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Studi Cassinati, anno 2010, n. 3
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di Marcello Ottaviani
Viviamo in una società frenetica, che corre velocemente, che tutto brucia e tutto dimentica: è necessario invece ricordare il passato, le testimonianze, le tracce delle comunità di ieri, in una parola le nostre radici. Il vecchio detto “Il passato serve per conoscere il presente e progettare il futuro” è sempre valido.
Per questi motivi lo studio della società da diversi decenni si è focalizzato a indagare il “locale”, il circoscritto, il vicino, per ritrovare una parte di noi in quel che resta del passato. La storia locale è un’alternativa alla soria nazionale, che non puó dare il dovuto risalto a fatti e avvenimenti storici circoscritti.
In questa nuova angolazione si sono intensificate le ricerche sugli insediamenti industriali nella Valle del Liri nell’Ottocento e nel Novecento: il lavoro sulla Cartiera Piccardo vuol essere un piccolo contributo alla conoscenza degli insediamenti cartari minori nella Valle del Liri. Quando Giulio Piccardo presenta al Genio Civile di Caserta la domanda di derivazione di acqua dal fiume Liri nel 1879, per costruire la sua cartiera, in contrada Ravaglie, Comune di Fontana Liri, ha 74 anni e alle spalle una solida esperienza, acquisita a Voltri e poi ad Anitrella di Monte San Giovanni Campano2.
Suo padre Giuseppe era nato a Voltri intorno al 1770: nel 1838 lo troviamo ad Anitrella di Monte San Giovanni Campano, a dirigere la Cartiera dei conti Lucernari, aristocrazia nera, nello Stato Pontificio, alla destra del fiume Liri.
Giuseppe Piccardo dirige la Cartiera Lucernari dal 1838 al 1850 circa. Suo figlio Giulio, che lavora in cartiera con i figli, dirige la cartiera dal 1850 al 1870 circa, fino a quando i Lucernari nel 1873 danno in affitto la cartiera alla Società delle Cartiere Meridionali.
I Piccardo con la loro esperienza e abilità contribuirono in maniera determinante a perfezionare la carta Lucernari, venduta alla Curia Romana, a clienti romani e al “ Giornale di Roma: “L’Anatra“, che compariva in filigrana nella carta dei Lucernari, era riuscita ad eguagliare la “Palomba“ della carta di Fabriano.3
Dopo il 1870 troviamo Giulio Piccardo, non è ben chiaro se quale gerente o socio o direttore, nell’opificio di Pietro Nicolamasi, situato di fronte alla cartiera Lucernari, alla sinistra del Liri, ma in territorio di Fontana Liri.4
La località Ravaglie, scelta per la costruzione della nuova cartiera, così detta per la presenza di grossi massi, o detta anche Le Paglie, per l’abbondante erbaccia perenne nota come stramma,5 si trova a circa 500 metri da Anitrella, sulla statale Valle del Liri 82. L’entrata è precisamente al km. 69. L’edificio, che comprendeva anche le abitazioni dei padroni, era formato da più piani: in un punto almeno due, più il piano terreno. La superfice del piano terra era di circa 400 metri quadrati.
Furono necessari grossi lavori per costruire la strada e giungere in prossimità del Liri, che scorre più in basso. L’acqua veniva prelevata più a monte, ove oggi sorge la piccola Centrale Idroelettrica Enel di Fontecupa; il canale aveva una lunghezza di metri 300, una larghezza di metri 1,80 e un’altezza di metri 1,00. Ancora oggi, a distanza di più di cent’anni, si possono rintracciare i resti del canale.
La cartiera assorbiva metri cubi 1,02 di acqua, capaci di sviluppare circa 33 cavalli dinamici, sufficienti alla produzione della carta. Era stata installata una macchina a tamburo o in tondo di m. 1,32, modificata nel 1899 da Cesare Piccardo, nipote di Giulio, venuto da Guarcino e stabilitosi a Fontana Liri6. Nell’opificio lavoravano dai sette ai venti operai, più il padrone Giulio Piccardo e i figli Carlo, Martino, Tommaso, Angelo e Stefano. Era chiaramente un’azienda a conduzione familiare, a carattere paternalistico7. La produzione giornaliera era di circa kg.700. Si produceva carta paglia venduta in zona, ma anche nel Meridione e in Africa settentrionale8.
Negli anni 1896-1898 l’Istituto Italiano di Statistica pubblica sul suo Annuario un censimento delle cartiere e della produzione di carta del Regno9. Dall’Annuario veniamo a sapere che nel Comune di Fontana Liri (allora provincia di Caserta) erano attive tre cartiere: C. Cerasoli fratelli, C. Fiorentini Giuseppe e C. Piccardo fratelli: lavoravano in queste cartiere 32 operai (ma dovevano essere di più). Erano certamente cartiere piccole, se confrontate con quelle di Isola Liri-Sora, nelle quali lavoravano 1128 operai e dove erano state insallate le macchine continue.
Anche i problemi degli operai cartai erano diversi: nelle piccole cartiere a conduzione familiare, era più facile assentarsi e meno rischioso essere licenziati. Nelle fabbriche di carta di Fontana Liri Sant’Elia Fiumerapido, Atina, Anitrella, il richiamo della campagna è ancora forte, gli operai non sono completamente integrati nella fabbrica e la riduzione salariale o la disoccupazione sono meno traumatiche. Invece nei grandi centri cartai della Valle del Liri, segnatamente ad Isola Liri-Sora, siamo in presenza “… di un processo di separazione della classe operaia dal contesto e dalla cultura rurale tradizionale“10.
Assistiamo, pertanto, nelle grandi fabbriche lirine, al tramonto del sistema paternalistico e l’arma più sicura impiegata contro di esso è lo sciopero, che rafforza i cartai e indebolisce i padroni, che sono costretti a venire a patti.
La situazione nelle cartiere più piccole, per i motivi accennati, è diversa: permane il paternalismo, l’educazione sindacale è scarsa o non esiste e ancora il richiamo della terra è forte: tuttavia, anche per la presenza di un grande stabilimento come il Polverificio, gli operai delle cartiere di Fontana Liri hanno notizie dei miglioramenti salariali, ottenuti dai cartai delle fabbriche grandi, che hanno scioperato, diretti dalle Leghe Operaie.
Sono proprio gli operai della fabbrica Piccardo, che si muovono per primi, il 23 luglio 1912: “Fontana Liri (Caserta)- Il 25 luglio [1912] gli operai della fabbrica di carta da imballaggio Morino e Costantini in numero di 54, di cui 34 uomini con salari variabili da lire 1.60 a lire 2.10 e 20 donne da 0.75° 1.10, scioperarono chiedendo aumenti del 10 al 20 per cento a seconda delle categorie. La ditta concesse l’aumento del 6 al 10 per cento e il lavoro fu ripreso il giorno 29. Contemporaneamente (23 a 29 luglio) scioperarono, per lo stesso motivo, gli operai della cartiera G. Piccardi e figli, 11 operai in tutto (di cui 5 uomini e 6 donne) e ottennero aumenti vari per i quali i salari crebbero dai 5 ai 20 centesimi al giorno. Gli operai delle due cartiere non erano organizzati. (Notizie dal Prefetto, dal Sindaco e dalle ditte )11.
La cartiera continua la sua attività, anche se i bilanci non sono sempre del tutto positivi. Il 13 gennaio 1915 Angelo Piccardo, la “mente” della cartiera, rimane vittima del terremoto che colpisce l’Abruzzo e le zone vicine, e muore per il crollo del “Palazzo delle Botteghe” ad Anitrella. Sopraggiunge la guerra e sono sacrifici per tutti.
I supestiti proprietari della cartiera, ormai anziani, prendono come gerente della cartiera il signor Preve di Napoli, consigliati dalla famiglia Viscogliosi di Isola Liri.
Nel 1921 Preve è costretto a licenziare l’operaio Battista Nazareno per atti di indisciplina: gli operai della cartiera entrano in sciopero per solidarietà e non riprendono il lavoro, anche se la paga è aumentata, perché vogliono che sia riassunto il loro compagno. Interviene la Camera del Lavoro di Isola Liri, minacciando lo sciopero generale delle Cartiere del Circondario di Sora, se non fosse stato riassunto l’operaio. Si viene ad un accordo per salvare il lavoro: si prendono nuovi operai con l’intesa di riassumere i vecchi in seguito12.
Ma il destino della cartiera (come di molte altre della Valle del Liri) è segnato: non si riprenderà più e i proprietari saranno costretti a vendere il macchinario, ormai inutilizzabile.
Concludo notando che questa piccola cartiera ha avuto il suo modesto peso sia nell’economia locale, che in quella della Valle del Liri.
Nel Comune di Fontana Liri, infatti, l’apertura del Polverificio e la presenza di alcune cartiere, tra cui la Piccardo, portarono benefici all’economia locale, influendo anche sul trend della crescita demografica e sul flusso migratorio. L’incremento della popolazione tra il 1871 e il 1911 fu del 71,70%, il più alto registrato nella Valle del Liri. Il flusso migratorio fu contenuto: nel 1903 gli emigrati di Fontana Liri furono 48; 216, quelli di Arce; 170 di Arpino; 155,di Sora; 33, di Isola Liri13.
Contribuì alla cessazione dell’attività, oltre a cause contingenti, lo scarso aiuto dello Stato Italiano, interessato ad altri settori dell’economia, quali il siderurgico, il tessile, il chimico.
Della cartiera e dei Piccardo che la costruirono rimangono ancora oggi diverse tracce e testimonianze14.
Anche se coperte da una folta vegetazione, si possono riconoscere al km. 69 della S.S. Valle del Liri, ciò che resta dell’edificio: mura, archi, condotti, architravi, pareti.
1 Per notizie più estese su questa cartiera e sulla famiglia Piccardo cfr. Marcello Ottaviani, Cartiera Piccardo di Fontana Liri, 1879-1925, Tipolipo Monticiana, gennaio 2010.
2 Le cartiere di Voltri, Mele, Arenzano, Varazze e della Val Leira producevano una carta molto richiesta. I direttori e i maestri cartai erano chiamati fabbricanti. I Piccardo liguri erano tra i più apprezzati fabbricanti. Cfr. Paolo Giacomone Piana-Giorgio Casanova (con interventi di Teresa Piccardo e altri), Storia di Mele, Caroggio Editore, Genova 2004; Sac. Serafino Pareto, Memorie della Parrocchia e Comune di Mele in Val di Leira, A.T.A. Genova 1908.
3 Annota Giuseppe Spinedi “… .carta emula a quella detta della Palomba, fabbricata dallo Emiliani di Fabriano“. Cfr. Giuseppe Spinedi, Monografia medica di Monte San Giovanni Campano, Tipografia Roux e Favale, Torino 1884, pag.8.
4 La cartiera dei Nicolamasi, su cui sto conducendo ricerche, passerà in seguito alle Cartiere Meridionali e si chiamerà Cartiera di Fontecupa. I Lucernari di Anitrella e le Cartiere Meridionali stipularono un accordo per il prelievo dell’acqua dal Liri. Cfr. Giovanna Rauccio, L’architettura industriale in Terra di Lavoro tra Ottocento e Novecento, tesi di laurea della stessa, a.a. 2008-2009.
5 Questi toponimi oggi sono scomparsi. Il termine scientifico di questa erba è helictotrichon. Oggi la zona prende i nomi di Terreni Rossi e Fontecupa.
6 Giuseppe Piccardo, padre di Giulio, si era trasferito a Guarcino negli anni Cinquanta dell’Ottocento. Qui i figli di Giuseppe possedevano le più antiche cartiere sul fiume Cosa. Cfr. Marcello Ottaviani, op. cit., pagg.38-39.
7 Per notizie sul paternalismo, cfr. Marcello Ottaviani, op. cit., appendice n.2, pagg. 88-92.
8 Nel 1912 la Libia, sulla costa settentrionale dell’Africa, era divenuta una colonia italiana. Gli scambi commerciali con l’Italia si erano intensificati.
9 Cfr. Direzione Generale della Statistica, Annali di Statistica, Serie IV, Fascicolo LXIII, Industria della Carta, Roma, Tipografia Berterio, 1898, pag.19. Cfr. Maria Rosa Protasi, Operai e Contadini della Valle del Liri, Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”, Sora 2002, pag. 53.
10 Cfr. Alfredo Martini, Biografia di una classe operaia, i cartai della Valle del Liri (1824-1954), Edizioni Bulzoni, Roma 1984, pag. 20.
11 Cfr. M.A.I.C., B.U.L., Conflitti del Lavoro, vol. XVIII, n.4, ottobre 1912, pag. 424; cfr., Alfredo Martini, op. cit., pag. 100; cfr. cfr. Maria Rosa Protasi, op. cit., pag. 52.
12 A.C.S.M.I.P.S., 1920-1921 b. 65.
13 Cfr. M.A.I.C., Statistica dell’emigrazione italiana per l’estero, Roma 1990-1913.
14 Il tratto del fiume Liri vicino all’ex-cartiera Piccardo è conosciuto dai pescatori locali come “Sotto Sor Giulio”; la casa costruita da Martino Piccardo, figlio di Giulio, vicino ad Anitrella, è nota come “Palazzo Sor Martino”.
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