Giuseppe Breccia Fratadocchi, l’architetto della ricostruzione di Montecassino

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Studi Cassinati, anno 2010, n. 1
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di Tommaso Breccia Fratadocchi


A lui si deve, tra l’altro, la costruzione del palagio badiale e del monastero di S. Scolastica in Cassino, nonché della cattedrale di S. Costanzo ad Aquino. Elaborò gli schizzi preparatori per la ricostruzione della chiesa madre e della chiesa di S. Maria delle 5 Torri, ma fu il figlio, architetto Ignazio, a progettare la nuova collegiata di San Germano così come appare ora. La magistrale ricostruzione dell’abbazia di Montecassino – alla quale contribuirono con determinazione l’abate Ildefonso Rea ed il monaco ingegnere Angelo Pantoni – legano perennemente il nome di Giuseppe Breccia Fratadocchi alla storia di Montecassino e di Cassino. Ci piace ricordarlo con un profilo biografico redatto dall’altro figlio, architetto Tommaso, che qui ringraziamo.

Giuseppe Breccia Fratadocchi nasce il 18 novembre 1898 a Montefiore dell’Aso dove il padre Ignazio esercita la professione di notaio. Svolge gli studi classici nel liceo Annibal Caro di Fermo e ottiene la maturità nel 1917. Subito dopo, il 19 agosto dello stesso anno, viene chiamato in servizio militare con il grado di soldato a Treviso nel V° Genio minatori poi, è trasferito in aeronautica alla scuola motoristi di aviazione a Bra ed a Torino e, infine, nel 1919, al Deposito Aeronautica di Roma.
L’attività militare non gli impedisce di iscriversi nel 1918 alla Scuola Superiore di Ingegneria a Roma. Laureato in Ingegneria Civile il 22 gennaio 1923, nello stesso anno si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura.
Nel 1924 apre lo studio in via Margutta 7 e sposa Lucia Manzoni di nota famiglia originaria di Lugo. Nel 1925 trasferisce lo studio a piazza Farnese. Contemporaneamente svolge attività di collaborazione nello studio dell’ing. Mario Theodoli (1923-1926), poi presso l’impresa Ugo Silvi come direttore dei lavori (1927).
I primi progetti realizzati, tra il 1925 ed il 1930 segnano le tappe di un percorso teso ad esplorare le diverse forme dell’architettura del tempo, alla ricerca di modelli di riferimento. Il giovane architetto, cresciuto alla scuola di Gustavo Giovannoni, non esclude l’esplorazione di riferimenti stilistici del passato o presenti nel gusto corrente di quegli anni.
Sin dall’inizio consolida la sua committenza a carattere privato, in prevalenza in ambito ecclesiastico, tra Roma e le Marche che lo accompagnerà nel corso di tutta la sua professione
Nel 1930 Breccia è impegnato nel restauro e l’ampliamento del castello di Porto e Santa Rufina a Fiumicino. Questo lavoro lo coinvolge in modo tale che accetta il ruolo di progettista, direttore dei lavori e impresario della costruzione.
Nel 1932 trasferisce lo studio nella palazzina di viale Liegi 11.
La Casa del Noviziato delle Suore Domenicane di S. Caterina da Siena in via Massimi a Roma (1933), si puó annoverare tra le opere della maturità del periodo anteguerra. L’edificio è innovativo nella tipologia delle case per comunità religiose: si distingue per la corretta volumetria e per la studiata funzionalità espressa nei corpi di fabbrica accostati a due lati del chiostro aperto verso la natura del parco circostante.
L’Istituto Francesco Baracca per gli orfani degli aviatori a Loreto (1934-1935) è una interessante esperienza di adattamento di un precedente fabbricato ottocentesco, attuato con interventi di consolidamento, sopraelevazione e riconfigurazione dell’intero edificio: l’architettura viene ricomposta in un nuovo moderno linguaggio che non lascia tracce del primitivo edificio.
In questi stessi anni due opere segnano un punto di arrivo della sua vena creativa. La scuola elementare Fratelli Bandiera a Roma in piazza Ruggero di Sicilia (1935) commissionata dal Governatorato di Roma, esprime un perfetto connubio tra rigoroso funzionalismo e coerenza di immagine architettonica; il Pensionato Universitario a piazzale Aldo Moro a Roma (1935-1936) presenta una riuscita soluzione al tema romano dell’edificio d’angolo tra due strade con l’ingresso sulla bisettrice dell’angolo stesso. La forma della scala elicoidale che si avvita leggera nello spazio dell’atrio e si avvolge intorno al pilastro cilindrico di sostegno, offre una suggestiva immagine di movimento verso i corridoi ai diversi piani.
Nel 1938 trasferisce lo studio in viale del Policlinico 131.
Due opere significative concludono gli anni Trenta e sono realizzate tra il 1939 e parte del 1940: il restauro e la ristrutturazione interna dello storico Palazzo Alberini nel centro di Roma e la palazzina di civile abitazione per l’INCIS a Cremona dove Breccia per la prima volta sviluppa il tema dell’edificio plurifamiliare.
Viene richiamato alle armi nel 1940 (1 giugno) con il grado di tenente di complemento del Genio Aeronautico Ruolo Ingegneri negli aeroporti di Viterbo, poi di Arezzo ed infine a Bari. Ottiene il congedo il 20 dicembre dello stesso anno. Il 1941 è dedicato al progetto di massima del nuovo Ospedale Civile di Catanzaro commissionato dal Ministero dell’Interno: l’opera non sarà costruita a seguito degli eventi bellici.
Nonostante l’intenso lavoro dell’attività professionale degli anni Trenta, Breccia non viene meno all’impegno per una incisiva presenza nelle istituzioni di categoria quali l’Associazione nazionale degli ingegneri italiani, il Sindacato fascista degli ingegneri, il Sindacato fascista degli architetti, l’Istituto Nazionale di Urbanistica appena costituito, il Circolo di cultura del Sindacato provinciale ingegneri. l’Istituto Nazionale Fascista per gli Studi e la Sperimentazione dell’Industria Edilizia, il C.N.R. In questi ambiti, sono numerosissime le cariche che ricopre e la partecipazione a commissioni di studio e giudicatrici di concorsi di progettazione. Il suo curriculum conferma le molteplici competenze maturate in questi anni.
Su proposta dal senatore Capri Cruciani accetta nel periodo dal 1935 al 1944 la carica di presidente del Consiglio di amministrazione dell’Istituto tecnico industriale nazionale di Fermo. Nel corso di questa carica consolida le incerte finanze dell’Istituto, sviluppa la vocazione aeronautica dello stesso e, nell’estate del 1944, con l’aiuto di pochi fedelissimi collaboratori, opera il salvataggio degli impianti e delle attrezzature dell’Istituto nascondendoli nelle case di campagna di proprietà dell’istituto stesso.
Il 1948 segna l’inizio di una intensa attività di progettazione e direzione dei lavori che si dipana tra Roma, Cassino e Fermo.
A Roma avvia il restauro palazzo Giannelli Viscardi a Corso Vittorio Emanuele 18 (1950-1955) e il progetto per la Casa Generalizia dell’Unione S. Caterina da Siena sulla via Appia (1951-1954). Ad Aquino avvia il progetto di ricostruzione della cattedrale di S. Costanzo (1948-1953).
Con l’incarico per la ricostruzione della Abbazia di Montecassino, ricevuto nel 1948, Breccia vive una coinvolgente esperienza che avvia nuovi percorsi nel linguaggio della sua architettura. Il cantiere dell’abbazia sollecita in lui la scoperta delle possibilità espressive di un materiale da costruzione nuovo nel suo repertorio figurativo, quale la pietra calcarea lavorata in blocchi diversi per dimensione e per trattamento della faccia vista. A Cassino con questo materiale realizza la ricostruzione di due significativi edifici distrutti dalla guerra, l’Istituto delle suore Benedettine con annessa chiesa di S. Scolastica (1948-1950) ed il Palazzo Episcopale (1948-1951) – assai manomesso in epoca postuma – coerenti con gli apporti culturali della sua formazione e delle sue precedenti esperienze.
La fabbrica di Montecassino coinvolge Breccia senza interruzioni per il lungo periodo di otto anni (1948-1955). L’unicità del progetto, il particolare momento storico che attraversava il Paese ed i contenuti spirituali insiti nel grande cantiere, sollecitano la multiforme preparazione professionale dell’architetto verso nuovi orizzonti creativi peculiari di questo progetto con diversi interventi nell’architettura e abili soluzioni tecniche.
Per l’abbazia di Cava dei Tirreni redige diversi progetti alcuni dei quali realizzati (1951-1953).
L’ultima opera a Roma è il restauro dello storico palazzo Capranica (1952-1954) dove opera alcune felici scelte progettuali a fronte dell’esigenza di una totale ristrutturazione interna.
La sua molteplice attività nelle Marche comprende numerosi edifici minori e si conclude a Fermo con la costruzione del nuovo Seminario Arcivescovile (1949-1955), dove l’amore per il paesaggio quale fonte di ispirazione di scelte progettuali, riaffiora vissuto nelle articolata volumetria orizzontale inserita con discrezione nella cornice delle colline marchigiane.
Nel suo curriculum figurano 68 progetti edilizi di cui 41 realizzati. Giuseppe Breccia Fratadocchi, dopo breve malattia, viene a mancare il 28 dicembre 1955.

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