Franco Di Giorgio: la gastronomia nella Terra di Lavoro

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di Erasmo Di Vito

016.jpg“Alle radici della gastronomia della Terra di Lavoro. L’antica cucina di una provincia che non c’è più”, ultimo lavoro del nostro Socio Franco Di Giorgio, per i tipi della Tipografia Editrice Frusinate, edito dal CDSC Onlus con il contributo di Innova (Camera di Commercio di Frosinone), puó essere definito “il libro che mancava”.
Nel senso che raramente nel panorama dello storicismo locale si inserisce uno studio approfondito e minuzioso, certamente non completo ed esaustivo, ma chiaro e focalizzante, sulla quotidianità gastronomica di una terra. Questo libro, ed è questo il motivo che lo vede a pieno titolo all’interno della collana CDSC, “non è – come ho affermato in occasione della presentazione ufficiale del libro al BUY Lazio di Frosinone –  un semplice libro di ricette. Esso, partendo da una premessa breve ma esaustiva, ricorda le radici storico-culturali del territorio del sud della attuale provincia di Frosinone, troppo spesso, ormai, definita nel suo insieme Ciociaria. Questo libro non vuole certo essere, parlando di gastronomia, un’occasione per rivendicare o, peggio, per prendere le distanze da appartenenze vere o presunte. Neppure vuole assurgere al ruolo di difensore dell’una o dell’altra causa. Semplicemente questo libro indaga il passato di un territorio e di un popolo attraverso le sue abitudini, la sua cucina, i suoi prodotti autoctoni. Magari puó essere uno stimolo nuovo, per operatori commerciali del settore agroalimentare gastronomico e per le aziende di promozione turistica della provincia di Frosinone, di valorizzare, come è giusto che sia, la sua duplice origine, “Ciociaria” e “Terra di Lavoro”, per sfruttarne positivamente tutte le potenzialità di marketing che naturalmente ne deriverebbero”. Il territorio di questa provincia puó contare come poche altre su un patrimonio di tradizioni, di buona cucina, di prodotti agroalimentari che riguardano non uno ma due territori fortemente impregnati di una cultura antica valida anche per l’oggi. È questa una delle grandi idee forza su cui bisogna insistere anche per ragioni di ordine economico ed occupazionale. D’altra parte nell’epoca del mercato globale in cui la buona cucina si vorrebbe piegata alla logica delle multinazionali, è giusta la riscoperta della territorialità, delle tradizioni e dei buoni prodotti della terra che sono il risultato di esperienze antiche. Con questo libro, come ha ben argomentato anche il presidente nazionale dell’Ordine dei Geriatri Ospedalieri, Luigi Di Cioccio, “l’autore ha conseguito brillantemente due obiettivi. Il primo che la storia di un territorio si puó raccontare anche attraverso le ricette tipiche perché la gastronomia è lo specchio fedele delle vicende di un popolo e della sua terra. Il secondo che il recupero delle tradizioni popolari non puó essere inteso come operazione di pura natura erudita, ma come indicatore di una cultura popolare viva ed operante nel contesto sociale contemporaneo in grado di alimentare  quei valori la cui sopravvivenza è indispensabile per il ripristino di una vita associativa più umana e giusta”.
Questo libro, quindi, non puó mancare nelle nostre case evitando di farne ingiallire le pagine ma, piuttosto, magari, facendole preziosamente sgualcire per recuperarne qualche antica ricetta che certamente arricchirà la nostra tavola. Anche perché, come affermava Francesco Redi nel lontano 1687, “la sanità degli uomini sta più nell’aggiustato uso della cucina che nelle scatole e negli alberelli degli speziali”.

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