcopale delle Indie, nella prefazione al volume, durante la quale Persico svolse un ruolo davvero centrale nei vari incarichi diplomatici da lui ricoperti.
Concludendo il volume, Lucio Meglio esplicita in modo ineccepibile il senso storiografico del suo percorso: «i dubbi che accompagnano da sempre il genere storiografico della biografia non hanno mancato di accompagnare la stesura finale del presente lavoro che non vuole raggiungere un’impossibile esaustività, ma piuttosto vuole stabilire una scansione cronologica della vita e disegnare una attendibile geografia delle relazioni di Persico, cercandone di delineare gli orientamenti culturali, spirituali e teologici». Più in generale si può dire che l’originalità del lavoro, oltre ad essere la prima biografia ufficiale sul Persico, consiste proprio nel rifiuto di incasellare vicende, azioni, e scelte del personaggio in questione; al contrario nello sforzo di farne emergere nell’analisi delle fonti sia l’identità istituzionale sia quella spirituale e mistica. L’intera famiglia francescana d’Italia ringrazia il prof. Lucio Meglio, conosciuto e apprezzato studioso nel campo accademico nazionale, per aver riscoperto una figura chiave del francescanesimo napoletano dell’Ottocento da troppo tempo caduta nell’oblio della dimenticanza.
Padre Fiorenzo Ferdinando Mastroianni
Direttore della Rivista Storica dei Cappuccini di Napoli
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