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Sulla provinciale per Terelle a metà strada tra Cassino e Caira sorge ormai in totale abbandono l’ex Deposito artiglieria. Era sorto per volontà del Ministero della Guerra tra il Giugno e il Dicembre del 1916 e doveva ospitare i prigionieri di guerra del disfatto esercito Austro-Ungarico; cessò di funzionare nell’Agosto del 1919 ospitando, secondo la relazione del Ten. Di Dominicis fatta per la CRI, 35.000 prigionieri, mentre per il medico Francesco Savà furono 6.000, una cifra senz’altro riguardevole ma che si allontana di molto da quella indicata dall’esponente della CRI, peraltro molto impreciso nei dettagli del suo resoconto.
A metà degli anni Sessanta una signora di Caira, all’epoca già molto anziana, parlando dei prigionieri di guerra sistemati nel locale campo di concentramento, mi disse una frase che mi lasciò allibito: “quei poveri giovani – riferendosi ai prigionieri – li portavano al cimitero ancora vivi”.
Del 1922 è una pubblicazione del medico Francesco Savà su una epidemia di tifo petecchiale, scoppiata nel campo tra Aprile e Agosto del 1919, che fece molte vittime specialmente tra le truppe semplici che erano le meno protette; forse erano questi i morti cui si riferiva la mia interlocutrice .
La situazione igienica è molto differente da come la descrivono sia Parak nel suo ”Wittgenstein a Cassino” sia il De Dominicis nella sua relazione alla CRI. Entrambi parlano di molta pulizia, di fiori e viali alberati, una situazione, se si vuole, idilliaca, ma forse non corrispondente alla vita reale dei prigionieri di guerra.
A tal riguardo esistono due documenti molto interessanti; il primo è un documento di richiesta, da parte della Segreteria Vaticana all’allora abate di Montecassino Don Gregorio Diamare, di intercedere presso le autorità locali per la liberazione del filosofo austriaco Wittgenstein; l’altro un disegno anonimo, a mio avviso molto scioccante, riguardante la vita quotidiana dei poveri soldati semplici.
Come succede sempre dove sono presenti classi sociali diverse, una fatta da persone più abbienti o istruite, come il filosofo Wittgenstein o come il pittore impressionista magiaro Nagy Oszkàr, anche lui prigioniero di guerra, e l’altra fatta da gente meno protetta, a soccombere è sempre la seconda cioè la più debole.
Mi dicono che nel cimitero civile di Caira, sotto la chiesa, giacciono i resti insepolti di questi soldati colpevoli solo di avere servito la propria patria, aspettando che qualcuno gli procuri una degna sepoltura.
Bibliografia:
Documenta Vaticana, Il Vaticano e la Prima Guerra Mondiale1914.
A. Mauro, I Cappuccini e la CRI, Roma, 1987, pp. 401-402.
F. Parak, Wittegenstein a Cassino, Roma, 1978.
S. Saragosa, Storia del deposito di artiglieria di Monterotondo, Studi Cassinati anno II (2002), n. 3/4.
F. Savà, Osservazioni sopra una epidemia di tifo petecchiale, Caltanisetta, 1922.
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