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Studi Cassinati, anno 2017, n. 1
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di
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro, Valentina Petrucci, Agnese Ugolini, Paola Giglio, Paola Guacci, Salvatrice Pantano
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Gli scavi di Aquinum, giunti ormai all’ottava campagna, hanno anche quest’anno restituito importanti elementi per la ricostruzione della storia della città romana, localizzata per buona parte nel territorio di Castrocielo, in località S. Pietro Vetere.
Le terme centrali appaiono inserite all’interno del sistema urbanistico aquinate
secondo uno schema di tipo “pompeiano”, occupando cioè un interno isolato. Le strutture insistono su un’area di circa 9000 mq (con ampie porzioni ancora da scavare) e risultano ad oggi uno dei complessi termali più importanti del territorio laziale e non solo (fig. 1 – fig. 2).
La campagna del 2016 ha voluto concentrarsi nell’indagine di alcuni ambienti non ancora scavati nella porzione occidentale dell’area dell’edificio (in particolare gli ambienti A24, A27, A28) per comprenderne appieno la funzione e il rapporto con gli altri vani, e ricostruire con maggiore precisione i percorsi idroterapici interni al complesso e l’organizzazione planimetrica generale.
Per i tre ambienti sottoposti ad approfondimento stratigrafico erano già state elaborate delle ipotesi che li vedevano pertinenti alla parte “fredda” del settore
maschile del complesso. Lo scavo ha in effetti confermato in pieno tale lettura, aggiungendo inoltre dei dati inaspettati. La rimozione degli strati di crollo nei vani A 27 e A 28 ha riportato in luce pavimentazioni musive di estremo pregio. In particolare l’ambiente A 28, interpretato come vestibolo dell’ingresso occidentale, vede la presenza di un mosaico geometrico bicromo in tessere di calcare e leucitite, con un articolato schema a rettangoli, rombi e losanghe su fondo bianco (fig. 3). A nord e a sud di questo sono stati scavati due ulteriori ambienti di forma quasi quadrata e quasi certamente interpretabili, per dimensioni e posizione, come apodyteria. Entrambi i vani, coperti dal crollo di tegole relative alla copertura, erano
pavimentati con opus spicatum (fig. 4). Ben poco resta delle soglie in pietra di monte, quasi completamente spoliate. Pochissime sono le tracce dell’apparato decorativo: l’ambiente a nord del vestibolo (A24) conserva i resti della partitura inferiore della parete affrescata, caratterizzata da riquadri bianchi su fondo rosso ed elementi
floreali centrali (fig. 5), pertinente quasi certamente ad una decorazione di terzo stile. La soglia tra il vestibolo e il vano A 27 era invece decorata con una pregevole raffigurazione a tema marino, con tritone e delfini inquadrati da un motivo a treccia a tre capi (fig. 6), inquadrabile nell’ambito della prima metà del II sec. d.C. I soggetti scelti per la decorazione musiva di questo periodo, riferibile a una seconda fase di monumentalizzazione ed ampliamento del complesso, prediligono raffigurazioni di questo genere, associati a soggetti esotici.
Vediamo questa tendenza decorativa, abbastanza comune per l’epoca, anche nel noto symplegma erotico che caratterizza la latrina occidentale, oltreché nel grande ambiente riscaldato maschile (A 46), a sud del laconicum. L’ambiente, caratterizzato
dalla presenza di tappeti musivi raffiguranti tritoni e pantere marine (fig. 7), è arricchito dalla presenza di un rinoceronte, raffigurazione assai poco attestata. Il rinoceronte aquinate si distingue inoltre per il notevole realismo anatomico della figura dell’animale, generalmente disegnato in maniera assai più grossolana (fig. 8).
Le scoperte più importanti dell’intera campagna sono però relative al vano A 27, un monumentale frigidarium. Lo scavo dell’ambiente ha evidenziato la presenza di un mosaico geometrico a fondo scuro, in tessere di leucitite, e crocette bianche disposte in maniera regolare e bordato da una fascia bianca. Nel settore centrale presenta un emblema quadrangolare, anch’esso caratterizzato da una cornice bianca, con all’interno una decorazione musiva mista a crustae marmoree policrome. La decorazione inquadrava probabilmente una fontana o una vasca, cui sono rimaste solo le tracce di spoliazione (fig. 9). Lungo il lato E dell’ambiente è stata trovata un’iscrizione di m. 9,70 di lunghezza, orientata N-S e rivolta verso O, racchiusa all’interno di una tabula di m. 9,70×0,80. L’iscrizione è realizzata a tessere nere su fondo bianco e recita:
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M•VECCIVS•M•F•ĪĪ•VIR•QVINQ [ITER]•BALNEVM•VIRILE•ET•MVLIEBR•CRYPTAM•PALAEST
ORNAMENTA·DE·SVA·P[ECV]NIA·FACIVNDA·CVRAVIT
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Il rinvenimento riveste notevole importanza, sia per gli aspetti prosopografici che per la ricostruzione degli spazi del complesso termale. L’iscrizione parla da sé e ci racconta di come Marcus Veccius, figlio di Marco, duoviro quinquennale per la seconda volta, promosse a proprie spese la costruzione delle terme maschili e femminili, della palestra, della crypta2 (probabilmente un corridoio coperto che doveva girare intorno alla palestra) e dell’apparato decorativo. Il testo, oltre a confermare l’ipotesi dell’esistenza di due distinti settori, maschile e femminile, cita anche la palestra, effettivamente rinvenuta durante la campagna di scavo: un enorme spazio aperto caratterizzato da un portico colonnato e canalette perimetrali relativi alla seconda fase dell’edificio (fig. 10), posto a sud del complesso
degli ambienti termali veri e propri. Quattro colonne superstiti in marmo sono state rinvenute nei livelli di abbandono di questo settore, disposte l’una accanto all’altra per essere probabilmente trasportate e riutilizzate altrove (fig. 11). Lo scavo dei settori più ad ovest ha invece riportato alla luce vani di dimensioni minori, con un diverso orientamento, pertinenti con tutta probabilità ad una fase di ampliamento delle terme ascrivibile al II sec. d.C., periodo nel corso del quale sembrerebbe essere stato apportato un arricchimento generale dell’apparato decorativo e un ingrandimento dell’impianto con la creazione di nuovi plessi ad est e ad ovest. Dallo
scavo di questi ultimi settori provengono numerosi materiali. Tra i più significativi ricordiamo un piede di trapezoforo decorato con protome leonina databile al I sec. d.C. e una testa marmorea maschile di pregevole fattura, ascrivibile alla medesima cronologia e raffigurante verosimilmente un personaggio vicino alla cerchia imperiale Giulio-Claudia.
Quanto appena illustrato rappresenta solo una brevissima sintesi delle scoperte più rilevanti venute fuori dalla campagna di scavi. L’Amministrazione comunale di Castrocielo e l’équipe di archeologi dell’Università del Salento stanno da anni portando avanti uno sforzo notevole ma avvincente per i risultati ottenuti. L’augurio e il fine sono quelli di continuare sulla strada tracciata, cercando di rafforzare e rinnovare il sistema di valorizzazione: valorizzazione non solo dei beni ma anche delle conoscenze, che permettono non solo di arricchire questo patrimonio, ma di studiarlo e capirlo nelle sue dinamiche storiche e topografiche.
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Bibliografia di riferimento
- Ceraudo, Il contributo dell’aerofotogrammetria per la ricostruzione dell’impianto urbano di Aquinum, in «Terra dei Volsci», Annali, 2, 1999: 161-168.
- Ceraudo (a cura di), 2004, AgerAquinas. Aerotopografia archeologica lungo la valle dell’antico Liris, Marina di Minturno (LT).
- Ceraudo, 2012, Progetto ‘AgerAquinas’. Indagini aerotopografiche finalizzate allo studio della Città Romana di Aquinum (Lazio, Italia), in F. Vermeulen, G.-J. Burgers, S. Keay, C. Corsi (eds), Urban Landscape Survey in Italy and the Mediterranean, Cassino: 94-103.
- Ceraudo (a cura di), Aquinum – Campagne di scavo 2009-2011, in «Studi Cassinati», n. 3, a. XI, luglio-settembre 2011: 163-168.
- Ceraudo, A. Albiero, C., Fernandez, G. Murro, V. Petrucci, G. Romagnoli, A. Ugolini, V. Vitale (a cura di), Area archeologica di Aquinum. Terme Centrali, in «Studi Cassinati», n. 3, a. XIII, luglio-settembre 2013: 133-139.
- Ceraudo, G. Murro, V. Petrucci, A. Ugolini, V. Vitale (a cura di), Area archeologica di Aquinum. Nuove scoperte presso le Terme Centrali, in «Studi Cassinati», n. 4, a. XIV, ottobre-dicembre 2014: 243-248.
- Ceraudo, G. Murro, Aquinum. Guida ai monumenti e all’area archeologica, seconda edizione aggiornata, Foggia 2016.
- Ceraudo, G. Murro, Aquinum. Una città romana tra ricerca e prospettive di valorizzazione, in «Anales de Arquelogia Cordobesa», 27, 2016, pp. 59-76.
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* «Studi Cassinati» ha dedicato tre articoli allo scavo di Aquinum, il primo pubblicato nel n. 3, a. XI, luglio-settembre 2011 a cura del direttore degli scavi prof. Giuseppe Ceraudo; un secondo pubblicato nel n. 3, a. XIII, luglio-settembre 2013 a cura di Giuseppe Ceraudo, Alessandra Albiero, Chiara Fernandez, Giovanni Murro, Valentina Petrucci, Giuseppe Romagnoli, Agnese Ugolini, Valentino Vitale; l’ultimo aggiornamento è stato pubblicato sul n. 4, a. XIV, ottobre-dicembre 2014 a cura di Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro, Valentina Petrucci, Agnese Ugolini, Valentino Vitale
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