Studi Cassinati, anno 2015, n. 3
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di Costantino Jadecola
Il prossimo 28 dicembre saranno passati 72 anni da quando i tedeschi trucidarono a Collelungo, sulle Mainarde, 38 cittadini di Cardito di Vallerotonda e quattro soldati italiani di cui s’ignorano le generalità.
Come ogni anno, anche quest’anno (19 settembre), il tragico evento è stato ricordato nel luogo dove avvenne. Ed anche quest’anno, come ogni anno, alla cerimonia hanno presenziato i politici “di giornata” ben felici di quella passerella loro offerta per mettersi in mostra.
Capita, ed è capitato, che qualcuno di loro ignori addirittura il motivo di quell’evento. Del perché si trovi lì. Ma non è un problema: quattro fregnacce sono comunque in grado di spararle e tanto basta a far contento il popolo che, pur di essere gabbato, è disposto a tutto. Figuriamoci a battere le mani.
Ma Collelungo non è una passerella qualunque. Non è una sagra di “arte” culinaria né una mostra di peperoncini doc o marzoline dop.
Collelungo è Collelungo. Collelungo è un luogo sacro. Collelungo, per la tragedia che lì si consumò, è un luogo che esige rispetto.
Soprattutto da parte di chi nulla ha fatto per ricordare la gravità di quella tragedia né per testimoniarne il ricordo, né per onorarla nei modi d’uso.
E non si parla di medaglie d’oro, cosa che Vallerotonda non si è meritato né dai governi di centro destra né da quelli di centro sinistra.
Si parla di molto meno: diciamo l’intitolazione di una piazza, di una strada, di un largario, di un vicolo.
Nella nostra provincia, da dove provengono politici ed anche sindaci che in questi anni hanno fatto passerella a Colellelungo, quanto meno ognuno si sarebbe potuto dare da fare quanto meno per una iniziativa del genere tra le mura di casa.
E, invece, non c’è stato nemmeno il buon gusto di fare almeno questo se è vero, come penso sia vero, che nella nostra provincia l’unico Comune a ricordare i «Martiri di Vallerotonda», intitolando loro una della sue piazze più importanti, è stato, sin dalla celebrazione del ventennale della resistenza, dunque dal 25 aprile 1965, quello di Frosinone.
Per cui, dire che quella di Collelungo sia stata «una strage che ha segnato la provincia», come un paio di giorni dopo ha titolato un quotidiano locale, è ulteriore offesa alla memoria dei Martiri.
Allora, sindaco Verallo, ricordiamo la tragedia di Collelungo ma, se possibile, evitiamo per il futuro di sollecitare la presenza di individui a gran parte dei quali di Collelungo, a parte un proprio personale tornaconto esibizionistico, interessa meno che niente.
Anche i Martiri ne saranno contenti. E, con loro, ne sono certo, Giovanni Rongione.
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