Francesco Di Giorgio – Erasmo Di Vito, Cassino 2015.
> Locandina di presentazione
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Prefazione
Memorie di un popolo. Il 70° anniversario della Liberazione nella storia di Pignataro Interamna opera di un già collaudato, affiatato e ben assortito duo di cultori di storie patrie, fissa le vicende accadute a Pignataro Interamna, terra di mezzo o di confine (quella della Terra Sancti Benedicti, quella delle linee militari tedesche) che per la sua felice posizione geografica e la feracità dei suoi campi, solcata da corsi d’acqua, linee ferroviarie, linee stradali e autostradali, è stata attraversata da millenni da animali preistorici (Elephas Antiquus Italicus), da popolazioni, da genti, da milizie, da soldataglie, da eserciti contrapposti.
Il nucleo fondante e preponderante della pubblicazione è quello dedicato alle vicende belliche del secondo conflitto mondiale ripercorse con riferimento, soprattutto, ai nove mesi in cui la guerra ha interessato direttamente e profondamente questo territorio e dunque anche Pignataro, ubicato a cavallo delle linee difensive Gustav e Hitler approntate dai tedeschi che non distinguendosi nettamente non consentono di identificare con precisione le posizioni avanzate dell’una da quelle arretrate dell’altra. Gli autori, partendo dall’occupazione del Comune da parte dei tedeschi dopo l’8 settembre, si sono soffermati sullo sfollamento dei civili nell’Italia settentrionale o in quella meridionale, sulla formazione di nuclei di partigiani composti da militari, ex prigionieri e uomini originari di Pignataro (si tratta delle primissime esperienze resistenziali in Italia inizialmente a carattere spontaneo e poi man mano organizzato che comunque riuscirono a produrre brillanti azioni militari di sabotaggio), sugli aspetti militari (tattiche, strategie, operazioni, intuizioni, trascrizione di conversazioni telefoniche, avanzata, giorno per giorno, degli alleati e persino riferimenti alla guerra psicologica del Psychological Warfare Branch e della propaganda anglo-americana), sugli episodi in cui furono coinvolti mortalmente pignataresi (come quello di contrada Faiola) o di solidarietà umana in mezzo a tanta barbarie (come quello di Wilhelm Walter il «sottufficiale tedesco dal cuore buono»), sulle testimonianze di civili che la guerra l’hanno vissuta sulla propria pelle, sulle violenze sulle donne e la questione dei ‘marocchini’. Va evidenziato, inoltre, che il volume risulta impreziosito dalla pubblicazione di una selezione di giornali d’epoca italiani e stranieri (compreso il confronto filologico degli articoli che informavano sulla «occupazione» o «liberazione» dei Comuni del territorio), di fotografie di guerra, talune inedite, di rapporti emessi da autorità militari del tempo.
Altre a ciò va sottolineato, e piace notarlo, che l’intento dei due autori non si è focalizzato esclusivamente sulla rievocazione delle tremende, drammatiche e luttuose vicende connesse con il secondo conflitto mondiale, intenzione già di per sé meritoria perché, come recita il titolo stesso del volume, Memoria di un popolo, si tratta di non dimenticare in quanto «la memoria non è esercizio inutile. La memoria è l’animo di un popolo», al fine di consegnare alle generazioni future uno spaccato di vita di una cittadina catapultata nel turbine di una guerra che ha fatto sosta sul territorio modificandolo profondamente e sconvolgendo i quotidiani e pacifici ritmi di vita della sua popolazione mentre altri suoi figli erano impegnati a combattere sui vari fronti di guerra trovandovi, alcuni, la morte o la deportazione e l’internamento in campi di prigionia. La pubblicazione, tuttavia, non si limita alle questioni belliche di settant’anni or sono ma altro importante pregio appare essere rappresentato dal fatto che gli autori hanno voluto opportunamente cogliere l’occasione per offrire una “ricostruzione” storica di Pignataro-Interamna-Lirenas: dagli aspetti di paleontologia a quelli etimologici della denominazione stessa del Comune, dagli albori volsci se non addirittura pre-volsci ai nostri giorni passando per la colonia romana, per la Terra Sancti Benedicti, per l’Ottocento, per la prima guerra mondiale e, ovviamente, per la seconda, per il difficile dopoguerra caratterizzato dalla malaria, dallo spopolamento per emigrazione, dalle iniziative per la tutela dei bambini, dal rientro dei reduci e prigionieri, dalle lotte politico-amministrative, con una carrellata di documenti originali redatti in epoca liberale o nel ventennio fascista, dal gemellaggio con la città greca di Villia, oltre ad aspetti curiosi (il «postino col calesse» o le «pillole di storia» tratte dalla «carta intestata»).
Cervaro 9 novembre 2014
Gaetano de Angelis-Curtis
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