Studi Cassinati, anno 2014, n. 2
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Il 10 marzo 2014 nella Sala S. Benedetto della Banca Popolare del Cassinate si è tenuta l’Assemblea ordinaria dei soci del Cdsc-Onlus. Come oramai da sana consuetudine instauratasi, l’incontro assembleare è stato seguito dalla presentazione, al folto e interessato pubblico intervenuto, del volume di Mariella Tomasso intitolato Raccontami papà. La pubblicazione, di cui il Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus si è onorato di farne da editore, si va ad affiancare pregevolmente a tutta quella serie di scritti, di libri, di ricordi pubblicati in occasione del settantesimo anniversario della distruzione di Cassino e Montecassino, aggiungendosi al corposo e articolato complesso bibliografico già edito nel corso degli anni e che, ognuno dalla propria angolazione, offre un tassello necessario alla ricostruzione delle vicende che hanno interessato, e così profondamente, questa martoriata terra. Il volume presentato racconta de La drammatica esperienza nella tragedia di Cassino narrata ad una figlia ormai adulta, cioè Mariella Tomasso che in affettuoso colloquio col padre Benedetto ha raccolto la testimonianza del papà, un adolescente negli anni della seconda guerra mondiale che ha vissuto in pieno, assieme alla sua famiglia, le drammatiche vicende belliche che si abbatterono, a partire dall’estate del 1943, a Cassino. Benedetto Tomasso, molto conosciuto per essere stato docente e poi dirigente di scuole superiori, non ha mai voluto fissare su carta le angosciose e dolorose esperienze patite in quegli anni tra bombardamenti, occupazione, sfollamento. Merito della figlia Mariella quello di aver convinto papà Benedetto ad aprire il cassetto dei ricordi sepolti da qualche parte nella sua memoria, a raccontarle episodi, vicende e avvenimenti che poi ha provveduto a riportare nel volume.
La presentazione è stata aperta dal presidente del Cdsc-Onlus cui ha fatto seguito l’interessante e approfondito intervento di Emilio Pistilli, autore della Prefazione. Quindi è intervenuto il presidente della BPC, dott. Donato Formisano, che ha ricordato le sue personali esperienze di guerra e i rapporti d’affetto e d’amicizia con la famiglia Tomasso. In conclusione il preside Benedetto, nel ringraziare di cuore tutti gli intervenuti, ha inteso precisare alcuni aspetti emersi nel corso della presentazione mentre una commossa Mariella ha ricordato la genesi e i motivi che l’hanno portata alla pubblicazione del volume con lo “stratagemma” di quella sorta di intervista utilizzata per giungere a raccogliere i ricordi del padre e a stamparli.
Mariella Tomasso, Raccontami papà, Presentazione di Emilio Pistilli, CDSC-Onlus, Cassino 2014, pagg. 63 ill. b/n, f.to 15×21, ISBN – 978-88-97592-19-8, s.pr.
Recensione di Marisa Errico Catone
Ho qui davanti a me questo piccolo grande libro di Mariella Tomasso, che mi è pervenuto qualche giorno fa tramite un comune conoscente. E’ da quando l’ho avuto tra le mani che avverto il sottile brivido, da cui vengo di solito colpita ogniqualvolta mi trovo a contatto di cose belle, autentiche, anche se talvolta possono essere drammatiche e sgradevoli. Sono i variegati frutti della vita, di norma divisi tra loro da una sottile e impalpabile linea di confine, che non consente, pur procurando la medesima sensazione, di distinguere nettamente le gioie dai dolori.
Nel caso in esame, una figlia ormai adulta – come recita il sottotitolo di “Raccontami, papà” – si è assunto il non facile compito di far rivivere le sensazioni, le ansie e le atmosfere di un piccolo mondo antico, così come vissute e registrate nella propria mente da un ragazzo sedicenne, coinvolto nell’orrido baluginare di una guerra, la quale, ininterrottamente per mesi, distrusse esseri umani, case, monasteri, scuole, ospedali, perfino cimiteri, ottenendo i più negativi e disumani risultati là dove neppure i barbari medioevali e i moti tellurici di una terra “ballerina” vi erano riusciti, scavando perfino nelle rocce dei monti e, quello che è più deprecabile, nella carne viva dei corpi e nelle coscienze degli abitanti.
Cassino, Montecassino e gli agglomerati urbani del Frusinate, Caira, Terelle, Sant’Elia Fiumerapido, Pontecorvo, Mignano Montelungo, San Pietro Infine sono per i distratti protagonisti dei nostri tempi soltanto nomi un po’ retrò, luoghi “non luoghi”, in cui settant’anni fa si divincolò, ululò, azzannò la belva bellica, straziando e spopolando città e villaggi, dove le battaglie, ben quattro, che nessuno si è degnato di descrivere e addirittura citare nei libri di storia destinati alle scuole, costrinsero uomini, donne, vecchi e bambini a rifugiarsi nelle grotte, a cibarsi di radici, erbe e bacche selvatiche come i trogloditi della preistoria, corrosi dalle malattie della povertà: scabbia, tifo, tubercolosi e pediculosi.
Ebbene, la figlia Mariella strappa al papà Benedetto, con dolce violenza e fermezza, i ricordi che l’anziano Preside non ha mai voluto rendere pubblici. Al Prof. Tomasso non è stato di certo facile metabolizzare gli orrori di quei tempi, che, anche per una persona colta, presentavano non poche difficoltà di narrazione. Secondo il valido insegnamento del grande Giovanni Pascoli, però, il “fanciullino che è in noi”, pur se temporaneamente sepolto sotto le pesanti sedimentazioni della vita, continua a osservare e a descrivere i fatti con il cuore e la mente di un tempo, quando ogni evento, di cui è stato testimone, si riaffaccia alla memoria ammantato di colori strani, unici, evanescenti e, quasi sempre, non percepiti dagli adulti.
Le scene più crudeli papà Benedetto se l’è tenute per sé, non per viltà, ma perché portatore della delicatezza di un uomo che non intende scaricare sulla figlia che lo interroga l’insostenibile peso dell’indicibile.
Così Mariella ripercorre, passo per passo, l’adolescenza paterna e il dramma vissuto dalla sua intera famiglia: nonni, zie, parenti, amici, compresa Zi’zia (anche nella zona in cui è vissuta la scrivente si suole chiamare così la zia speciale, la “zia al quadrato”, quella sempre disponibile nei momenti del bisogno, pronta a cullare, accudire, inventare favole e cantare ninne-nanne!) e i vicini di casa, tutti indicati affettuosamente per nome e restituiti alla storia di cui furono attori non famosi.
Sarebbe sbagliato, senza dubbio, giudicare l’importanza e la valenza contenutistica di un libro, partendo dal numero delle pagine che lo compongono: chi ha un’assidua frequentazione con la lettura ne è ben consapevole! Ciò che conta realmente è la vibrazione di fondo, l’eco lontana del big bang ancora oggi percepibile sfiorando con il pensiero le rocce e i ruderi sparpagliati nella martoriata piana, in cui si trova una storica città qual è stata ed è tuttora Cassino. Quando il vento sibila tra i rovi e le querce, coprendo di foglie le innumerevoli tombe ben allineate dei cimiteri di guerra, anche il fruscio delle ginestre e i singulti dei fiumi continuano a ripetere le antiche vicende.
Com’era giusto che avvenisse, Cassino e il Sacro Monte sono risorti sulle proprie abbacinanti rovine, così com’è doveroso che i potenti ora abbassino il capo davanti ai sacrari e si spera che si chiedano davvero il perché certe efferatezze siano potute accadere. Comprendo la ritrosia del Prof. Tomasso nello scavare tra quei ricordi, a caccia di fantasmi. Anche la sottoscritta, nel dar vita ai propri libri, ha provato il dolore e la lacerazione di chi disseppellisce il passato. Pur con tutti gli ostacoli che una tale esternazione comporta resta doveroso farla. Impagabile merito va riconosciuto a Mirella Tomasso, scrittrice limpida e commossa, che, con la sua prosa compatta e raffinata, sfruttando non poco il profondo affetto dimostratole in ogni occasione dal genitore, è riuscita a non arrendersi di fronte ai “sì, sì, poi!”, ottenendo l’apertura di un così prezioso forziere di ricordi.
Giacché il vomere ha brillantemente scardinato le zolle, Mariella ha ora l’obbligo morale di risolvere un altro problema, quello di “decrittare” il prezioso diario di nonno Peppino, uomo gentile e generoso, che seppe accollarsi, con coraggio e abilità non comuni, il difficile compito di tenere unita la grande famiglia-tribù (quasi una minoranza etnica!), che si era affidata a lui.
Prima che “l’annacquato” inchiostro, vecchio di sette e più decenni, si dissolva del tutto, rendendo inintelligibili i tratti ordinati di una grafia modello, la Nostra, da donna di notevole spessore culturale qual è, accollandosi il non facile compito di uno scriba certosino, ha il sacrosanto dovere di restituire ai suoi discendenti, ma anche a coloro che le sono legati dal vincolo della conterraneità, gli avvenimenti, i pensieri, le emozioni, le gioie e i dolori di una vita, cronologicamente annotati su tre quaderni. Anche questo è un modo di offrire un valido contributo alla Storia (quella con la S maiuscola), di servire la causa della pace, spesso messa in pericolo dall’ignoranza del passato, e di rendere nel contempo onore alla città martire in cui si è nati.
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