EDITORIALE

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Studi Cassinati, anno 2014, n. 3
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E la Diocesi di Montecassino non è più …«Venerunt flumina et flaverunt venti»

Sabato 23 ottobre 2014 l’annuncio ufficiale. Le indiscrezioni che circolavano ormai da qualche tempo hanno trovato conferma. Si tratta di una modifica epocale che è stata recepita in sott’ordine e, forse, non in tutta la sua complessità storica a Cassino e in tutti i Comuni che componevano la Diocesi di Montecassino.
Quando nel 529 San Benedetto si portò in queste nostre zone per edificare il monastero, esse facevano parte, con tutta probabilità, della Diocesi di Aquino essendo quella di Casinum cessata in seguito alla semidistruzione della città a opera dei Goti di Teodorico. Quindi l’ascesa dell’importanza geopolitica e religiosa di Montecassino e la crisi economico-sociale che investì anche Aquino portarono il monastero ad amministrare anche spiritualmente le aree circostanti, accresciutesi notevolmente nel corso dei secoli pure con zone prive di continuità territoriale con la stessa badia.
Nel corso degli anni non mancarono tentativi per sottrarre a Montecassino la sua Diocesi, tutti sempre rintuzzati ed evitati, anzi, anche se per un brevissimo periodo, l’abbazia fu elevata al rango di sede episcopale (papa Giovanni XXII nel 1322 le dette dignità vescovile ma poi Urbano V nel 1367 ripristinò lo status abbaziale).
Gli ultimi tentativi di soppressione, in ordine di tempo, si sono avuti nel secondo dopoguerra nel quadro di una riorganizzazione generale della geografia ecclesiastica italiana sollecitata da papa Paolo VI che vedeva nel numero eccessivo delle Diocesi italiane uno dei «grandi problemi» che la Chiesa era chiamata ad affrontare. Il piano di riordino delle Diocesi predisposto nel 1967 prevedeva una loro drastica riduzione, da 325 a 199, compresa la soppressione di quella di Montecassino con accorpamento alla Diocesi di Sora, Aquino e Pontecorvo. Contro tale progetto si prodigò energicamente l’abate Ildefonso Rea presentando una serie di ricorsi a una apposita Commissione operante in seno alla Cei (Commissione episcopale italiana). In essi richiamò una serie di motivi tesi a dimostrare una «sorta di translatio tituli» dall’originaria, antica e precedente Diocesi di Casinum a Montecassino e dunque fin dalla sua fondazione la badia benedettina ha esercitato anche funzioni pastorali. Inoltre volle ricordare il contributo offerto dal cenobio cassinese, nel corso della seconda guerra mondiale, alla salvezza di Roma «facendo, un’altra volta S. Benedetto quasi da scudo a S. Pietro». Alla fine quel piano di riordino non trovò pratica attuazione. Un decennio dopo, nel 1977, la Diocesi di Montecassino perse 26 parrocchie ubicate in regioni limitrofe, ne acquisì tre oltre al territorio dell’ex propositura di Atina. Quindi un  altro ampio e imponente piano di riordino della geografia ecclesiastica, operato nel 1984, ridusse il numero delle Diocesi da 325 a 228 ma non toccò Montecassino, che permase come abbazia territoriale (mentre invece nel Lazio meridionale unificò le Diocesi di Anagni e Alatri e quella di Ferentino a Veroli-Frosinone).
Montecassino ha conosciuto varie situazioni di forte difficoltà, ad esempio dopo le prime tre distruzioni o in età napoleonica o con l’Unità d’Italia. Solo dopo la quarta e ultima distruzione, quella del 15 febbraio 1944, la situazione sembrò palesarsi diversamente poiché Montecassino e la sottostante città di Cassino, unite inscindibilmente ancora una volta, divennero simbolo della ricostruzione dell’Italia dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale. L’abbazia di Montecassino, anche grazie alla tenacia e all’ostinazione dell’abate Ildefonso Rea, non a caso ricordato come hujus loci restitutor, fu ricostruita secondo un programma efficacemente sintetizzato nella formula «dov’era, com’era», nonostante le non poche difficoltà incontrate per la sua accettazione negli ambienti politici e vaticani e nella comunità scientifica e culturale (problematicità rilevabili nel recentissimo volume La ricostruzione dell’abbazia di Montecassino, ragguardevole e preziosa pubblicazione di Tommaso Breccia Fratadocchi, figlio dell’ingegnere-architetto Giuseppe che diresse l’opera di riedificazione della millenaria badia). La ricostruzione fu avviata sul piano pratico nel 1949 e il 24 ottobre 1964 papa Paolo VI consacrò la riedificata basilica (simbolicamente ricordata nello splendido affresco di Pietro Annigoni) assieme alla proclamazione di San Benedetto a patrono d’Europa.
Ora, dal 23 ottobre 2014, la Diocesi di Montecassino non è più.
La tempistica è sorprendente. In regime di vacatio abbaziale (dal 12 giugno 2013 l’abbazia e la Diocesi erano rette da dom Augusto Ricci in qualità di amministratore apostolico), proprio nell’anno in cui si celebra il settantesimo della distruzione, proprio il giorno prima in cui si celebra il cinquantesimo anniversario della riconsacrazione pontificia della basilica simbolo del termine dei lavori di ricostruzione, la badia cassinese non svolge più funzioni spirituale su un suo territorio diocesano di riferimento così come ha fatto per millecinquecento anni, via via come abbazia nullius o come abbazia territoriale soggetta direttamente alla Santa Sede.
Tecnicamente la Diocesi di Montecassino non è scomparsa ma continua a esistere con giurisdizione limitata alla sola badia benedettina e alle immediate pertinenze. Invece le 53 parrocchie ubicate in 19 Comuni (17 della provincia di Frosinone e due di quella di Caserta), ultime vestigia della storica Terra Sancti Benedicti, sono entrate a far parte della Diocesi di Cassino, contemporaneamente inglobata in quella di Sora che ha assunto il nuovo nome di Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.
Nella stessa data del 23 ottobre 2014 è stato dato l’annuncio della nomina del nuovo abate di Montecassino, dom Donato Ogliari, 192° successore di San Benedetto, che si appresta a reggere le sorti della millenaria badia in una situazione totalmente nuova.
Auguriamo al nuovo abate che l’abbazia di Montecassino sappia trovare la forza per uscire rinvigorita da questa nuova fase così come è riuscita sempre a superare fortificata e irrobustita tutti i momenti di grave crisi in cui si è venuta a trovare nel corso dei secoli, così come posto in rilievo dal grande storico cassinese d. Luigi Tosti. «Succisa virescit».

                        Gaetano de Angelis-Curtis

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