Villa S. Lucia: presentazione del volume Tra le pieghe della memoria

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Studi Cassinati, anno 2017, n. 3
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Layout 1Il 10 giugno 2017 è stata presentato nella Sala consiliare del Comune di Villa Santa Lucia il volume di:

Elena Montanaro, Tra le pieghe della memoria, seconda ed. riveduta e corretta, Ivo Sambucci ed., Cassino 2017, presentazione di Gaetano de Angelis-Curtis, pagg. 246, illustr. col. e b./n.; f.to cm. 17×24; ISBN 978-88-97079-07-1

Dopo i saluti del sindaco, Antonio Iannarelli, si è stata svolta la relazione di presentazione tenuta dal presidente del Cdsc-Onlus, Gaetano de Angelis-Curtis, con il coordinamento della giornalista Natalia Costa. Infine l’autrice ha voluto ricordare tutte le persone che hanno reso la loro testimonianza riportata nel volume proiettando una serie di foto e di brevi filmati e consegnando personalmente ad ogni familiare una copia del libro.

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Intervento del presidente del Cdsc-Onlus

Gaetano de Angelis-Curtis

Questa seconda edizione di Tra le pieghe della memoria, con il ricordo di una tragedia che colpì le popolazioni di questo territorio nel corso degli eventi bellici della seconda guerra mondiale, pubblicato nel settantatreesimo anniversario da quei fatti, coincide con il centenario di un altro rilevante momento legato al primo conflitto mondiale, passato alla storia come la «Grande guerra», anch’esso capace di incidere profondamente e dolorosamente, con i suoi risvolti luttuosi, sulla comunità locale con la stessa famiglia Montanaro che ne fu fortemente toccata con la morte del ventottenne nonno Pasquale, sergente del 3° Reggimento Artiglieria da fortezza. Deceduto per malattia nell’ospedale di Piacenza e lì sepolto, lasciava due figli e una giovane vedova in stato interessante che partorì nel dicembre 1918 un bambino a cui fu imposto lo stesso nome del padre scomparso circa un mese prima. Quel bambino, divenuto ventunenne, fu chiamato alle armi, mobilitato per lo scoppio della guerra e inviato a guardia delle coste siciliane nell’artiglieria contraerea, poi sbandato e rientrato a Villa S. Lucia risalendo la penisola a piedi, alla macchia per evitare i rastrellamenti, quindi sfollato nel casertano, poté rientrare a casa nel 1945.

Questa seconda edizione, riveduta ed emendata rispetto alla prima, risulta, soprattutto, ampliata, e cioè è più ricca di testimonianze che sono quasi raddoppiate passando da 22 a 36. Tali testimonianze risultano equamente suddivise, 19 per parte, tra quelle di militari e quelle di civili anche se alcune di esse finiscono per confondersi come quelle dei soldati rientrati nei luoghi di origine e divenuti essi stessi degli sfollati e dei profughi.

Le testimonianze dei militari raccolte da Elena Montanaro riguardano giovani soldati dell’epoca provenienti da vari paesi del territorio che combatterono nei vari fronti di guerra in cui era impegnato l’esercito italiano (l’Africa settentrionale ed El Alamein, la Russia, i Balcani, l’Albania, la Grecia, le sole Egee), i quali dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943 si trasformarono in parte in sbandati, con alcuni che riuscirono a rientrare nei rispettivi luoghi di nascita, in parte furono prigionieri delle bande partigiane titine in Jugoslavia, oppure degli alleati in Algeria, Marocco o India, oppure internati nei campi di concentramento nazisti, trasformati in IMI (Internati Militari Italiani) con questi ultimi che patirono le sofferenze più dure per fame, freddo e malattie fino alla liberazione avvenuta con la fine della guerra. Dalle loro testimonianze si ha conferma della conduzione della guerra da parte italiana già evidenziata dalle ricerche storiche, in merito, ad esempio, alle diverse, e migliori, condizioni degli eserciti alleati dotati di19 Villa SL 2 mezzi aerei, navali, corazzati ecc. più potenti e più efficienti, ai maggiori rifornimenti in armi, munizioni e viveri, a equipaggiamenti e vestiario più adatti ai luoghi di combattimento. Emergono, tuttavia, anche altre immagini: gli ordini contraddittori dati dai comandanti che finivano per mettere ulteriormente in pericolo di vita i soldati; il mancato rispetto delle consegne nel corso delle battaglie; il ritrovamento a Weimar della fossa comune nella quale era stata sepolta la principessa Mafalda, figlia di re Vittorio Emanuele III, internata e morta nel campo di concentramento di Buchenwald; la soddisfazione e la contentezza dei soldati per i bottini di guerra con la grande quantità di viveri, indumenti e carburanti sottratti agli eserciti alleati; gli aspetti burocratici presenti anche sui campi di battaglia con i carristi italiani costretti a compilare dei verbali in triplice copia sui proiettili sparati; il forte attaccamento dei soldati ad aspetti religiosi e i sogni premonitori; curiosità come la straordinaria e fortuita coincidenza di un proprietario di un hotel-ristorante in Algeria venuto una decina di anni prima a Cassino dove era stato vittima di un furto, il quale incontrando in terra d’Africa un militare prigioniero di guerra dei francesi, figlio di colui che l’aveva soccorso, gli offre aiuto. Nel racconto dei militari rientrati nell’autunno del 1943 nei propri luoghi di origine non mancano le testimonianze sui primi nuclei di bande partigiane locali che con molte difficoltà avevano appena iniziato a contrastare i tedeschi, così come, immediatamente dopo la liberazione, sulla partecipazione alle primissime fasi della ricostruzione delle case, dei paesi, delle infrastrutture (strade, ferrovie) nonché del Cimitero polacco a Montecassino.

Immagine1I racconti dei civili contenuti nel volume hanno quasi tutti una data di inizio rappresentata dal bombardamento dell’aeroporto di Aquino, quando per la prima volta la popolazione di questo territorio entra in contatto diretto con la guerra. Gli Alleati inizialmente limitarono le incursioni aeree ad obiettivi strategici: aeroporti, stazioni ferroviarie, snodi stradali. Poi allargarono il loro raggio d’intervento e i bombardamenti coinvolsero la inerme popolazione civile in tutta l’Italia centro-settentrionale ma alla fine si rilevarono anche un’arma controproducente perché, ad esempio a Cassino, per la distruzione dell’abbazia furono utilizzate tante di quelle bombe da distruggere anche le strade della città e quando i carri armati alleati partirono all’attacco dell’abitato e del monte dovettero desistere impossibilitati ad avanzare a causa dei tantissimi e profondi crateri causati dalle bombe, di fatto facilitando la difesa dei tedeschi.

Tra le nuove testimonianze di civili introdotte in questa seconda edizione va ricordata quella di d. Germano Savelli, al secolo Angelo, monaco di Montecassino che fu costretto a raggiungere la sua famiglia a Terelle dove trovarono rifugio, prima di essere portate a Roma, le monache Stimmatine e le orfanelle, così come l’archivista di Montecassino, che temeva per la sua vita essendo di origine maltese, d. Mauro Inguanez.

Lo sfollamento dei civili avvenne in modo spontaneo e si diresse in vari Comuni della provincia di Frosinone, oppure in forma coatta verso quelli della Toscana o della provincia di Mantova, così a sud della Linea Gustav, nel casertano e, più giù, in Calabria, paesi e città che si riempirono di sfollati e profughi del cassinate i quali poterono contare, molto spesso ma non sempre, sulla solidarietà delle popolazioni locali.

Immagine2Il volume risulta arricchito da altre interessanti e suggestive storie come quella sul Miracolo di San Francesco, oppure la lettera del parroco d. Giuseppe De Pascale dalla quale si desume che anche Villa Santa Lucia non dovette rimanere estranea agli atti di violenza sessuale compiuti dalle truppe nordafricane, nonché la riproposizione un articolo scritto nel 2001 da Luigi Serra.

Infine, a corredo, ci sono due Appendici su Cenni storici essenziali sulla guerra mondiale e Alla seconda guerra mondiale sul fronte di Cassino e la popolazione civile. In quest’ultima appaiono ripercorse le fasi delle «quattro battaglie di Cassino», il coinvolgimento nelle vicende belliche dell’abbazia di Montecassino, con la sua quarta distruzione avvenuta nel corso della ultra millenaria esistenza, la diaspora dei «civili sfollati e profughi del e dal Cassinate», non senza dimenticare una vicenda dibattuta e controversa su cui ultimamente sono stati offerti giudizi discordanti come quella del salvataggio del patrimonio artistico e culturale della badia benedettina o lì depositato.

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