X Giornata annuale di Studi Mariologici promossa dal Consiglio Redazionale dei «Quaderni del Santuario di Canneto»

Print Friendly, PDF & Email

 

Studi Cassinati, anno 2013, n. 3
> Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf
> Scarica l’articolo in pdf
.

di Filippo Carcione*

047-12Eccellenza reverendissima, con vero piacere presto voce al Consiglio Redazionale dei «Quaderni», aprendo questa Giornata di Studio, che con cadenza annuale si tiene al Santuario di Canneto. Agisco con vero piacere per un triplice motivo: a) perché è la prima Giornata, che facciamo alla Sua presenza, gratificati da un’attenzione percepita sin dal Suo arrivo in Diocesi; b) perché l’edizione odierna è la decima, segno eloquente di un traguardo raggiunto; c) perché c’è coincidenza con l’Anno della Fede e il desiderio di promuovere una fede più adulta è stato il motore spirituale di tutta questa stagione decennale.
Con Lei, Eccellenza, riverisco i sacerdoti e tutte le autorità presenti, a partire dal Sindaco di Settefrati, il Comune che ci ospita. Un mio omaggio particolare va, poi, alle Confraternite diocesane convenute, che colgono oggi l’occasione per vivere il loro momento collettivo di formazione annuale. Quindi, saluto l’intero pubblico, tra cui non manca chi ha seguito regolarmente il nostro percorso in quest’arco temporale, percorso che richiede ora un bilancio doveroso e opportuno: a) doveroso perché è giusto che il nuovo Vescovo abbia relazione su quanto svolto; b) opportuno perché dieci anni sono una tappa che evoca a noi stessi una verifica degli obiettivi programmati. Per cui, mi scuso con l’assemblea se quest’anno la prolusione del Moderatore ruberà uno spazio maggiore rispetto alle passate Giornate.
Insomma, Eccellenza, tutto inizia quando don Antonio Molle, divenuto Rettore nel 2002, volle dar vita ad un gruppo di lavoro, che allargasse l’orizzonte pastorale del Santuario: e ciò, affinché memoria storica e tradizioni popolari venissero corroborate da una linfa intellettuale capace di valorizzarle, nobilitarle e, all’occorrenza, purificarle. Intorno a lui si adunarono le energie più mature della Diocesi, come don Dionigi Antonelli e don Enzo Tavernese, con il sussidio di una generazione più giovane costituita da chi parla, dal prof. Angelo Molle e dal prof. Giovanni Mancini. Nacque così un Comitato Promotore di iniziative culturali, il cui primo banco di prova, presente il card. Alfonso Lopez Truijllo, fu quel 19 settembre 2004, quando, in una memorabile Giornata di studio, celebrammo i 50 anni dalla solenne incoronazione della Vergine Bruna, incoronazione fatta a Sora, nel 1954, dal rappresentante del Capitolo Vaticano, card. Benedetto Aloisi Masella, uno con il nostro vescovo diocesano, mons. Biagio Musto. Il felice esito dell’esperienza indusse il Comitato Promotore a stabilire la programmazione annuale di una Giornata di studio dedicata a particolari ricorrenze, i cui atti, integrati con articoli a tema, sarebbero stati raccolti, tempo dodici mesi, in dei «Quaderni». Il vescovo, mons. Luca Brandolini, approvato il progetto, benediceva l’uscita del Primo Quaderno nel 2005, erigendo lo stesso Comitato Promotore a Consiglio Redazionale del nuovo periodico diocesano. La procedura, innestatasi dall’inizio, spiega, a beneficio dei curiosi, perché l’edizione della Giornata sarà sempre di un numero avanti rispetto ai Quaderni: e così via fino ad oggi, Decima Edizione, in cui si presenta appunto il Nono Quaderno, risultato delle ricorrenze celebrate lo scorso anno.
La pubblicazione dei Quaderni fu affidata all’editrice Arte Stampa di Roccasecca e il primo numero partiva con un Editoriale, che ne presenta l’identikit in questi termini: «La materia trattata mira a coniugare in un quadro d’insieme, organicamente legato dal leitmotiv mariano, contributi speculativi su questioni di respiro universale con indagini d’interesse territoriale, suggerendo prospetti aventi ricaduta anzitutto sulla formazione degli operatori pastorali ma, al tempo stesso, utili a promuovere sempre più lo studio del nostro ieri, che, quanto più si conosce, tanto più prepara a vincere le sfide dell’oggi, per la costruzione di un domani migliore».
In verità, questo proposito racchiude l’agenda degli obiettivi, su cui si concentrava un Santuario mariano, ove da oltre un millennio convergono in pellegrinaggio gli aneliti di una forte memoria religiosa non solo diocesana, ma addirittura interregionale, essendo crocevia strategico di Lazio, Abruzzo, Molise e Campania, quasi a metà strada tra le sponde del Tirreno e dell’Adriatico, punto d’incontro tra il centro e il meridione della nostra penisola. Tali obiettivi, dettati dalla caratterizzazione composita dei fedeli, sono stati coltivati in due direzioni privilegiate, tenendo come filo conduttore il modello della Vergine, maestra e avvocata del Popolo di Dio.
Prima direzione: abbiamo cercato di promuovere un’esperienza di fede, dove devotio e ratio, culto e riflessione, liturgia e catechesi, ritualità e consapevolezza, pietà e scienza fossero compagne di viaggio inseparabili: devotio e ratio, due polmoni dello stesso cuore, la fides, la fede nel mistero di Dio, dove, se manca uno c’è una patologia. La devotio senza la ratio scade nell’emotività del folklore o, peggio, s’ammala nell’angoscia della superstizione; la ratio senza la devotio s’inaridisce nella superbia dello gnosticismo o, peggio, si perde nell’egemonia dello scetticismo. Il pellegrinaggio al Santuario può essere, allora, l’occasione d’incontro per una scuola reciproca delle parti, dove la devotio educa la ratio a contemplare con fiducia la bellezza del mistero, mentre la ratio educa la devotio a penetrare con sapienza la ricchezza del mistero.
Seconda direzione: abbiamo cercato di stimolare una coscienza ecclesiale, dove l’equilibrio tra senso di appartenenza e vocazione ecumenica caratterizzasse la pedagogia di un pellegrinaggio dalle provenienze più disparate, ricco nei colori e nelle manifestazioni, ma spesso fruito con i sigilli di forti autoreferenze campaniliste. S’è, dunque, insistito sul respiro universale della Chiesa, senza però svilire il sano principio dell’identità locale: un’identità locale che, orgogliosa ma non fanatica della propria storia, accoglie l’altro in un regime di relazioni, dove l’anelito all’unità non diviene marcia verso una confusa omologazione globale delle parti. Non lo può diventare giacché deve restare tutto il gusto della distinzione come capitale carismatico per crescere nel dialogo e nella reciprocità: dialogo e reciprocità, i veri fertilizzanti d’una caritas, che, mentre anima una devotio ed una ratio altrimenti disincarnate, edifica il singolo come persona, non come individuo, ovvero soggetto aperto alla condivisione e non monade rinchiusa nel proprio egoismo: la persona, cellula sorridente di un’ umanità che spera nella pluralità e non dispera della pluralità, vivendola cioè come dono, non come minaccia, gioco d’amore della grazia divina, non maligna espressione della fatalità. Si cementa così, oltre le deplorevoli contrarietà circolanti verso un Ministro della Repubblica per il solo colore della pelle, quella civiltà dell’accoglienza, di cui Papa Francesco è oggi più che mai icona evangelica senza frontiere, in un abbraccio di popoli vicini e lontani, custodi di memorie, che si gustano l’un l’altra, fino ad innamorarsi della stessa alterità in quanto elemento inalienabile di un’incessante maturazione umana destinata ad esaurirsi solo nel domani escatologico.
Certamente l’attività dei Quaderni ha sperato di incarnare anzitutto in proprio i messaggi ecclesiali di cui era latrice, sollecitando senza sosta una comunione delle energie, dalle Parrocchie alle Università, che, con le loro diverse esperienze, anche non confessionali come le agenzie statali, potevano qualificare e arricchire i lavori in corso, stimolando lo studio, la ricerca e la formazione reciproca attraverso un dialogo tra le parti costante e incisivo. Ci si è mossi, dunque, in un orizzonte, che, partendo dalle nostre risorse diocesane, chiamasse a raccolta il territorio interregionale, cui si riferisce il Santuario, lasciando ovviamente fluidi i confini per popolazioni, che, tra l’altro, hanno impiantato nel tempo significative colonie agli angoli più remoti della terra.
Almeno la statistica – ma poveri noi se fosse solo quella! – autorizza a godere di qualche dato. In tutto sui Quaderni sono stati ospitati fin qui  88 contributi tra editoriali, articoli e documentazione. Risultano aver collaborato in primo luogo tutti e tre i nostri vescovi precedenti (mons. Lorenzo Chiarinelli, mons. Luca Brandolini, mons. Filippo Iannone) e, con essi, ben 17 sacerdoti della nostra Diocesi, tra cui il vicario generale, don Antonio Lecce, e – non me ne vogliano gli altri per la preferenza d’occasione – due parroci festanti per il giubileo aureo della loro vita presbiterale, don Dante Gemmiti e don Mario Milanese, ai quali anche i devoti del Santuario porgono i loro migliori auguri.
Al nostro clero i numeri allegano complessivamente un vescovo, mons. Antonio Santucci, e 10 sacerdoti di altre realtà ecclesiali, con variabile geografica che va dalla limitrofa Abbazia di Montecassino alla più lontana diocesi di Bergamo, e con impegno differenziato, che parte dalla pastorale di base per arrivare ai più alti livelli nazionali, come testimonia la firma di don Domenico Pompili, sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana.
Nell’impresa siamo, poi, riusciti a coinvolgere voci di ben 6 strutture universitarie, e cioè: a) l’Università “La Sapienza” di Roma; b) la Pontificia Università Gregoriana; c) la Pontificia Università Lateranense; d) la II Università di Roma-Tor Vergata; e) la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale; f) l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, ovvero il mio laboratorio quotidiano, che nel tempo ha offerto ai «Quaderni» – e lo dico con una comprensibile punta di soddisfazione – la partecipazione più consistente con 11 unità tra docenti, dottori di ricerca, tecnici e contrattisti (con chi parla, i lodevoli colleghi e amici Antonio Cartelli, Daniela De Rosa, Maria Gabriella De Santis, Giovanni De Vita, Annibale Pizzi, Bernardo Starnino, Vincenzo Alonzo, Claudio Bernabei, Gaetano de Angelis Curtis, Lucio Meglio).
Agli Atenei si aggiungano ancora, con speciale attestato di merito, altre due istituzioni accademiche, che ci hanno seguito e sostenuto con assiduità sin dall’inizio: a) l’Istituto Teologico Leoniano di Anagni, ove la nostra Diocesi è al momento attiva con 4 docenti, anche se purtroppo con il duro vuoto vocazionale apertosi dopo le recenti ordinazioni sacerdotali di don Giuseppe Basile e don Lorenzo Vallone, cui pure va il nostro plauso d’incoraggiamento; b) l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «S. Roberto Bellarmino» di Capua, che è oggi qui, come in tante edizioni, fedelmente rappresentato dal suo Direttore emerito, prof. Antonio Ianniello, e in cui, quest’anno, ben 3 studentesse della nostra Diocesi hanno conseguito le prime lauree magistrali in previsione della nuova normativa per l’IRC.
Non è mancato, inoltre, l’apporto fecondo del nostro laicato diocesano più attivo nel mondo della cultura e delle professioni: così il prof. Luigi Di Cioccio, Presidente Nazionale della Società Italiana dei Geriatri Ospedalieri e Territoriali, responsabile del presidio sanitario a soccorso dei pellegrini nei giorni della grande festa; così il prof. Luigi Gulia, espressione autorevole di un mondo scolastico servito con una lunga e onorata carriera terminata come dirigente del Liceo Scientifico di Sora, studioso ben noto alla comunità scientifica internazionale per l’eccellente lavoro svolto attraverso il Centro Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”.
Anche la quota rosa lascia, infine, il suo segno, con 5 autrici: per la cronaca, due docenti universitarie, una giovane ricercatrice, una professoressa di liceo e una suora appartenente a quelle gloriose Figlie della Carità, storiche interpreti di un prezioso servizio al Santuario.
Ebbene, Eccellenza, questo patrimonio, che s’è accumulato sotto la guida sapiente di don Antonio Molle, noi oggi Le consegniamo, nella certezza, che saprà valorizzarlo, potenziarlo, aggiornarlo e migliorarlo. Glielo consegniamo con gioia, oggi 11 agosto, felice coincidenza con la festa locale di S. Gerardo pellegrino, un santo che imparerà a conoscere, amare e – perché no? – affiancare al suo tradizionale onomastico, con i voti augurali di questa nostra Chiesa, che la Provvidenza le ha dato in sposa.
Ma, pellegrini fragili nei flutti della storia, ci consenta, Eccellenza, di esternare pure un sentimento di tenerezza e rimpianto per chi non ha fatto in tempo all’appuntamento di oggi, chiamato a vivere, dopo la Giornata del 2012, la luce della Domenica senza tramonto: anzitutto, don Enzo Tavernese, che fu nel gruppo fondatore dei Quaderni e fino all’ultimo ha fatto parte del Consiglio Redazionale. A lui mi si permetta di accostare uno dei nostri lettori più affezionati, sempre partecipe a queste Giornate, il mio caro zio, don Libero Carcione, fonte incessante di avveduti consigli, battuta pronta per smorzare le tensioni, decisione ferma per tenere il passo. In controluce a tanti scenari vissuti vedo, poi, aleggiare ancora la presenza umile e discreta del caro Tommaso, padre del Rettore e del prof. Angelo Molle: di lui continua a pulsare, dietro le quinte, l’eco dell’incoraggiamento alle nostre fatiche. Infine, scivola naturale, in questo contesto, il ricordo del compianto prof. Antonio Greco, prematuramente scomparso all’improvviso, il quale certamente oggi sarebbe stato qui, a fianco dell’amata consorte, la prof.ssa Clelia Giona, dirigente del Liceo Classico di Sora, invitata ad animare, insieme al Vescovo, l’odierno incontro. Alla nostra illustre ospite, che ringraziamo per aver accolto l’invito nonostante il difficile momento, va senz’altro l’affetto del corpo docente d’ogni ordine e grado, ma soprattutto la rassicurazione della fede che “la vita non è tolta ma trasformata”. Ai nomi fatti associamo di cuore l’elenco non detto di tutti gli altri che sono venuti a mancare nell’intero percorso decennale. Ognuno raccomandiamo all’intercessione della Madre misericordiosa, che in questa valle contempliamo secondo l’iconografia Bruna, nell’attesa che, “dopo questo esilio”, ci mostri Gesù, il “frutto benedetto” del seno Suo, Lei, “clemente”, “pia”, “dolce Vergine, Maria”. E così sia!

 

* Prolusione all’incontro svoltosi in data 11 agosto 2013, ore 15.00, presso il Santuario di Canneto, ed avente come spunto di riflessione per il corrente “Anno della Fede” il seguente tema: «“Ecce ancilla Domini! Fiat mihi secundum verbum tuum”. La risposta di Maria tra fides et ratio». La relazione portante è stata tenuta dal nuovo vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, mons. Gerardo Antonazzo (data d’ingresso in Diocesi: 21 aprile 2013). Nell’occasione è stato presentato, a cura della prof.ssa Clelia Giona (Dirigente scolastico del Liceo Classico di Sora), il IX numero dei «Quaderni del Santuario di Canneto».

(34 Visualizzazioni)