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Il 19 novembre 2013 nella sala San Benedetto ubicata nella filiale di Cassino della Banca Popolare del Cassinate, gentilmente concessa come di consueto al sodalizio dall’istituto di credito, si è tenuta all’assemblea dei soci del CDSC-Onlus in cui si è provveduto all’approvazione del bilancio preventivo 2014, oltre a comunicazioni sullo stato dell’organizzazione delle celebrazioni per il settantesimo anniversario della distruzione.
Come da tradizione i lavori assembleari sono stati conclusi dalla presentazione del volume:
Lucio Meglio, Romina Rea, Il culto della Madonna e dei Santi nella città di Sora. Chiese, cappelle, oratori privati, ed edicole votive, Sora 2012, pagg. 392, illustr. col. e b./n., f.to cm.; s. pr.
Gli autori sono ambedue soci del CDSC-Onlus. Lucio Meglio, docente a contratto di Sociologia presso le Facoltà di Giurisprudenza e di Lettere presso il Polo didattico di Sora dell’Università di Cassino, autore di varie pubblicazioni scientifiche sotto forma di monografie, curatele, saggi e contributi si interessa di ricerche scientifiche di stampo sociologico e di studi su culti devozionali. Romina Rea che si occupa della biblioteca e dell’archivio diocesano della Curia vescovile di Sora-Aquino-Pontecorvo, ha curato i cataloghi di varie mostre di carattere liturgico e ha pubblicato varie articoli e saggi relativamente al patrimonio artistico locale.
Il volume, ponderoso e ottimamente documentato, si fregia della Presentazione di mons. Vincenzo Tavernese, della Prefazione di mons. Domato Piacentini e della Postfazione di Eugenio Maria Beranger. Risulta, inoltre, corredato e impreziosito da una notevole serie di fotografie d’epoca relative a statue, luoghi, processioni, santini devozionali, ecc. Si divide in due parti di cui la prima, curata da Lucio Meglio, si presenta come un approfondito studio e una sistematica catalogazione dei luoghi di culto presenti nella città di Sora e nel suo territorio. In sostanza rappresenta un’attenta rassegna, impreziosita da notizie storiche, delle chiese sorane esistenti a oggi (la cattedrale di Santa Maria Assunta, le collegiate e parrocchiali di Santa Restituta, di San Bartolomeo apostolo, le abbaziali di San Silvestro Papa e San Domenico Abate, più quelle ubicate nel territorio nord-est della città, Maria SS. di Valleradice e San Giuseppe Artigiano, sud-ovest, Santa Maria Porta Coeli e nelle contrade di “Trecce” e “Carnello”, più una quarantina di cappelle) con una sorta di inventariazione degli altari, degli affreschi, delle statue, delle reliquie che sono presenti in tali luoghi di culto. Lo studio si sofferma anche sulle chiese scomparse nel corso dei secoli (dodici quelle che risultano andate perdute assieme a vari eremi e chiese rupestri) e ricomprende anche sei cappelle di Istituzioni religiose e civili e gli oratori privati. Uno dei meriti dell’autore, come scrive Beranger nella Postfazione, «è quello di aver sottolineato come Sora possa contare» su un martire autoctono, cioè non proveniente da altri territori (come la stessa Santa Restituta, patrona di Sora), in quanto nato e cresciuto nella città lirina. Si tratta di San Cirillo, un fanciullo che, ammalatosi di elefantiasi, fu guarito da Santa Restituta, la quale compì uno dei suoi primi miracoli. Da quel giorno Cirillo trascorse la sua vita accanto a quella della giovane di origine romana giunta nel III secolo d.C. a Sora, dove si prodigò nell’opera di evangelizzazione, «fino all’estremo sacrificio» (secondo la tradizione Santa Restituta subì il supplizio, con decapitazione, assieme a San Cirillo e altri due compagni di martirio, il 27 maggio 275). Nella seconda parte del volume Romina Rea si occupa di edicole votive. Ne censisce ben cinquantotto e di ognuna di esse propone una scheda che ne riporta l’ubicazione, il soggetto, la materia e tecnica, lo stato di conservazione oltre a un’approfondita nota storica e una fotografia. Infine in Appendice Lucio Meglio propone La ricostruzione storica della processione della Maonna Ranna. Dopo una specifica premessa dedicata alla pratica religiosa a Sora, l’autore ricostruisce in modo puntuale la storia della processione della Madonna di Valfrancesca detta dai fedeli Maonna Ranna, cioè Madonna Grande, in riferimento alla grandezza della statua e del suo trono utilizzati per la manifestazione religiosa. La processione, che rappresenta il più grande esempio di devozione dei sorani nei confronti dei Santi e della Madonna, si tenne per la prima volta nel 1856, in coincidenza con quella di ringraziamento svolta dagli abitanti di Sora all’indomani di un’epidemia di colera. Dunque a partire dall’anno 1856 e per poco più di un secolo, il martedì di Pentecoste tutte le statue dei Santi che si trovavano nelle chiese urbane ed extraurbane di Sora venivano radunate in città e, facendo da corona alla statua della Maonna Ranna venivano portate solennemente in processione nelle strade e nelle vie cittadine con gran partecipazione di popolo. Categoriche disposizioni regolavano l’afflusso della quarantina di statue che partecipavano alla processione, con precisi ordini, ad esempio, di ingresso, di uscita, di sfilata. Si tratta dunque di una manifestazione religiosa molto particolare e che non trova altri esempi di attestazione nei paesi limitrofi a Sora se non in particolari occasioni, come a Pescosolido o Campoli Appennino, mentre invece a Civitella Roveto, nel giorno del suo patrono, San Giovanni Battista, il simulacro del santo è preceduto dalle statue dei santi presenti in parrocchia e da vari stendardi. In merito al periodo prescelto per lo svolgimento della processione, tenuta, come già accennato, il martedì di Pentecoste, va precisato che in passato l’intera settimana di Pentecoste era di riposo. Poi il concilio di Costanza del 1094 limitò la festività ai primi tre giorni della settimana (domenica, lunedì e martedì), quindi nel 1771 si giunse all’abolizione del riposo del martedì, finché anche il lunedì cessò di essere un giorno festivo con l’abrogazione sancita nel 1931 da Pio X (fino alla seconda guerra mondiale a Cassino il lunedì di Pentecoste era dedicato a Maria SS. Annunziata, detta dalla popolazione locale la Madonna della Rocca. In quel giorno si teneva una festa presso una chiesetta romita fatta erigere a metà dell’Ottocento da Biagio De Micco sul colle Janulo. Fin dalle prime ore della mattina i fedeli si radunavano nei pressi del recinto della Rocca, poi, alle otto di sera, la statua della Madonna veniva portata in processione fino alla Chiesa madre. Qui sostava per l’intera settimana finché nella domenica successiva, festa della SS. Trinità, la statua veniva ricollocata nella cappella della Rocca). Tornando alla processione della Madonna Ranna a Sora va rilevato che con decreto del vescovo Mancinelli del 1932 il numero di statue partecipanti fu ridotto a diciassette. Come si evince da alcuni documenti conservati presso l’archivio diocesano, nel 1943 (ma più probabilmente dovette trattarsi del 1944) la processione non si svolse per ordine del vescovo Fontevecchia a causa dei continui allarmi aerei dovuti ai bombardamenti degli alleati su questo territorio. Quindi nel 1961 si giunse alla soppressione della processione dei Santi del martedì di Pentecoste, atto che pose fine a «una delle pagine più belle della religiosità sorana».
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