Rinvenimenti archeologici nel territorio di Mignano Monte Lungo

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Studi Cassinati, anno 2010, n. 1
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di Maurizio Zambardi


Sul versante nord-ovest di Colle Cannavinelle, appendice di Monte Cèsima, in località Masseria Porcaro, a quota 225 m. circa, in posizione dominante su una gola naturale che viene a formarsi tra Monte Rotondo e il massiccio del Monte Cèsima (Fig. 1), è stato individuato un imponente terrazzamento in opera poligonale (Fig. 2). Il terrazzamento è composto da un tratto in muratura lungo 13,20 metri, orientato in direzione nord-ovest sud-est, con altezza variabile tra i 2,00 e i 2,80 metri circa, e da due tratti ortogonali di chiusura che vanno a ricongiungersi con il pendio naturale del monte. I grossi blocchi calcarei hanno misure che variano da 0,80 a piú di 1,50 m. La terrazza è chiusa a monte, ad una distanza di circa 11 metri, da un muro in opera incerta, visibile in elevato per circa 1,80 metri2, posto in maniera parallela al lato lungo dell’opera poligonale (Fig. 3). La parte del muro che si conserva riveste lo scasso, ricavato nel pendio del monte, per creare il terrazzo su cui si impiantava la struttura. Solo in brevi tratti rimangono, appena percepibili, alcune porzioni della muratura in elevato, a doppio paramento, avente uno spessore pari a circa 45 cm. Il paramento in opera incerta che prospetta verso l’interno del terrazzo, realizzato con scapoli di pietra calcarea di dimensioni variabili tra i 20 e i 30 cm, presenta una serie di fori rettangolari allineati orizzontalmente delle dimensioni medie pari a 20×20 cm circa, per una profondità media di 25 cm. Certamente i fori dovevano servire per l’alloggiamento delle travi in legno che sorreggevano un impalcato. Infatti verso l’interno del terrazzo, a 5,70 metri circa dal muro in opera incerta, sono visibili i resti del muro di chiusura dell’ambiente recante l’impalcato. Altre tracce di murature ortogonali sono visibili, nel punto di innesto, nella parete a monte in opera incerta, proprio in corrispondenza dei fori descritti. A pochi metri piú a valle della struttura si sono riconosciuti alcuni brevi e sparuti tratti di mura in opera poligonale, costituiti da uno o due filari, che uniti tra loro fanno ipotizzare un terrazzamento a quota piú bassa, o un muro di contenimento della strada di accesso all’area. La struttura descritta potrebbe ricondursi ad una basis villae di una casa romana di età repubblicana3 (Fig. 4).

In località Moscuso4, nella valle compresa tra il versante meridionale di Monte Lungo e le pendici nord occidentali del Massiccio di Monte Camino, in posizione elevata rispetto al fiume Peccia, che scorre circa 500 metri piú a nord, vi è un’altura che prende il nome di Colle San Giacomo. Nella parte piú alta a quota 153 metri, vi è una vasta area, una sorta di pianoro, dell’estensione di circa un ettaro.

Sul versante sud-est del pianoro si è rinvenuto, tra una folta vegetazione, un porzione di muro a pianta perfettamente semicircolare con diametro interno pari a 3,50 metri (Fig. 5). Il muro emerge dal terreno di circa 1,00 metro ed ha uno spessore che varia da 70 a 75 cm. Strutturalmente è formato da una cortina interna ed una esterna con nucleo centrale di malta e scaglie di tufo. Le cortine sono formate da grossi blocchi squadrati di tufo marrone finemente lavorati e sagomati secondo la curvatura del semicerchio. La cortina interna si conserva per due filari perfettamente orizzontali, quello inferiore è alto 55 cm, mentre quello superiore è alto 48 cm, con uno strato di malta di allettamento molto sottile. Alcuni dei blocchi raggiungono anche la lunghezza di circa 150 cm, con uno spessore che varia da 15 a 30 cm. Meno conservata, invece, è la cortina esterna, poiché alcuni blocchi si sono distaccati dal nucleo centrale di alcuni centimetri, mentre altri blocchi sono invece divelti e giacciono alla base del muro.
La struttura descritta rappresenta l’abside della chiesa di San Giacomo, da cui il Colle ha tratto il nome. La chiesa è nota solo nei ricordi di poche persone del luogo, perché diruta da molto tempo. Tra le macerie, all’interno dell’abside, affiorano due blocchi squadrati in tufo anch’essi finemente lavorati. Dalla struttura absidale si è ricavato l’asse principale della chiesa che ha un orientamento est-ovest, con absidi ad est.
Adiacente all’abside, a circa 140 cm a sud, compare un’altra muratura semicircolare, ma con diametro minore, pari cioè a 2,38 cm. Dal terreno emerge, solo nella parte interna, con due filari di blocchi di tufo, mentre l’esterno è sommerso da materiale di crollo. Dall’analisi e dai rilievi risulta essere l’abside sud della chiesa. Sul lato opposto, non è visibile la terza abside, ma dal profilo delle macerie e dal terreno se ne percepisce la struttura semicircolare.
A 10 metri circa dall’abside, in direzione ovest, in una cavità profonda 1,50 m circa5 è visibile una porzione di muro lunga 3,20 m circa che mostra una serie di blocchi di tufo finemente lavorati e disposti secondo filari orizzontali. La parete esterna invece risulta completamente interrata da macerie e terra, ma, nonostante ciò, si è riusciti a valutare lo spessore del muro che è pari a circa 70 cm. La porzione di muro dovrebbe rappresentare la parete laterale sud della chiesa.
A circa 4 metri a nord-ovest delle absidi affiora di pochi centimetri, da un ammasso di crollo, una porzione di muro lungo circa 2,00 m e spesso circa 70 cm, orientato in direzione est-ovest, che potrebbe far parte della parete laterale nord della chiesa.
A circa 21 metri ad ovest dall’imposta dell’abside centrale, si è rinvenuto una porzione di muro dello spessore di 70 cm, disposto in direzione nord-sud. La porzione di muro reca ancora parte della cortina interna ed esterna in blocchi di tufo squadrato e nucleo in cementizio. La struttura dovrebbe essere ciò che rimane della facciata principale, prossima alla porta centrale della chiesa. Se ne osserva anche l’innesto ortogonale della parete da dove partivano le arcate di separazione della navata centrale da quella laterale destra.
A circa 2 m ad est delle strutture appena descritte si è rinvenuto, in una piccolo avvallamento del suolo, una blocco di tufo lavorato recante su una facciata una porzione semicilindrica del diametro pari a 40 cm, e, sui lati, delle sporgenze di ancoraggio che ne garantivano l’innesto alle pareti a cui si aggangiava. Il blocco potrebbe essere ricondotto al concio di una semicolonna che si addossava sulla parete interna della facciata principale e precisamente nel punto di separazione della navata centrale con quella laterale, da cui doveva partire poi una serie di archi impostati su colonne o pilastri con semicolonne. A circa 7,00 metri a sud delle strutture appena descritte affiora di poche decine di centimetri, da un ammasso di macerie, una muratura d’angolo, che sembra avere lo stesso orientamento delle strutture della chiesa.
A circa 15 metri a sud-ovest delle absidi, nella folta vegetazione è stato rinvenuto un piccolo tratto di muro lungo circa 2 metri che affiora di circa 40 cm dal terreno. Il muro, orientato in direzione sud-nord, è formato da piccole scaglie di pietra calcarea e di tufo legate con malta. Nella parte piú a sud, a circa 40 cm vi è un grosso blocco in calcare grossolanamente squadrato.
Si ha notizia orale dell’affioramento, nella parte meridionale del colle, di un piccolo canale di scolo rivestito in laterizio, ma a causa della fitta vegetazione non si è riusciti a rintracciarlo.
Dal rilievo delle strutture emergenti si è potuto avanzare l’ipotesi della pianta della chiesa che quindi era triabsidata, lunga internamente, a partire dall’imposta dell’abside, 21,00 metri circa e larga internamente 11,00 metri circa. Dalla planimetria e dalla tecnica costruttiva si ritiene che fosse di età romanica6 (Fig. 6).
Si rinvengono nell’area molti frammenti di tegole con listello e base sottili.
Da Colle San Giacomo proviene anche una lastra in pietra lavica spessa circa 12 cm di forma grosso modo trapezoidale con gli spigoli smussati, conservata attualmente presso un giardino di una casa privata. La base maggiore della lastra misura 66 cm mentre la base minore è pari a 55 cm, l’altezza è pari a 60 cm circa. Su una faccia vi sono incisi i contorni di una croce latina che si erge da un monte. È probabile che la funzione originaria dell’elemento lapideo fosse legata all’agricoltura7, poi, perse le caratteristiche8, sia stato riutilizzato come lapide tombale.
Le foto e i rilievi sono dell’autore.


1 Lo studio si inserisce nell’ambito delle ricerche topografiche per la redazione della Carta Archeologica del territorio posto a confine della Campania settentrionale con il Basso Lazio e Alto Molise, della Cattedra di Topografia Antica della Seconda Università di Napoli, diretta dalla Prof.ssa Stefania Gigli Quilici. Ringrazio l’amico Angelo Andreoli per avermi segnalato alcuni siti e accompagnato in alcune escursioni nel territorio di Mignano Monte Lungo.
2 Il muro si estende in profondità, al di sotto del materiale di crollo, per almeno un metro e mezzo, come si osserva da una buca ampia 1,5 mq circa, posta a fianco del muro. La buca era utilizzata probabilmente come postazione militare durante la Seconda Guerra Mondiale.
3 Non si esclude, però, la possibilità che possa riferirsi ad un santuario pagano. A supporto di tale ipotesi, vi è la natura impervia ed elevata del terreno su cui si imposta, le dimensioni contenute della struttura ed inoltre il rinvenimento in passato, nella valle sottostante, nel territorio di Mignano, di un ex voto costituito da una gamba fittile, priva di piede, lunga circa 37 cm.
4 Frazione di Mignano Monte Lungo.
5 Probabilmente scavata durante la Seconda Guerra Mondiale per ricavarne una postazione militare.
6 Si stanno attualmente conducendo dallo scrivente ricerche storiche archivistiche che consentiranno di saperne molto di piú sulla sua epoca di costruzione, sulla sua storia e quindi sulla sua distruzione.
7 Il peso veniva trascinato da un quadrupede su un’aia per separare i cereali dalla pula. Di tali pesi, recanti un foro all’estremità per legarvi una fune, se ne trovano ancora in zona. Riprova ne sarebbero quattro incisioni parallele, tipiche di questi pesi, distanziate 6 cm circa che si trovano verso la base maggiore sulla faccia opposta alla croce.
8 È probabile che il blocco si sia spezzato proprio nell’estremità che conteneva il foro di ancoraggio del tirante.

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