Ruggero II e Montecassino (1136-1138)

Agli inizi di gennaio del 1137, mentre fervono i preparativi delle armi, Guarino, cancelliere di re Ruggero lasciato a custodia della Terra di Lavoro, convoca presso di sé, a Capua, l’abate di Montecassino Senioretto (12 luglio 1127 – 4 febbraio 1137). Al rifiuto dell’abate si porta a Montecassino e lo informa dell’ordine del re di mettere l’abbazia a disposizione delle truppe regie e trasferirsi altrove con i monaci, a eccezione di sette di loro autorizzati a rimanere, portando via da Montecassino quanto vi era di più prezioso per metterlo al sicuro da un attacco di Lotario. L’abate si oppone al trasferimento, pur ribadendo fedeltà a Ruggero. Aggiunge che i monaci avrebbero difeso con tutte le loro forze Montecassino5 e per contrastare l’imperatore si sarebbero serviti dei migliori uomini fra quelli di S. Germano e delle altre terre della badia6. Ma Guarino minaccia di porre sotto assedio Montecassino. Allora i monaci sollecitano Landolfo, conte di Aquino, del partito imperiale, a soccorrerli e, di notte, introducono le sue truppe nel monastero7.
Guarino, appresa la notizia, si porta a Mignano e sollecita i baroni vicini ad assalire Montecassino. Taluni, mossisi con uomini armati, prendono molte terre di Montecassino e lo stesso monastero viene assalito. Allora l’abate Senioretto invia due monaci di Montecassino, Bertulfo Tedesco e Adinolfo di Marsico, a chiedere aiuto all’imperatore.
Poi il 21 gennaio 1137 muore Guarino, cui succede l’inglese Roberto di Selby, e nel febbraio successivo l’abate Senioretto.
Le truppe di Landolfo, mercé le trattative di Riccardo, vescovo di Gaeta, escono dall’abbazia. Mentre i monaci si apprestano a eleggere il nuovo abate, sopraggiunge a Montecassino il governatore di Capua, Conzolino, per impedire l’elezione in attesa delle decisioni del re, oppure, se si fosse proceduto con l’elezione, il nuovo abate avrebbe doveva prestare giuramento di fedeltà a Ruggero II e al tempo stesso consegnargli una rocca. Al rifiuto dei monaci, Conzolino occupa le terre della badia. Durante i combattimenti si ribellano Sant’Angelo in Theodice, Cocuruzzo, Mortola, S. Vittore e S. Pietro Infine che vengono incendiati. I monaci cassinesi si dividono in due partiti, uno dei quali elegge come abate Rainaldo Toscano (10 febbraio – 18 settembre 1137), che, essendo stato sottodiacono di Anacleto, riceve dall’antipapa la conferma della badia8. L’altro partito rinnova le sue premure presso l’imperatore Lotario che da Ravenna, dove si trova, invia Enrico, duca di Baviera, con 3.000 soldati per unirsi a Innocenzo II, liberare Roma dall’antipapa e restituire Roberto nel suo principato9. Le truppe imperiali devastano tutta la campagna romana, occupano Albano e Anagni, e il 7 maggio 1137 arrivano a S. Germano. Montecassino si arrende e la sua presa apre le porte della Campania. Si dirigono a Capua che, dopo essere stata presa, viene restituita a Roberto10. Benevento11 si arrende il 21 maggio 1137. Crescenzio, cardinale di Anacleto, viene cacciato e sostituito dal cardinale Gerardo12. Quindi l’esercito imperiale si avvia verso la Puglia per ricongiungersi a Lotario.
L’imperatore, infatti, partito da Ravenna, sceso lungo l’Adriatico e conquistata la città di Termoli, giunge in Puglia dove occupa Rignano e Siponto e le altre città fino a Bari che si arrende il 30 maggio dopo quaranta giorni di assedio13 mentre Melfi cade il 29 giugno. Agli inizi di luglio Lotario, portatosi a Lagopesole assieme a papa Innocenzo, convoca l’abate Rainaldo. Quest’ultimo, accompagnato da Pietro Diacono, bibliotecario dell’abbazia, lascia Montecassino, giunge in Basilicata attraversando regioni controllate da truppe fedeli a Ruggero, riuscendo a non farsi catturare dai condottieri Gilberto di Balzano e Roberto la Marra, e arriva a Melfi dove Lotario esige che si sottometta a papa Innocenzo II14.
Il 30 agosto Lotario e il papa passano per Avellino e arrivano a Benevento. Qui, nella chiesa Arcivescovile, il 5 settembre 1137 Rainulfo viene investito duca di Puglia dal pontefice alla presenza del patriarca di Aquileia e di molti vescovi, arcivescovi e abati15. L’imperatore, dietro richiesta di Innocenzo, concede ai beneventani l’immunità da ogni tributo che pagavano al tempo dei normanni.
Quando l’abate Rainaldo fa ritorno a Montecassino vi introduce un presidio regio, trova modo di accordarsi col duca di Baviera per denaro e promette fedeltà all’imperatore rimanendo così in possesso della badia. Tuttavia Lotario, partito il 9 settembre da Benevento per Capua, viene a conoscenza che Rainaldo avrebbe ricevuto uomini di Ruggero II per cui lo invita immediatamente a fornire spiegazioni. Rainaldo si da ammalato. Poiché Innocenzo, già a S. Germano assieme a Bernardo di Chiaravalle16, non ha mai accettato l’elezione dell’abate Rainaldo, invia a Montecassino i cardinali Americo e Gerardo e lo stesso Bernardo per convincere i monaci a cacciare Rainaldo. Lotario, però, vieta ai legati pontifici l’accesso alla badia e quando giunge a S. Germano sale in abbazia per destituire Rainaldo. Il 18 settembre 1137 l’abate si reca in processione con l’imperatore e la corte fino alla tomba di S. Benedetto su cui depone la sua croce e l’anello. Immediatamente dopo viene eletto abate Guibaldo (19 settembre – 2 novembre 1137)17. Sono presenti in monastero Lotario con l’imperatrice Rachisia e S. Bernardo, mentre Innocenzo II si tratteneva a S. Germano.
Quindi l’imperatore e il papa si allontanano dalla città per raggiungere Roma. Il 5 ottobre Lotario soggiorna nell’abbazia di Farfa. Il 10 ottobre 1137, prima di proseguire il viaggio verso la Germania, rilascia all’abate Guibaldo un diploma di conferma della Terra di S. Benedetto che riporta i confini della donazione di Gisulfo ed elenca tutti i castelli, terre e chiese18.
Nel corso di tali vicende Ruggero si era ritirato in Sicilia. Venuto a conoscenza della partenza di Lotario, sperando di recuperare quanto aveva perso, raduna un grosso esercito. Arriva a Salerno e di lì passa a Nocera che pone sotto il suo dominio come pure tutte le terre circostanti di cui era signore il duca Rainulfo. Sergio, duca di Napoli, si sottomette. Poi tocca alla Terra di Lavoro. Pozzuoli, Alife e Telese vengono devastate. Quindi passa a Capua che prende con la forza per vendetta contro il principe Roberto che era stato il principale fautore della calata di Lotario in Italia.
L’abate Guibaldo scrive a Lotario, da cui non riceve risposta a causa della morte dell’imperatore sulle Alpi il 4 dicembre 1137 mentre è in viaggio verso la Germania, nella quale gli rappresenta i pericoli in cui si trovano le terre badiali percorse da Saraceni, Longobardi e Normanni che distruggono, rapinano, che non hanno pietà per sacerdoti, anziani, bambini19.
Rainaldo, dopo essere stato cacciato dal monastero, riunisce alcuni baroni fedeli a Ruggero e, partendo da S. Germano, tenta diversi assalti contro l’abbazia che vengono respinti da Landolfo di S. Giovanni, giunto in soccorso di Guibaldo. Quest’ultimo invia al re degli ambasciatori. Tuttavia Ruggero non solo respinge la richiestra di pace di Guibaldo, ma gli fa sapere che non lo riconosce come abate di Montecassino in quanto nominato da Lotario e che lo avrebbe impiccato se fosse caduto nelle sue mani.
Quindi Ruggero II continua l’opera di riconquista dell’Italia meridionale. Occupa Benevento, Montesarchio e le terre del conte Riccardo, prende Avellino e i luoghi limitrofi, prosegue verso la Capitanata dove incendia Montecorvino. Quindi si appresta a combattere il duca Rainulfo che ha a disposizione un esercito di 1500 cavalieri. I due eserciti si scontrano presso Siponto. Le truppe siciliane, sebbene fossero di gran lunga superiori come numero di soldati rispetto al nemico, vengono sconfitte il 30 ottobre 1137. Muore Sergio, duca di Napoli, con 3000 soldati e molti baroni tra i quali Gerardo di Lansulino, Sarolo di Tufo e quello di Montefusco. Il primogenito del re si rifugia a Siponto mentre Ruggero II, fuggendo di notte, giunge al castello di Padula e poi prosegue per Salerno20.
Dopo la sconfitta, Bernardo di Chiaravalle tratta con il re per indurlo alla pace con il pontefice e per far riconoscere Innocenzo II come papa ponendo così fine allo scisma che durava da otto anni. Ruggero per poter decidere chiede che gli siano inviati tre cardinali del partito di Innocenzo II e tre del partito di Anacleto, in modo da udire entrambe le tesi. Il papa invia a Salerno il cardinale Aimerico, cancelliere della chiesa, Gerardo, cardinale di Santa Croce in Gerusalemme e Guido di Città di Castello, titolare di S. Marco; Anacleto II invia Matteo, cancelliere, e i cardinali Pietro da Pisa e Gregorio. Ruggero, in sede separata, interroga e ascolta i convenuti per quattro giorni. Il re, tuttavia, esterna le sue perplessità e propone che si tenga una riunione in Sicilia nel periodo delle festività natalizie con un solo cardinale di ciascun partito21.
Intanto a Montecassino l’abate Guibaldo, intimorito dalle minacce di Ruggero, preferisce partire per la Germania il 2 novembre 1137 abbandonando la badia dopo un mese e undici giorni di governo. Viene eletto abate Rainaldo II di Collemezzo (13 novembre 1137 – 28 ottobre 1166) con cui Ruggero, dopo molte ostilità e minacce, stabilisce una tregua.
Quindi il 25 gennaio 1138 muore Anacleto e i cardinali sostenitori, a metà marzo, eleggono Gregorio Conti con il nome di Vittore IV. Quest’ultimo il 29 maggio 1138 giorno della Pentecoste, forse su invito di Bernardo di Chiaravalle, si sottomette al papa Innocenzo II ponendo fine allo scisma22.
Ruggero II mira ad essere riconosciuto come re da papa Innocenzo che però continua a essergli contrario. L’8 luglio 1138 lo scomunica e quindi, allestito un forte esercito, invade il regno.


1 Nel 1130 alla morte di papa Onorio II, nella guerra tra le due famiglie romane dei Pierleoni e dei Frangipane, i cardinali del partito dei Frangipane riuniti in conclave, guidati dal cardinale Aimerico, eleggono Gregorio Papareschi, cardinale di Sant’Angelo in Pescheis col nome di Innocenzo II. Gli altri cardinali riuniti nella chiesa di San Marco considerano l’elezione irregolare ed eleggono Pietro Pierleoni, cardinale di San Callisto, che assume il nome di Anacleto II. Tutti gli Stati d’Europa riconoscono papa Innocenzo II. Anacleto II finisce per trovare alleanza solo con re Ruggero II.
2 Fu incoronato re di Sicilia, Puglia e Calabria il 25 dicembre 1130, una domenica, nella chiesa maggiore di Palermo dal cardinale Pietro Ottavio di Vico dei Conti di Tuscolo, inviato dall’antipapa Anacleto II, assistito dai vescovi di Benevento, Salerno e Capua. Gli pose in testa la corona reale Roberto principe di Capua (Cronaca Cavense all’an. 1130; Falcone Beneventano, Chronicon ad anno 1130). Da Epitoma di Joanne Bariola: «Lo Preditto Rogero Conte di Sicilia nepote di Roberto Guiscardo di Rogiero primo Conte di Sicilia successo nel Dominio Regnao anni 23. le fece primo coronare Re di Sicilia da li Populi, poi investito di Regia Corona del ditto Regno di Neapoli da Papa Anacleto in lo Anno MCXXX. fo il detto Progenio di nobile ingenio, discreto benigno, justo, e gracioso (all’hora Neapoli fo Unita con titulo di Regno) morì in Palermo in la sua etade di Anni LVIII, & sepulto in la Majore Ecclesia di Palermo».
3 Lotario III aveva promesso che sarebbe sceso in Italia dietro richiesta di Rainulfo d’Alife e di Roberto, principe di Capua, che inizialmente era alleato di Ruggero ma poi si era ribellato.
4 M. Paris, Historia major ad an. 1135; C. Pecchia, Storia Civile e politica del Regno di Napoli, Napoli, 1791 p. 175 e s. Nel 1130 Ruggero aveva concesso ai monaci di Montecassino un «diploma di universale confermazione del loro patrimonio», ribadito poi nel 1132. Scriveva d. Luigi Tosti che a quei  tempi i cassinesi avrebbero voluto «comparire piuttosto amici di Ruggiero che del pontefice», ma quando il re di Sicilia «si congiunse» con l’antipapa Anacleto l’«affare si tramutò in natura al tutto spirituale, e dovettero scegliere o l’amicizia di Ruggiero, facendosi scismatici, o l’amicizia della Chiesa, rendendosi segno all’ira del principe» (L. Tosti, Storia della Badia di Montecassino, vol. II, Pasqualucci Editore, Roma 1889, pp. 60-61).
5 L. Ostiense, Chronicon, l. 4, cap. 98: «Parati sumus, inquit, hoc cum necesse fuerit adimplere, et sacramento inde vos, in praesenti per nostros fideles firmare; insuper promittimus nos contra inimicos Regis strenue preparare, et pro posse Cassinense Coenobium, contra Imperatorem defendere, et mantenere».
6 L. Ostiense, Chronicon, l. 4, cap. 98: «cum opportunum fuerit de civitate Sacti Germani, et omnia Terra Sancti Benedicti fortiores, et robustiores quosque eligentes, hic habere studebimus, sicque; cum vestro consilio, et vestris militibus in adjutorium, si res ite exigeret, venienti bus, Cassinensem Ecclesiam contra Imperatorem, et contra milites ejus defendere, et manutenere curabimus, ita ut per Cassinense Coenobium, nulla Rex detrimenta, vel damna patiatur».
7 L. Ostiense, Chronicon, l. 4, cap. 100: «per noctem impletum est, atque ex utraque parte factis sacramentis, tertia die post festivitatem Epiphaniae, feria sexta, milites Landulfi iam dicti in Monasterium inducti, et munitiones contraditae sunt».
8 L. Ostiense, Chronicon, l.4, cap. 104.
9 Roberto II era stato investito del Principato da papa Onorio II nel 1127 a Capua ma nel 1135 ne fu cacciato da Ruggero II che lo dette a suo figlio Alfonso (Al. Telesino, l.3 cap. 1, Anon. Cassinese, Chronicon ad an. 1135).
10 L. Ostiense, Chronicon, l. 4 cap. 104.
11 Il Principato di Benevento fin dall’anno 1053 era nel dominio della Sede Apostolica, anche se Ruggero e Guglielmo, suo successore, per qualche tempo lo sottrassero alla Santa Sede.
12 L. Ostiense, Chronicon, l.4, cap. 105. F. M. Pagano, Istoria del Regno di Napoli, Napoli 1832, p. 295 e s.
13 L. Ostiense, Chronicon, l.4, cap. 106.
14 P. Aubè, Ruggero II, p. 243. Rainaldo giurò sul Vangelo. I cassinesi, sciolti «dal vincolo di scomunica, e scalzi andarono ai piedi del pontefice, e n’ebbero il bacio della pace», quindi fecero ritorno a Montecassino (L. Tosti, Storia della Badia di … cit., pp. 84-85).
15 Rom. Salernitano ad an. 1137; F, Beneventano ad an. 1136.
16 L. Ostiense, Chronicon, 4, cap. 123; T. Leccisotti, Montecassino, p. 67.
17 «Fornito di molte lettere, dotto nelle matematiche e nell’astronomia», Guibaldo, «lorenese di patria, resosi monaco» nell’abbazia benedettina di Stablo (oggi in Belgio, nei pressi di Liegi), di cui era divenuto abate, era anche ammiraglio di Lotario. Nel corso della guerra con Ruggero era giunto «con l’armata nelle acque di Napoli» e da lì si portò a Montecassino, «come a precipua sede dell’ordine». Poi fece ritorno a Napoli e lì si trovava mentre Lotario a Montecassino decideva con i monaci di nominarlo abate. Lo fece venire a Montecassino «perché accettasse il governo cassinese», ma Guibaldo si opponeva fermamente. Allora l’imperatore escogitò uno stratagemma: comandò ai monaci di portarsi nel capitolo e quando entrò Guibaldo «per subita acclamazione fu pubblicato abate. Lotario, non aspettato che colui si riavesse dallo stupore, gli si fece innanzi, ponendogli nelle mani il suo scettro, per investirlo dell’abazia cassinese» (L. Tosti, Storia della Badia … cit., pp. 94-95).
18  L. Ostiense, Chronicon, l.4, cap. 126; F. Beneventano ad an. 1137; Anon. Cassinese ad an. 1136.
19    «Post profectionem a nobis vestram, Saraceni Normanni, et Longobardi Campania irrupere, ac direptione, incendio, ac caede omnia miscuere, praecipue vero in praedijs Cassinatis Monasterij, aliarumq; Ecclesiaru baccantur, monachos vincientes, cruciantes, ac divendentes, ac templorum valuas, si quas clausas offenderint refringentes, atque omnis aetatis, sexus, gradusquae; homines ad tradendum aurum supplicijs acerbioribus adigentes. Nostrorum autem dictorum testes sunt civitates Puteolana, Allifana, et Telesina, quae nihil aliud, nisi olim se fuisse demonstrant, et si quae supersunt solo aequantur; ut Capua; nam post qua fortunas; et homines exhauserunt, incendium subiecerunt. Quanta vero Cassinati Monasterio post vestrum discessum detrimenta intulerint, commemorari non potest: quamobrem te rogamus invicte Caesar, ut nobis dubijs in rebus nostris maturum auxilium praebeas» (Gio. A. Summonte, Historia della città e Regno di Napoli, Tomo I, p. 13).
20  Romualdo Salernitano ad an. 1138; Cronaca Cavense all’an. 1137: «Eo anno factum est bellum inter Regem Rogerium & Ducem Raynonem, ubi multa millia hominum Regis interfuerunt, inter …»; F. Beneventano ad an. 1137; Vita di S. Bernardi l.2, cap. 7.
21 F. Beneventano ad an. 1137.
22 F. Beneventano ad an. 1138.

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