Giuseppe Troiano, 2012, Cassino.
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INTRODUZIONE
Un libro di ricordi di una gioventù, che avrebbe dovuto essere spensierata ma che invece viene spezzata da eventi catastrofici, per parlare di pace? Non è paradossale, ma è semplicemente il modo utilizzato dall’autore-protagonista del racconto, che ha vissuto fino a sei anni un’infanzia “normale”, per trasmettere alle nuove generazioni il suo angoscioso appello di ripudio della guerra e il suo vibrante messaggio di pace. Con una prosa asciutta, senza fronzoli, agile e scorrevole, Troiano pennella un affresco di vita vissuta diuna settantina di anni fa. Tutto ha inizio nei ricordi fissati indelebilmente nella memoria di un bambino di sei anni, tra paesaggi bucolici e idilliaci coronati da giochi, passatempi e svaghi con coetanei, fratelli e amichetti, da reminiscenze scolastiche o seguendo lo svolgersi delle normali attività della gente del tempo, come quelle religiose. Nei pressi della Rocca Janula era ubicata la chiesa della Madonna della Rocca che era stata chiamata così dagli abitanti di Cassino, modificando il nome di una preesistente chiesa edificata nella prima metà dell’Ottocento e dedicata a Maria SS. Annunziata. Annualmente vi si celebrava una festa che si teneva il lunedì successivo alla Pentecoste. Nella serata di quel giorno la statua della Madonna veniva portata in processione fino alla Chiesa madre dove sostava per l’intera settimana. Quindi la domenica, festa della SS. Trinità, la statua veniva ricollocata nella chiesa della Rocca. Da questa situazione si passa improvvisamente in una dimensione diversa e drammatica. Il 10 settembre 1943, infatti, ha rappresentato il primo sconvolgente impatto che Cassino e i suoi abitanti hanno avuto con la guerra e che ne ha segnato l’inizio della tragedia. Quel traumatico impatto appare ancor più tremendo e violento se si considera che fino a quel momento la guerra era stata percepita sopratutto da quelle famiglie che avevano i propri cari, figli, mariti, dislocati nei vari fronti di guerra sparsi in Europa e nord Africa o sui mari, e se si considera che la guerra si presentò, dirompente e devastante, solo due giorni dopo l’annuncio dell’armistizio, quando sembrava a gran parte delle persone e dei soldati che invece potesse considerarsi terminata. Da quel 10 settembre 1943 inizia una nuova infanzia per i bambini, e non solo, di Cassino, in un destino similare a quelli di tante città e paesi d’Italia, d’Europa e del mondo. Un’infanzia vissuta tra cannoneggiamenti e bombardamenti, tra gente smarrita e attanagliata dalla paura, tra «filari di macerie e case sventrate» e ridotte in polvere in uno scenario da incubo. Un’infanzia spezzata dalla visione di cadaveri e feriti, civili e militari, dalla comparsa di mezzi militari (carri armati e aerei) che affascinano e catturano l’attenzione di giovani e meno giovani pur conoscendo il micidiale carico di morte e distruzione dei loro attacchi. Un’infanzia contraddistinta dalle capacità di adattamento di madri premurose come quella dell’autore, obbligate dalle circostanze a destreggiarsi per sopravvivere, allevare, sfamare, difendere i propri cari tra forze militari occupanti (talvolta ostili e talvolta più tolleranti) o liberatrici, in alcuni casi, solo nel nome, e, in particolare, a proteggerli da bombardamenti diurni e notturni. Un’infanzia caratterizzata da un ritmo quotidiano scandito da attacchi e incursioni che seminavano terrore e distruzione, con l’aereo, che, ben presto, anche a Cassino veniva chiamato con il nomedi Pippo. Infatti tra il 1943 e il 1945, quando, cioè, i bombardamenti rappresentarono la causa principale di morte, nell’immaginario collettivo di uomini e donne di tutta Italia si andò formando spontaneamente, non si ancora per quali meccanismi psicologici, la storia di un misterioso aereo da ricognizione che solcava i cieli seminando il panico e che veniva chiamato popolarmente con il nome di «Pippo» (secondo alcuni come omaggio all’omonimo personaggio disneyano incappato nella censura fascista, mentre, per altri, il nome, forse per esorcizzare la paura, va ricollegato a una canzone in voga in quel periodo). A seconda delle zone Pippo cambiava non solo “carattere” (velivolo inoffensivo in alcune parti d’Italia o seminatore di morte in altre) ma anche nome (in alcuni centri veniva chiamato «Peppino», oppure «il notturno», invece a Napoli per la sua puntualità era detto «Ciccio ‘o ferroviere», mentre la variante bolognese era «Pippetto Ferroviere»). L’immagine dell’aereo che sganciava il suo carico di morte torna di continuo nella memoria collettiva a conferma che i bombardamenti furono percepiti come elemento centrale di una guerra totale che attraversava e devastava il quotidiano. Ogni tanto il flusso di ricordi dell’autore-protagonista si interrompe per introdurre degli interrogativi, delle considerazioni, delle riflessioni sui motivi che spingono l’uomo all’abbrutimento, fino alla sua autodistruzione, sulle «ciniche logiche di potere e di supremazia», oppure per sollecitare concordia e pace tra gli uomini prendendo spunto dalla scritta «PAX» che campeggia nelle ricostruita abbazia di Montecassino o dalle ceneri della risorta Cassino decorata di Medaglia d’oro al valor militare e al cui nome è stato affiancato il titolo di «città martire». Proprio da chi ha vissutoin prima persona gli orrori della guerra e ha attraversato gran parte del XX secolo può elevarsi alto l’anelito di pace. Non a caso il ‘900 è stato definito come il secolo delle guerre (molte regionali, ben due mondiali che sono state, soprattutto la seconda, dei conflitti totali in cui tutto era permesso, e persino una guerra «fredda»), il secolo dei genocidi e dell’olocausto (ebrei, armeni, zingari ecc.), il secolo delle pulizie etniche, il secolo dei totalitarismi, il secolo delle bombe nucleari, il secolo dei grandi massacri, il secolo delle deportazioni di massa. Tuttavia, nonostante ciò, il ‘900 è stato anche il secolo del Mahatma Ghandi, di Martin Luther King e di Nelson Mandela, della politica di nonviolenza e di anti-apartheid.
Gaetano de Angelis-Curtis,
Presidente del CDSC Onlus
INDICE
Mozione consiliare per la Pace – pag. 5
Messaggi per la Pace – pag. 7
Le vittime del bombardamento del 10/9/1943 – pag. 21
I bambini martiri di Cassino – pag. 23
Al lettore – pag. 29
Introduzione – pag. 33
I ricordi della vecchia Cassino – pag. 39
Quel 10 Settembre del 1943 – pag. 53
Riparo nell’edificio a mezza costa – pag. 69
Fuga a Vallerotonda – pag. 87
Finalmente a Viterbo, ma la guerra continua – pag. 111
Quale futuro? La Pace è rinascita – pag. 116
Conclusioni – pag. 149
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