Commemorazione di Sant’Urbano ad Alvito

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Studi Cassinati, anno 2017, n. 2
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di Lorenzo Arnone Sipari

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12 SantʼUrbano1Il 5 maggio scorso si è svolta ad Alvito, in località Colle della Civita, la commemorazione della donazione a Montecassino, da parte dei principi di Capua, Paldolfo IV e Paldolfo II, della chiesa, del castrum e dellʼoppidum di SantʼUrbano, il cui nome sarebbe stato scolpito, dal 1066, sulla porta di bronzo del duomo cassinese. La manifestazione è coincisa, non a caso, con il millenario del detto privilegio, risalente per lʼappunto al 5 maggio 1017, più volte studiato a partire dalle settecentesche Accessiones di Erasmo Gattola alla ponderosa storia dellʼAbbazia.

Lo stesso documento ha dato il la alle celebrazioni svoltesi in contemporanea nel comune di Casalvieri. Da esso si conoscono, infatti, i confini della Civitas Sancti Urbani, con lʼattestazione delle località comprese in un vasto territorio che, non soltanto interessava buona parte degli odierni comuni di Alvito, Casalvieri e San Donato Val di Comino, ma sconfinava anche in Abruzzo, spingendosi sino alle sponde del fiume Sangro.

Per onorarne adeguatamente la ricorrenza, dopo i saluti del sindaco di Alvito, Duilio Martini, è stata svelata sul Colle della Civita una seconda iscrizione su pietra (la prima era stata apposta nel 2010). La ricostruzione storica delle vicende di SantʼUrbano è stata delineata nei qualificati interventi di Domenico Cedrone e Luciano Santoro, che hanno segnalato anche i nomi e i cognomi dei primi abitatori noti del luogo. Ancora oggi alcuni di essi ricorrono nellʼonomastica alvitana: Landone, Lupo, Majo (Maggio), Bono (Di Bona).

Il programma della manifestazione, ideata e fortemente voluta dal socio del Cdsc-Onlus Domenico Tata, con il patrocinio del Comune di Alvito e con la collaborazione dellʼIstituto Tecnico Agrario e dellʼAssociazione «I cavalieri dei tratturi della Valle di Comino», che ha curato la ripulitura del sentiero e lʼapposizione di una specifica segnaletica, ha visto anche una lezione teorico-pratica sul riconoscimento e sullʼutilizzazione per fini alimentari di alcune erbe spontanee.

È stata infine presentata e distribuita la ristampa anastatica della rara raccolta di Beniamino Santoro dal titolo Poche memorie del Castello di SantʼUrbano, pubblicata a Città di Castello nel 1888. Tale raccolta, la cui ristampa (editore Arbor Sapientiae) si deve alla squisita liberalità dei cugini Luciano e Pietro Santoro, nipoti dellʼautore, registrava, riportandone per stralci per la prima volta dalle fatiche del Gattola, proprio il ricordato privilegio dei principi capuani.

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