Studi Cassinati, anno 2012, n. 2
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di Vito Mancini*
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Per restare ai primi decenni dal XIX secoio, tra le numerose epidemie ricordiamo per esempio la peste di Nola del 1816, il colera scoppiato nei Balcani nel 1834, diffusosi in tutta Italia e ripreso violentemente nel 1837, la dissenteria del 1843, di nuovo il colera del 1847 sviluppatosi in Turchia e in Russia e quello del 1853 scoppiato in Ucraina e diffusosi da noi nell’estate dell’anno dopo, epoca alla quale risalgono le nostre lettere.
In ambito filatelico, prassi vuole che si mettano in rilievo innanzitutto le note distintive postali, perciò è opportuno rilevare che tutte le nostre lettere (figg. 1-7) sono state sottoposte alla partenza alla tassazione di 5 grana (segno in alto a sinistra), tariffa vigente dal 1° luglio 1845 in ambedue i domini napoletani per le lettere dirette negli Stati d’Italia. All’arrivo le lettere sono state tassate per 8 baj (prima distanza) a carico del destinatario, giusta la tariffa pontificia in vigore dal 2 novembre 1844. Vari i bolli appena distinguibili che si notano sul fronte, eccettuati un paio di circolari “REGIA POSTA DI NAPOLI” con il fiordaliso al centro (bollo usato dal luglio 1852 al maggio 1856 per le lettere destinate all’estero), i due pontifici “NETTA DENTRO E FUORI” sormontati dallo stemma papale che riteniamo essere del primo tipo e i tagli di disinfezione sulle lettere del 27 luglio, 10 e 27 agosto e 7 settembre. Su quelle del 19 agosto e del 14 ottobre i tagli sono evidenti sul fronte.

Rileggendo le lettere, ciò che più ci ha incuriosito sono le note pittoriche dell’ambiente aggiunte alla narrazione dei fatti, delle cose e degli uomini intorno allo scrivente, le paure e il suo confidare nell’aiuto di “S. Pietro che in paradiso deve pur valere più di S. Gennaro”.
Le lettere del 5 e del 27 luglio 1854, invece di essere datate “Napoli “, sonodatate “Dai maccheroni
colerici…” ( maccheroni = i napoletani). Nella prima, rivolgendosi al Sig. don Bernardino, il nostro inizia col dire: “non sorprenda se comincio col don giacché, essendo maccherone, necessitami andare nello stile del paese dove Principe, Marchese, Conte, Canonico, Prete, Avvocato o Causidico ha sempre il titolo di don, come noi diciamo Signore”. Chiede se a Roma ci sia stato un caso di colera e informa che la posta dei “maccheroni” parte ogni giorno, meno la domenica, e finisce di scrivere in fretta per il gran caldo. Nella seconda afferma che il colera ebbe inizio il 6 luglio; parla della morte dei vari “Capetti al giorno e un po’ nella popolazione, non pochi nella truppa, ristretta nella caserme sorvegliate da sentinelle.” La morte di una certa signora Bonucci, romana, dice, ha messo in subbuglio “i maccheroni” e, accennando all’afa incombente “Dio non voglia che questa massa di rivenduglioli di frutta e di pescatori facciano il secondo atto di Masaniello. “







* Esperto di storia postale italiana.
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