LO STEMMA DI CASSINO. Il significato di nove stelle: convinzioni da rivedere

 

Studi Cassinati, anno 2013, n. 1/2
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di Emilio Pistilli

046-04Una domanda che mi viene posta con notevole frequenza da amici e conoscenti: cosa rappresentano le nove stelle dello stemma di Cassino?
In città c’è chi afferma con sicurezza (eccessiva direi) che ogni stella rappresenta un comune del Circondario di Cassino all’epoca della ripartizione territoriale operata dalle leggi napoleoniche all’inizio del seolo scorso: nove stelle nove comuni.
L’idea può apparire verosimile ed anche suggestiva, ma non è così, e cercherò di dimostrarlo.
Intanto diamo un’occhiata all’attuale stemma, per chi non dovesse conoscerlo: scudo con nove stelle a cinque punte disposte su tre file in campo azzurro e corona a cinque torri. La tipologia dello scudo è alquanto anomala, intessuto com’è in un nastro dorato che si avvolge ai due lati a formare i “sostegni”; la corona invece risponde ai canoni fissati dal Regolamento tecnico araldico della Consulta araldica del 19051, dove le cinque torri indicano la dignità di città – la corona di comune invece ha nove merli –.
Dunque l’effigie della corona già pone un terminus a quo: la raffigurazione dello stemma è successiva al 1905.
Ma non era necessaria tale puntualizzazione dal momento che ci è noto perfino l’autore del disegno dell’attuale stemma: ne fu incaricato lo scultore Tamagnini verso la fine degli anni Venti del secolo scorso, quando si diede il via alla costruzione del monumento ai caduti della la guerra mondiale. Il Tamagnini, tra il 1927 e ‘28, realizzò uno stemma in bronzo che fu apposto alla sommità di una grande lapide, dedicata ai caduti in guerra, affissa all’ingresso del palazzo comunale.
La guerra ‘43/’44 distrusse tutto, ma il manufatto in bronzo si salvò e fu recuperato; da questo poi si trasse l’attuale gonfalone. Lo stemma bronzeo rimase per diversi anni poggiato su qualche scaffale dell’Ufficio Tecnico del comune, ma poi se ne sono perse le tracce (non sarebbe il caso di fare qualche ricerca?). Il Tamagnini però non si inventò nulla: se per la corona si rifece alle norme del citato Regolamento, per le nove stelle si attenne all’effigie corrente dei timbri e dei sigilli del comune, con una sola modifica: le stelle, che originariamente erano a sei punte secondo un’antica tipologia, furono rese in maniera moderna a cinque punte.
Ma ora veniamo alla pretesa origine napoleonica delle nove stelle dando un’occhiata alla normativa riguardante la suddivisione del territorio operata dapprima da Giuseppe Napoleone, poi da Gioacchino Murat, infine da Ferdinando IV.
Con la legge 8 agosto 1806, n. 132, firmata da Giuseppe Napoleone, il Regno di Napoli, di cui Cassino (allora S. Germano) faceva parte, fu diviso in tredici province, tra cui, quella che ci interessa, la provincia di Terra di Lavoro, con capitale S. Maria Maggiore (oggi S. Maria Capua Vetere); questa fu ripartita in tre distretti: S. Maria, Gaeta, Sora. Fin qui la suddivisione territoriale operata dalla legge 132, che lasciava inalterate le successive ripartizioni in Circondari ed Università o Comuni. Ad ogni modo S. Germano era inclusa nel distretto di Sora.
L’8 dicembre dello stesso anno la legge 272 precisa i “governi” compresi nei singoli distretti: a quello di Sora vengono assegnati, oltre la stessa Sora, Venafro, Colli, Arpino, Arce, S. Germano, Cervaro, Roccasecca, Alvito, Atina.
Poco più di un mese dopo, il 19 gennaio 1807, viene emanata la legge n. 14 che stabilisce le circoscrizioni dei “governi” del Regno: Art. 1. Ogni governo sarà chiamato col nome di quel luogo, ch’è il primo nel numero, delle università, ch’esso comprende, e questo sarà la sede del giusdicente. La circoscrizione di S. Germano compare al n. 34 e appare costituita da: S. Germano, S. Elia, Caira, S. Ambrosio, S. Andrea, S. Angiolo, S. Apollinare, Pignataro, Vallefredda.
Dunque il circondario di Cassino comprendeva nove comuni, e questo fatto conforterebbe la tesi della corrispondenza con le nove stelle dello stemma, ponendo, quindi, un nuovo, terminus a quo, il 1807.
Ma completiamo rapidamente la rassegna, più su anticipata, della normativa del periodo napoleonico.
Il decreto 26 settembre 1808 n. 182, emanato da Gioacchino Napoleone (Murat), sancisce la suddivisione bipolare della provincia: il capoluogo è fissato a Capua, mentre il Tribunale di prima istanza e quello criminale continuano a permanere a S. Maria. Quindi con decreto 8 giugno 1810 n. 661 è istituito il nuovo distretto di Nola, mentre quello del 4 maggio 1811 n. 922 ridefinisce le circoscrizioni delle quattordici province (in Terra di Lavoro istituisce un quinto distretto, quello di Piedimonte). Il circondario di S. Germano è sempre ricompreso nel distretto di Sora ed è formato da: S. Germano e Casali, S. Elia, S. Angiolo, Terelle, Palazzuolo, Aquino, Piedimonte, Villa. Ora i comuni sono otto. Infatti se il distacco dei quattri centri ubicati nella valle dei Santi (spostati nel distretto di Gaeta, circondario di Roccaguglielma) è compensato dall’acquisizione di cinque comuni provenienti dal soppresso circondario di Roccasecca, fra quelli assegnati alla circoscrizione territoriale di  S. Germano dall’«Alligato al Decreto n. 922» non compaiono più Caira, che ha perso l’autonomia comunale (e da qui la dizione Casali), e Pignataro forse soppresso anch’esso oppure non riportato, per errore, nell’elenco.
Infine dopo la restaurazione operata dal Congresso di Vienna, Ferdinando IV emana la legge n. 360 del 1° maggio 1816, con cui si rivede la ristrutturazione territoriale del Regno di Napoli: Terra di Lavoro risulta formata da cinque distretti e cioè quelli di Capua (la città permane cone capoluogo di provincia salvo poi, con decreto n. 1416 del 15 dicembre 1818, essere definitivamente fissato a Caserta), Nola, Piedimonte, Gaeta e Sora, 48 circondarie 221 comuni. A integrazione di questa legge viene emesso, con la stessa data, il decreto n. 361 con il quale, tra l’altro viene determinato, nell’ambito dei setti circondari che compongono il distretto di Sora, quello di S. Germano formato da: S. Germano, S. Angelo, S. Elia, Villa, Pignataro, Terelle, Aquino, Palazzuolo, Piedimonte. I comuni sono di nuovo nove.
Ma tutto quanto ho fin qui detto appare inutile se si considera che lo stemma con nove stelle è già presente nel secolo precedente, cioè negli anni del 1700.
Un primo sentore lo avevo avuto esaminando il sigillo a secco riportato nel prezioso volume Stemmi e sigilli edito a cura della Regione Lazio2. Appunto tale sigillo presenta nove stelle a sei punte contornato dal motto FIDELISSIMA CIVITAS S. GERMANI; a margine compaiono pochi frammenti di testo con carattere sicuramente settecentesco. Nessuna altra indicazione correda la pagina dedicata a Cassino. Ma è stata sufficiente una rapida ricerca presso l’Archivio di Stato di Napoli per venire a capo della fonte e della data precisa di quello e di altri sigilli relativi a S. Germano.
Nello schedario speciale relativo al fondo “voci di vettovaglie” dell’archivio napoletano si trovano otto documenti che si riferiscono a Cassino, sette con sigillo a secco ed uno solo con timbro ad inchiostro3; le date vanno dal 1745 al 1777.
046-05-1I sigilli si somigliano tutti, anche se con lievi varianti: lo scudo, infatti, presenta sempre le nove stelle a sei punte con sostegni a cartoccio, mentre la corona può avere il giglio centrale con una rosetta per lato, oppure tre sole rosette; il motto è sempre lo stesso: FIDELISSIMA CIVITAS S. GERMANI.
Dunque le leggi napoleoniche non c’entrano, pertanto cade l’ipotesi «nove stelle = nove comuni».
Ulteriori ricerche si potrebbero fare, sempre nell’Archivio di Stato di Napoli, nel Catasto Onciario4, ma meglio ancora nel fondo “Conti delle Università”5 dove si può risalire fino al 1648.
Qui potrei chiudere perché il mio intento era quello di smentire la convinzione corrente sull’origine dello stemma di Cassino, per il quale, a questo punto, si possono fare solo delle ipotesi di scarsissimo valore storico, almeno fino a quando non si potrà disporre di elementi più concreti.
Tuttavia mi piace precisare, per ulteriore informazione, che le stelle a sei punte compaiono anche su numerosi altri stemmi settecenteschi dei comuni del Cassinate, in numero variabile da uno a tre6:
– Belmonte Castello (stemma non originale): 1 stella;
– Casalattico (anno 1788): 3 stelle;
– Castelforte: stella cometa;
– Cervaro (a. 1745): 1 stella;
– Coreno Ausonio: 2 stelle;
– Esperia (non originale): 1 stella;
– Piedimonte S.G.: 3 stelle;
– Pignataro Int.: 2 o 3 stelle;
– S. Andrea s. G. (non originale): 1 stella;
– Terelle: 5 stelle (ma non è certo);
– Vallemaio: stella cometa;
– Villa S. Lucia (non originale): 1 stella.
Si tratta in gran parte, come si vede, di comuni della ex Terra di S. Benedetto; pertanto si potrebbe anche ipotizzare che le stelle contrassegnino i centri abitati dei possedimenti benedettini, e S. Germano, solo perché Università più importante del territorio, ne ha nove, forse una ragione di simmetria grafica, senza voler chiamare in causa i simbolismi legati al numero nove, ma è solo un’ipotesi che non ha alcun riscontro scientifico.
A seguire riporto, a titolo di documenti, alcuni dei timbri da me raccolti nell’Archivio comunale di Cassino e nell’Archivio di Stato di Caserta, in quest’ultimo caso riferiti anche ad altri Comuni del Cassinate:


1    – Cassino: Archivio comunale di Cassino, timbro del 1940
2    – S. Germano: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817), comprende anche i timbri dell’Ufficio del Registro
3     – S. Germano: timbro dell’Ufficio del Registro; Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817)
4     – Comune di S. Elia: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817), sindaco Antonio Caspoli
5    – Comune di S. Pietro Infine: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817)
6     – Comune di Pignataro di S. Germano: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817), sindaco B. Giovannone
7     – Comune di Vallerotonda: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817), sindaco Crolla
8     – Comune di Piedimonte: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817), sindaco Antonio Di Monaco
9     – Comune di S. Angelo: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817)
10    – Comune di Cervaro e Trocchio: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817), sindaco G. Rossini
11    – Comune di S. Germano: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817), sindaco Tomasso
12    – Comune di S. Germano: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817), sindaco Tomasso
13    – Comune di S. Germano: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2545 (1817)
14    – Comune di S. Germano e Casali: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2542 (1811-12)
15    – Comune di S. Germano e Casali: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2542 (1811-12)
16    – Comune di S. Germano e Casali: Archivio di Stato di Caserta, Affari comunali, busta 2542 (1811-12)

In conclusione si riportano dei particolari della carta intestata dell’Ammnistrazione comunale utilizzata immediatamente prima e immediatamente dopo il cambio di denominazione da San Germano a Cassino:

1 Approvato con R.D. 13 aprile 1905, opera del barone Antonio Manno, commissario del Re presso la Consulta araldica.

2 Linea Editrice, senza data e senza luogo; la data presumibile dovrebbe essere quella del dicembre 1988.
3 Per chi volesse approfondire le ricerche riporto le indicazioni dei singoli documenti:
– fascio 128, fase. 3, pag. 70; 20 giugno 1745; sindaco Gregorio Armando;
– 128/7, pag. 27; 24 agosto 1757; sindaco Silvestro Martucci;
– 129/9, p. 135; 27 agosto 1760; sindaco Luciano Fargniolo; timbro ad inchiostro non leggibile;
– 129/10, p. 14; 17 agosto 1764; sindaco Domenico di Ambrogio;
– 129/10, p. 69; 15 agosto 1765; sindaco D. Filippo Carlino;
– 129/13, p. 2: 20 agosto 1768; sindaco Tomaso Mascioli;
– 130/16, p. 70; 30 giugno 1773; sindaco Massimiliano Vertechy;
– 130/20, p. 65; 28 agosto 1777; firma illegibile.

4 S. Germano vi figura dal n. 1483 al 1501: Atti preliminari e apprezzo 3, rivele 15, onciario 1742-1.
5 Terra di Lavoro: S. Germano, n. 712 (1648).
6 Traggo queste indicazioni dal cit. Stemmi e sigilli del Lazio.

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