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Studi Cassinati, anno 2010, n. 3
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Apriamo un nuovo capitolo sul sacrificio delle nostre genti in quei tristi anni con la collaborazione dei nostri lettori.
Le vicende della guerra sul nostro territorio sono al centro dei nostri interessi fin dalla nascita di Studi Cassinati nel 2001. Ne seguiamo le varie fasi attraverso le testimonianze dei protagonisti e attraverso il risultato delle ricerche degli studiosi. Abbiamo dato forma e dimensione al sacrificio dei nostri concittadini con la ricostruzione dei Martirologi (Cassino, S. Giovanni Incarico, San Vittore del Lazio e, quanto prima di tutta l’area della “Linea Gustav”). Ora diamo spazio anche a ciò che fu conseguenza diretta della guerra: lo sfollamento, la diaspora dei Cassinati in varie regioni d’Italia. Sono passati 67 anni (troppi!) da quei tristi tempi; molte memorie sono andate perdute per sempre, però qualcuno che ha qualcosa da raccontare per fortuna è ancora tra noi. Ma insieme al dramma dei nostri sfollati ci piace evidenziare anche la generosa accoglienza delle popolazioni ospitanti: belle pagine di solidarietà e di umanità, che ci fanno sentire orgogliosi di essere Italiani.
Ogni paese di queste nostre terre dovrebbe almeno intitolare una strada alla “generosità dell’Italia”, specialmente oggi che siamo tutti chiamati a tale valore verso le genti che ci scelgono come loro nuova patria.
Comunicato stampa – 6 settembre 2010
Appello di una cassinate sfollata in Sicilia
“Come è noto tra novembre 1943 e gennaio 1944, a causa degli aspri combattimenti lungo la Linea Gustav, i Cassinati furono costretti allo sfollamento in zone più tranquille del Paese. Alcuni furono trasportati verso città del nord d’Italia, altri verso il sud, in particolare in Calabria. Non pochi trovarono ospitalità in Comuni della Sicilia. Mentre quasi tutti, a fine guerra, tornarono ai luoghi di origine (Cassino e paesi limitrofi); qualcuno rimase lì dove aveva trovato ospitalità. Tra questi la signora Fortunata Pacitti, allora diciannovenne, sfollata a Chiaromonte Gulfi, che sposò un giovane del luogo. Della sua storia si sta occupando la rivista storica “Senzatempo” dell’editore Giuseppe Bertucci (Editrice “La rinascita”), il quale vuole allargare la ricerca agli altri cassinati sfollati nel suo paese. Bertucci ci scrive: “Da qualche settimana ho scoperto che nel mese di gennaio del ’44 poco più di 100 sfollati di Cassino sono stati portati dagli americani nel mio paese e qui sono vissuti per poco più di un anno. Ho intervistato una Signora che faceva parte degli sfollati di Cassino e che pochi mesi dopo il suo arrivo a Chiaramonte si sposò con un ragazzo del mio paese e qui vive da allora. La sua storia merita sicuramente di essere raccontata, ma vorrei aggiungere altre testimonianze di persone che con buona probabilità sono ancora vive; la signora, allora diciannovenne, mi ha detto infatti che assieme a loro vi erano parecchi bambini”.
Certamente questa storia interessa anche noi, che non ci stancheremo mai di conoscere e divulgare i drammi e le tragedie che colpirono i nostri concittadini in quei disperati mesi della guerra.
Pertanto rivolgiamo un appello a quanti furono coinvolti in quell’esodo forzato – che in realtà salvò loro la vita – e che ora sono in grado di raccontarci la propria vicenda; l’appello è esteso anche a familiari e conoscenti che siano in grado di darci delle notizie; in particolare riguardo ai cassinati che soggiornarono in Chiaromonte insieme alla signora Pacitti“.
Successivamente il signor Bertucci ci ha comunicato di aver avuto notizia di altri due cassinati sfollati a Chiaramonte Gulfi: Domenico Cavalieri, camionista e Alessandra Pacitti, deceduta di recente.
Sull’iniziativa della signora Pacitti ci ha contattati anche il gestore di una TV di Chiaramonte Gulfi, interessata a fare un serviziosulla vicenda. Dopo aver letto il comunicato ci hanno scritto i soci Guido Vettesee Mafalda Fardelli. Ne riportiamo le dichiarazioni.
Cassino, 22 sett. 2010 – Il Prof. Pistlli mi ha detto che un editore ed una TV di Sicilia sta cercando di rintracciare i compagni di Fortunata Pacitti, bambina di Cassino che nel 1944 fu deportata a Chiaramonte Gulfi, Ragusa, e li si sposò. Avrebbe incontrato un camionista, Domenico Cavalieri di Cassino e avrebbe visto il figlio di Alessandra Pacitti, morta da poco.Sono andato al Comune di Cassino e tra il 1939-1943 non ho trovato Fortunata e nemmeno Alessandra. Il mio amico Modesto però mi ha detto che il camionista è Cavaliere Domenico di Cervaro; questi mi ha riferito che lui fu deportato dagli americani insieme a Fortunata ed Alessandra e stette per qualche anno in quel di Chiaramonte. Fortunata era dello Sprumaro, Cervaro. Il nonno faceva il muratore e si chiamava Cosimo ed abitavano vicino all’attuale Frantoio Lanni. Alessandra era della contrada Pacitti (Patini) di Cassino, era zia di Domenico e si sposò a Chiaramonte; è morta qualche anno fa. Fortunata ha un fratello, Mario (amatissimo a Cervaro), una sorella, Filomena, a Firenze, una sorella, Elisa, a Cervaro, una sorella in Australia . Il figlio di Fortunata sarebbe benestante: gestirebbe il nolo auto per l’aereoporto ed avrebbe una grossa cantina sociale; ora però risiederebbe a Ragusa poiché; Domenico l’ha vista due anni fa. E questo è quanto.
Guido Vettese.
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Gentile Sig. Pistilli
Sono la signora Mafalda Fardelli, sono nata a Cassino nel 1939 e risiedo nella frazione di Caira. Sono un’invalida civile di guerra, ferita nel gennaio del 44 nei boschi a nord di Montecassino. Su otto mattonelle del Muro del Martirologio di Cassino, ci sono i nomi dei miei familiari, cominciando dalla prima della lista: mia nonna Alfonsi Salvatrice (e non Salvatora) conosciuta da tutti a Caira come “zi Turinda”, venuta da Blonte (Palermo) per sposare mio nonno Alessandro Fardelli medaglia di bronzo e medaglia d’argento al valore militare: una avuta durante la prima guerra mondiale dove venne gravemente ferito ad un occhio. Alcuni giorni fa ho letto su “Cassino Ciociaria oggi”, su “La gazzetta di Cassino” e su “La Provincia” un articolo che mi ha molto interessato. La ricerca dopo più di 60 anni di Cassinati sfollati tra il 1943 e il 1944 verso alcuni paesi del sud. Nell’articolo si parla della signora Fortunata Pacitti sfollata nella città di Chiaramonte Gulfi (Ragusa) nel gennaio del 44; la signora Pacitti vive ancora in questa città perché ha sposato un giovane del posto. La notizia non mi è nuova, perché anche tante famiglie di Caira, furono trasportate dai camion militari americani non in Sicilia, ma soprattutto in Calabria, in provincia di Cosenza. Ricordo dai racconti di mio padre e di mio nonno, che alcune famiglie di Caira, per circa un anno, furono accolte nei paesi di Rende, Sibari, Rossano e di Serra Stretta: (famiglie Fardelli, Nardone, Velardo, Zola e Saragosa) e qui vissero abbastanza bene perché collaborarono con i contadini del posto alla raccolta delle castagne e delle patate. Anche tutta la famiglia di mio marito, Pietro Nardone, venne trasferita con la madre Marianna Fardelli, vedova e con otto figli, in Calabria, mentre lui di appena 8 anni e orfano di padre, fu accolto nel collegio di Serra Stretta, dove mancava tutto e le povere suore non sapevano come sfamarli. Dopo alcuni mesi fu trasferito a Gravina di Puglia. In provincia di Cosenza con la famiglia di mio marito c’erano tanti altri cairesi, però non ho mai sentito dai racconti dei miei parenti, famiglie di Caira trasferite fin giù in Sicilia. Alcune si fermarono in provincia di Caserta nei paesi di Tora, Presenzano, Marzano Appio e Aversa. Alcune famiglie furono anche divise e persero i contatti con i genitori, fratelli e nonni. I più fortunati poi si ritrovarono alla fine della guerra nel nostro paese distrutto, altri rimasero per sempre in quei paesi lontani perché gli stenti e il tifo se li portò via prima che potessero rivedere le loro case. Vi ringrazio per la Santa Messa che fate celebrare venerdi 10-09, alle ore 17, nella bella Chiesa di S. Antonio. Forse siete gli unici che ancora si ricordono dei nostri cari, grazie. Leggo sempre con tanto piacere il vostro Bollettino trimestrale “Studi Cassinati”. Auguro a voi tutti buon lavoro, sperando di leggere sempre storie interessanti.
Con stima
Mafalda Fardelli
Caira 8/09/2010
Gli sfollati del Cassinate. Quanti furono? Dove furono ospitati? Una ricerca che si sarebbe dovuta fare molti anni fa e che noi iniziamo solo ora. In compenso c’è chi ha già da tempo aperta questa indagine, e non si tratta di gente di qui. Nel 2003 Vincenzo Squillacioti, direttore della rivista “La Radice” di Badolato (CZ) ha pubblicato un interessantissimo articolo sulla questione. Ci piace riportarlo integralmente – con il cortese assenso dell’Autore – per il suo valore storico ed umano.
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