Studi Cassinati, anno 2016, n. 2
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di Alceo Morone
Il 4 aprile 1139 il papa Innocenzo II convoca un Concilio a Roma, il Laterano II, nel quale ribadisce la scomunica a Ruggero II e a tutti i suoi sostenitori. Sono presenti molti fra cardinali, vescovi e abati1. Intanto il 30 aprile successivo muore a Troia Rainulfo d’Alife, duca Puglia2. Ruggero II viene dunque a trovarsi privo di un nemico. Conseguentemente il 25 maggio 1139 sbarca a Salerno con sette navi cariche di uomini e di un gran tesoro per sostenere le spese di una guerra. Compone dunque un esercito e si trasferisce in Puglia al fine di riconquistare tutte le città e i castelli della Capitanata. Cinge d’assedio Troia e Bari mentre il figlio, duca Ruggero, occupa le città costiere della Puglia. Allora papa Innocenzo II, che con la morte di Rainulfo aveva perso un alleato, e tenendo conto che le scomuniche non hanno prodotto alcun effetto, alla testa di un esercito composto da mille cavalli e un gran numero di fanti, insieme a Roberto di Capua, a Riccardo di Rupecanina, fratello di Rainufo, e a Teobaldo, il 12 giugno giunge a Ferentino. A metà del mese, passando per Ceprano, entra nel regno, incendia Isola, S. Pietro, Falvaterra e S. Angelo in Theodice e si ferma a S. Germano. Invita re Ruggero a «convenire in quella città badiale ad amichevoli abboccamenti»3 e riceve gli ambasciatori. Lasciato l’assedio di Troia agli inizi di luglio, Ruggero, in compagnia del figlio Ruggero, duca di Puglia, giunge a S. Germano per trattare la pace. Tuttavia nel corso di otto giorni non si giunge a un accordo «parendo dur[a]» a re Ruggiero la pretesa del pontefice della restituzione del principato di Capua a Roberto4 per cui le «pratiche rimasero infruttuose».
Mentre le diplomazie tentavano di imbastire «ragionamenti di pace», re Ruggero, «per non istarsene ozioso», raduna l’esercito, passa in Molise e sottopone alcune terre dei figli di Borrello, che erano pontificie. Innocenzo II, «sdegnato», comanda la presa del regio castello di Galluccio. Il re fa allora immediato ritorno a S. Germano con l’intento di «impossessarsi della persona del pontefice». Alla notizia della sua venuta le truppe pontificie lasciano l’assedio di Galluccio e si ritirano5. «In mezzo alle ostilità dei regii e dei pontificii patirono assai le terre cassinesi. Sant’Angelo in Theodice, Cucuruzzo, Mortula, San Vittore e San Pietro-in-fine andarono miseramente guaste dal fuoco». Quindi il sovrano il 29 maggio sale a Montecassino dove toglie con decreto «ai monaci le terre di Cardito e Comino» nonché la città di Pontecorvo, acquisita dalla badia per donazione, mentre concede il castello di Roccadevandro.
Innocenzo II lascia la città e tenta la fuga ma il duca Ruggero il 22 luglio6, con mille cavalieri, gli tende un’imboscata sulle rive del Garigliano, in un luogo presso S. Germano. Il principe Roberto di Capua e Riccardo di Rupecanina con molti romani riescono a fuggire. Molti altri, invece, vengono fatti prigionieri ed altri ancora affogano nel fiume. Anche papa Innocenzo II è fatto prigioniero insieme a molti cardinali e al cancelliere Aimerico7. Quindi re Ruggero invia i suoi ambasciatori del papa, prigioniero in una tenda a Mignano8.
Dopo tre giorni di trattative, Innocenzo privo di forze e di armi, acconsente e così il 25 luglio 1139, festività di San Giacomo si stabilisce la pace. Il re con i figli vengono a inginocchiarsi davanti al papa per chiedere perdono e giurare fedeltà.
La bolla viene emessa il 27 luglio «in territorio Marianensi9», cioè a Mignano, nell’«anno millesimo centesimo trigesimo nono», ed è sottoscritta dal papa («Innocentius Catholicae Ecclesiae Episcopus»), da Aimerico, cancelliere della Chiesa (Haimericus S. R. E. Diaconus Cardinalis) e da Alberico, vescovo di Ostia (Albericus Ostiensis Episcopus).
La bolla è indirizzata a Ruggero, «illustre e glorioso Re di Sicilia» («Rogerio illustri, et Glorioso Siciliae Regi»). Dopo l’introduzione si ricordano Roberto il Guiscardo e il Gran Conte10, suoi predecessori che avevano combattuto i nemici della Chiesa11. Il papa ricorda anche il trattato di Onorio II col re12.
Con la bolla il papa revoca la scomunica emanata contro Ruggero e, cambiando l’investitura di duca di Puglia fatta a Benevento nel 1128 da Onorio II13, modifica il titolo in sovrano e lo dichiara legittimo re di Puglia, Calabria e Sicilia, con la clausola che tutti i re di Sicilia dovranno prestare giuramento al pontefice14. A sua volta Ruggero, cui interessa solo sanare una situazione di fatto, essendo già re, assieme al figlio riconosce Innocenzo II come vero pontefice, gli promette un censuo annuo di 600 schifati all’anno e gli restituisce Benevento15. Anche i figli di re Ruggero vengono investiti: Ruggero del ducato di Puglia e Alfonso del principato di Capua. Mentre Innocenzo II fa ritorno a Roma, re Ruggero, dopo aver conquistato il ducato di Amalfi, e Gaeta, giunge a Troia. Assedia poi Bari e la espugna. Quindi riconquistata l’intera provincia e debellati i suoi nemici riunisce alla Sicilia tutte le province continentali dell’Italia meridionale. Il 5 novembre con la flotta si ritira a Palermo16.
In tal modo, scriveva d. Luigi Tosti, le «cose del reame andavano a comporsi sotto il Normanno, che col valore avevalo ingrandito in guisa, che formava vasto e potente stato, avendo ridotto in sua balìa, oltre la Sicilia, tutte le altre provincie, che oggi formano il Napolitano di qua del faro. Vedutosi sicuro del conquisto, volse i pensieri a benissimo governare i popoli, provvedendo alla intera amministrazione di giustizia, formando nuove leggi, e severamente provvedendo all’esercizio e tutela di loro»17. Inoltre re Ruggero, a giudizio del grande storico cassinese, «come tutt’i Normanni, era devotissimo a religione, e largo addimostrossi sempre verso i santuari, e ne lasciò monumenti nella badia di Cava, e Monte Vergine». Se, dunque, «aspreggiò i Cassinesi, fu per ragione di stato, e per quelle necessità che vengono spesso stretti i principi guerreggianti». Infatti «aveva già testimoniato la badia della sua benevolenza, con privilegio che a suo favore scrisse in Salerno nel 1133». Probabilmente ne emanò un altro lasciando «ai monaci un diploma di confirmazione di tutt’i loro possedimenti» e restituendo, presumibilmente, anche la città di Pontecorvo. Dunque anche re Ruggero fu uno di quelli che in quei tempi «tutelava e aggrandiva il patrimonio cassinese»18.
* La prima parte, intitolata Ruggero II e Montecassino (1136-1138), è stata pubblicata su «Studi Cassinati», a. XIV, n. 3, luglio-settembre 2014, pp. 181-186.
1 Falco Beneventano ad an 1139.
2 Rainulfo (1093 circa-1139), nobile normanno della famiglia Quarrel Drengot, conte di Alife, Caiazzo, Sant’Agata de’ Goti, Telese, alleato del papa legittimo Innocenzo II, era stato nominato duca di Puglia il 5 settembre 1137 dall’imperatore Lotario II di Supplinburgo e dal pontefice. Assieme a essi aveva sconfitto varie volte Ruggero d’Altavilla (nella Battaglia di Scafati del 1132, a Melfi nel giugno nel 1137 e a Rignano Garganico nell’ottobre dello stesso anno cui aveva fatto seguito il grave saccheggio di Alife e Telese operato da Ruggero). Rainulfo aveva sposato Matilde d’Altavilla, figlia di Ruggero I di Sicilia, sorella di Ruggero II, di cui era dunque cognato.
3 L. Tosti, Storia della Badia di Montecassino, vol. II, Pasqualucci Editore, Roma 1889, p. 107.
4 Cfr. Ruggero II e Montecassino (1136-1138) … cit. p. 184. Roberto II, anch’egli nobile normanno della famiglia Quarrel Drengot, era stato investito nel 1127 da papa Onorio II a Capua del principato ma nel 1135 ne fu cacciato da Ruggero II che lo dette a suo figlio Alfonso (Al. Telesino, l.3 cap. 1, Anon. Cassinese, Chronicon ad an. 1135).
5 Cronaca Cavense all’ann 1139; Falcone Beneventano ad anno 1139; Arrigo Spondano ad annum 1139; Romualdo Salernitano ad an. 1139; Giovanni da Ceccano, Chronicon Fossanovae ad an. 1139; Cronaca di Antonello Coniger, gentiluomo leccese.
6 G.E. Di Biasi, Storia del Regno di Sicilia, vol. 2, Palermo 1963, p. 137: «Il giorno in cui fu preso Innocenzo concordemente dagli eruditi dicesi il dì 22 luglio, checché ne abbia erroneamente creduto il Baronio, il quale non capendo cosa significassero le parole di Falco Beneventano nella cronaca, quando disse: decimo autem die stante mensis julii Pontifex ipse Innocentius captus est, omettendo quel stante, che fa tutta la differenza, attesta assolutamente, che la prigionia del papa accadde a 10 luglio». A. Di Meo, Apparato cronologico del Regno di Napoli, p. 15: «è ancora da notarsi la distinzione de’ giorni: ineunte, o intrante che si computa dal primo giorno in poi, e lo stante, astante, finiente, terminante che si computa dalll’ultim giorno inclusive andando in dietro. Il non essersi conosciuto questo sistema ha portato più errori».
7 B. Platina, Historia delle vite de’ sommi Pontefici, p. 146: «Innocentio II Romano, figliuolo di Giovanni, e nato in Trastevere, tosto che si vide pontefice, si mosse contra Ruggero figliuolo di un altro Ruggero Cõte di Sicilia, perché ogni sforzo facesse di occuparsi lo stato di Puglia, essendo già morto Guglielmo, che ne era Duca, e nel quale famiglia di Roberto Guiscardo era mancata. Si ritrovava Ruggero accõpagnato a S. Germano, e gli andò con tănto impeto, e sforzo il Papa sopra, che lo cacciò di quel luogo, l’assediò poi in Galluccio dove Ruggero si era ritirato. In questo venendo Guglielmo Duca di Calabria con grosso esercito, attaccò la battaglia, e vincendo, liberò dall’assedio suo padre, e fece prigione il Papa con tutti quei cardinali, che erano con lui nel campo. Ma poco appresso Ruggero con meravigliosa modestia liberò il Papa, et i Card il perché poi quanto egli volle, dal papa ottenne, fuor che il titolo del regno».
8 Anon. Cass., Chronicon, an 1138: «Rogerius Rex venit Apuliam, et cepit eam praeter Barium, et Trojam. Deinde venit Minlanum (alcuni storici, facendo notare che gli antichi scambiavano la “i” con la “l” ritengono che si debba considerare “Minianum”), contra quem Papa cum exercitu veniens juxta Gallucium in fugam versus compraehenditur, et quarto die pace facta confirmat illi totam terram a fluvio Carnello, et infra: filiisque Principatum, et Ducatum. Castellum Sancti Angeli igne crematur, et Mortula, cum S. Salvatore, et S. Vittore, et S. Petro in Fia».
9 A giudizio di Alessandro Di Meo (Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli, tomo X, p. 96) il testo originario riportava «Minianensi», cioè Mignano.
10 Roberto il Guiscardo, conquistata tutta la Puglia e la Calabria fu nominato duca di Puglia e di Calabria nel 1059. Alla sua morte, avvenuta nel 1085, lascia la Sicilia al fratello Ruggero I (Gran Conte, 1085-1101) e la Puglia e la Calabria al figlio Ruggero (1085-1111). Alla morte di Ruggero I sale al trono Ruggero II sotto la tutela della madre. Guglielmo (1111-1127), successore di Ruggero I, non avendo figli, lascia il ducato di Puglia e Calabria al nipote Ruggero II.
11 «… manifestis siquidem est argumentis, quod egregiae memoriae strenuus, et fidelis miles B. Petri Robertus Guiscardus praecedessor tuus, Dux Apuliae, magnificus, et potentes hostes Ecclesiae viriliter expugnavit, et posteritati suae dignum memoria nomen, et imitabile probitatis exemplum reliquit. Pater quoque tuus illustris recordationis Rogerius per bellicos sudores, et militaria certamina inimicorum Christiani nominis intrepidus extirpator, et Cristianae Religionis diligens propugnator, utpote bonus, et devotus filius multimoda obsequia Matri S. R. E. impartivit …».
12 «… unde et Praecedessor noster religiosus, et prudens Papa Honorius nobilitatem tuam de praedicta generatione descendentem intuitus plurimum de te sperans, et prudentia ornatum, justitia munitum, atque ad regimen populi te idoneum esse credens, valde dilexit, et ad altiora provexit …».
13 Aless. Telesino l. I, c. 4; Arrigo Spondano ad an 1127.
14 «… Non ergo ejus vestigiis inhaerentes, et de potentia tua ad decorem, et utilitatem Sanctae Dei Ecclesiaen spem, atque fiduciam obtinentes, Regnum Siciliae, quod utique, prout in antiquis refertur historiis, Regnum fuisse, non dubium est, tibi ab eodem antecessore nostro (Honorio II) concessum cun integritate Honoris Regii, et dignitate Regibus pertinente Excellentiae tuae concedimus, et Apostolica authoritate firmamus. Ducatum quoque Apuliae, tibi ab eodem collatum, et insuper Principatum Capuanum integre nihilominus nostri favoris robore communimus, tibique concedimus: et ut ad amorem, atque obsequium B. Petri, Apostolorum Principis, et nostrum, ac successorum nostrorum vehementer adstringaris, haec ipsa, idest Regnum Siciliae, Ducatumm Apuliae, et Principatum Capuae haeredibus tuis, qui nobis, et successoribos nostris (nisi per nos, et successores nostros remanserit) signum homagium fecerint, et fidelitatem, quam tu jurasti, juraverint tempore videlicet competenti, et loco non suspecto, sed tuto nobis, et ipsis, atque salubri duximus concedendo, eosque super his, quae concessa sunt Deo propitio manutenebimus …».
15 «… Quod si per eos forte remanserit, iidem haeredes tui nihilominus teneant, quod tenebant sine diminuzione. Censum autem, sicut statutum est, idest sexcentorum schifatorum a te, et tuis haeredibus nobis, nostrisque successoribus singulis annis reddatur, nisi forte impedimentum interveniat: removente vero te impedimentum, nihilominus persolvatur. Tua ergo fili carissime interest, ita te erga honorem, atque servitium matris tuae S. R. E. devotum, et humilem exibere, ita temetipsum in ejus oppurtunitatibus exercere; ut de tam devoto, et glorioso filio Sedes Apostolica gaudeat, et in ejus amore quiescat. Si qua sive eclesiastica, saecularisqe potentia huic nostrae concessioni temere contraire tentaverit, donec praesumptionem suam congrua satisfactione coerceat, indignationem Dei omnipotentis, et Beatorum Petri, et Pauli Apostolorum ejus incurrat, et quousque respexerit anathematis sententia percellatur. Amen» (P. Aubè, Ruggero II, Newton & Compton, Milano 2002, p. 255 e sg..; P. Troyli, Istoria Generale del Reame di Napoli, tomo IV, libro XII, n. XXIV, Napoli 1749).
16 Romualdo Salernitano Cronaca ad an. 1139. Il re era solito trascorrere i mesi invernali a Palermo.
17 L. Tosti, Storia della Badia … cit., p. 108.
18 Ivi, pp. 109-110.
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