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Il prof. Toni Iermano, docente di Letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, profondo conoscitore di una delle più prestigiose figure del panorama culturale italiano, e non solo, dell’Ottocento, cioè quella di Francesco De Sanctis1, in uno dei suoi numerosi studi dedicato all’eminente personalità irpina ha avuto modo di definirlo, relativamente alla sua attività politica, come il «guerriero di mille campagne elettorali»2 poiché furono «innumerevoli» quelle a cui prese parte «nel corso della sua carriera politica a partire dal 1848»3. Infatti se negli anni preunitari De Sanctis partecipò a un unico turno elettorale, quello determinato dalla concessione della Costituzione da parte di Ferdinando II nel 18484, nel ventennio successivo all’Unità, cioè dal 1861 al 1883, svolse almeno trentuno campagne elettorali per la Camera dei deputati (cui vanno aggiunte anche quelle per gli organi amministrativi, come l’elezione del 1873 al Consiglio provinciale di Principato Ulteriore). Tuttavia se si considera che i turni elettorali in quel ventennio furono otto (dalla VIII alla XV legislatura), cui si aggiunsero sette turni suppletivi in seguito a decadenza e nove ballottaggi più uno ripetuto in seguito ad annullamento, significa che De Sanctis pose la sua candidatura, nell’ambito dello stesso turno di votazioni, in più collegi elettorali. Dunque non solo quello «nativo», come lo definì egli stesso, cioè il «nebbioso e favoloso» collegio di Lacedonia in cui era ricompreso il suo comune di nascita Morra Irpino (oggi Morra De Sanctis) nella provincia di Principato Ulteriore (Avellino), ma De Sanctis si candidò anche in altri collegi irpini, come quelli di S. Angelo dei Lombardi, Avellino I e Ariano-Avellino II, o campani, Angri (Salerno), Sessa Aurunca e Cassino (Terra di Lavoro), ma anche pugliesi, San Severo e Trani-Bari II. Va inoltre constatato che la sua prima elezione a deputato, quella del 1861, avvenne nel collegio di Sessa Aurunca. In sostanza, De Sanctis, oppositore del regime borbonico, imprigionato per tre anni nel carcere di Castel dell’Ovo, rifugiato nel Regno di Sardegna dove avrebbe conosciuto anche l’umiliazione di vivere con il sussidio messo a disposizione dai piemontesi per i fuoriusciti se non gli avessero procurato un posto di professore in un collegio torinese, poi trasferitosi a Zurigo, quindi tornato nella sua patria, in quel Mezzogiorno ormai avviato a far parte dell’Italia unita, nominato governatore della provincia di Avellino (carica che tenne per meno di due mesi quando iniziarono le prime avvisaglie dell’insorgere del brigantaggio e quando, il 21 ottobre 1860, si tenne il Plebiscito di annessione) non fu eletto nel nuovo Parlamento nazionale nel suo collegio «nativo», né in un altro irpino, ma grazie ai voti degli elettori di Sessa Aurunca.
I turni di votazione per le elezioni alla Camera dei deputati tenutisi nel corso del ventennio compreso tra il 1861 e il 1882, furono otto (dalla VIII alla XV legislatura) e a tutti essi prese parte Francesco De Sanctis.
VIII legislatura (29.1 e 3.2.1861)5: De Sanctis si presentò in tre collegi. In quello di Lacedonia fu battuto al ballottaggio dal barone Nicola Nisco (138 voti a 135), in quello di S. Angelo dei Lombardi perse contro Filippo Capone, un magistrato consigliere di Corte d’appello (534 voti a 130), mentre invece fu eletto nel collegio di Sessa Aurunca superando al ballottaggio, con 368 voti a 133, Raffaele Gigante, avvocato di Itri6. In seguito alla nomina a ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Cavour il 22 marzo 1861, De Sanctis decadde da deputato, per cui a Sessa si tennero nuove elezioni nel mese successivo che confermarono il seggio allo storico della letteratura italiana, con 329 voti su 445 votanti, senza neanche il bisogno del ballottaggio.
IX legislatura (22 e 29.10.1865): De Sanctis si presentò in due collegi, ma non riuscì a prevalere in nessuno dei due in quanto in quello di Sessa Aurunca perse al ballottaggio con il marchese Giuseppe Pulce (23 a 328), così come in quello di S. Severo fu sconfitto al primo turno dell’avv. Luigi Zuppetta. Quindi si candidò in due riconvocazioni. In quella del collegio di Angri7 tenutasi il 31.12.1865 e ballottaggio del 7.1.1866, fu sconfitto dal prof. Raffaele Fioretti per 235 a 239 preferenze su 479 votanti. Riuscì infine a entrare alla Camera in seguito alla riconvocazione del collegio di S. Severo, dovuto alle dimissioni presentate il 16.4.1866 dall’avv. Zuppetta, e nelle elezioni suppletive tenutesi il 13.5.1866 De Sanctis riuscì a prevalere al ballottaggio sul principe Michele S. Severo di Sangro (258 voti a 190).
X legislatura (10 e 17.3.1867): De Sanctis fu eletto, prevalendo al primo turno, in due collegi. In quello di S. Severo sconfisse l’avv. Nicola Tondi per 416 voti a 185 su 662 votanti, nel collegio di Cassino8 ebbe la meglio su Giacomo De Martino per 364 voti a 88 su 470 votanti. Il primo aprile 1867 optò per il collegio di S. Severo9.
XI legislatura (20 e 27.11.1870): De Sanctis fu eletto al primo turno nel collegio di S. Severo prevalendo su Leonardo Fraccacreta con 319 voti a 34. In seguito alla nomina a professore ordinario di Letteratura italiana presso l’Università di Napoli il 15.10.1871, cessò dalla carica di deputato. Nelle elezioni suppletive del collegio di S. Severo, tenutesi il 31.12.1871 e ballottaggio il 7.1.1872, con 414 voti su 506 votanti superò l’avv. Nicola Tondi.
XII legislatura (8 e 15.11.1874): De Sanctis fu eletto, al ballottaggio, in due collegi. In quello di San Severo si impose su Gian Domenico Romano, presidente di sezione di Corte di appello, con 437 voti su 488 votanti, parimenti nel collegio di Lacedonia sconfisse Serafino Soldi con 377 voti a 303 su 689 votanti. Tuttavia le elezioni in quest’ultimo collegio vennero annullate dalla Camera dei deputati nella tornata del 19 dicembre 1874 perché «nella sezione di Andretta si constatò la presenza nella sala di molti non elettori e perché il luogo ove si scrivevano le schede era nascosto alla vista del seggio elettorale». Nel nuovo turno di ballottaggio, tenutosi il 17.1.187510, prevalse di nuovo De Sanctis su Soldi con 386 voti a 289 su 685 votanti11 e il 20.2.1875 optò per il collegio di Lacedonia12.
XIII legislatura (5.11.1876): De Sanctis venne eletto nel collegio di Lacedonia ottenendo un risultato plebiscitario, 612 voti su 614 votanti. Cessò dalla carica in seguito alla nomina a ministro della Pubblica Istruzione il 24.3.187813 ma ottenne di nuovo un fortissimo consenso in quel collegio nelle elezioni suppletive tenutesi il 14.4.1878 con 609 voti su 613 votanti e anche nell’ulteriore turno suppletivo (14.12.1879) dovuto nuovamente a decadenza per nomina a ministro del 25.11.187914, ebbe l’unanimità con 692 voti su altrettanti votanti.
XIV legislatura (16.5.1880): De Sanctis fu eletto in due collegi. Tornato a Sessa Aurunca vi prevalse nuovamente, imponendosi, in questa occasione, su Pasquale Falco, con 339 voti a 47 su 402 votanti, mentre nel collegio di Lacedonia sconfisse Agostino Bertani con 658 voti a 48 su 719 votanti. Il 14 giugno 1880 optò per il collegio di Lacedonia15.
XV legislatura (29.10.1882)16: De Sanctis si candidò nel collegio di Ariano-Avellino II, in cui prevalsero, l’avv. Rocco Rossi (3079), il principe Michele Sambiase Sanseverino (3023), Pasquale Stanislao Mancini ministro degli Esteri (2985). Francesco De Sanctis con 2521 voti di preferenza su 7483 votanti, fu il primo dei non eletti17. Tuttavia a distanza di qualche mese, partecipò a due elezioni suppletive tenutesi il 7.1.1883. Nella prima, dovuta alla riconvocazione del collegio di Avellino I dopo l’opzione di P.S. Mancini per quello di Ariano-Avellino II, non fu eletto, battuto dal barone Giacomo Del Balzo che, su 13146 votanti, ebbe 8887 preferenze rispetto alle 4133 di De Sanctis. L’altro turno suppletivo si tenne in seguito alla riconvocazione del collegio di Trani-Bari II dopo l’opzione di Alfredo Buccarini, ministro dei LL.PP, per il collegio Ravenna. Qui, con 4729 preferenze su 6887 votanti, De Sanctis fu eletto sopravanzando Pietro Antonio Cafiero (797), l’avv. Felice Cavallotti (774) e Carlo Cafiero (403). Alla morte di Francesco De Sanctis avvenuta il 29 dicembre 1883, le elezioni suppletive nel collegio di Trani-Bari II si tennero il 3.2.1884 e sancirono l’elezione di Francesco Curalo.
Il V volume de Il Parlamento Italiano. Storia Parlamentare e politica dell’Italia 1861-1988 (pubblicazione in 22 tomi, più un Atlante istituzionale, chi si occupa della storia d’Italia considerata attraverso l’istituzione politica nazionale più importante, cioè il Parlamento, sancito con l’allargamento dello Statuto albertino dal Regno di Sardegna a tutti i territori riuniti nell’Italia Unita e diviso nei suoi due rami, Camera dei deputati e Senato regio fino al 1946, poi, con l’introduzione della Costituzione repubblicana, divenuto Senato della Repubblica, di nomina elettiva), contiene una scheda, curata da Franco Ferri, di una ventina di pagine dedicata a Francesco De Sanctis18. In essa, corredano il testo riguardante la biografia e l’attività culturale e politica di De Sanctis, numerose fotografie che ritraggono il personaggio, oppure il frontespizio di sue opere a stampa o alcune sue lettere manoscritte. A pag. 493 ci si imbatte nella riproduzione anastatica di una missiva che la didascalia della foto illustra come «affettuosa lettera spedita da De Sanctis alla moglie Maria durante un suo viaggio a Cassino». Purtroppo nella fotografia la lettera risulta parzialmente coperta da un pennino a inchiostro, presumibilmente usato da De Sanctis, per cui alcune parole rimangono nascoste al di sotto del pennino stesso ma in essa si legge comunque:
Cassino 26 marzo
Giunto a Cassino, accolto cordialmente da
tutta la popolazione. Sono stato in casa dal
signor Petrarcone [??] è venuto Visocchi e tutt’i
principali uomini della città! A pranzo brodo, pollo
e un po’ di ricotta [e??] acqua: non ho voluto nulla di
più. Stasera conversazione con Signori e Signore: mu-
sica canto discorsi [politici?? ecc.]. Sono le undici ho det-
to: con licenza io mi [ritiro??]. Gelati non ne ho preso,
invece mi sono fatto [fare??] acqua calda con scorza di
limone e me la sto [sorseggiando??] ora scrivendo. Vedi
che conservo tutte le [abitudini??] di malato. Salvo un
po’ di vociferare soverchio [propositi??] non ne ho fatto.
Addio, cara Maria vado [a??] dormire, ma non prima
di averti dato un bacio e [augurarti??] tante cose affettuo-
se per le tue cure [??] dettate da un af-
fetto da me così poco meritato. Oh [??] sento dirimpetto a
te sublime donna tutta la mia [persona??]
Il tuo Francesco
Dunque De Sanctis, nell’apprestarsi a redigere la lettera, appone l’indicazione del luogo in cui si trovava, affiancato dalla data che appare scritta riportando, come sua abitudine (ad esempio nel Viaggio Elettorale), solo il giorno e il mese e con l’omissione dell’anno. La «cara e adorata Maria», cui è indirizzata la lettera, è la moglie, Maria Testa, che De Sanctis aveva sposato il 22 agosto 1863 a Portici. Alla moglie, dunque, De Sanctis, racconta brevemente quel soggiorno a Cassino. Non riporta specifici e importanti avvenimenti ma le riferisce alcuni aspetti della sua vita pubblica (la cordiale accoglienza, gli incontri con i notabili della città, il pranzo e la serata), nonché altri più strettamente personali. Tuttavia alcuni riferimenti possono suscitare interesse. Infatti racconta di essere stato ospite del «signor Petrarcone» e c’è da presupporre che si fermò a casa di uno dei fratelli Petrarcone, Silvestro o Francesco19. Quindi riferisce di aver incontrato molte persone e di una ne cita il cognome, Visocchi. Il personaggio menzionato dovrebbe, con ragionevolezza, far parte dell’importante famiglia originaria di Atina. Negli anni preunitari De Sanctis sicuramente ebbe modo di conoscere Giacinto Visocchi, che probabilmente nella Napoli borbonica fu un suo allievo, per poi nel 1844 aprire una propria scuola di lettere. Liberale, Giacinto patì anche le conseguenze della reazione borbonica dopo il 15 maggio 1848, per poi morire nel 1855 senza aver potuto assistere all’Unificazione nazionale. Anche i fratelli di Giacinto, e cioè Pasquale, Alfonso e Francescantonio, si erano formati negli stessi anni a Napoli seguendo le lezioni del marchese Puoti e dunque, verosimilmente, a contatto con De Sanctis. Poi tutti avevano fatto ritorno ad Atina per attendere all’attività imprenditoriale di famiglia cioè la conduzione della Cartiera che possedevano. Dunque il Visocchi ricordato nella lettera potrebbe essere Alfonso, deputato di Cassino eletto per la IX legislatura, non ricandidatosi per la X, sconfitto per l’XI e poi eletto ininterrottamente per otto turni, dalla riconvocazione del collegio per la XII fino alla XIX legislatura (1876-1897).
Le domande che si possono porre, riguardano i motivi che spinsero De Sanctis a venire a Cassino in un giorno d’inizio primavera. Innanzi tutto va supposto che si tratti del 26 marzo 1867 in quanto il giorno 10 precedente si erano svolte le elezioni nazionali della X legislatura per la quale, come ricordato, De Sanctis aveva posto la doppia candidatura nei collegi di S. Severo e Cassino, riuscendo, in tutti e due, a essere eletto al primo turno, senza dover far ricorso al ballottaggio. Alla luce di tutto ciò va presupposto, dunque, che Francesco De Sanctis sia venuto a Cassino per incontrare gli elettori di quel collegio, i cui consensi avevano consentito la sua rielezione. Infatti a quella data, 26 marzo, non aveva ancora provveduto a formalizzare l’opzione tra i due collegi, cosa che farà dopo qualche giorno, e cioè il primo aprile successivo, preferendo S. Severo. Poiché De Sanctis, utilizzando i mezzi più disparati, «in treno, a piedi, a cavallo, in carrozza» e viaggiando «per i monti e per le valli senza strada ferrata» così come poteva, «anche a dorso di mulo», come lo stesso De Sanctis ricordava20, aveva sempre cercato di essere presente nei collegi elettorali dove si candidava»21, va presupposto che fosse venuto a Cassino anche prima della data del 10 marzo 1867 per incontrare personalmente gli elettori di quel collegio e svolgere anche qui, al pari di altre situazioni similari, una campagna elettorale all’«inglese», come egli stesso scriveva, in cui teneva discorsi, lottava e, pur contrastato «aspramente» anche da alcuni esponenti della «Sinistra storica», riusciva a prevalere sugli avversari politici22.
Un’ultima annotazione riguarda Alfonso Visocchi. La mancata candidatura per le elezioni della X legislatura dell’uomo politico di Atina, che per di più, in quei momenti, era il parlamentare uscente del collegio di Cassino, potrebbe essere letta proprio alla luce della presenza di una eminente personalità come quella di Francesco De Sanctis. Proprio tale aspetto, presumibilmente, dovette indurre Alfonso Visocchi a sottrarsi alla votazione di quel turno, evitando anche l’instaurarsi di una competizione elettorale con l’illustre docente irpino. Non a caso nelle elezioni suppletive tenutesi due mesi dopo, in seguito all’opzione di De Sanctis per il collegio di S Severo, Alfonso Visocchi tornò a porre la sua candidatura, anche se poi risultò sconfitto da Ferdinando Palasciano23.
I rapporti tra Cassino e Francesco De Sanctis non si esaurirono nel 1867 ma ci fu almeno un’altra circostanza in cui lo storico della letteratura italiana si interessò di questioni legate al territorio. Infatti nel 1878, il sacerdote Filippo Ponari, che aveva raccolto e segnalato una notevole quantità di epigrafi e resti architettonici dell’antica Casinum, pubblicando nel 1867 uno studio dal titolo Ricerche sulle antichità di Cassino, avanzò la richiesta alla Direzione Generale dei Musei e Scavi di Roma di costruire un museo a Cassino in modo da assicurarne la custodia e la salvaguardia. Il Comune, che aveva individuato come sede del museo una sala «al pianterreno dell’edifizio delle Scuole Municipali in Piazza dello Spirito Santo», cioè le cosiddette “scuole pie”, per la sua installazione poté contare, finanziariamente, su un contributo di Lire cinquecento erogato dal ministero della Pubblica Istruzione. L’aiuto economico, messo a disposizione nell’«intento d’incoraggiare» i «nobili propositi» di «provvede[re] a raccogliere e trasportare in apposito locale le antichità classiche esistenti in quel Comune e suoi dintorni»24, fu concesso su diretto interessamento del titolare del dicastero cioè Francesco De Sanctis, indotto, c’è da supporre, oltre che dalla validità dell’iniziativa anche dal ricordo della cordiale accoglienza e del sostegno elettorale ricevuto a Cassino dieci anni prima. A sua volta la città di Cassino ha voluto rendere omaggio alla memoria di Francesco De Sanctis inserendo il nome dello storico e critico della letteratura italiana nella propria toponomastica (nell’anteguerra lo slargo antistante le “Scuole pie” e nel dopoguerra lo slargo antistante piazza Corte e la Chiesa Madre).
1 Storico della letteratura italiana, critico letterario, politico, più volte ministro della Pubblica Istruzione era nato a Morra Irpina (oggi Morra De Sanctis), in provincia di Avellino, il 28 marzo 1817. Dopo aver partecipato ai moti insurrezionali del 1848, fu arrestato e imprigionato dal 1850 al 1853. Espulso dal Regno borbonico, riuscì a raggiungere Torino dove insegnò lingua italiana presso una scuola privata femminile. Si trasferì quindi a Zurigo e nel 1860 fece ritorno a Napoli. Nominato da Garibaldi governatore della provincia di Principato Ulteriore, dal 1861 iniziò la sua carriera al Parlamento italiano, come deputato e, più volte, fu ministro della Pubblica Istruzione. Il 15 ottobre 1871 fu nominato docente di Letteratura italiana presso l’Università di Napoli. Morì a Napoli il 29 dicembre 1883.
2 F. De Sanctis, Un viaggio elettorale, a cura di T. Iermano, Mephile, Atripalda 2007, p. 8.
3 Ivi, p. 18.
4 Oltretutto in quella tornata elettorale De Sanctis ottenne un solo voto.
5 Dalla VIII (che rappresenta il primo turno elettorale tenutosi nel Regno d’Italia) alla XIV legislatura, cioè per sette consultazioni, fu utilizzato un sistema di voto basato sul collegio uninominale a doppio turno di ballottaggio.
6 In quel turno Raffaele Gigante si era presentato anche nell’altro collegio elettorale del circondario di Gaeta, quello di Formia, perdendo anche in quell’occasione contro un ecclesiastico, Vincenzo Buonomo, primicerio della cattedrale di Gaeta, così come fu sconfitto anche dopo l’annullamento della votazione. Fu poi eletto alla Camera dei deputati nella IX, X e XI legislatura nel collegio di Formia e nella XII in quello di Agnone.
7 L’elezione che aveva visto prevalere l’avv. Filippo Abignente, docente di Storia ecclesiastica dell’Università di Napoli, era stata annullata il 2 dicembre 1865 «per irregolarità di procedura» in quanto gli elettori di un Comune del collegio si erano costituiti autonomamente in «sezione separata».
8 Il collegio elettorale di Cassino, contraddistinto dal n. 390, risultava formato da tre circondari, quelli di Cassino, Cervaro e Atina, in cui gli aventi diritto al voto risultavano, rispettivamente, 314, 138 e 275, per complessivi 727 votanti. I seggi elettorali erano ubicati nelle città capoluogo di circondario e cioè presso la Chiesa del Riparo a Cassino, presso la Chiesa di S. Paolo a Cervaro e presso il Teatro comunale ad Atina.
9 Nelle elezioni suppletive tenutesi il 5 e 12.5.1867 nel collegio di Cassino prevalse al ballottaggio un’altra grande figura del tempo, il dott. Ferdinando Palasciano (1815-1891, medico chirurgo di Capua, dal 1876 nominato senatore del regno), sull’atinate Alfonso Visocchi.
10 La campagna elettorale svoltasi nel gennaio 1875 nel collegio «nativo», quello cioè di Lacedonia che ricomprendeva vari paesi dell’alta Irpinia tra la Valle dell’Ofanto e il Vulture fu ricostruita da De Sanctis in 13 lettere che furono pubblicate per la prima volta, a partire dal febbraio fino al giugno 1875, sul quotidiano «La Gazzetta di Torino», per poi essere ripubblicate più volte con il titolo di Un Viaggio Elettorale.
11 Nella ripetizione del ballottaggio De Sanctis prevalse su Soldi per 97 voti (386 a 289) rispetto ai 74 voti (307 a 103) del ballottaggio annullato. Se l’esito elettorale fu salutato in vari paesi del collegio con scene di festa, con gioia «impetuosa» lì «dove la lotta era stata più viva», per cui, come ricordava lo stesso De Sanctis, «si sparò in Andretta e Cairano, si sparò in Lacedonia e Teora, si sparò a Monteverde, e vi rispondevano gli spari de’ pochi amici di Aquilonia», egli, al contrario, non ne fu assolutamente soddisfatto. Quel risultato fu considerato da De Sanctis alla stregua di un «lutto» nell’anima ed egli finì per sentirsi «umiliato» e indignato dal risultato conseguito in quanto il viaggio nel collegio e gli incontri fatti nel corso della campagna elettorale erano valsi solamente 23 voti in più rispetto a quelli riportati nel turno annullato (F. De Sanctis, Un viaggio elettorale … cit., pp. 172-173).
12 Nelle elezioni suppletive nel collegio di S. Severo venne eletto Nicola Amore (1828-1894, avvocato originario di Roccamonfina, sindaco di Napoli, poco prima della sua scomparsa nominato senatore del Regno).
13 Fu ministro della Pubblica Istruzione del I governo Cairoli (24 marzo 1878 – 19 dicembre 1878).
14 Fu ministro della Pubblica Istruzione del III governo Cairoli dal 25 novembre 1879 fino al 2 gennaio 1881 quando si dimise dall’incarico e fu sostituto da Guido Baccelli che resse il dicastero fino al termine del ministero Cairoli (29 maggio 1881).
15 Nelle elezioni suppletive nel collegio di Sessa Aurunca si impose Pasquale Falco.
16 Le elezioni di quel turno e dei due successivi (XV, XVI e XVII legislatura) si tennero sulla base della legge elettorale «Depretis», con un sistema incentrato sullo scrutinio di lista su collegi plurinominali. Il nuovo sistema elettorale sancì la modifica dei collegi elettorali, e, ad esempio, quello di Lacedonia, che precedentemente era costituito da nove sezioni elettorali (Lacedonia, Andretta, Aquilonia-Monteverde, Bisaccia, Cairano, Calmi, Morra, Rocchetta S. Antonio e Teora-Conza-S. Andrea) risultò smembrato in quanto alcuni comuni (come il capoluogo elettorale) furono inseriti nel collegio di Ariano Irpino-Avellino II, mentre altri, come Morra, paese natio di De Sanctis, fu aggregato al collegio di Avellino I.
17 Gli altri non eletti furono Giuseppe De Jorio (2087), il dott. Enrico De Renzis, professore di Patologia medica dell’Università di Napoli (1843), il col. Nicola Marselli (1686), il dott. Michelangelo Nicoletti (1333), Francesco Stentalis (656) e Alessandro Modestino (606).
18 F. Ferri, Francesco De Sanctis, in Il Parlamento Italiano. Storia Parlamentare e politica dell’Italia 1861-1988, vol. V, 1877-1887. La sinistra al potere, Nuova Cei, Milano 1988, pp. 473-496.
19 Ambedue nati a Cassino, Silvestro il 21 luglio 1806 e Francesco il 4 giugno 1812, erano figli di Giuseppe. I due fratelli furono a lungo amministratori comunali, Silvestro almeno dal 1863 al 1878 e Francesco dal 1867 al 1881 (quest’ultimo fu per due volte assessore: nel 1867 nella giunta del sindaco Pasquale Grosso, e nel 1881 nella giunta del sindaco Benedetto Nicoletti). Erano proprietari, benestanti di Cassino (Silvestro viene riportato nelle schede relative al 1877 come il consigliere comunale con il valore degli immobili più elevato fra tutti i componenti dell’assise cittadina).
20 F. De Sanctis, Un viaggio elettorale … cit., p. 14.
21 Ivi, p. 18.
22 Ivi, pp. 14-15.
23 Tutti i dati elettorali citati sono stati tratti da: Le elezioni politiche al Parlamento subalpino e al Parlamento italiano. Storia dei collegi elettorali dalle elezioni generali del 17-27 aprile 1848 a quelle del 21-28 marzo 1897, parte II, Roma 1898.
24 Sulla vicenda cfr. E. Pistilli, Cassino 1878: alla ricerca di un museo fantasma, in «Studi Cassinati», a. IV, nn. 1-2, gennaio-giugno 2004.
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