L’amministrazione della giustizia a Cervaro tra Giudicato regio, Pretura, classe forense e magistrati*

 

Studi Cassinati, anno 2012, n. 1
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di Gaetano de Angelis-Curtis
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Giudicato regio e Pretura
Il decennio di dominazione francese d’inizio Ottocento (1806-1815) comportò l’introduzione, sull’area continentale del Regno delle Due Sicilie, di un articolato processo legislativo che modificò profondamente le strutture politiche economiche e amministrative napoletane attraverso, fra l’altro, l’applicazione dei codici napoleonici e l’introduzione di varie riforme come quella giudiziaria, quella della pubblica istruzione e quella dell’amministrazione civile che, in parte, furono recepite dalla restaurazione borbonica e transitarono nel nuovo Regno d’Italia al momento dell’Unificazione nazionale. Il riordinamento amministrativo avviato da Giuseppe Bonaparte suddivise il Regno di Napoli in tredici province, poco dopo elevate a quatto05.jpgrdici. Ogni provincia risultava formata da vari distretti, a loro volta costituiti da circondari, suddivisi anch’essi in uno o più comuni. Il circondario rappresentava il primo livello sovracomunale, normalmente risultava costituito da più comuni e non aveva organi amministrativi ma era sede di alcuni servizi pubblici. Ad esempio rappresentava il primo livello giudiziario essendo sede della Giudicatura, presieduta da un giudice regio circondariale, e annesse c’erano le carceri circondariali. Il giudice circondariale1, che durava in carica tre anni e aveva bisogno di riconferma, aveva una serie di competenze in materia civile2, di polizia3 e su aspetti penali4 per fatti accaduti nei paesi che componevano il circondario. Per quelli più gravi, dopo aver svolto indagini preliminari, li rimetteva al Tribunale o alla Gran Corte Criminale del capoluogo provinciale.
Una delle quattordici province, ubicata nella parte settentrionale del Regno, era quella di Terra di Lavoro. Inizialmente fu suddivisa in tre distretti (Santa Maria, Gaeta e Sora)5, poi elevati a cinque (Nola e Piedimonte)6, 41 circondari, saliti a 50. Il capoluogo pro­vinciale fu inizialmente posto a Santa Maria Maggiore (oggi Santa Maria Capua Vetere), salvo poi, con decreto di Gioacchino Murat del 26 settembre 1808 n. 182, trasferirlo in Capua, per poi essere definitivamente fissato, con decreto borbonico n. 1416 del 15 dicembre 1818, a Caserta7.
Originariamente al distretto di Sora, che appunto apparteneva alla provincia di Terra di Lavoro e ne rappresentava l’area più settentrionale, furono assegnati dieci circondari anche se nel corso degli anni il numero fu ridotti a otto8. Fra i circondari che componevano il distretto di Sora venne previsto anche quello di Cervaro nonostante la prossimità con il più importante centro del comprensorio, la limitrofa città di S. Germano-Cassino9, i cui organi ammini­strativi non mancarono di esprimere la loro contrarietà a tale elevazione. Infatti il 25 settembre 1807 il regio governatore di S. Germano inviava una nota di protesta al sottointendente del distretto lamentando che «nella formazione de Circondari di questo distretto, si [era] errato con eriggere la Comune di Cervaro in Capoluogo di Governo». A giudizio dell’amministratore comunale tale riconoscimento aveva portato alla costituzione di «una centrale poco analoga alla facilità della comunicazione» quando invece «la divisione regolare ed uniforme alle convenienze locali ed al comodo degli abitanti» avrebbe dovuto fare di S. Germano, per la sua posizione centrale rispetto a «tutti i paesi che la circondano nell’istesso continente, e che prima appartenevano a questa giurisdizione, quali sarebbero stati Piedimonte e Villa, S. Angelo, S. Elia, Vallerotonda, Acquafondata, Viticuso, Cervaro, S. Vittore e S. Pietro infine», l’unico capoluogo di circondario. Per porre rimedio a tale errore, scriveva il regio governatore, a S. Germano si sarebbero dovute «annessare le Comuni di Piedimonte [S. Germano] e Villa [S. Lucia], che sono vicine a questa Città, ed anno agevole e buona strada di corrispondenza segregandosi dal Gov[er]no di Roccasecca donde distano maggiormente, e le strade sono incomode»10. Tuttavia gli auspici degli amministratori sangermanesi non si realizzarono. Il circondario di S. Germano risultò costituito dai centri, oltre al capoluogo, di S. Elia, Caira, S. Ambrogio, S. Andrea, S. Angelo, S. Apollinare, Pignataro e Vallefredda,  non contemplando, dunque, quello di Piedimonte S. Germano né quello di Villa S. Lucia. Cervaro permase come capoluogo di circondario e a esso, con legge 19 gennaio 1807 n. 14 ribadita dal decreto n. 922 del 4 maggio 1811 e dalla legge borbonica 1° maggio 1816 n. 360, furono assegnati sei comuni e cioè, oltre al capoluogo, quelli di Vallerotonda (S. Biagio Saracinisco), Viticuso (Acquafondata), S. Pietro Infine, S. Vittore, Mignano (Caspoli), Rocca d’Evandro (Cocuruzzo e Camino).
Dunque dal 1806 a Cervaro dovette essere installato il Giudicato regio, nominato un giudice circondariale e approntato il carcere. Nel 1809 fu nominato «Giudice di pace» Carlo Petrolini, che rimase in tale carica per vari anni, mentre custode del carcere era Alessandro Cimino11.
Nel corso del 1816 un detenuto in attesa di giudizio, Saverio Morelli di S. Pietro Avellana, evase dal carcere di Cervaro. La responsabilità fu attribuita a Giacomo Rossini che ricopriva il duplice incarico di sindaco del comune e tenente della Compagnia legionaria del Circondario di Cervaro. Sottoposto a processo dalla Gran corte criminale del Contado di Molise, il Tribunale di Campobasso lo condannò a un anno di carcere. Tuttavia il «sindaco riuscì a scongiurare il pericolo della detenzione solo inoltrando alle Superiori autorità, in data 24 marzo 1816, una accorata domanda di assoluzione e cosi poté serenamente dedicarsi alla cura della “Cosa Pubblica”»12.
Tra il 1849 e il 1852 si sviluppò la vicenda Ercole Raimondi di S. Pietro Infine e che coinvolse il Giudicato regio, il giudice e il carcere di Cervaro. Ercole Raimondi13, avvocato, liberale, nel corso della fase reazionaria successiva al 15 maggio 1848, fu accusato di cospirazione antiborbonica per appartenere alla setta segreta dell’«Unità Italiana» e per aver pronunciato discorsi sovversivi. L’11 agosto 1849 si portò a Cervaro un magistrato della Gran corte criminale di S. Maria C.V., il cav. Freda, per raccogliere le deposizioni di chi aveva denunciato Raimondi all’autorità giudiziaria. Due giorni dopo il magistrato ascoltò altri testimoni a S. Germano quindi il 16 e 17 ancora a Cervaro, per poi far ritorno a S. Maria C.V. Nel frattempo le indagini giudiziarie vennero proseguite dal giudice regio di Cervaro, Raffaele Tobia, che convocò, e il 23 agosto interrogò, altri testi. Poi il 31 dicembre 1849 e il 2 gennaio dell’anno successivo ulteriori interrogatori furono condotti, tra Cervaro e S. Pietro, dal giudice istruttore del distretto di Sora, Michele Ungaro14. Il 27 aprile 1850 venne emesso il mandato di cattura nei confronti di Raimondi. Non essendo stato possibile catturarlo poiché si era dato alla latitanza, per indurlo a costituirsi furono arrestati la moglie, il fratello Pietro e un domestico che subirono quattro mesi di detenzione nel carcere di Cervaro. Alla fine Ercole Raimondi, per preservare la sua famiglia, si presentò al carcere di Cervaro. Il 4 settembre 1852 fu condannato a due anni di reclusione per il «reato di discorsi in pubblico tendenti a spargere il malcontento contro il Governo»15. Nel carcere di Cervaro ebbe modo di scrivere un lungo memoriale datato 1° aprile 1853 e intitolato Osservazioni sul processo politico di Ercole Raimondi nella G. Corte di Terra di Lavoro scritte da lui medesimo a propria discolpa e di appello al Real Governo, nel quale «confutò una per una tutte le testimonianze dei suoi accusatori con grande capacità logica ed argomentativa»16.
Nel corso del 1855 il circondario di Cervaro venne profondamente modificato nella sua composizione territoriale. Infatti con decreto 5 novembre 1855 n. 2644 fu creato il circondario di Mignano che risultò ricavato essenzialmente da quello di Cervaro. Infatti da quest’ultimo vennero distaccati tre dei quattro comuni che andavano a comporre il nuovo circondario (il capoluogo Mignano e poi Rocca d’Evandro e S. Pietro Infine), mentre il quarto (Galluccio)17 veniva sottratto a Roccamonfina. Inoltre al momento della sua istituzione il nuovo circondario di Mignano non veniva inserito nel distretto di Sora, come ci si sarebbe aspettati in quanto il capoluogo e altri due comuni vi avevano fatto parte fino a quel momento, ma fu invece aggregato al distretto di Caserta. Invece qualche anno dopo al circondario di Cervaro vennero aggregati, per compensazione, due comuni appena resisi autonomi (S. Ambrogio18 e S. Biagio Saracinisco19).
Con decreto n. 3742 Ferdinando II, re delle Due Sicilie, vista la deliberazione emanata dalla Gran corte criminale di Terra di Lavoro del 25 novembre 1856, stabiliva che tal Benigno Cataldi fu Tommaso, il quale era stato riconosciuto «colpevole di stupro violento in persona di Mariangela Valente e di resistenza alla pubblica forza» per cui era stato condannato «alla pena de’ ferri», fosse «riabilitato allo esercizio dei dritti civili». Evidentemente la condanna aveva determinato anche l’interdizione temporanea dei diritti civili e Cataldi, dopo aver scontato la pena, ne rientrava in possesso20.
Il 22 luglio 1858 fu nominato a reggere la Giudicatura regia di Cervaro il giudice Orazio Lanzetta21, proveniente da quella di Atina. Rimase a dirigere l’ufficio giudiziario per circa un triennio che si colloca proprio a cavallo dei processi di Unificazione nazionale, caratterizzatosi, fra l’altro, anche per l’avvio di quel particolare fenomeno sociale passato alla storia come «brigantaggio». Anche Cervaro e i comuni della sua circoscrizione furono coinvolti nella questione. Il giudice Lanzetta fu il primo a seguire le vicende di un brigante, Domenico Coja22 detto Centrillo, che nell’arco di qualche anno assurgerà alla cronaca nazionale. Nelle difficili fasi immediatamente precedenti l’Unità d’Italia, Coja collaborò con i liberali ma i decennali dissidi con il sindaco del suo paese natale lo spinsero dalla parte borbonica. Quindi creò una sua banda armata che attaccò ripetutamente i liberali di Rocchetta e dei paesi vicini e poi si spostò in Terra di Lavoro, operando sulle Mainarde23. Le indagini avviate dal giudice Lanzetta e dalle altre forze di polizia portarono all’arresto di varie persone del luogo accusate di essere dei componenti della banda Centrillo o di essere dei fiancheggiatori. Alcuni furono tradotti nel carcere di Cervaro dove furono interrogati dal nuovo regio giudice di Cervaro, Giovanni Vaselli24, sui fatti loro addebitati. Nel corso del 1861 e del 1862 ben 31 uomini furono incarcerati a Cervaro, di cui nove furono liberati per ordine del giudice istruttore dell’11 luglio 186225, dieci su decisione  della Gran corte criminale di S. Maria C.V. dell’8 marzo 186226, quattro furono trasferiti nel carcere di S. Maria C.V. il 15 agosto 186127 e uno, il 14 febbraio 1862, in quello di Cassino28, mentre sette, alla data del 17 luglio 1862, erano ancora detenuti a Cervaro29.
Nel frattempo Centrillo, dopo essere tornato sul versante molisano dell’Appennino, stretto e braccato da reparti dell’esercito, sciolta la banda, fu costretto a riparare a Roma e prese a frequentare la bettola in cui si riunivano i briganti fuggiaschi. Arrestato di lì a poco a Roma dai francesi, fu consegnato alle autorità italiane. Trascorse quasi quattro anni in carcere, tra quelli di S. Maria Capua Vetere, Campobasso e Cassino. La Corte di appello di Napoli riunì in un unico procedimento penale tutti quelli aperti a carico di Domenico Coja e degli uomini della sua banda che erano depositati presso le Corti di assise di S. Maria C.V. e Campobasso, competenti territorialmente per i fatti criminosi commessi. La riunifi­ca­zione dei procedimenti pe­nali comportò che il processo fu assegnato alla Corte di assise di S. Maria C.V. e più specifica­ta­mente al Circolo stra­­­ordinario che operava presso il Tribunale di Cassino30. Il processo si aprì il 30 settembre 1865 e dopo l’audizione di 26 imputati e 128 testimoni si concluse il 19 ottobre 1865 con l’emissione della sentenza con cui Dom­enico Coja e altre sedici persone venivano assolte e rimesse in libertà. Naturalmente la sentenza di assoluzione ebbe vasta eco sulla stampa del tempo, generando forti polemiche sulla carta stampata e in seno alla Camera dei deputati. Alla fine l’assoluzione di Centrillo ebbe gravi ripercussioni sul Tribunale di Cassino31.
Con l’Unità d’Italia, formalmente sancita il 17 marzo 1861, l’estensione dello Statuto albertino e dell’impianto legislativo sabaudo a tutti gli ex Stati preunitari unificati nel nuovo Regno non produssero importanti modifiche territoriali alle circoscrizioni borboniche provin­ciali e subprovinciali, mentre invece ne va­riarono attribuzioni e competenze e, per gli istituti intermedi, la denominazione. Così la base e il vertice della piramide ammi­nistra­ti­va, comuni e pro­vince, mantennero la loro de­no­mina­zione e furono dotati di nuovi organi di go­verno locale, inve­ce i distretti e i cir­­­condari preunitari furono so­sti­­tuiti, ri­spet­­­­ti­vamente, dai cir­­con­dari e dai man­damenti. In sostan­za i nuovi mandamenti dell’Italia unita rap­presentavano sempre il primo livello sovracomunale, continuavano a non avere organi amministrativi e a essere sede di servizi che, però, venivano ampliati. Ad esempio permaneva nel mandamento la Giudicatura, che qualche anno più tardi mutò nome in Pretura (solo in sporadici casi un mandamento poteva non essere dotato di Pretura), con annesse carceri mandamentali, ma diveniva sede di collegio elettorale provinciale in quanto vi si eleggevano uno o più consiglieri provinciali così come vi si potevano svolgere varie funzioni per alcuni uffici statali (archivio notarile, ufficio del registro, agenzia delle imposte, camere di commercio ecc.).
Nell’area settentrionale della Campania venne riconfermata la provincia di Terra di Lavoro, pur se con qualche modifica territoriale32, con il suo impianto subprovinciale. Dunque fra i nuovi mandamenti che sostituivano i vecchi circondari borbonici continuarono a permanere anche quelli di Cervaro33 e Mignano34, che, dal punto di vista giudiziario, andarono a costituire altrettante sedi di Pretura35. Tuttavia fin dai primissimi istanti successivi all’Unità d’Italia, Cervaro tentò di ottenere la ricomposizione originaria dell’ambito territoriale di competenza, ora definito mandamento, con la riaggregazione dei comuni persi cinque anni prima e tra gli amministratori dei due comuni si venne a originare una lunga querelle. Infatti il 10 aprile 1861 il Decurionato di Cervaro approvò una delibera in cui si chiedeva la ricomposizione della «circoscrizione mandamentale nel modo preciso che si avea pria che una prepotente influenza lo avesse ridotto allo attuale miserando stato». In subordine, cioè nel caso in cui non fosse sorta la «convenienza di riunirsi» i comuni «segregati», gli amministratori cervaresi chiedevano alle nuove autorità nazionali la concessione di un «equo compensamento» con l’assegnazione di S. Andrea e S. Apollinare in quanto si trovavano «molto più  prossimi» a Cervaro, cui erano collegati con «comode comunicazioni», rispetto al capoluogo del mandamento cui appartenevano, quello cioè di Roccaguglielma-Esperia36. Quindi qualche tempo dopo l’amministrazione comunale di Cervaro presentò al nuovo organo provinciale di Terra di Lavoro una petizione tesa «a ricuperare i comuni distaccati in favore di Mignano»37. Ulteriori tentativi si registrarono nel corso del 1862 e poi del 1863. A loro volta gli amministratori comunali di Mignano risposero con una deliberazione di Giunta del 29 luglio 1862 e poi, quando in quel centro giunse voce che il «comune di Cervaro [stesse] intrigando con la maggiore impunità, onde nella novella circoscrizione dei Mandamenti vedere abolito quello di Mignano», chiesero, con una nota trasmessa al prefetto della provincia il 25 settembre 1863, l’«abolizione di quello di Cervaro»38. Pur tuttavia gli amministratori comunali di Cervaro non desistettero e qualche anno più tardi il facente funzioni da sindaco Giulio Maraone39 e gli assessori Giuseppe Grossi40, Raffaele Sacchetti41, Alberto Bordone42 e Vincenzo Bordone43 operarono un nuovo tentativo. Infatti nel 1867, ritenendo, evidentemente, che la riforma delle circoscrizioni amministrative giudiziarie in discussione in quei momenti negli ambienti politico-amministrativi potesse offrire una nuova opportunità, reiterarono la richiesta. Infatti della questione della ridefinizione dei mandamenti, relativamente alla loro conferma oppure alla loro soppressione con conseguente spostamento dei territori comunali da uno a un altro, era stato investito il Consiglio provinciale di Caserta. Allora gli amministratori comunali cervaresi si rivolsero a quel consesso domandando che, «nell’alta saggezza e nella imparzialità» dell’organo provinciale, il comune di Cervaro venisse conservato, come «somma ed ineluttabile utilità», quale capoluogo di mandamento e quindi come Pretura. Essi, però, non si limitarono ad avanzare tale istanza ma attraverso due deliberazioni di Consiglio, adottate il 10 gennaio 1867 e trasmesse alla prefettura, tornarono a chiedere la modifica della composizione del mandamento con il ripristino della situazione precedente. Quindi il giorno successivo fecero pubblicare un opuscolo in cui si chiedeva che quell’atto del 1855, «perpetrato all’ombra di prepotenza e che produsse lo scapito alla sicurtà della giusta amministrazione, alla finanza governativa, alla pubblica opinione ed alla comune comodità», venisse «cancellato, corretto e modellato alla giustizia» attraverso la soppressione del mandamento di Mignano, il reintegro dei tre comuni «indebitamente segregati» e, allo stesso tempo, la conservazione dei due ottenuti per compensazione. In tal modo si sarebbe venuta a costituire una «considerevole pretura» rispondente ai requisiti previsti dalla riforma giudiziaria e che non andava a ledere gli interessi di quelle limitrofe. Se poi le «mire del Governo» avessero voluto tendere alla formazione di una pretura ancora più vasta, continuavano gli amministratori comunali cervaresi, si sarebbe potuto giungere all’aggregazione dei comuni di S. Andrea e S. Apollinare, facenti parte del mandamento di Roccaguglielma, ma che fin dal 1856 avevano promosso istanze per riunirsi a quello di Cervaro44.
La situazione, però, non venne a modificarsi e mandamento e Pretura di Cervaro continuarono a permanere nella loro dotazione territoriale formata, oltre che dal capoluogo, dai comuni di S. Ambrogio, S. Biagio, S. Vittore, Vallerotonda e Viticuso-Acquafondata. Anzi negli anni seguenti Cervaro dovette difendersi ripetutamente da tentativi di soppressione del proprio mandamento e della propria Pretura. Una prima volta, più estemporanea, avvenne nel 1875 a opera di S. Elia Fiumerapido che chiedeva di sfilarsi dal mandamento di Cassino, cui apparteneva, per essere elevata a capoluogo di un mandamento formato dai comuni montani di quello di Cervaro. Gli amministratori di S. Elia giunsero alla stampa di un opuscolo45 in cui venivano riportate le deliberazioni di accettazione dei vari comuni che avrebbero dovuto formare la nuova circoscrizione, nonché una serie di dati statistici (popolazione, ampiezza territorio, contributo fondiario, distanze dei vari centri con il vecchio e il nuovo capoluogo di mandamento)46.
L’altro pericolo di giungere alla soppressione della Pretura di Cervaro si ebbe nel 1890 nell’ambito della legge Zanardelli 30 marzo 1890 n. 6702 che tendeva a disegnare una nuova circoscrizione giudiziaria nazionale. In sostanza l’importante riforma prevedeva la soppressione di circa 650 Preture in tutta Italia, di cui cinque ubicate nella parte della provincia di Terra di Lavoro rientrante nella circoscrizione giudiziaria del Tribunale di Cassino (specificatamente quelle di Arce, Pico, Roccamonfina, Cervaro e Alvito). Dopo lunghi ed estenuanti dibattiti negli organi amministrativi locali, ricorsi, contrapposizioni, il r.d. 9 novembre 1891 n. 669 giunse a individuare e sopprimere solo 271 Preture in tutta Italia e il Tribunale di Cassino perse la sola Pretura di Pico.
Alla fine la Pretura di Cervaro47 fu soppressa assieme a quelle di Arpino, Esperia, Mignano48 e Roccasecca con r.d. 24 marzo 1923 n. 601. I comuni che fino ad allora avevano fatto parte delle due preture di Cervaro e Mignano furono aggregati a quella di Cassino, la quale risultò notevolmente ampliata in quanto formata da ben ventidue comuni.
Qualche anno più tardi, con r.d.l. 2 gennaio 1927 n. 1, il fascismo giunse all’istituzione della provincia di Frosinone che risultò formata da 8949 comuni di cui 37 appartenuti all’ex circondario di Frosinone (già provincia di Roma) e 52 che erano stati ricompresi, fino ad allora, nella storica provincia di Terra di Lavoro, e specificatamente 41 nell’ex circondario di Sora e 11 in quello di Gaeta. Conseguentemente il Tribunale di Cassino, con le sue Preture e i rispettivi ambiti territoriali, una volta ricompreso nella nuova realtà regionale del Lazio, con r.d. 31 maggio 1928 n. 1320, fu staccato dalla giurisdizione della Corte di appello di Napoli per essere assegnato a quella della Corte di appello di Roma. La riforma amministrativa che aveva portato all’istituzione della provincia di Frosinone sancì un ridimensionamento territoriale del Tribunale di Cassino in seguito alla perdita di undici comuni posti a sud del Garigliano, lungo la costa tirrenica e nell’immediato retroterra. Tuttavia il Tribunale di Cassino continuò a mantenere la Pretura di Roccamonfina e quella ricostituita di Mignano seppur i comuni, amministrativamente, avevano seguito la soppressione di Terra di Lavoro e la conseguente aggregazione alla provincia di Napoli. L’ultimo mutamento determinato nel corso del ventennio fascista fu dovuto al r.d. 30 gennaio 1941 n. 12 con cui Cervaro, Roccasecca e Arpino furono elevate a sedi pretorili distaccate.
Il passaggio del fronte di guerra nel corso dei drammatici e luttuosi eventi del secondo conflitto mondiale ebbe fortissime ripercussioni su Cassino, Montecassino e il Cassinate in generale. Gli intensi bombardamenti cui fu sottoposto il territorio nel tentativo di sfondamento da parte delle truppe alleate della Linea Gustav, provocarono numerosissime vittime militari e civili e la distruzione dei comuni a ridosso della linea difensiva approntata dai tedeschi (Cassino al 100%, Cervaro al 98%). Il primo bombardamento cui fu sottoposta Cassino, il 10 settembre 1943, comportò la sospensione delle attività burocratico-amministrative dei vari uffici pubblici operanti nella città nonché di quelli giudiziari. Nell’intento di salvaguardare il regolare funzionamento dell’amministrazione della giustizia anche in tempo di guerra, il ministero di Grazia e Giustizia autorizzò il trasferimento del Tribunale in centri limitrofi che offrissero maggiori condizioni di sicurezza rispetto alla città di Cassino, il cui monte, su cui sorgeva la secolare abbazia benedettina, era stato prescelto dal comando militare tedesco come perno difensivo della Linea Gustav. Per tali motivi gli uffici giudiziari vennero inizialmente spostati nel comune di Pescosolido e poi, a partire dal luglio 1944, in quello di Sora50. Dopo lo sfondamento della Linea Gustav, avvenuto il 18 maggio 1944 con la conquista dei ruderi del millenario monastero benedettino, della vecchia città di Cassino non rimaneva praticamente più nulla. Mentre venivano approntati i piani di ricostruzione e si avviava faticosamente poi la vera e propria fase di ricostruzione del patrimonio edilizio pubblico e privato e si ripristinavano lentamente le condizioni di vivibilità, Cassino si trovava nella materiale impossibilità di tornare a ospitare tutti gli uffici statali che vi operavano negli anni prebellici. Per tale  motivo essi continuarono per anni a funzionare in altri comuni51. Il Tribunale di Cassino, ad esempio, continuò a operare a Sora per quasi cinque anni finché la costruzione del nuovo palazzo di giustizia permise il rientro nella «città martire» il 1° marzo 1949. Anche la Pretura di Cassino era stata trasferita e dall’agosto 1944 operava a Cervaro e lì risiedevano anche i magistrati e il personale dell’ufficio. Solo il 27 marzo 1946 venne firmato, presso il dicastero di Giustizia, il decreto di ripristino della Pretura a Cassino52. Gli amministratori comunali di Cassino avevano individuato una collocazione provvisoria nello stabile adibito a edificio scolastico, in cui erano stati riservati un’aula per le udienze e sei locali di dimensioni inferiori per gli uffici. Tuttavia gli organi ministeriali giudicarono inadeguati gli spazi predisposti poiché insufficienti a ospitare due magistrati, cinque cancellieri e l’ufficiale giudiziario. In più venne chiesto al comune di Cassino di farsi carico del trasporto di tutto il personale operante presso la Pretura che per scarsità di alloggi nella «città martire» avrebbe continuato a risiedere a Cervaro. Tutti questi problemi legati al trasferimento della Pretura finirono per aumentare lo stato di tensione ed agitazione negli ambienti politico-amministrativi di Cassino, come dimostra un risentito articolo giornalistico in cui veniva evidenziato che non era «bastato aver approntato i locali e disposto per il servizio automobilistico», così come non era «bastato che i locali fossero stati visitati e trovati soddisfacenti dal Procuratore del Regno e dal Pretore stesso», insomma non erano stati sufficienti tutti gli sforzi fatti fin lì perché i «funzionari» preferivano rimanere a Cervaro e conseguentemente fioccavano «le riserve, le richieste, i pretesti, le pretese assurde, insidiose, meschine» da parte di chi si comportava in modo egoistico ed era incapace «di un piccolo gesto d’amore verso una città sventurata»53.
Mentre a Cassino erano in atto tali questioni, nel corso del 1947 crollava a Cervaro il vecchio edificio che ospitava la Pretura e quindi per consentire il normale funzionamento degli uffici giudiziari si venne a prospettare la necessità di individuare nuovo locali. Tuttavia, a quel tempo, in seguito alle distruzioni dovute al passaggio della seconda guerra mondiale ben pochi erano gli edifici utilizzabili e quei pochi erano adibiti a civili abitazioni per le famiglie. Il primo palazzo di Cervaro che era stato riparato e ristrutturato era il fabbricato di proprietà della famiglia Curtis sito in Via degli Orti (denominata negli anni del fascismo Via XXVIII ottobre, poi Fontana vecchia e oggi Via G. Curtis)54. L’opera di ricostruzione dell’edificio era stata affidata alla ditta CAMES di Roma sotto la direzione dall’ing. Cremona, mentre i piani di restauro dell’edificio erano stati approvati dal Genio Civile di Cassino nell’agosto 1946. I lavori, effettuati in maniera sollecita anche in ottemperanza e invito del Comitato comunale per le riparazioni edilizie e del Genio Civile di Cassino, avevano avuto termine il 31 ottobre 1946. L’edificio restaurato ebbe la visita di Pier Carlo Restagno, allora sottosegretario ai Lavori Pubblici poi senatore e sindaco di Cassino, accompagnato dall’ingegnere capo del Genio Civile, Ferri. L’on. Restagno nell’aula del Municipio di Cervaro lodò l’opera condotta dal proprietario, d. Michele Curtis, che «in penose condizioni ed in penuria di materiali aveva approntato per primo, con la cooperazione efficace della CARES, il restauro di un edificio di tanta importanza e mole»55. Quindi nel corso del 1948 l’amministrazione comunale, oltre a sollecitare la cessione di alcuni locali siti al piano terra a favore di imprese artigiane, fece richiesta di utilizzazione di vari vani dell’edificio per collocarvi degli uffici pubblici. Nel corso di quell’anno, dunque, al piano terra si installò un’officina di falegnameria per la fabbricazione di infissi56, mentre nei locali del primo piano vennero installati gli uffici della Pretura, dell’Eca (Ente comunale assistenza), della Direzione didattica e le Scuole elementari. Dunque la Pretura di Cervaro dal 1948, e fino al 1955, funzionò nei locali di proprietà Curtis in via Fontana Vecchia. Di lì a poco la Pretura terminò di funzionare a Cervaro anticipando di qualche decennio l’abolizione delle Preture in tutta Italia sostituite dall’istituzione delle sezioni distaccate del Tribunale ordinario e dalla figura del giudice di pace introdotte dall’importante riforma giudiziaria varata con il d.legisl. 19 febbraio 1998 n. 51.


Personale dell’Ufficio di giudicatura e pretorile, avvocati, notai e magistrati
Giudicatura di Mandamento e Pretura
Giudici:    Giovanni Vaselli57     1862, 1864
Vice:    Luigi Gagliardi    1864
Cancellieri:    Francescantonio Sena58     1862, 1864
Pretori:    Giovanni Vaselli    1866-1868
Pasquale Lancia    1869-1872
Alfonso Grasso    1873-1878
Enrico Russomando     1879
Ottavio Vallo    1880-1888, 1892
Francesco Civitelli    1889-1891
Giuseppe Naddeo    1893
Paolo Marcaldi    1894-1898
Claudio Vittozzi    1899-1900
Raffaele Capone    1902-1903
Emanuele Raguseo    1904-1912
Roberto Ghidelli    1913-1915
Alberto Guidotti    1916-1919
Renato Del Giudice    1910-1922
Vice pretori:    Luigi Gagliardi    1866-1891
Giulio Maraone    1880-1889
Francesco Gagliardi    1899-1900, 1904-1920, 1921-22
Carlo Cataldi    1897-1898
Achille Cataldi     1911-1919
Cancellieri:    Francescantonio Sena     1866-1868
Michele Fonseca     1869-1873
Giorgio De Stavolo    1874-1880
Giacinto Cerminara [o Germinara] 1882-1886,1888
Francesco D’Auria    1887, 1892
Federico Sorrentino    1889-1897
Nicola Jacovino    1898-1900
Domenico Fossataro    1901-1908, 1911-1913 (agg.
cancelliere)
Pasquale Scotti    1909
Antonio Colavita    1910-1922
Romolo Masco [o Masia]    1916-1920 (agg. cancelliere)
Saturnino Abruzzese     1921-1922 (agg. cancelliere)
Vice cancellieri:    Michele D’Alessandro     1866-1867
Luigi Salvucci59    1868
Pietro Cannella    1869-1873
Alberto Renzi    1874-1879
Giuseppe Rateni    1880
Giuseppe Morra    1881-1888
Salvatore Cerchiane    1889-1891
Luigi Di Stefano    1892-1895
Emilio Grossi    1896
Giuseppe Chimenti    1897-1898
Benedetto Malatesta     1898-1900
Commessi:    Alberto Renzi    1868
Avvocati, notai e magistrati:
Giovanni Bordone, avvocato, «nome celebre del foro penale di Cassino e conosciutissimo per una cultura profonda in tutti i campi dello scibile»60.
Vincenzo Casaburi (28.2.1863-12.3.1926) inizialmente esercitò la professione di avvocato e poi quella di notaio. Consigliere comunale e poi sindaco di Cervaro per oltre un trentennio (1894-1926), consigliere provinciale a Caserta (1914-1925), è stato l’ultimo presidente della Deputazione provinciale di Terra di Lavoro prima della soppressione della provincia nel 1927. «Oratore fecondo e travolgente, disponeva di vasta cultura giuridica e, uomo di azione politica e amministrativa, ricoprì importantissime cariche nella Pubblica Amministrazione … Cervaro, riconoscente della sua assistenza civica e amministrativa, gli dedicò una lapide gratulatoria61 e gli intitolò la più bella Piazza cittadina»62. Come sindaco di Cervaro Vincenzo Casaburi «promosse e portò a termine la costruzione di molte strade … Fornì la città di luce elettrica e fontane pubbliche … Volle che Cervaro, come ogni città, avesse il suo Monumento ai Caduti per la Patria»63.
Vittorio Casaburi, avvocato (20.8.1909-27.11.2001), figlio di Vincenzo e Celestina Bordone, «laureato in Giurisprudenza e Scienze politiche, segretario del Consiglio dell’Ordine degli avvocati e procuratori del Tribunale di Cassino, cavaliere della Corona d’Italia, combattente della seconda guerra  mondiale, croce di guerra»64, è stato sindaco di Cervaro (dal 13 giugno 1952 al 17 agosto 1970) e per due mandati consigliere provinciale a Frosinone (1970-1980). Si candidò alla Camera dei deputati nelle elezioni politiche del 7 giugno 1953 nella lista del Partito nazionale monarchico nella XIX circoscrizione elettorale (Roma-Viterbo-Latina-Frosinone) ottenendo complessivamente 5.322 voti di preferenza (quinto dei non eletti)65.
Achille Cataldi, avvocato, vice pretore a Cervaro dal 1911 al 1919.
Carlo Cataldi, avvocato, vice pretore a Cervaro nel 1897-1898.
Giuseppe Cataldi (22.6.1906-3.9.1994), laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche, entrato in magistratura «compì una splendida carriera» e divenne presidente della Corte dei Conti.  La profonda preparazione in campo amministrativo lo portò alla stesura dell’art. 97 della Costituzione Italiana66 entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Docente di Diritto amministrativo presso l’Università di Roma, fu tra i fondatori dell’Istituto internazionale di Scienze amministrative. Ha diretto per oltre venticinque anni la rivista «Scienza e Tecnica dell’Organizzazione della Pubblica Amministrazione» e «molte sono le sue pubblicazioni, sempre pregevoli e di notevole spessore». Il profondo amore per la sua terra lo portò «ad approfondire temi storici che riguardavano il Cassinate e in particolare il territorio di Cervaro» iniziando «così a collezionare reperti antichi (fra i quali alcune iscrizioni romane), documenti e vecchi strumenti di lavoro»67.
Gaetano Curtis (30.7.1866-7.7.1944), laureato in Giurisprudenza, nel 1893 iniziò la carriera giudiziaria percorrendola nella magistratura requirente. Nel 1919 fu nominato procuratore del re presso il Tribunale di Reggio Calabria, mentre nel 1923 ottenne il trasferimento presso il Tribunale di Cassino dove resse la locale regia procura fino al suo pensionamento avvenuto il 1° gennaio 1933 con il grado di sostituto procuratore generale di Corte di cassazione. Nel corso del decennio successivo dette alle stampe vari suoi studi di carattere giudiziario (La riforma giudiziaria nell’interesse della Giustizia già stampata nel 1914 a Viterbo), di riforma territoriale-amministrativa (Il cambio della guardia nel Tribunale di Cassino che, utilizzando un «improprio titolo messo su per cansare ogni parvenza di irriverente censura agli ordinamenti amministrativi Fascisti», propugnava l’istituzione della provincia con capoluogo Cassino), e, infine, dedicò una pubblicazione al suo paese natale (Cervaro e le sue condizioni tipiche di Comune Meridionale). Scoppiata la seconda guerra mondiale, poco prima che il fronte bellico si attestasse a Cassino lungo la Linea Gustav, abbandonò la casa paterna per rifugiarsi in campagna, in località Noceromana, per essere poi sfollato dai tedeschi, probabilmente nel novembre 1943, ad Alatri. Trascorse gli ultimi mesi di vita in un sotterraneo del vescovado di Alatri adibito a rifugio assieme al fratello, il sacerdote d. Michele, e lì si spense senza poter più rivedere la sua amata terra, martoriata dalla furia bellica68.
Antonio Delfino (22.1.1918-25.7.1989), avvocato, brillante oratore, dal forte impegno politico, fu consigliere comunale di Cervaro.
Francesco Gagliardi, «avvocato illustre del foro Tribunalizio di Cassino, allievo di Maestri famosi di Diritto, era affascinante narratore di aneddoti storici e di vita studentesca accaduti negli anni di frequenza dell’Università di Napoli, presso la quale si era, giovanissimo, brillantemente laureato. Musicofilo di lirica, conosceva e sapeva cantare brani di opere di Verdi, di Puccini, di Leoncavallo, di Mascagni»69. Vice pretore a Cervaro dal 1899 al 1922.
Luigi Gagliardi70 fu Francesco, decurione e ufficiale della Guardia Nazionale, vice pretore a Cervaro dal 1862 al 1891.
Giuseppe Grilli, «avvocato e attivo, illuminato coltivatore diretto delle sue proprietà, era tra i più competenti e aggiornati nelle scienze agrarie. Uomo virtuoso, generoso, riservato e affabile era stimato da tutti. Fu, nel recente dopoguerra, Commissario Prefettizio di Cervaro [dall’autunno 1945 al 18 ottobre 1946], amministratore comunale lineare e attivo tra i mille problemi della ricostruzione edilizia del paese»71.
Giulio Maraone, avvocato, nato a Cervaro l’11 luglio 1812, amministratore comunale (nel 1867 era sindaco facente funzioni), vice pretore a Cervaro nel 1889.
Ettore Petrolini (30.11.1932-4.5.2008), avvocato, consigliere comunale, nel suo studio forense si sono forgiate generazioni di giovani avvocati.
Tommaso Petrolini fu Carlo, nato il 4 aprile 1792 a Cervaro, con reale decreto del 13 maggio 1822 venne nominato notaio a Cervaro72.
Nicola Petrolini fu Giovanni, nato il 4 maggio 1832 a Cervaro, succedette nello studio a Tommaso Petrolini73.
Bernardo Renzi fu Agostino, laureato in legge, nato a Cervaro il 2 aprile 1808.
Federico Renzi fu Agostino, notaio, nato a Cervaro il 10 aprile 1813.
Giacomo Rossini, notaio, sindaco e tenente della Compagnia legionaria del Circondario di Cervaro fu condannato per l’evasione dal carcere di un detenuto74.
In età liberale operava a Cervaro:
Grossi Giuseppe di Angelo, nato a Roccaguglielma (Esperia) il 10 novembre 1836, iscritto per domicilio nella lista elettorale come patrocinatore riconosciuto75, assessore nel 1867 nella Giunta Municipale.


 * Cfr. G. de Angelis-Curtis. Il Tribunale di Cassino 1861-2011, Ciolfi ed., Cassino 2011.
1    Tale figura era considerata un «po’ la pietra angolare di tutto il sistema napoletano» poiché gli veniva riconosciuta un’«ampia competenza» come «giudice in materia civile, in materia correzionale», e come «giudice di polizia e ufficiale di polizia giudiziaria». La nomina aveva luogo per mezzo di esami pubblici. Prima dell’immissione in servizio venivano raccolte informazioni sulla morale e sulle opinioni politiche, chiedendo per ognuno le «fedi di perquisizioni sì criminale che correzionali». Per promozioni, destituzioni, ritiri e richiami dei giudici funzionavano delle «Commissioni Censorie» istituite in ciascuna provincia a partire dal 25 ottobre 1817.
2    In materia civile si occupava della maggior parte delle questioni «che si riferivano soprattutto alle condizioni relative alla proprietà terriera ed alle attività a questa connessa».
3    Nella sua qualità di giudice di polizia aveva il compito «di sopire le risse e le inimicizie e di prevenire ogni sorta di misfatti» deliberando sulle trasgressioni punibili con una detenzione di cinque giorni o con una multa non superiore a sei ducati.
4    Si trattava della competenza più importante che la legge puniva con pene correzionali e che «prevedevano il carcere fino ad un massimo di cinque anni, la custodia, il confino, l’esilio locale, la sospensione dell’esercizio dei pubblici uffici e la multa» (M. D’Addio, Politica e Magistratura, Giuffré editore, Milano 1966, p. 49).
5    Istituiti con legge 8 agosto 1806 n. 132.
6    Il distretto di Nola fu creato con decreto dell’8 giugno 1810 n. 661, quello di Piedimonte con decreto n. 922 del 4 maggio 1811. Piedimonte con r.d. 14.9.1862 n. 825 aggiunse il suffisso «d’Alife», assumendo la denominazione di Piedimonte d’Alife, salvo poi, nel 1974, mutarla in Piedimonte Matese.
7    La configurazione amministrativa disegnata dai napoleonidi «è rimasta sostanzialmente inalterata per oltre un secolo e mezzo» giacché solo con la soppressione» del 1927 e il conseguente smembramento in Terra di Lavoro subentrarono «novità di rilievo» (A. Di Biasio, La configurazione amministrativa in Terra di Lavoro nel processo di modernizzazione avviato dai Francesi. I distretti di Sora e di Gaeta, in «Archivio Storico di Terra di Lavoro», vol. XIV, a. 1994-95, Caserta 1995, p. 85).
8    Con legge 8 dicembre 1806 n. 272 i capoluoghi dei circondari furono fissati a Sora, Alvito, Arpino, Arce, Atina, Cervaro, S. Germano, Roccasecca, Venafro e Colli, poi sostituito da Castellone (Castel S. Vincenzo). La cessione di questi due ultimi circondari (uno assegnato al distretto di Caserta e uno a quello di Piedimonte), la soppressione e la successiva ricostituzione di quello di Roccasecca, fissò il numero numero dei circondari del distretto di Sora a otto. Inoltre quest’ultimo distretto fu privato di tre comuni al momento dell’istituzione del circondario di Mignano.
9    Fu con deliberazione del Consiglio comunale adottata il 23 maggio 1863 e r.d. 26.7.1863 n. 1425 che la città mutò denominazione abbandonando quella medievale di S. Germano e assumendo quella di Cassino.
10    Archivio di Stato di Caserta (d’ora in poi ASC), Intendenza Borbonica, b. 6, Circoscrizioni territoriali, f. 81, S. Germano.
11    G. Dell’Ascenza, Cervaro Terra di S. Benedetto, Ed. Sel, Roma 1966, p. 54. Nel 1836 la Regia Giustizia aveva come usciere Tommaso Zini (Ivi, p. 87).
12    Ivi, p. 72.
13    Nato a S. Pietro Infine il 23 aprile 1817, morì a Foggia il 19 marzo 1879.
14    Magistrato, patriota e politico, originario di Cerreto Sannita (4.10.1819- 30.4.1890), era stato «approvato nei pubblici esami» di giudice circondariale nel 1845 e quindi incaricato, il 19 agosto 1846, di «servire il procuratore del re presso il Tribunale di Napoli». Il 7 maggio 1849 fu destinato a Sora, 1ª classe di Distretto, come «giudice istruttore ff. con gli onori di giudice di capoluogo di provincia». Quindi il 3 agosto 1850 fu trasferito a Piedimonte d’Alife, ma  il 21 dello stesso mese, «graduato Giudice di Capoluogo di provincia» fu nominato a Sala Consilina (Archivio di Stato di Napoli, Ministero di Grazia Giustizia, Cenni biografici dei magistrati, f. 2979). Con l’Unificazione d’Italia e l’inclusione di Cerreto (che qualche tempo dopo assunse la denominazione di Cerreto Sannita) nella nuova provincia di Benevento, Michele Ungaro fu eletto primo Presidente del Consiglio Provinciale di Benevento, carica che mantenne fino al 1863 e alla quale venne nuovamente rieletto nel 1865 e nel 1871. Quindi fu eletto alla Camera dei deputati nella IX, X, XI e XII legislatura (1865-1876) nel collegio di Cajazzo, perdendo, invece, quelle per la XIII e XIV legislatura.
15    Fra i vari testimoni ascoltati nelle fasi processuali ci furono i coniugi Galdo (o Paolo) Napoleone, armiere in Cervaro, e la moglie Agnese Rossini, mentre tra i testi a difesa di Raimondi deposero Giovanni Petrolini, medico indicato come «supplente del Reg[io] Giudicato» di Cervaro e Bernardo Renzi, proprietario di Cervaro e Consigliere distrettuale.
16    Sulla figura di Ercole Raimondi, che al momento dell’Unità d’Italia si batté tra le fila garibaldine come maggiore del gruppo di volontari inquadrati nella Legione dei Cacciatori del Vesuvio e fu sindaco di S. Pietro fino al 1865 nonché autore di un approfondito studio sulle cause del brigantaggio e sui rimedi necessari per debellarli pubblicato il 31 dicembre 1862 e intitolato Provvedimenti pel brigantaggio, cfr. M. Zambardi, T. De Iulianis (a cura di), Ercole Raimondi patriota sampietrese, Ed. Eva, Venafro 2011 e M. Zambardi (a cura di), Uomini e storie dell’Unità d’Italia a San Pietro Infine, Atti del Convegno dell’ 8 ottobre 2011, Ed. Eva, Venafro 2011.
17    Al momento dell’assegnazione dei comuni ai circondari, con legge 19 gennaio 1807 n. 14, Galluccio era stato incluso nel circondario di Teano, a sua volta ricompreso nel distretto di Gaeta. Quindi con decreto 4 maggio 1811 n. 922 il comune di Galluccio fu assegnato al circondario di Roccamonfina, mentre con legge 1° maggio  1816 n. 360 il circondario di Teano fu sottratto al distretto di Gaeta per essere incluso in quello di Caserta.
18    Resosi autonomo con decreto 24.3.1859 n. 5618, distaccandosi dal comune di Rocca d’Evandro, assunse la denominazione di S. Ambrogio sul Garigliano con r.d. 22.01.1863 n. 1140.
19    Il comune, distaccatosi da Vallerotonda con decreto 15.6.1858 n. 5052 e assegnato al circondario di Cervaro, già nel 1860 fece richiesta di aggregazione a quello di Atina (ASC, Prefettura, Carte amministrative, Inventario II, Circoscrizione amministrativa, f. 2462, Richiesta del comune di S. Biagio per distaccarlo dal circondario di Cervaro ed unirsi a quello di Atina). L’intento fu poi raggiunto solo in seguito alla proposta parlamentare d’iniziativa del deputato Erminio Sipari presentata nel 1915. Nella relazione si sosteneva che benché S. Biagio distasse «da Atina solo 13 chilometri fa[ceva] parte della circoscrizione mandamentale di Cervaro [ubicata] a 45 Km.». L’aggregazione a Cervaro fatta in età preunitaria appariva giustificata dalla mancanza di una idonea rete viaria, per cui le comunicazioni avvenivano attraverso strade mulattiere, ma nel corso di più di un cinquantennio la situazione si era venuta a modificare con la costruzione della strada rotabile di collegamento con Atina (Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Documenti, Leg. XXIV, vol. XIII, Disegni di legge, n. 388, Aggregazione del comune di San Biagio Saracinisco al mandamento di Atina, 3 marzo 1915, Tip. della Camera dei deputati, Roma 1919).
20    Collezione delle leggi e de’ decreti reali del Regno delle Due Sicilie, Anno 1857, n. 168, p. 33. Nell’elenco degli elettori di Cervaro redatto nel 1867 è inserito il nominativo di  Benigno Cataldi fu Tommaso nato a Cervaro il 14 novembre 1814 (ASC, Prefettura, Carte amministrative, III inventario, Cervaro. Liste elettorali ammesse, f. 1094).
21    Originario di Napoli, era stato nominato nominato giudice di 3ª classe (25.8.1848), destinato a S. Mauro (Sa). Promosso alla 2ª classe (22.4.1849), tramutato a Postiglione (Sa) il 27.11.1850, quindi ad Atina (30.11.1857), e dal 22.7.1858 a Cervaro. Il procuratore generale di S. Maria C.V., Francesco Morelli, in una nota redatta il 17 agosto 1859, scriveva che contro Lanzetta si erano avuti «varî ricorsi, ma tutti rimasti smentiti», mentre per quanto concerneva l’amministrazione della giustizia e il compimento dei doveri, l’aveva «sempre trovato degno di lode» (Archivio di Stato di Napoli, Ministero di Grazia e Giustizia, f. 2979, Cenni biografici dei magistrati).
22    Nato nel 1828 a Castelnuovo al Volturno, frazione di Rocchetta a Volturno, oggi in provincia di Isernia, aveva vissuto in gioventù tra il centro molisano e Cardito di Vallerotonda. Fu poi soldato dell’esercito borbonico nel 1846, combatté nel 1848 in Lombardia per poi congedarsi nel 1851.
23    Ad esempio nella notte tra il 10 e l’11 luglio 1861 alcuni componenti della banda Centrillo assaltarono la Guardia Nazionale di Vallerotonda sottraendo una sessantina di fucili in dotazione alla forza armata (l’unico componente della banda originario di Cervaro si chiamava Luca Todisco).
24    Era nato a Napoli il 22 settembre 1809.
25    Si trattava di Nicandro Di Stefano, Francesco Di Stefano, Antonio Verrecchia di Giuseppe, Angelo Di Meo, Vincenzo Di Meo, Luigi Fusco, Pietro Gizzi, Loreto Franco, Felice Rongione.
26    Si trattava di Antonio Verrecchia fu Gaetano, Francesco D’Agostino, Vincenzo Franco, Domenico Dragonetti, Francesco Tomasso (di Cardito), Michelangelo Verrecchia, Agostino Tomasso, Zaccaria Verrecchia, Pietro Notarianni, Giuseppe Marzella.
27    Antonio Rodi, Domenico Di Mascio, Antonio Di Meo (tutti di Vallerotonda), Pietro Fuoco (bracciale di Viticuso).
28    Cosmo Cascarino (contadino di Viticuso).
29    Michele ed Emmidio Di Meo (padre e figlio, bracciali di Vallerotonda), Angelo Verrecchia (bracciale di Cardito), Salvatore Rongione, Filippo Rongione, Felice Niro, Marcellino Rongione (pastori di Cardito).
30    L’assegnazione fu fatta sulla base dell’imputazione più grave fra tutte quelle di cui dovevano rispondere Domenico Coja e gli uomini della sua banda e che riguardava il sequestro e l’assassinio di Antonio De Martino. Quest’ultimo, possidente di Viticuso e tenente della Guardia Nazionale, il 2 febbraio 1862 era stato fermato da un gruppo di uomini, «non meno di otto persone, tutte armate di fucili», che si aggirava tra i comuni di Viticuso, Cervaro e Venafro, ed era stato ucciso da Epifanio D’Agostino, bracciale di Viticuso, già appartenente alla banda Centrillo.
31    Le autorità giudiziarie del tempo, infatti, giunsero alla soppressione della Corte straordinaria di assise che operava presso il Tribunale di Cassino. In sostanza la pressione dell’opinione pubblica operata dalla stampa del tempo e le interrogazioni poste da vari deputati in sede parlamentare indussero il guardasigilli del tempo a intervenire adottando tale misura punitiva di soppressione. Dal 1865, e per i sette anni successivi, Cassino dovette fare a meno della Corte di assise e quindi a rivolgersi per le cause penali a S. Maria  C.V., finché nel 1872 il ministro di Grazia e giustizia Giovanni De Falco concesse l’istituzione a Cassino di un Circolo straordinario, nel 1874 trasformato in Circolo ordinario.
32    L’istituzione della provincia di Benevento determinò la perdita da parte di Terra di Lavoro di dieci mandamenti con 49 comuni, mentre l’unica acquisizione territoriale fu rappresentata dall’ex città pontificia di Pontecorvo che fu elevata a sede mandamentale.
33    I consiglieri provinciali eletti nel mandamento di Cervaro tra il 1861 e il 1925 furono: Luigi Gagliardi (1861-1867), Giuseppe Rossi (avvocato di Vallerotonda, 1867-1914), Vincenzo Casaburi (1914-1925); (D. De Francesco, La Provincia di Terra di Lavoro oggi Caserta nelle sue circoscrizioni territoriali e nei suoi amministratori a tutto il 1960, Amministrazione Provinciale di Caserta, Tip. Jacelli, Caserta 1961, parte II, p. 167).
34    I consiglieri provinciali eletti nel mandamento di Mignano tra il 1861 e il 1925 furono: Francesco Cedronio (di Rocca d’Evandro 1861-1866), Giuseppe De Petrillo (1867-1868), Serafino Mancini (avvocato di Mignano 1868-1872), Giuseppe De Simone (di Tora, deputato al Parlamento, 1873-1894 e 1897-1901), Angelo Broccoli (deputato al Parlamento, 1895-1897), Enrico Brunetti (1902-1910), Carmine Mancini (avvocato di Mignano, 1910-1920) e Ludovico Belmonte (ingegnere di Mignano, 1920-1924); (Ivi, p. 100).
35    Va precisato che i due comuni, con gli altri che componevano i rispettivi mandamenti, non solo si trovavano inclusi in circondari diversi, il primo in quello di Sora e il secondo in quello di Caserta, ma diverse erano anche le  circoscrizioni giudiziarie in cui ricadevano le rispettive Preture. Quella di Cervaro, infatti, era stata inclusa nel territorio di giurisdizione del nuovo Tribunale di Cassino istituito con regio decreto 20 novembre 1861 n. 329, mentre invece la Pretura di Mignano era ricompresa in quella dell’organo giudiziario di S. Maria C.V. Solo in seguito alla legge 24 maggio 1903 n. 198, a partire dal 1° gennaio successivo la Pretura di Mignano venne aggregata al Tribunale di Cassino a compensazione di quella di Carinola che passava nell’ambito della giurisdizione del Tribunale di S. Maria C.V.
36    ASC, Prefettura, Carte amministrative, Inventario 1, Liste elettorali circondario di Sora, f. 5589,  Arpino e San Germano. Richiesta della popolazione di detti comuni per avere la sede distrettuale.
37    Atti del Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro, Sessione ordinaria del 1861, Tornata XI. 116 settembre 1861, Stab. Tip. Perrotti, Napoli 1862, p. 44.
38    ASC, Prefettura, Carte amministrative, II inventario, f. 2462, Circoscrizione amministrativa.
39    Avvocato, nato a Cervaro l’11 luglio 1812.
40    Avvocato, nato a Roccaguglielma (Esperia) il 10 novembre 1836.
41    Nato a Lanciano il 4 settembre 1829.
42    Ufficiale di posta, nato a Cervaro il 19 ottobre 1839.
43    Nato a Cervaro il 6 dicembre 1813.
44    Memoria sulla convenienza di conservarsi Cervaro qual capoluogo di mandamento. Ai signori prefetto e consiglieri provinciali in Caserta, Stab. Tip. G. Nobile, Caserta 1867, pp. 1-7.
45    Documenti da servire per la formazione di un mandamento con sede in Santelia Fiumerapido, Stab. P. Spariglia, Foligno 1875.
46    ASC, Prefettura, Carte amministrative, VI inventario, f. 9424, S. Elia.
47    Il mandamento era aumentato, ma solo in termini di numero di comuni, quando, con r.d. 26 giugno 1902 n. 254,  fu riconosciuta l’autonomia amministrativa di Acquafondata distaccatasi da Viticuso.
48    Il mandamento di Mignano era stato ingrandito con l’assegnazione del comune di Presenzano. Quest’ultimo fu l’unico ad aver ottenuto la riaggregazione alla provincia Caserta dopo che nel 1861, in seguito alla istituzione della provincia di Benevento, i tredici comuni appartenenti ai mandamenti di Venafro e Castel S. Vincenzo era stati distaccati da Terra di Lavoro per essere assegnati alla provincia di Molise (Campobasso). Quando poi il comune di Presenzano fu riportato in ambito campano con r.d. 18 luglio 1878 n. 4469, venne reinserito nel mandamento di Mignano e quindi nel circondario di Caserta e non in quello di Piedimonte in cui si trovava collocato nel 1861.
49    Il  numero dei comuni della provincia di Frosinone è salito, nel corso degli anni, a 91 con la concessione dell’autonomia a Gallinaro (1948) e Posta Fibreno (1957).
50     Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1944-47, Cassino. Voto per ripristino sede Tribunale, 2.4.1/36522.
51     Il Liceo classico “Carducci”, ad esempio, funzionava ad Alvito, la Tenenza dei Carabinieri ad Atina, l’Ufficio del registro a Sant’Elia Fiumerapido, mentre un ospedale da campo così come la prima sede del comune e l’ufficio postale erano stati allestiti in zona periferica, a Sant’Antonino (Archivio Storico del Comune di Cassino, Atti deliberativi, Deliberazioni della giunta municipale, Voto per il ritorno in Cassino della R. Pretura e degli Uffici Finanziari, n. 59, Rgn. 2, R. 1).
52    «Il Rapido», a. II, n. 10, 1 aprile 1946.
53    «La Voce di Cassino», a. II, n. 11, 8 luglio 1946.
54    Nel corso degli eventi bellici l’edificio era stato occupato dai tedeschi mentre nel 1944 la struttura edilizia risultò ancor più «fortemente danneggiata a causa delle manovre militari delle truppe alleate».
55    Subito dopo la fine dei lavori di ristrutturazione del 1946, la «Post Bellica» di Frosinone aveva chiesto la disponibilità dell’edificio per installarvi un orfanotrofio per le orfane di guerra, sulla stregua dell’omologa struttura per orfani aperta a S. Elia, ma poi non se ne fece nulla. Quindi dal 1946 al 1948 alcuni ambienti al primo piano furono utilizzati dalla stessa ditta costruttrice come alloggio per i propri dipendenti o per uffici, mentre nel maggio-giugno-luglio 1947 altri locali furono concessi a varie famiglie di senza tetto.
56    L’installazione del laboratorio di falegnameria, di cui era sentita la necessità per rispondere alle esigenze della ricostruzione degli altri edifici di Cervaro, avvenne a cura della ditta Luigi Di Camillo, Antonio e Alfredo Risi e Roberto De Libero.
57    Cfr. nota 24.
58    Era nato a Marigliano il 23 febbraio 1797.
59    Era nato a S. Donato Val di Comino il 29 giugno 1830. Nel 1867 svolgevano le funzioni di uscieri presso la Pretura Raffaele Ferrigni e Giuseppe Pisani.
60    Lazio d’Oro, Ed. Nostra Italia, Roma 1956, p. 685
61    La lapide è affissa sulla facciata del municipio e recita: «Vincenzo Casaburi / La tua natale Cervaro / materiata del tuo amore / perennemente ti sentirà / nel canto delle acque che, per te, dissetano la tua gente / perennemente ti vedrà / nel fulgore della luce che, per te, rischiara / i suoi pensieri ed il suo cammino notturno / perennemente ti incontrerà / sulle strade che, per te, la portano / laboriosa ed industre / a Viticuso, a S. Vittore, / a S. Pietro Infine / pur sempre protesa ed anelante verso / la Valle di Comino che tu additi ancora / con i vivi ed i morti per la Patria / che tu volesti eternare nel marmo / e che fanno riverente corona / alla tua grande mente» (Ferdinando Sammartino).
62    A. Pacitti, Cervaro mondanara e dintorni (1920-1940), Graficart, Formia 1989, pp. 25-26.
63    G. Dell’Ascenza, Cervaro … cit., p. 103.
64    Lazio d’Oro … cit., p. 686.
65    Gli altri candidati locali, Franco Assante del Pci, Guido Varlese del Psdi e Vincenzo Golini Petrarcone del Pli, ottennero in tutto il collegio, rispettivamente, 4.619, 2.992 e 1.673 voti di preferenza. Nelle 17 sezioni di Cassino Casaburi ottenne 608 voti di preferenza, Assante 568, Varlese 825 e Golini Petrarcone 504.
66    L’articolo è incluso nella «Sezione II – La pubblica amministrazione» del «Titolo III – Il governo» della «Parte seconda – Ordinamento della Repubblica» della Costituzione.
67    M. Rizzello, M. Mollicone, Cervaro Storia-Arte-Tradizioni, Amministrazione Comunale di Cervaro, Cervaro 2000, p. 322.
68    Cfr. G. de Angelis-Curtis (a cura di), Gaetano Curtis tra impegno giudiziario e tutela del territorio, Caramanica editore, Marina di Minturno 1999. Cfr., anche, http://it.wikipedia.­org/wiki/­Gaetano_Curtis.
69    A. Pacitti, Cervaro mondanara … cit., p. 25.
70    Nell’elenco degli elettori di Cervaro del 1867 venne censito Luigi Gagliardi fu Francesco (assieme al fratello Angelo) nato a Cervaro il 13 dicembre 1818. Poiché nella colonna delle annotazioni è riportata l’indicazione «laureato in medicina e chirurgia» si desume che dovrebbe trattarsi di un’omonimia (ASC, Prefettura, Carte amministrative, III inventario, Cervaro. Liste elettorali ammesse, f. 1094). Un Luigi Gagliardi fu Francesco venne eletto nel mandamento di Cervaro e dunque lo rappresentò al primo Consiglio provinciale di Terra di Lavoro nel 1861 e fino al 1867. «L’avv. Luigi Gagliardi, giovanissimo, fu uno dei decurioni ed uffiziali della guardia nazionale che presentarono al generale Garibaldi l’8 settembre 1860 l’indirizzo, nel quale si dichiarava essere la città di S. Maria “pronta a versare tutto il suo sangue per sostenere la più nobile e santa delle cause”. E l’Eroe dei due mondi rispondeva: la patria vi sarà riconoscente, uno sia il grido “Italia e Vittorio Emanuele”» (R. Orsi, La Curia sammaritana per l’Unità d’Italia, in 1809-1909. Per il primo centenario della inaugurazione del Tribunale in Santa Maria Capua Vetere, Tip. Umili e Quattrucci, Santa Maria Capua Vetere 1909, p. 14).
71    A. Pacitti, Cervaro mondanara … cit., p. 24.
72    G. Dell’Ascenza, Cervaro … cit., p. 86.
73    Idibem.
74    Cfr. nota 12. Nato attorno al 1788, sposò in seconde nozze Clementina Renzi da cui ebbe quattro figli: Florestano, Erminia, Concetta e Giuseppe. Sia Florestano che Giuseppe (1843-1910) furono sindaci di Cervaro (il primo dal 1870 al 1873 mentre Giuseppe resse il comune ininterrottamente per circa un ventennio, nel periodo 1877-1894).
75    Cfr. nota 40.

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