Studi Cassinati, anno 2012, n. 2
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di Benedetto Di Mambro
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Nel primo periodo della colonizzazione romana del Cassinate (III secolo a.C.), erano utilizzate, per i collegamenti fra i diversi centri abitati, le antiche piste pedemontane, già esistenti in epoca preromana e percorse da pastori e mercanti Volsci, Sanniti ed Etruschi. L’antica Casinum era collegata ad Atina proprio tramite una di queste vie pedemontane, sterrate e quindi non lastricate, che partiva direttamente dall’oppidum di Casinum e correva lungo le propaggini della catena montuosa del monte Cairo, attraversando quindi gli attuali territori di Caira ed Olivella inerpicandosi, dopo aver scavalcato il Rio Secco a monte dell’attuale chiesa barocca di Santa Maria dell’Ulivo, attraverso la gola per Belmonte Castello, fra monte Cifalco (l’antico Pesclusum dei romani), a destra, e il monte Obachelle, a sinistra, per poi raggiungere Atina. Fino a qualche anno fa era ancora ben visibile, ad Olivella in località Santa Croce, un tratto di questa strada ma è andato distrutto da lavori di movimento terra. Come sappiamo da Marcello Rizzello (Viabilità e territorio nel Lazio meridionale – Viabilità e tratturi della media valle del Liri, Frosinone 1992, pag. 49), attorno alla metà del XVI secolo lo stato di rovina dell’antica Sferracavalli da San Germano (Cassino) ad Atina era tale che nel 1574 Giulio Prudentio di Alvito, riferendosi al tratto prospiciente Belmonte Castello, nella sua”Discrittione” sottolineava la “bruttezza della via, seu Sferracavalli, strada petrosa, fangosa et de malissimi passi”. Per registrare un miglioramento di tale stato viario dobbiamo arrivare alla seconda metà del XVII secolo, quando il duca Tolomeo II, fra il 1657 ed il 1687, fece spianare e riparare la strada Sferracavalli fra Atina e San Germano. Intanto il fiume Rapido continuava ancora a defluire sin da tempi remoti, nella vallata fra Sant’Elia e Cassino, scorrendo sotto i ponti romani di Sant’Elia Vecchio e Lagnaro, per poi proseguire diritto, al centro della pianura, verso San Germano. Nel 1745 il sistema viario ed idrografico della valle era sempre lo stesso, come si evince da una mappa disegnata nello stesso anno da tale Innocenzo Lobelli, con l’aggiunta di un percorso che da San Germano si inoltrava nelle contrade Filieri, Falasca e Pezzogrande per raggiungere Sant’Elia e ridiscendere verso “La fontana” e, quindi, proseguire verso Olivella ed innestarsi all’antico tracciato della Sferracavalli. Ma la viabilità su questo tratto rimaneva sempre disagevole tanto che nel 1789, il viaggiatore svizzero Carlo Ulisse De Salis Marschlins, in un suo resoconto accenna ad “una cattivissima strada” che da Casalvieri conduceva a San Germano. Fu così che nel 1795, a seguito del riordino dell’uso dei corsi d’acqua del territorio dell’alta Terra di Lavoro (Crescenzo Aliberti, Napoli 1991) in relazione alle “canapine” (opifici cartari) e alle industrie manifatturiere dei panni di lana che anche a Sant’Elia, sin dal XIII secolo, erano attive e numerose, oltre che in riferimento alle locali esigenze agricole e dei mulini, si ebbe la deviazione del corso del fiume Rapido verso nord-ovest e quindi verso i territori prospicienti Caira, lasciando alla sua sinistra, a secco e non più utilizzabili, i ponti di Sant’Elia Vecchio e della Bagnara che prese il nome di Lagnaro dai “lagni” (corsi d’acqua incanalata demaniali che irrigano la pianura della Campania, “Dizionario Vallardi”, volume 3°, Milano 1962) che vi furono solcati attorno, soprattutto per prosciugarne la paludosa pianura circostante oltre che per irrigarne i campi circonvicini. Nel 1856 Marco Lanni in suo scritto su “Il Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato” (volume III, diretto da Filippo Cirelli) riportava :”Ad oggetto di guarentire la strada che da San Germano mena a Sant’Elia ed in Atina, a spese de’ Comuni cui è utile detta strada, si sta costruendo un muro lungo quasi tutta la sponda sinistra”. Per quanto riguarda il sistema viario, invece, fu finalmente nel 1832 (la deviazione del fiume Rapido era cosa già fatta), che Atina si fece promotrice di un Consorzio di 17 Comuni che riuscì ad avviare la costruzione dell’attuale tracciato della via Sferracavalli che, partendo da Cassino per Atina, si ricongiungeva al tratto stradale già realizzato per Sora. Nel 1857, infine, l’ing. Tenore fu incaricato della “restaurazione della Consolare di Sferracavalli”. In quel periodo venne anche costruito, a scavalco del nuovo corso del fiume Rapido, l’ancora esistente Ponte Nuovo, in località Verdara di Sant’Elia. Marco Lanni nel 1873, nella sua “Monografia su Sant’Elia sul Rapido” a tal poposito scriveva:” Su questo fiume (il Rapido) si è costruito non a guari un magnifico ponte a tre archi nel punto in cui è intersecato dalla strada di Atina”.
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