Da circa un mese sul più noto social network in Italia, Facebook, su iniziativa di alcuni ragazzi di Coreno Ausonio è stato aperto un interessante gruppo di intervento “La iozza corenese”, con l’obiettivo di recuperare e diffondere proverbi, modi di dire, frasi fatte in dialetto, caratteristici della tradizione del piccolo e ridente paese degli Aurunci e non solo.
Iniziativa lodevole ed apprezzabile, soprattutto perché partita dai giovani, in quanto consente ai meno giovani di contribuire, con il proprio patrimonio dialettale, alla conoscenza della radice del dialetto di una comunità; ma soprattutto consente ai giovani stessi di apprendere usi e costumi, credenze e convinzioni, modi di fare e di pensare tramandandoli a se stessi e, quindi, alle generazioni successive.
E così, soprattutto nelle ore serali, impazzano sul gruppo citazioni, interventi, considerazioni, integrazioni, correzioni che stanno restituendo sicuramente buonumore e crescita culturale; ma anche il recupero del senso di famiglia e di appartenenza.
Infatti, i ragazzi che stanno riscrivendo la “iozza corenese”, definizione del gruppo condivisa a grande maggioranza da un apposito sondaggio, dopo aver esaurito le poche conoscenze personali, per continuare ad integrare il gruppo hanno ripristinato l’antico uso della trasmissione orale della tradizione popolare che da qualche anno sta scomparendo, coinvolgendo genitori, zii e nonni.
Ma entrare nel gruppo costituisce anche un esercizio di tipo lessicale che lascia spesso spazio a forme molto personali che assolutamente non stravolgono il contenuto ed il significato.
Del resto non esiste una grammatica dialettale ufficiale, anche se più di qualcuno, anche a Coreno Ausonio, si è cimentato in questo tipo di lavoro.
“La iozza corenese”, quindi, mezzo di crescita culturale, di recupero delle proprie tradizioni ma anche, forse soprattutto, riscoperta del ruolo dell’anziano di casa che, circondato da figli e nipoti, racconta storie, credenze e motti popolari che egli stesso ha appreso dai suoi avi.
Per questo un plauso a quanti stanno arricchendo il patrimonio della “Iozza”, anche se moltissime citazioni non sono fedelmente “corenesi” ma spesso frutto di inquinamento da tradizioni di paesi vicini e meno vicini.
Ma cosa significa “iozza”?
La definizione più semplice ed efficace è certamente “briciola”, cioè le briciole della tradizione corenese.
Ed infatti si tratta di briciole, di piccole cose, che messe insieme, però, servono a rendere idea di come sia cresciuta e vissuta una comunità.
Sono citati detti della nota saggezza popolare, del tipo: “Cento niente hanno accisu n’asenu”, oppure “Chi cucina a tempo magna a ora!!”.
Con la prima frase, “100 pesi piccoli hanno ammazzato l’asino”, è evidente il riferimento a non minimizzare sulle cose, in qualsiasi campo, materiale ma anche morale.
Con la seconda citazione, “chi cucina a tempo mangia in orario”, altrettanto evidente l’invito a non tergiversare sulle cose da fare, a non lasciare mai le cose da fare al dopo.
Singolari anche i proverbi.
Tra quelli citati “Quanno gl’asunu no vò beve,ai voglia e fiscà!!!” oppure “la mamma pe gliu’ figliu fa gliu morso piccirigliu gliu figliu pe la mamma se lo utta tuthiu nganna”.
È inutile insistere, ammonisce il primo, “Quando l’asino non vuole bere non serve fischiare”; mentre sempre più significativo ai giorni d’oggi, il detto “la mamma per il figlio fa il boccone piccolino, il figlio per la mamma butta tutto in gola”; sempre più spesso il rispetto dei figli verso i genitori tende a scomparire ed i compiti di assistenza vengono “delegati” a badanti ed ospizi!
Insomma “La iozza corenese” occasione per ritrovare le proprie radici ma anche, speriamo, per riscoprire quei valori solidi e sani legati al senso di famiglia, all’amicizia, alla comunità.
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