Studi Cassinati, anno 2012, n. 1
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di Aurelio Carlino
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Nel febbraio del 1799, il colonnello Michele Arcangelo Pezza da Itri, più noto come Fra Diavolo, comandò a tutti i paesi da lui dipendenti di mandare un determinato numero di uomini a situarsi a Lenola, Campodimele, Le Fratte (oggi Ausonia), Castelnuovo e Mignano e di lanciarvi delle partite volanti che apparissero sui monti, sul piano e sulle strade per dimostrare ai nemici la propria presenza e quindi il proprio dominio sul territorio.
Come si vede, egli cominciava a destare una considerazione diversa da quella degli altri capi di truppe improvvisate e ciò influì moltissimo sui rapporti già buoni che aveva con il Commissario di Campagna, al quale chiese di poter accrescere ed ordinare la truppa, di esserne riconosciuto capo dalle vicine Università (Comuni) e di esigere i soccorsi per il mantenimento, giacchè fino ad ora che gli era stato possibile, “l’aveva tenuta a proprie spese, pagando tre carlini al giorno per individuo”. Ed ottenne tutto.
Il 4 giugno 1799 si dette a percorrere molti paesi di Terra di Lavoro, e vi raccolse moltissimi volontari e migliaia di ducati.
Moltissimi furono i paesi che contribuirono ed alla fine furono raccolti oltre ventisettemila ducati.
In seguito più di 1500 uomini erano alla sua dipendenza ed aumentavano sempre, tanto che a luglio raggiunsero il numero di 1707.
Ormai Fra Diavolo era diventato padrone di gran parte del territorio. La fatica durata nell’ordinarli non fu scarsa.
Si ebbero perciò molte ispezioni sul Garigliano, ad Itri, a Maranola ed al Borgo di Gaeta, anche per l’abuso che alcuni facevano della fiducia del capo accrescendo, per proprio tornaconto, la lista dei volontari.
La truppa fu divisa tra molti capi e sottocapi, ed ebbe anche alcuni medici e cappellani.
Quella di Castelnuovo era formata da 43 uomini guidati da Antonio Petrucca. In uno scontro molto funesto per i Borbonici, avutosi tra Castelforte e Minturno, prese parte attivissima il reverendo don Benedetto Di Raimo di Castelnuovo,
Egli comandava una squadra di paesani armati ed assoldati a sue spese, e fu fatto prigioniero.
Doveva essere fucilato, ma la famiglia, una delle più facoltose di Castelnuovo, ne comprò il riscatto con la somma di seimila ducati.
Da Ferdinando IV, re del Regno di Napoli, fu nominato cavaliere e luogotenente per il circondario di Minturno, ed in molte carte cassinesi è lodato come sacerdote di ottime qualità, tanto che i cittadini lo desideravano economo curato del paese. Era molto amico di Fra Diavolo tanto è vero che ebbe in regalo un suo timbro. Combattevano con lui Michele Di Marzio, Giuseppe Cece, Pasquale Bergantino, Marco Di Raimo, Matteo Jannelli e Natale Bergantino.
Quest’ultimo venne fucilato nel ’99 nelle campagne di Minturno.
Come si vede, egli cominciava a destare una considerazione diversa da quella degli altri capi di truppe improvvisate e ciò influì moltissimo sui rapporti già buoni che aveva con il Commissario di Campagna, al quale chiese di poter accrescere ed ordinare la truppa, di esserne riconosciuto capo dalle vicine Università (Comuni) e di esigere i soccorsi per il mantenimento, giacchè fino ad ora che gli era stato possibile, “l’aveva tenuta a proprie spese, pagando tre carlini al giorno per individuo”. Ed ottenne tutto.
Il 4 giugno 1799 si dette a percorrere molti paesi di Terra di Lavoro, e vi raccolse moltissimi volontari e migliaia di ducati.
Moltissimi furono i paesi che contribuirono ed alla fine furono raccolti oltre ventisettemila ducati.
In seguito più di 1500 uomini erano alla sua dipendenza ed aumentavano sempre, tanto che a luglio raggiunsero il numero di 1707.
Ormai Fra Diavolo era diventato padrone di gran parte del territorio. La fatica durata nell’ordinarli non fu scarsa.
Si ebbero perciò molte ispezioni sul Garigliano, ad Itri, a Maranola ed al Borgo di Gaeta, anche per l’abuso che alcuni facevano della fiducia del capo accrescendo, per proprio tornaconto, la lista dei volontari.
La truppa fu divisa tra molti capi e sottocapi, ed ebbe anche alcuni medici e cappellani.
Quella di Castelnuovo era formata da 43 uomini guidati da Antonio Petrucca. In uno scontro molto funesto per i Borbonici, avutosi tra Castelforte e Minturno, prese parte attivissima il reverendo don Benedetto Di Raimo di Castelnuovo,
Egli comandava una squadra di paesani armati ed assoldati a sue spese, e fu fatto prigioniero.
Doveva essere fucilato, ma la famiglia, una delle più facoltose di Castelnuovo, ne comprò il riscatto con la somma di seimila ducati.
Da Ferdinando IV, re del Regno di Napoli, fu nominato cavaliere e luogotenente per il circondario di Minturno, ed in molte carte cassinesi è lodato come sacerdote di ottime qualità, tanto che i cittadini lo desideravano economo curato del paese. Era molto amico di Fra Diavolo tanto è vero che ebbe in regalo un suo timbro. Combattevano con lui Michele Di Marzio, Giuseppe Cece, Pasquale Bergantino, Marco Di Raimo, Matteo Jannelli e Natale Bergantino.
Quest’ultimo venne fucilato nel ’99 nelle campagne di Minturno.
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