Studi Cassinati, anno 2016, n. 2
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Franco Di Meo nacque a Vallerotonda nel 1946; trasferitosi a Cassino con la famiglia frequentò il Liceo classico «Giosué Carducci»; nel 1972 si laureò a Napoli in ingegneria civile; l’anno successivo sposò Linda Di Duca da cui ha avuto i due figli Luca e Guido. Ha svolto la sua attività imprenditoriale nell’edilizia tra il Cassinate e il sud Pontino. È venuto a mancare il primo giugno 2016.
La mia amicizia con Franco risale ad oltre mezzo secolo fa, dai tempi in cui egli frequentava l’università.
Ereditò la passione del padre Guido per le costruzioni edilizie; e infatti, una volta laureato in ingegneria, si dedicò a tale attività, insieme al padre, a tempo pieno. Il risultato della sua attività imprenditoriale sono gli innumerevoli palazzi edificati a Cassino e nel sud pontino dalle sue imprese, tutti caratterizzati da un’elevata qualità costruttiva, unanimemente riconosciuta, e per le innovazioni tecnologiche. L’attività di costruttore non gli è sempre stata facile, sia perché ha sempre rifiutato rapporti con politici, sia perché talvolta osteggiato da amministratori locali. Tuttavia egli ha tirato dritto, con ostinazione e determinazione ottenendo i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Il Gruppo Immobiliare Di Meo è attivo a Cassino fin dal 1950: ha partecipato, praticamente, alle fasi della ricostruzione di Cassino.
Tra i pochi lavori pubblici che ha seguito, all’inizio della sua attività di ingegnere, è da segnalare la realizzazione del 1° depuratore di Cassino, che, dopo alterne vicende, è ora in funzione.
Il suo interesse per il territorio si manifestò quando, nel 1988, riuscì a riunire i più importanti imprenditori del basso Lazio nell’associazione ASS.I.CA (Ass. Imprend. del Cassinate), che costituì il primo approccio alla creazione di una ASI del Cassinate; ospitò la sede nei suoi locali di via B. Croce a Cassino. Nell’ambito dell’Assica volle che si creasse anche un organo di informazione: ne diede l’incarico a me con ampia libertà di azione.
Fu così che nacque il bimestrale «Trasparenza», che diressi per oltre due anni: il periodico aveva il compito di raccogliere e pubblicare le delibere degli enti pubblici del Cassinate a beneficio degli stessi imprenditori ma anche del cittadino.
Ma mi piace ricordare l’amico Franco soprattutto per la sua particolare attenzione verso le attività culturali del territorio.
Fu nel 1989 che mi chiamò, ancora una volta, per mettere su un periodico di cultura e informazione che egli avrebbe finanziato e sostenuto in tutto. Così nacque la rivista mensile «Spazio Aperto» che ebbe immediato successo nel basso Lazio e che continuò ad uscire anche quando, un paio di anni dopo, lasciai la direzione al prof. Giovanni D’Orefice.
Franco Di Meo è stato nostro socio benemerito fin dal nascere del CDSC. I primi tempi, infatti, fummo ospitati nei suoi locali di via Riccardo da Sangermano; ha sostenuto il nostro periodico «Studi Cassinati» quando agli inizi le rimesse dei soci non coprivano le spese di stampa.
A lui dobbiamo la realizzazione del Muro del Martirologio di Cassino: da presidente della locale sezione dei Lions Club volle farsi carico del nostro progetto, che ora, grazie proprio ai Lions, è sotto gli occhi di tutti.
Un gesto che mi ha molto colpito e che ha rivelato il suo vero animo, fu la volontà di sponsorizzare il mio libro Le chiese di Cassino (edizione CDSC-Onlus 2007) per dedicarlo ai suoi genitori; sul frontespizio volle che si scrivesse: «Alla cara memoria di mia madre Erminia e a mio padre Guido. Alla loro profonda fede. Alla mia splendida famiglia». E, a proposito di fede, la bella cappella dell’Assunta nella chiesa madre di Cassino, fu un dono della sua famiglia.
La sua prematura scomparsa rattrista i soci del CDSC e tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato.
Mi unisco con affetto al dolore della moglie Linda e dei figli Luca e Guido.
Emilio Pistilli
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In ricordo di un Amico
Mi sarebbe stato più semplice e congeniale ricordare Franco l’ingegnere, il costruttore, l’imprenditore che non Franco l’Uomo, l’Amico. La Sua vita professionale, infatti, è costellata di idee, innovazioni, opere che hanno caratterizzato sin dagli anni ‘70-’80 una precisa connotazione di avanguardia costruttiva sia negli aspetti architettonici che in quelli impiantistici e strutturali dei fabbricati via via realizzati. Franco era un Ingegnere innovatore e come tale è stato sempre attento alla qualità della vita, intesa in senso aristotelico, capace di sviluppare quei criteri di “vivibilità” umana, sociale e ambientale spesso dimenticati nella costruzione caotica e non regolamentata delle nostre città.
Ma Franco Di Meo per me prima che un collega era un Amico; uno di quelli con i quali si condividono anni di vita indimenticabili ed affetti che tracimano dalle persone ed invadono gli animi. Avevamo il piacere di condividere insieme attimi comuni di crescita dei nostri figli; avevamo il piacere di divagarci in viaggi ludici e talvolta culturali; avevamo il piacere di sederci a tavola e passare lunghe ore a parlare tanto di banalità quanto di famiglia, lavoro, sport e politica.
Franco era un uomo di straordinaria ricchezza culturale, sociale, umana. A chi non l’ha conosciuto intimamente poteva dare l’impressione di una persona schiva e forse scontrosa, ma questa era la scorza sotto cui nascondeva la modestia e l’estrema sensibilità d’animo di chi ha coscienza del proprio valore. Era solare e il suo approccio mentale alle cose era fatto di gentilezza e umanità. La sua idea era, sempre, quella della rivoluzione del buon senso e di un comportamento gentile, ma scevro da compromessi.
Ed è stato proprio questo continuo percorrere il solco tracciato dalle sue ferme convinzioni e della legalità che spesso l’ha portato a confliggere col mondo politico o affaristico, ai quali non si è mai piegato, mostrando sempre dritti come un fuso la sua onestà ed il suo carattere.
Che dire poi del Franco padre affettuoso e fedele compagno di vita della Sua Linda. Mi raccontava spesso del suo modo di approcciare le questioni di vita con Luca e Guido – bambini, poi giovani, poi ancora ragazzi e uomini di caratteri diversi, ma non per questo amati diversamente dal padre – e talvolta del cruccio, dell’afflizione che provava a farsi vedere duro e determinato, quando invece avrebbe voluto essere affettuoso e accondiscendente.
Con Linda, invece, Franco era capace di mutare ex abrupto gli umori ed i comportamenti ben consapevole che l’amore, la comprensione, l’intelligenza della Sua Amata gli avrebbero ben presto perdonato questi sussulti caratteriali. Forse, sapendola forte di carattere, era anche un modo di condividere con lei quelle avversità che inevitabilmente ci accompagnano nella quotidianità della nostra vita.
Nella Sua esistenza, tanto breve quanto intensa, Franco Di Meo è stato per tutti noi un vero paladino di quei principi etici e comportamentali del Lionismo cui apparteneva e che ha contribuito a divulgare, capace di «Considerare l’amicizia come fine e non come mezzo, nella convinzione che la vera amicizia non esiste per i vantaggi che può offrire, ma per accettare nei benefici lo spirito che li anima».
Ciò nonostante la Vita non è stata benevola con Lui. Lo ha costretto anzitempo a dimenticare suo malgrado gli affetti più cari, a rinchiudersi in quella solitudine di cui aveva tanto paura, a non godere della gioia dei suoi adorati nipotini, a non vedere realizzati gli ultimi sogni del passaggio delle “consegne” ai suoi amati figli, a rinunciare ad un meritato riposo tra gli affetti più cari.
Ma soprattutto questa Vita gli ha riservato un lungo e doloroso graduale spegnimento solo confortato, e io credo sicuramente percepito nel suo inconscio, dalla presenza continua della Sua amata Linda, dei figli e delle persone a lui più care.
Gianni Vano
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