Dimissioni da Abate e Ordinario di Montecassino di Dom Pietro Vittorelli

 

Studi Cassinati, anno 2013, n. 1/2
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di Adriana Letta

 046-11Un incarico che, come responsabile dell’ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Montecassino, non avrei mai e poi mai voluto ricevere, quello secondo cui il 12 giugno 2013, alle ore 12,001 dovevo inviare a tutti gli organi di informazione la notizia delle dimissioni per motivi di salute di Dom Pietro Vittorelli da Abate di Montecassino e da Ordinario della diocesi Abbazia Territoriale di Montecassino: da quel momento sarebbe diventato Abate emerito. Unitamente alla notizia, dovevo inviare la sua Lettera-messaggio (vedi riquadro, ndr), di fronte alle cui parole non si poteva neppure tentare una replica, una reazione di protesta, di dissenso, di richiesta di spiegazioni. Ma era un colpo al cuore, un dispiacere profondo e direi inconsolabile. La “irrevocabile” decisione, meditata, sofferta e coraggiosa, merita tutto il rispetto, si comprende e si accetta, il dolore resta.
E sotto il pungolo molesto del dispiacere, la mente e il cuore vanno a ritroso, alla ricerca di punti di riferimenti, ricordi, episodi, considerazioni.
Era il settembre 2007 quando un’altra notizia-bomba ci notificò che Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, da quasi 25 anni Abate di Montecassino, diventava Arcivescovo di Gaeta e lasciava dunque l’Abbazia. Dopo due mesi l’attesa notizia: Dom Pietro Vittorelli era stato eletto 191° Successore di S. Benedetto. Una serie di emozioni contraddistinse quel periodo, che aprì uno scenario nuovo, con un Abate appena quarantacinquenne, da soli tredici anni sacerdote, da sedici monaco professo, medico. Aveva alle spalle una ricca esperienza come maestro dei novizi, una conoscenza diretta della Congregazione Benedettina Cassinese e, in seno ad essa, della Commissione per la Formazione, nonché della Commissione mista Cassinese-Sublacense, le due principali Congregazioni monastiche italiane, oggi riunite in un’unica Congregazione.
Sul territorio aveva acquisito esperienza, prima di entrare in monastero, in parrocchia e nell’Azione Cattolica di cui era stato Presidente diocesano, poi – da monaco – in qualità di presidente del Comitato per le Celebrazioni benedettine e fondatore e presidente del «Corteo Storico Terra Sancti Benedicti». Aveva inoltre curato varie Mostre d’arte di alto livello per il bimillenario di Cristo ed era membro del Comitato provinciale di Bioetica. Studioso della Dottrina sociale della Chiesa, di cui aveva approfondito in un articolo l’aspetto della sussidiarietà, aveva una visione ben precisa dell’Europa, delle sue radici e prospettive.
Le premesse dunque erano delle migliori, ampie a 360 gradi, e alte le aspettative di tutti per questo abbaziato che si prevedeva lungo e fruttuoso.
In realtà fruttuoso lo è stato, lungo proprio no. È durato appena cinque anni, di cui l’ultimo segnato dalla malattia che con i problemi che ha comportato lo ha infine portato alla rinuncia.
Ma intenso, fecondo e significativo sì, sicuramente.
Uno dei più grandi doni fatti ai fedeli, alla Città e al territorio è stato certamente la Visita Pastorale di Papa Benedetto XVI che, accettando il suo invito, venne il 24 maggio 2009 a Cassino la mattina a celebrare la Messa in piazza Miranda e poi a benedire la Casa della Carità, e il pomeriggio a Montecassino, per incontrare gli abati e le abbadesse benedettine di tutto il mondo e con loro pregare sulla tomba di San Benedetto. Un evento davvero memorabile per tutti, che richiese un lungo e intenso periodo di preparazione e organizzazione, del quale era responsabile l’Abate Pietro e che seppe gestire in modo impeccabile, tanto che tutto si svolse in maniera superlativa. Ricordo che alla sera, con semplicità, mi disse: «Sono stanco, ma felice!».
Fin dall’inizio le linee programmatiche del suo servizio abbaziale sono state connotate da una speciale predilezione per i poveri, per la famiglia e per i giovani. Non ha esitato ad accompagnare numerosi gruppi di giovani alle Giornate mondiali della gioventù, quella di Sydney nel 2008, quella di Madrid nel 2011 e addirittura si era già prenotato per il prossimo mese a Rio de Janeiro sperando di farcela; nell’agosto 2010 guidò i giovani nel pellegrinaggio diocesano a Santiago de Compostela; stava in mezzo a loro con gioia schietta, come un padre, una guida, anzi un amico e loro lo sentivano
Ha curato e presieduto ogni anno per loro e con loro la suggestiva Veglia di Pentecoste, la Traditio Simboli e seguente Redditio, la lectio divina in Avvento, ha dato inizio in diocesi alla Pastorale universitaria nel 2009, invitato e sensibilizzato i giovani al volontariato con una lettera a loro indirizzata «Caro amico ti scrivo», li ha sollecitati alla creatività e alla drammatizzazione, li ha visitati molto spesso nelle scuole; tanto gli stavano a cuore i giovani, che si è impegnato nel campo dell’educazione con convegni, tavole rotonde e interventi vari e, cosa più unica che rara, si è rivolto «direttamente agli uomini e alle donne della Scuola» nel Te Deum di fine 2010. Ha dato vita ad una associazione, «Il Monte», e a una scuola di politica per sollecitare i giovani alla coscienza civica e alla ricerca responsabile del bene comune, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa.
Premurosa e commovente l’attenzione che ha riservato ai poveri, cominciando dal suo primo Te Deum, appena dopo la sua elezione, in cui i primi auguri li fece a coloro che la società definisce “ultimi” ma per il Vangelo sono i “primi”; sempre ha sostenuto la «Caritas diocesana» di cui era presidente, mostrando amore per gli ultimi, andando spesso a trovare i detenuti per far sentire anche a loro l’amore paterno di Dio; istituì il «Tavolo della Solidarietà» a cui invitò le associazioni di volontariato per progettare e fare rete e concretamente fare qualcosa per chi è in difficoltà. Fu così che nacque l’idea della «Casa della Carità», il cui progetto, nato nel luglio 2008, mirava a dare accoglienza a chi era senza dimora, e la cui realizzazione, in un’ala del vecchio ospedale cittadino, fu inaugurata dal Papa Benedetto XVI. Nella campagna Zero Poverty del 2010, «Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale», fu in prima linea.
Altro tema a cui ha sempre dato importanza e risalto è stato quello della famiglia e della vita, organizzando ogni anno, per la «Giornata per la Vita», convegni di bioetica con relatori di prim’ordine; nel 2008 volle il «Family Day» a Cassino, che ebbe grande successo, e nel 2009 inaugurò la «Culla per la Vita» per accogliere nati indesiderati perché non fossero gettati nei cassonetti. Il 9 luglio 2011 indicò le mamme come «avamposto di Dio» dedicando loro una importante omelia.
Per guidare la sua diocesi, ha proposto un iniziale «Piano pastorale quinquennale» (mai avremmo pensato che fosse non “il primo” ma “l’unico” quinquennio!) di rilettura, riscoperta e approfondimento della Parola di Dio, concordato con i Sacerdoti, dando attenzione ogni anno ad un evangelista e in ultimo agli Atti degli Apostoli, e iniziato ogni anno pastorale con un convegno diocesano particolarmente interessante e ben curato, con teologi e biblisti eccellenti come relatori, tra cui Bissoli, Zevini, Frezza, Tiana, Morfino, Scicolone, Ravasi, Frisina, Vanni, Colmegna, per dare inizio al cammino annuale, come attestano gli Atti dei convegni. A questo lavoro si accompagnava puntuale la sua Lettera pastorale, sempre illuminante. Cinque Lettere pastorali bellissime che forse ora dovremmo riprendere in mano e rileggere pian piano, per capirle fino in fondo e cercare di attuarle.
Per rinsaldare la fede ha presieduto vari pellegrinaggi, due volte in Terra Santa (2009 e 2011 e voleva andarci anche quest’anno!), una volta a Lourdes (2010), a Torino per l’ostensione della Sindone (2010). Con i confratelli sacerdoti, in spirito di comunione, si è recato per gli esercizi spirituali a Milano, Firenze, Varazze, sui luoghi del S. Curato d’Ars, in Turchia sulle orme di S. Paolo, in Puglia lo scorso anno e ancora quest’anno in Sicilia.
La premura per i religiosi e le religiose era piena di tenerezza: basti pensare che il 29 e 30 settembre 2012, ancora non in grado di camminare autonomamente, volle tornare a Montecassino per due celebrazioni importanti: l’ammissione ai Sacri Ordini di due seminaristi diocesani e la professione solenne di tre nuovi monaci, e subito dopo ripartì per le necessarie cure riabilitative. E uno degli ultimi atti del suo abbaziato lo ha compiuto nel monastero benedettino di S. Maria della Rupe lo scorso 25 maggio, per accogliere la professione temporanea di Sr. Arianna.
Sensibile alla cultura, al bello e all’arte, si è fatto promotore di convegni di alto profilo, di mostre d’arte indimenticabili. Sapeva rapportarsi con le istituzioni di ogni livello, sapeva anche, all’occorrenza, sollecitare e addirittura sferzare la politica per togliere la “coltre grigia” stagnante sulla città e, pur in uno scenario sociale, economico e culturale degradato e “disperato”, sapeva indicare una progettualità alta e si adoperava per riportare la Speranza.
Ma tra i tanti meriti, uno va soprattutto sottolineato: il positivo percorso di dialogo ecumenico con la Chiesa Anglicana, iniziato nel marzo 2011 con l’accensione della Fiaccola benedettina, simbolo di Pace e di Fratellanza, nell’abbazia un tempo benedettina di Westminster a Londra, dal Decano dr. Jhon Hall, con cui ha saputo intessere un intenso e intelligente rapporto di amicizia e vicinanza spirituale, proseguito con successivi scambi di visite e momenti di preghiera comune: il 21 marzo dello stesso anno a Montecassino e Cassino con la venuta del Decano Jhon Hall per la festa di S. Benedetto, poi l’Abate Pietro partecipò il 13 ottobre a Londra alle celebrazioni in onore di S. Edoardo il Confessore; il 12 marzo 2012 a Montecassino solenne celebrazione ecumenica presieduta congiuntamente dall’Arcivescovo di Canterbury e Primate della Comunione Anglicana Rowan Williams e dall’Abate Vittorelli. Quando, a giugno 2012, il prestigioso Coro di Westminster, come da programma, si reca a Montecassino per animare le celebrazioni ecumeniche proprio in concomitanza con il suo 50° compleanno, l’Abate Pietro è in ospedale e l’assemblea cattolico-anglicana prega per la sua salute mentre il Rev. Hall si reca affettuosamente a visitare il suo amico ricoverato. L’ultimo, recente passo di tale cammino è stato il 4 giugno 2013: su invito del Decano Jhon Hall, l’Abate Pietro partecipa a Londra nell’abbazia di Westminster alla celebrazione per il 60° anniversario dell’incoronazione della regina Elisabetta.
Nei primi mesi del 2012 in molti ci eravamo accorti del suo eccessivo affaticamento e gli raccomandavamo di risparmiarsi un po’, ma la sua ansia pastorale voleva arrivare a tutti … A fine maggio improvvisa la malattia: una seria insufficienza cardiaca gli provoca uno screzio neurologico che lo costringe ad un lungo periodo di degenza prima a Roma presso il Policlinico Gemelli, poi in Svizzera in una clinica per la riabilitazione. Quante ansie, quante preghiere in quel periodo! Una grande e partecipata veglia di preghiera fu organizzata il 5 giugno nella Chiesa Madre di Cassino per rispondere al bisogno di tanti di unirsi tutti insieme in preghiera per chiedere a Dio l’aiuto necessario in quel difficile momento. Nei lunghi mesi delle terapie riabilitative, Dom Pietro si faceva presente con videomessaggi, come fu per la festa dell’Assunta, per «Mille giovani per la Pace» di Exodus, per il Convegno pastorale diocesano, e non mancò di dare il suo apporto e far sentire la sua voce per salvare il Tribunale di Cassino, minacciato di soppressione. Il Pastore neppure allora, trovandosi lontano, lasciava il suo gregge.
Quando è rientrato in sede, pur non ancora in condizioni ottimali e con l’obbligo di continuare la fisioterapia, ha voluto con coraggio e determinazione riprendere man mano i suoi impegnie un giorno mi disse di essere molto contento e di ringraziare il Signore di poter di nuovo essere attivo in abbazia e in diocesi, non gli importava di stancarsi, voleva lavorare. Inutile aggiungere che anch’io, come altri, gli raccomandai di non esagerare, di avere pazienza, noi tutti avremmo aspettato, capito.
Ha fatto tanto nei quattro anni della buona salute, ha fatto, direi, ancora di più nell’anno della malattia, dimostrando una Fede grande, a tutta prova, che lascia senza parole. Non lo dimenticheremo mai. Ecco come interpretava, alla luce della fede, la sua vicenda, come ebbe a dire il 30 dicembre 2012, nell’omelia della prima Celebrazione Eucaristica pubblica dopo il suo ritorno: «Sono stato cinque anni come Pastore tra voi, avrei voluto darvi tutto ciò che era vostro desiderio ricevere, non mi sono risparmiato, ho cercato la verità, ho cercato di fare bella questa chiesa come sposa pronta per lo sposo. Ad un certo punto il Signore mi ha detto: fermati, niente è tuo, tutto è di Dio: sono io che semino, io che coltivo, io che faccio crescere … di te voglio tutto, voglio che ti affidi completamente a me perché “sei richiesto per il Signore”. Ecco carissimi come tento di leggere la mia esperienza, quando alle soglie dei miei 50 anni tutto faceva prevedere affermazione, successo, salute, efficacia … A voi oggi chiedo di aiutarmi a dire: Eccomi Signore, parla, voglio davvero realizzare il sogno che hai su di me».
Ecco, noi vogliamo credere che Dio abbia altri progetti su di lui, progetti grandi e alti, forse un bene più grande, che per ora non possiamo neppure immaginare, ma in questa fase di sgomento e di interrogativi, è il momento di stringerci tra noi tutti della Terra Sancti Benedicti, e pregare con fiducia Dio, nostro Padre. Pregare, pieni affetto e di gratitudine, per lui, Dom Pietro, che ci ha dato tanto, tutto se stesso, lasciandoci un esempio straordinario, perché il Signore gli dia tutto il sostegno necessario ad un recupero completo e faccia sempre “risplendere il Suo volto su di lui”; pregare per la comunità monastica, perché elegga un nuovo Abate adatto al complesso momento storico che viviamo; per la diocesi, perché non disperda, anzi metta a frutto il patrimonio di insegnamenti ricevuti fin qui dall’Abate Vittorelli e di esperienze fatte con lui e soprattutto non perda la Speranza; pregare per l’Amministratore apostolico, chiamato al governo pastorale della nostra Diocesi nel periodo di sede vacante, perché il Signore lo aiuti ad esercitare con saggezza e lungimiranza il suo compito pastorale; pregare per noi tutti e per ciascuno, perché sappiamo impegnarci a fondo e con coscienza a dare il nostro contributo fattivo alla chiesa e alla società in cui viviamo, aperti alla volontà di Dio e alla sua iniziativa sempre foriera di novità.
Vorrei concludere con le parole che l’Abate Pietro pronunciò lo scorso anno a conclusione di un convegno: «Ecco allora in questi casi, quando si è nel guado bisogna tenersi per mano e non lasciarsi. Questa è l’immagine che mi sento di consegnarvi stasera che è un’immagine non solo di speranza, perché quando le mani servono per tenere un fratello comunque assolvono a un compito che parla di grazia e di salvezza. È un’immagine efficace, a mio avviso, che mentre rappresenta la debolezza e la paura della crisi che viviamo tutti e che non possiamo negare, al contempo lascia spazio alla forza di Dio».
Rispettiamo la sua lezione: lasciamo spazio alla forza di Dio.
Da MONTECASSINO 12 giugno 2013

CARISSIMI TUTTI, VICINI E LONTANI,
ad un anno dall’evento che ha cambiato la mia vita, debbo comunicare la mia irrevocabile decisione di lasciare l’incarico di Abate e Ordinario della Diocesi di Montecassino per dedicarmi alla piena riabilitazione del mio stato di salute.
Ho messo, in questo tempo, tutto l’impegno per non far mancare guida e servizio a questa Chiesa ed alla Comunità Monastica. La mia salute e le terapie che mi sono richieste non mi consentono di continuare sui due fronti.
Dopo lunga riflessione e preghiera mi è sembrata la cosa migliore per il bene di tutti.
Il Signore che porta a compimento l’opera sua non ci lascerà soli e incustoditi.
Io vi porterò con me: il tempo trascorso insieme ha segnato profondamente la mia esistenza, se un rimprovero dovrò farmi, e voi stessi mi avete già fatto, è quello di aver trascurato troppo la mia salute per una dedizione senza misura, ma ero felice di non risparmiarmi in nulla.
Rimarrò a tutti vicino con l’affetto e la preghiera, spero tanto che dopo un periodo di riposo e di cura che mi attende, possiamo ritrovarci fratelli ed amici come sempre vi ho considerato e amato.
Ai miei confratelli monaci, che sono stati impareggiabili nella comprensione e nell’aiuto fraterno, voglio dire quanto diceva San Paolo in catene:
“Tutto concorre al bene di coloro che cercano Dio” e il monaco è per eccellenza “Cercatore di Dio” e tutti noi vogliamo cercarlo con disponibilità e apertura di cuore.
Ai confratelli sacerdoti dico di avere alto il senso di appartenenza a questa terra e a questa chiesa, tutto il resto sarà perdita di identità e di storia. L’espressione della Scrittura «Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione!» (1Tess 4,3), pur essendo rivolta a tutti i cristiani, riguarda in modo particolare noi sacerdoti che abbiamo accolto non solo l’invito a “santificarci”, ma anche quello a diventare “ministri di santificazione” per i nostri fratelli.
A tutte voi Religiose e a voi Religiosi dico di ricordare sempre il senso del vostro cercare Dio in ogni nostro aspetto di vita con la certezza che Egli verrà con amore incontro a noi. Sempre. A voi affido la carità della Chiesa di Montecassino. Siate per essa quella “segnaletica” che indica la via di Dio su cui più volte abbiamo avuto modo di riflettere.
A tutti voi giovani che mi avete seguito nei tanti, innumerevoli incontri formativi e di servizio, dico di non affievolire mai entusiasmo e generosità, non sentitevi smarriti: Dio è la nostra luce e la nostra guida. Vi assicuro che non sarete soli, per voi offrirò la mia limitazione perché tutti possiate correre spediti nella realizzazione dei grandi ideali di bene che abitano il vostro cuore.
Ai movimenti ecclesiali ricordo che gareggiare nella carità deve diventare uno stile, non fatevi vincere da egoismi e separazioni: la vigna di Dio è una e tutti dobbiamo concorrere perché porti frutti abbondanti di bene.
A tutti voi che ho incontrato nel mio ministero, voi che mi avete aperto il cuore ed avete condiviso le necessità sempre più stringenti del momento storico che stiamo vivendo, dico di non disperare.
Il Signore compie opere grandi con il poco che siamo. Non vi lascerò soli. Le mie battaglie per condannare l’aborto, per la dignità, la legalità, l’equità, il lavoro, continuerò a condurle nel cuore di Dio, che tutto conosce e provvede.
A questa Chiesa amata di Montecassino, a questa terra di San Benedetto a cui ho dedicato la mia giovane esistenza, forze, intelligenza, entusiasmo ed energie, dico di rimanere fedele alle sue origini e tradizioni guardando in avanti verso un futuro di pace e di benessere per tutti.
Sentitemi con voi sempre.
Vostro
+Pietro Vittorelli
Abate di Montecassino

 

1 In quel momento nella Sala del Capitolo monastico nell’abbazia di Montecassino, dom Pietro Vittorelli rendeva ufficiale ai suoi monaci e ai sacerdoti della curia diocesana la propria decisione di lasciare l’incarico di Abate del monastero e di Ordinario diocesano. Quindi ha provveduto a leggere il decreto della Congregazione dei Vescovi che nomina come Amministratore Apostolico il Rev.mo Augusto Ricci OSB, Priore del Sacro Speco di Subiaco, al quale sono attribuite da oggi, e fino a quando il nuovo Abate che sarà eletto prenderà possesso canonico dell’Abbazia, diritti, facoltà e compiti. Hanno fatto seguito brevi e commossi interventi del Priore di Montecassino, Dom Giuseppe Roberti, e del Vicario diocesano, Mons. Fortunato Tamburrini. Prima che la piccola assemblea, dominata da un forte senso di commozione, si sciogliesse ognuno dei presenti ha potuto salutare personalmente l’Abate emerito Pietro Vittorelli, che è apparso commosso anche lui, ma determinato e sereno per aver “a lungo meditato e pregato” prima di prendere questa decisione.
La Redazione di «Studi Cassinati» e i soci del CDSC-Onlus formulano a dom Pietro Vittorelli i migliori e i più sinceri e cari auguri di pronta guarigione.

 


La Redazione di  «Studi Cassinati» e i soci del CDSC-Onlus formulano a dom Augusto Ricci fervidi auguri per la nomina ad Amministratore Apostolico di Montecassino.

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