Era presso la chiesa di Santa Maria Assunta sul monte Castrocielo – Il messale rapito

 

Studi Cassinati, anno 2016, n. 2
> Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf
> Scarica l’articolo in pdf
.

di Costantino Jadecola

foto-06Sulla sommità del monte Castrocielo, sulle cui più basse pendici è adagiato l’omonimo abitato, nella piccola chiesa dedicata a Maria Assunta in Cielo vi era un tempo un Missale Romanum che in epoca imprecisata, comunque successiva all’estate del 1978 quando l’ing. Pietro Montellanico ebbe la buona idea di fotografarlo, cessò di far parte del patrimonio comune per entrare nella disponibilità di qualche improvvisato “bibliofilo” attratto evidentemente dall’anzianità del volume che era stato stampato nel 1862, ovvero oltre cent’anni prima.
Ora, al di là del suo valore intrinseco, quel Messale era, se vogliamo, anche una testimonianza palpitante delle sconvolgenti vicende belliche che durante la Seconda guerra mondiale avevano sconvolto il territorio e che, ovviamente, non avevano risparmiato nemmeno il monte Castrocielo.
Ma andiamo con ordine. Siamo verso la fine delle ostilità quando, l’area posta sul lato settentrionale della valle del Liri, fino a quel momento assegnata ai polacchi, venne affidata all’8a divisione di fanteria indiana che, da Piedimonte, insieme a soldati inglesi, proseguendo sulle più basse pendici del monte Cairo, una volta superate le sorgenti di Capo d’acqua, raggiunse Castrocielo, che trovò deserta. Poi, prima di spostarsi verso Roccasecca, alcuni di essi si spinsero sulla sommità del monte Castrocielo dove si confrontarono con un’ultima, debole, resistenza tedesca – secondo Bernardo Bertano doveva esservi lassù «una postazione di mitragliatrice, come si poté desumere dall’enorme numero di bossoli giacenti ancora sul posto qualche anno dopo la fine della guerra»1 – avendo ragione di essa.
Terminato lo scontro, qualcuno di loro, entrato all’interno della chiesa e trovatovi l’antico Missale Romanum vergò sulla sua prima pagina interna questa frase: «May liberated Italy speedily return to its fore-war Christianity and its all peace loving people. May God bless them and preserve them to all consumation of the world» (Possa l’Italia liberata ritornare presto alla sua cristianità d’anteguerra e possa la pace tornare a tutte le persone. Possa Dio benedirli e proteggerli fino alla fine del mondo)2.
Questa testimonianza di amore in tempo di guerra trovò concordi altri componenti il gruppo che non esitarono a sottoscriverla. L’ing. Pietro Montellanico, interpretando le firme apposte in calce alla frase, ha ritenuto di poterle individuare in quelle di: M. J. Tims e E. J. Ingham (Blackpool, England), George L. T. Ogilvie (Fife, Scotland), L. Arkwright (Salford, England), E. A. Haywood, B?Oste (Yeovil, England), F. G Knowles (Porthcawl, England) e L. Philpots (Hyrthe, Kent, England).
Ma al di là di questa frase e delle firme che la sottoscrivono, nella parte alta della stessa pagina, quasi in posizione centrale, c’era un’altra parola, «Böhlein», che ha finito anch’essa per suscitare curiosità e interesse e per essere quindi ritenuta, dopo varie ricerche ed ipotesi, un cognome.
«Leggendo la voluminosa e interessantissima storia …di Arce in Terra di Lavoro di Ferdinando Corradini – mi scrive l’ing. Montellanico – , ho notato nel vol. I, alle pp. 381-385 relative a La battaglia di Arce, la presenza del maggiore Böhlein nel comando delle truppe tedesche che coprirono la loro ritirata dopo l’abbandono dell’ultima linea di difesa Senger o Hitler che aveva i suoi cardini nella città di Piedimonte, Aquino e Pontecorvo.
«Essi fermarono ad Arce, e per due giorni, l’avanzata degli Anglo-Amercani concentrando poche forze su Monte Piccolo e Monte Grande al comando del colonnello Eger, del maggiore Böhlein e del sottotenente E. H. Mayer. Furono attaccati da unità dell’esercito inglese: la ‘Welsh Guards’ e la ‘Coldstreams Guards’». «È molto probabile che si tratti dello stesso Böhlein che scrisse il suo nome sulla prima pagina bianca» del Messale, scrive Montellanico e «se questa ipotesi venisse confermata egli e i suoi soldati si sarebbero ritirati dal monte Castrocielo scendendo a Colle San Magno per proseguire sulla strada per Roccasecca e poi per Santo Padre e Arce».
Ebbene sì, è molto probabile che si tratti dello stesso Böhlein. In realtà Böhlein non è un nome nuovo nelle vicende dell’ultima guerra nel nostro territorio.
Livio Cavallaro ne parla a proposito dello scontro che il 18 marzo 1944 vide contrapposti alleati e tedeschi tra la rocca Janula e le quote 202 e 435 (Hangman’s Hill) citando, appunto, la presenza degli uomini «della 2a compagnia del tenente Rudof Böhlein»3.
Guido Vettese, dal canto suo, lo cita a proposito di Karl Schonauer, il «Guerriero Solitario» di Montecassino4, che era proprio alle dirette dipendenze del maggiore Böhlein.
Valentino Mattei, infine, ricorda che il tenente Böhlein proprio per i combattimenti a quota 435, nel corso dei quali avrebbe distrutto ben 6 carri Sherman, si meritò la Croce di ferro5 cui si sarebbe aggiunta, all’indomani dei combattimenti di monte Grande, la Croce di cavaliere.
«Ci si può domandare, giustamente, perché questi soldati», scrive Frank Mario Lewis, figlio di una castrocelese emigrata in Inghilterra, «coinvolti loro malgrado in un crudele conflitto, avranno sentito l’impellente necessita di esternare, scrivendoli su un Messale, i loro sinceri sentimenti di umanità ad una popolazione dolorosamente colpita, per mesi, nelle persone e nei beni più cari.
«La visita, lassù, alla nostra chiesa madre e la casuale scoperta del ‘Missale Romanum’ è stata per loro un’occasione ottimale per manifestarli, superando così le difficoltà connesse all’avvicinare al conversare in lingue diverse con un popolo martoriato».
Diversamente, scrive ancora Frank Mario, «c’è voluta l’avidità di alcuni maledetti cittadini italiani per profanare l’edificio sacro e rubare un messale testimone della storia e delle tradizioni di Castrocielo e di Colle San Magno, mentre i soldati tedeschi e successivamente quelli inglesi arrivati qui per combattersi e incerti sul loro futuro, non solo hanno rispettato la chiesa, ma hanno lasciato una traccia scritta sul Messale a ricordo del loro passaggio sull’Asprano».

1 B. Bertani, Notizie storiche su Castrocielo. Montecassino. 2000, p. 28.
2 F. Di Murro, L’“Asprano”. Un mondo straordinario per l’aspetto storico, religioso, sociale, paesaggistico, Amministrazioni comunali di Castrocielo e di Colle San Magno, 2008, pp. 45-48.
3 L. Cavallaro, Contrattacco al castello di rocca Janula, in www.dalvolturnoacassino.it
4 G. Vettese, Karl Schonauer il “Guerriero Solitario” di Montecassino, in «Studi Cassinati», a. IX,   n. 2 aprile-giugno 2009.
5 V. Mattei, La battaglia di Cassino in “presa diretta”, in www.dalvolturnoacassino.it

(106 Visualizzazioni)