Le famiglie Tondi e Tronconi di Sora: note storiche.

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Studi Cassinati, anno 2017, n. 1
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di Lucio Meglio

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Stemma della famiglia Tronconi. Particolare del mosaico del Sacro Cuore di Gesù presente sulla porta laterale esterna della Chiesa di S. Restituta.
Stemma della famiglia Tronconi. Particolare del mosaico del Sacro Cuore di Gesù presente sulla porta laterale esterna della Chiesa di S. Restituta.

Tra le famiglie che nel corso dei secoli hanno caratterizzato la storia civile e istituzionale della città di Sora senza dubbio si possono annoverare quelle dei Tondi e dei Tronconi. Di seguito ne presentiamo una breve ricostruzione storica grazie ad un documento dattiloscritto, a firma di Tito Tronconi, messo gentilmente a disposizione dello scrivente dal novantenne dr. Ernesto Tronconi che con vivo entusiasmo ha accettato di tramandare la memoria storica della sua famiglia.

La prima attestazione presente negli atti della parrocchia di S. Restituta sulla famiglia Tondi risale al 24 gennaio 1613 quando un Domenico Antonio, figlio di Giovanni Maria del Tondo, lombardo, e di Polita sua moglie, viene battezzato da Liberatore Nicolucci di Pescosolido e Prudenzia sua moglie. Successivamente numerosi sono i nominativi «del Tonno», «del Tondo» e in latino «De Tundis» che si trovano nei registri parrocchiali. Molto probabilmente il cognome deriva dal dialettale «gli Tunno» che viene successivamente italianizzato in «del Tondo» e infine in «Tondi». Da qui l’utilizzo nello stemma della famiglia Tronconi della figura di un tonno.

Nei documenti parrocchiali si ha sentore di un progressivo miglioramento delle condizioni economiche e civili dei Tondi tanto che dal 1650 ai singoli nominativi viene preposto l’appellativo dominus («dominus Joseph de Tundis sposa domina Paolina Lutrario»); tale privilegio risulta dato solo a poche famiglie quali Aquila, Carrara e Tuzi. La famiglia Tondi possedeva casa nei pressi della chiesa di S. Francesco e sepoltura nell’omonima chiesa (nella cappella di S. Biagio a sinistra della porta principale). Altri Tondi di condizione più modesta erano presenti nella contrada «La Piazza» (S. Restituta).

Evangelista Tronconi (1704-1783). Per gentile concessione del dr. Ernesto Tronconi.
Evangelista Tronconi (1704-1783). Per gentile concessione del dr. Ernesto Tronconi.

Nel 1722 Francesca Paolina Tondi, figlia di Giacomo e Angela Masi, venne battezzata dal medico Sisto Antonio Manni per procura di donna Francesca Boncompagni, segno dell’importanza raggiunta dalla famiglia nel comprensorio sorano. Il 10 luglio 1743 Paolina Tondi di Giacomo, ereditiera di don Alessio Tondi, canonico della Cattedrale, sposa Evangelista Tronconi di Arce che si trasferisce a Sora ed entra di diritto nella famiglia che nei primi tempi verrà chiamata Tronconi de Tundis.

Ad Arce la prima attestazione storica della famiglia Tronconi risale 1741 dove nel Catasto Onciario del Regno di Napoli tale famiglia risulta essere la più ragguardevole della città; il capofamiglia era Ottavio Tronconi, insignito del titolo di «nobile magnanimo». La famiglia, oltre a numerose proprietà fondiarie, possedeva il più importante edificio del centro storico, palazzo Tronconi, che il 22 novembre 1789 ospitò il re Ferdinando IV in occasione della spedizione militare contro l’esercito napoleonico.

Tornando a Sora, il matrimonio tra Evangelista Tronconi e Paolina Tondi venne celebrato in casa della sposa, testimoni don Alessio Tondi e don Cesare Tronconi, canonico di Arce. Il matrimonio fu celebrato con dispensa canonica visto che tra gli sposi esisteva un rapporto di parentela di terzo grado. Dal matrimonio nasce, nel 1745, un unico figlio: Giacomo, il quale sposerà la nobildonna Doristella Panicoli. L’unione è allietata dalla nascita di tre figlie: Antonia (sposa di Lorenzo Acciaccarelli); Angela (sposa di Andrea Miggiara) e Maria Francesca, futura badessa del monastero di Santa Chiara di Sora.

Ernesto Tronconi di Giacomo (1847-1914).
Ernesto Tronconi di Giacomo (1847-1914).

Essendo però l’eredità familiare legata alla nascita di un erede maschio in famiglia iniziò a crescere un forte stato di preoccupazione. A tale riguardo si racconta che trovandosi a passare a Sora il santo pellegrino Giovanni Labré, questi fu ospitato in casa Tronconi e qui profetizzò a donna Doristella la nascita imminente di un figlio maschio, cosa che accadde nel 1793 con la venuta al mondo di Evangelista. La famiglia Tronconi tramandò questo episodio portando e incentivando a Sora il culto al santo pellegrino. Il nuovo arrivato fin da piccolo fu accolto nel Collegio dei Nobili del Nazareno di Roma; qui coltivò amicizia con Pietro Sterbini futuro statista e poeta. A Roma vi restò fino al compimento del diciottesimo anno d’età quando, con decreto del Tribunale ad istanza dei tutori Branca di Sora e Antonangeli di Arpino, venne sollevato dallo stato minorile e ammesso all’amministrazione dei beni di famiglia. Tornato a Sora sposò la cugina Maddalena Rossi Panicoli. Rifiutando di andare a vivere con lei nel palazzo di famiglia di Alvito poiché l’abitazione di famiglia dei Tronconi, a Sora, era stata completamente saccheggiata dalle truppe francesi, fu autorizzato a prelevare dalla dote della sposa una somma per l’acquisto di una nuova abitazione. Nel frattempo il palazzo di Alvito della famiglia Rossi Panicoli passò ad una delle sorelle di Maddalena che sposò un Ferrante di Civita d’Antino.

Prima guerra mondiale. Ufficiali medici del Reg.to Carabinieri. Il primo seduto sulla dx è Tito Tronconi.
Prima guerra mondiale. Ufficiali medici del Reg.to Carabinieri. Il primo seduto sulla dx è Tito Tronconi.

Evangelista Tronconi fu sindaco di Sora dal 1852 al 1860, in tempi calamitosi. Si racconta che in occasione di una epidemia di colera per sollevare la popolazione dai mali fece uscire più volte la banda cittadina per i vicoli del centro storico. Evangelista ebbe sei figli. Giacomo, suo primogenito, anch’egli sindaco di Sora, nel 1860 con la caduta del Regno delle Due Sicilie si trasferì a Roma. Suonatore di volino ebbe qualche disavventura con la gestione di un lanificio impiantato a Carnello. Altri figli di Evangelista furono: Vincenzo, suonatore di violoncello, Giuseppe e Giovanni, entrambi trasferitisi in Brasile, con quest’ultimo che fu un ottimo suonatore di arpa. Diplomato nel Liceo musicale di S. Pietro a Maiella di Napoli, fu chiamato da don Pedros come compositore nella Cattedrale di San Paolo del Brasile dove in seguito verrà insignito della medaglia dell’Ordine della Rosa. Dopo una breve parentesi in Francia e Montecarlo tornerà in Brasile dove vi morirà nel 1893. Evangelista ebbe anche due figlie: Anna che sposerà il prof. Giustiniano Nicolucci di Isola del Liri, famoso antropologo dell’Università di Napoli; e Maria Stella, monaca cistercense di Santa Chiara e futura badessa del Monastero.

Tornando al primogenito, Giacomo, egli sposò Luisa dei conti Pace dalla quale ebbe due figli: Ernesto e Ludovico. Dal primo, che sposerà Anna Maria Mazzetti di Pescosolido, nasceranno cinque figli tra i quali Tito, l’autore delle presenti memorie. Nato a Sora il primo dicembre 1888, Tito Tronconi nel 1913 si laureò in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Roma e da qui si trasferì a Pesaro dove iniziò a lavorare presso l’Ospedale civile della città. Nel 1914 partì soldato e poi nella Grande guerra dove prestò servizio in qualità di ufficiale medico nel Reggimento Carabinieri; tornato incolume, prestò per due anni servizio in qualità di assistente medico presso alcuni ospedali di Roma. Nel 1926 il ritorno nella città natale dove iniziò la sua attività medico chirurgica presso l’Ospedale civile che lo portò nel 1936 alla nomina di primario chirurgo. Nel 1937 la partenza per la guerra in Africa. Qui gli fu affidata, in qualità di maggiore medico, la direzione dell’Ospedale «Regina Margherita» di Addis Abeba. Rientrato a Sora riprese l’incarico di primario nel reparto sanatoriale antitubercolare. Medico eccellente, Tronconi fu considerato un maestro nel campo medico sia per il suo sapere che per la sua signorile umanità. Nelle elezioni amministrative di Sora del 24 marzo 1946 fu eletto consigliere comunale e assessore. Morì a Roma il 6 febbraio 1971.

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