Studi Cassinati, anno 2014, n. 3
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di Emilio Pistilli
Due leoni di pietra da sempre sono stati il simbolo del dominio cassinese: si trovavano agli ingressi dei monasteri, dei palazzi abbaziali e ai confini delle proprietà, specialmente in prossimità di castelli o importanti centri abitati.
Ce ne dà notizia, per la prima volta, nel sec. IX, l’Anonimo Cassinese, autore di una “Cronaca dì S. Benedetto’’.
Prima dell’ultima guerra si vedevano ancora ai lati dell’ingresso principale del monastero di Montecassino e del palazzo abbaziale di Cassino, dove sono stati ricollocati il 28 dicembre 1987 dopo un problematico restauro.
Altri erano a S. Giorgio a Liri, davanti al palazzo del principe Morra, già di proprietà di Montecassino1, a Piumarola, a Piedimonte S. Germano, ad Atina, ad Ausonia. In quest’ultimo luogo, secondo la cronaca di Leone Ostiense2, erano stati fatti collocare dall’abate Gisolfo (ab. 796 – 817) all’ingresso del paese in località detta “Duos Leones”, ma furono gettati in un pozzo dai bellicosi abitanti di Fratte (antico nome di Ausonia) ai tempi dell’abate Desiderio (ab. 1058 – 1087)3; risulta però che due leoni, fino a tempi abbastanza recenti, erano ancora all’entrata di Ausonia4; dopo anni di abbandono in un deposito comunale sono stati ricollocati nella parte alta del castello all’interno delle mura longobarde restaurate all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso.
I leoni da sempre e in tutti i luoghi sono stati simbolo di forza, di vigilanza e di vendetta contro le profanazioni e le colpe: gli Egiziani li ponevano agli ingressi dei loro templi, né mancavano ad ornamento del tempio di Gerusalemme5; in Cina tutti i luoghi dell’antico potere imperiale sono custoditi da una coppia di possenti leoni bronzei; non vanno infine dimenticati quelli celebri della “porta dei leoni” di Micene. Nel Medioevo l’uso di porre come termini delle proprietà effigi di pietra, quali leoni o teste di vitello, aquile o lo stesso stemma gentilizio, competeva solo ai signori che avevano la giurisdizione civile; a coloro che invece erano titolari della sola giurisdizione criminale era consentito apporre soltanto le proprie insegne alle pareti della casa in cui si amministrava la giustizia.
In via del tutto eccezionale l’abate di Montecassino, in quanto titolare di entrambe le giurisdizioni, poteva erigere liberamente le sue insegne (quindi anche i leoni lapidei) ai confini, ai muri e alle porte. I leoni, comunque, non furono prerogativa solo dei Benedettini cassinesi, dal momento che compaiono ancora su edifici e nei possedimenti di altri antichi monasteri. Attualmente sono visibili due piccoli leoni di pietra sull’architrave del pozzo nel cortile centrale del Bramante a Montecassino; ancora a Montecassino due leoni in bassorilievo sono a guardia del sepolcro di S. Benedetto nella cripta della basilica. Interessanti sono anche i quattro leoni che sostengono il pulpito cosmatesco del sec. XIII a S. Vittore del Lazio, ma questi rispondono ad una tipologia architettonica largamente in uso in Italia per diversi secoli. L’iconografia dei leoni non ha caratteri precisi: si puó avere una coppia di maschi, ma anche un leone ed una leonessa; mai due leonesse; a volte si guardano reciprocamente, ma altre volte guardano avanti o all’esterno; infine possono essere in piedi o sdraiati; quando si ha la coppia del maschio e della femmina, spesso quest’ultima è alla destra del primo. I due, collocati dinanzi al palazzo abbaziale di Cassino, sono gli stessi dell’anteguerra, andati in frantumi sotto i bombardamenti del ‘44 e restaurati alla meglio nel 1987, si tratta di due maschi (e non di un maschio ed una femmina, come qualcuno ha ritenuto) riposanti sulle zampe anteriori; quello sul lato destro dell’ingresso guarda in avanti, l’altro è volto verso l’interno, simbologia inconsueta. Sul lato di un piedistallo è incisa la data “850 c.a.”, ma tale determinazione non ha alcun conforto storico. Furono ricollocati in sito il 28 dicembre 1987 con una semplice cerimonia alla presenza di pochi cittadini ed alcune autorità comunali.
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1 L. Fabiani, La Terra di S. Benedetto, I, 1968, p. 29.
2 Chronica Monasterii Casinensis, ed. H. Hoffmann, M.G.H., Scriptores, XXXIV, Hannoverae, 1980, III, 12.
3 Chron. Cas., III, 11.
4 La collocazione effettiva dei due leoni doveva essere a nord dell’abitato di Ausonia, probabilmente nel fondovalle della statale 630, più verso Castelnuovo Parano, che era l’ultimo castello della Terra di S. Benedetto, confinante con quello di Ausonia, che ne era al di fuori (cfr. E. Pistilli, I confini della Terra di San Benedetto. Dalla donazione di Gisulfo al sec. XI – Studio storico – topografico, CDSC onlus, Cassino 2006, p. 57).
5 Cfr. T. Leccisotti, Montecassino, X ediz. 1983, p. 56. n. 3.
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