Pregevole affresco a San Pietro Infine: «Il Battesimo di Gesù» di Giovanni Bizzoni

 

Studi Cassinati, anno 2015, n. 1
> Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf
> Scarica l’articolo in pdf
.

di Maurizio Zambardi

08L’aula battesimale, posta alla sinistra dell’ingresso della chiesa di San Nicola Vescovo a San Pietro Infine, ha da qualche tempo perso il ruolo cui era destinata ed ora, schermata da una tenda rossa, funge da deposito di mobiletti vari e statue di Santi. Non tutti sanno, però, che sulla parete sud c’è un grande affresco di particolare pregio e bellezza. L’affresco è «Il Battesimo di Gesù», delle dimensioni di 1,95×2,70 metri, realizzato tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’601, da Giovanni Bizzoni, artista di origini bergamasche che nel dopoguerra operò in molti paesi del cassinate (Fig. 1).
L’affresco occupa tutta la parete di fondo dell’ambiente. Si stacca direttamente dalle due pareti trasversali, mentre è delimitato in alto e in basso da due cornici dipinte, alte 15 cm circa. La porzione di area compresa tra il pavimento e l’affresco, alta 1,45 metri, ora ricoperta da una zoccolatura formata da lastre di marmo, recava in origine una corta tenda rossa dipinta, impreziosita da una suggestiva teoria di piegature. La superficie superiore, quella cioè compresa tra l’affresco e il soffitto, invece, conserva tuttora un bugnato rettangolare dipinto, raffigurante quattro filari di marmo con giunti verticali sfalsati.
L’affresco vero e proprio raffigura Gesù immerso, fin poco al di sopra delle caviglie, nelle acque del Giordano, mentre San Giovanni Battista, eretto sulle sponde del fiume, lo battezza versandogli l’acqua sulla testa da una piccola ciotola. Con la posizione elevata ed esterna dal fiume di San Giovanni l’artista sembra voglia sottolineare la purezza delle “acque sacre” del Giordano.
Un rivolo di acqua scorre lungo un terreno sagomato a tre gradoni, tra la figura di San Giovanni Battista e un lungo e sottile bastone che si prolunga a formare una croce (Fig. 2).
San Giovanni Battista è ricoperto con una pelle di animale, probabilmente di capra, a voler significare la vita da eremita che il Santo aveva condotto sulle sponde del Giordano annunciando la venuta del Messia.
È stato scritto che Bizzoni si sia ispirato o abbia tratto molto dall’arte di Giorgio De Chirico o anche di Mario Sironi, ma la sua pittura contiene in sé un realismo che lo riconduce direttamente all’arte rinascimentale2. Come si può, inoltre, non cogliere nei suoi affreschi un diretto collegamento con l’arte classica? Se si analizza con attenzione la figura di Gesù, nell’affresco di San Pietro, vi si trovano degli evidenti riferimenti alle sculture classiche greche quali il Doriforo e il Diadumeno del grande Policleto. La posizione stante di Cristo provoca uno spostamento del peso del corpo che ci rimanda alla mente la “tetragonia” della figura e cioè a quella relazione che lega le quattro parti del corpo in un rapporto di simmetria inverso. Alla gamba sinistra tesa, che regge il peso del corpo, corrispondono la spalla destra e il braccio flesso, che regge la tunica. Mentre alla spalla sinistra e al braccio piegato sul corpo, seguendo la flessione dell’anca, corrisponde la gamba destra lievemente flessa. Questa simmetria inversa, chiamata, nell’arte classica, “chiasma”, provoca un effetto di morbido movimento che coinvolge l’intera figura e che testimonia un’armonica corrispondenza fra le parti del corpo.
Inoltre la figura di Gesù si sviluppa lungo una linea a forma di “S”. Alla curva posta in corrispondenza dell’anca si contrappone quella del collo, che fa chinare la testa verso il basso. Il risultato finale è duplice: alla sinuosità del corpo, di alto valore estetico, si ottiene un simbolico effetto di pudore reverenziale di Cristo che riceve lo Spirito Santo. Il tutto è sottolineato dalla Luce Divina irradiata dall’alto attraverso la colomba: «E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba»3.
Sullo sfondo, nell’immensità di un cielo sereno, si stagliano una palma e due pini dai tronchi sottilissimi, voluti così per non appesantire lo sfondo e dare maggior risalto al Battesimo.
Una similitudine dell’affresco «Il Battesimo di Gesù» di San Pietro Infine la si può cogliere con l’omonima opera sita nella chiesa del SS. Salvatore a Pignataro Interamna, da cui sembra l’artista abbia estrapolato il particolare4.
Di Bizzoni dovevano essere probabilmente anche i due affreschi minori, realizzati a mo’ di illusione ottica, oggi non più esistenti, raffiguranti due sequenze di 13 canne d’organo, con retrostanti vetrate, che si trovavano sulla parete sud del coro, quest’ultimo situato al di sopra dell’androne. Delle tredici canne d’organo affrescate quella posta al centro era la più grande, mentre le altre diminuivano progressivamente di spessore e di altezza man mano che ci si spostava verso i lati (Fig. 3). Oggi il nuovo fonte battesimale in marmo è posto nei pressi dell’altare, ed è giusto che sia così, ma crediamo che l’opera d’arte di Bizzoni (unico affresco della chiesa) debba essere valorizzata lasciando libero l’ambiente che la contiene, così da poter fruire per intero dell’opera, illuminandola, inoltre, con appositi faretti che ne esaltino la bellezza e la vivacità dei colori.
Ma vediamo chi era Giovanni Bizzoni, attingendo le notizie da alcuni saggi realizzati da studiosi locali5. L’artista meriterebbe, comunque, una ricerca molto più approfondita, magari con una specifica tesi di laurea, approfittando, prima che sia troppo tardi, anche delle ultime testimonianze dirette di coloro che lo conobbero.
Giovanni Bizzoni nacque il 30 agosto del 1928 a Bonate Sopra, in provincia di Bergamo. Il padre era un capotreno delle Ferrovie dello Stato. Già da piccolo mostrò una particolare predilezione per l’arte, in particolare per la pittura, tanto che la sua famiglia e i suoi insegnanti lo invogliarono a continuare gli studi e lo incoraggiarono ad entrare nell’Accademia “Carrara” di Bergamo. Qui ebbe modo di formarsi professionalmente sotto l’attenta guida di Achille Funi, docente presso l’Accademia di Brera e pittore di chiara fama internazionale, esponente del Futurismo.
Nel 1950 ebbe la sua prima esperienza concreta da artista. Insieme ad altri allievi dell’Accademia, e sotto la guida di Achille Funi, affrescarono la grandiosa Aula Consiliare del Comune di Bergamo, sita nell’ex Palazzo Frizzoni. Poi, nel 1956, realizzò un grandioso ciclo di affreschi rappresentanti episodi biblici, nella Chiesa di Branzi, in provincia di Bergamo.
Nel 1955, divenuto esperto nell’arte dell’affresco, decise di mettere a frutto quanto imparato e si trasferì a Cassino, che, in quel periodo era in piena fase di ricostruzione postbellica, come anche tanti altri paesi limitrofi distrutti nel corso degli eventi della seconda guerra mondiale. Qui ebbe modo di conoscere l’architetto Giuseppe Poggi, uno dei maggiori protagonisti della ricostruzione del cassinate, che, dopo aver constatato quanto Bizzoni fosse dotato in campo artistico e competente in quello degli affreschi, lo introdusse nell’ambiente lavorativo della rinascente città. Purtroppo in quel periodo i fondi stanziati erano limitati alle sole opere murarie, ma grazie alla buona volontà di uomini di cultura e grazie alla buona predisposizione dell’abate Rea e di Don Luigi De Sario, monaco impegnato in prima persona nella fase di ricostruzione degli edifici religiosi, si riuscì anche a far effettuare e quindi arricchire molte chiese con delle opere d’arte. Tra l’altro queste opere, ad eccezione di pochi casi, sono a tutt’oggi le uniche realizzate nel dopoguerra nel cassinate.
Molti furono i paesi, oltre a San Pietro Infine, che ebbero la fortuna di avere gli affreschi di Giovanni Bizzoni, e precisamente Cassino (chiesa di Sant’Antonio e chiesa di San Pietro), Sant’Elia Fiumerapido (chiesa di San Sebastiano), Pignataro Interamna (chiesa della Madonna dei Sette Dolori), Sant’Andrea del Garigliano (chiesa parrocchiale), Sant’Ambrogio sul Garigliano, Casalcassinese, Viticuso, Villa Santa Lucia, Colfelice, Casalucense. Negli anni che vanno dal 1978 al 1985 lo troviamo impegnato anche in importanti centri quali Anagni, Roma, Benevento.
Giovanni Bizzoni morì a Cassino (dove viveva con la propria famiglia e dove insegnava anche materie artistiche presso le scuole medie) l’otto febbraio del 1992, a soli 64 anni, a causa di una trombosi6. Con la sua scomparsa si ebbe una perdita notevole nel campo dell’arte, non solo nel Lazio Meridionale ma anche in tutto il mondo artistico.

 

Le foto e il grafico della chiesa sono dell’autore.

 

1 A quell’epoca era parroco Don Giustino Masia (nato a San Pietro Infine il 7-6-1908 e ivi morto il 29-12-1965).
2 Continui riferimenti si colgono nelle varie opere di artisti quali Andrea del Verrocchio, Piero Della Francesca, Botticelli, Mantegna, Donatello, Giovanni Bellini, ecc.
3 Dal Vangelo secondo Marco, 1, 7-11.
4 Cfr. A. Gizzarelli (a cura) Gli affreschi di Giovanni Bizzoni in Pignataro Interamna, in «Studi Cassinati», anno VI, n. 1 gennaio-marzo 2006.
5 Cfr. G. Petrucci, Giovanni Bizzoni. Ricordo di un grande artista nel basso Lazio, in «Studi Cassinati», anno V, n. 3, luglio-settembre 2005, pp. 151-156, con relativa bibliografia; A. Gizzarelli (a cura) Gli affreschi di Giovanni Bizzoni … cit., pp. 49-57.
6 Riferito dal preside Giovanni Petrucci.

(173 Visualizzazioni)