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Per molti anni il piazzale della stazione ferroviaria di Cassino, Piazza Garibaldi, è stato luogo di ritrovo per molte famiglie. Ad attrarle era la grande vasca circolare in cemento con l’artistica fontana in travertino al centro. Le aiuole, le bianche panchine e il piccolo carro armato arrampicato su uno scivolo di pietre facevano da contorno e da sfondo al prorompente zampillo d’acqua. Ora quello spazio è diventato una buttata di cemento ed un luogo di sosta per i pullmans: assolutamente invivibile. La fontana fu traslocata nel 2001 per fare da spartitraffico su Via Garigliano. La città fu letteralmente scippata di quell’ameno spazio verde. Forse non molti sanno che quella fontana ha una storia ed è legata all’altra posta all’interno della stazione ferroviaria, all’inizio del lato nord, quella famosa per i pesci rossi. Ne diedi rapida notizia sul quotidiano Ciociaria Oggi nell’estate 2001 (4 giugno). Quelle fontane furono collocate lì attorno al 1954, ma erano di epoca fascista.
Ma andiamo con ordine. In occasione del primo decennale della distruzione di Cassino (1944/54), in previsione delle grandi celebrazioni con la visita del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, si pensò di abbellire la Città Martire con un monumento che desse l’idea della rinascita. Il sindaco Piercarlo Restagno, che aveva “agganci” un po’ dappertutto, mise gli occhi su un deposito della stazione Tiburtina di Roma, dove giacevano quasi abbandonati manufatti di pietra, elementi di fontane monumentali, che erano stati fatti prima della guerra, pronti per essere spediti verso la Germania, nell’ambito della collaborazione tra Mussolini e Hitler. La guerra impedì tale operazione e le pietre rimasero ammucchiate lungo una scarpata della stazione Tiburtina.
Non si sa per quali vie, forse con la collaborazione del Ministero degli Interni, mobilitato per le celebrazioni del decennale, Restagno riuscì ad ottenere l’autorizzazione a prelevare parte di quel materiale.
Una squadra costituita da tutti gli operai del Comune, guidata da Antonio Vano, allora funzionario dell’Ufficio Tecnico – fu lui stesso a fornire queste informazioni –, con un camion FIAT 42, nuovo di zecca, guidato da Manlio Carlino, si recò presso il deposito tiburtino e fece caricare gli elementi lapidei per una fontana, quella, appunto, che tutti conosciamo. Nella stessa occasione furono caricati, per conto delle Ferrovie, i pezzi di un’altra fontana, che fu installata all’interno della stazione ferroviaria: quella famosa per i pesci rossi.
La fontana del Comune doveva essere collocata dinanzi al palazzo comunale, in piazza Restagno, per le celebrazioni, ma non si fece in tempo, o non se ne ebbero i mezzi. Fu perciò scaricata in altro luogo e solo più tardi rimontata nella sede di piazza Garibaldi. La collocazione doveva essere provvisoria in attesa di una sistemazione al centro della città.
La monumentale fontana invece è rimasta lì per quasi mezzo secolo.
Poi, nel quadro di una “riqualificazione” urbanistica di Cassino, fu deciso di rimuoverla per far posto ad un parcheggio interrato e ad uno nodo di interscambio1.
Il carro armato2 fu collocato all’interno dell’ex mattatoio, oggi sede dell’Historiale; la fontana fu smontata e rimontata al centro della rotatoria creata in via Garigliano presso l’imbocco dello svincolo della superstrada Cassino-Formia.
Anche questa collocazione doveva essere provvisoria, ma la fontana è lì da oltre un decennio.
Nella mia ricordata nota auspicavo che fosse trasferita al centro di Piazza S. Giovanni dove da tempo i residenti reclamano una migliore sistemazione di quel loro spazio vitale, ridotto a parcheggio e senza nessuna manutenzione del pur abbondante verde, oppure in altro opportuno spazio del centro urbano.
Macché! Ancora una volta il provvisorio è diventato definitivo.
Il socio Erasmo Di Vito ci segnala la fontana posta sul piazzale della stazione di Sora: è identica a quella di Cassino e la sua storia non sarà dissimile.
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