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Studi Cassinati, anno 2009, n. 4
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di Ferdinando Corradini
Com’è noto, da qualche anno a questa parte, la Regione Lazio ha promosso e favorito l’istituzione delle Unioni di Comuni. Tali Unioni hanno lo scopo di favorire la nascita di consorzi fra enti locali al fine di meglio gestire, o, come si dice oggi, ottimizzare i servizi da offrire ai cittadini. È così che nella media valle del Liri, fra le altre, è nata l’Unione denominata “Cinquecittà” e quella che ha assunto il nome di Civitas Europae. Un’altra, che ha sede presso il Municipio di San Giovanni Incarico e, per quanto se ne sappia, ha avuto quale suo ispiratore l’attuale sindaco, avv. Antonio Salvati, ha assunto la denominazione di “Antica Terra di Lavoro”. Della stessa, oltre al detto Comune capoluogo, fin dalla istituzione fanno parte quelli di Rocca d’Arce e Falvaterra. Altri, posti anch’essi in provincia di Frosinone, vi hanno aderito successivamente.
Ignoriamo chi sia stato a scegliere questa denominazione, tuttavia non possiamo fare a meno di evidenziare come costui (o costoro) abbia dato prova di ben conoscere e, quel che più conta, saper evidenziare le radici culturali della media valle del Liri. Questo territorio, infatti, nell’anno 702, come apprendiamo da Paolo Diacono, fu conquistato dai Longobardi di Benevento, che lo sottrassero al ducato bizantino di Roma. Successivamente, allorché i Normanni, all’inizio del XII secolo, organizzarono il Regno di Sicilia in Giustizierati, fu ricompreso in quello di Terra di Lavoro, che andava da Napoli a Sora e a Fondi. Con l’arrivo degli Aragonesi (metà del XV secolo circa), poi, i Giustizierati presero il nome di Province. Durante il Decennio francese (1806-1815) le province furono ancor meglio organizzate e dotate di più ampi poteri; organizzazione e poteri che furono lasciati inalterati da Ferdinando I di Borbone, allorché tornò sul trono di Napoli dopo la parentesi della dominazione francese. Arriviamo, così, al periodo fascista, quando la provincia di Terra di Lavoro, che aveva il suo capoluogo in Caserta, fu smembrata per volere del Cav. Benito Mussolini: il distretto di Sora, nel 1927, fu aggregato alla neonata provincia di Frosinone e quello di Gaeta, nel 1934, alla neo-costituita provincia di Littoria, poi Latina. Da allora, bisogna riconoscerlo, sia da parte delle autorità che degli uomini di cultura fascisti e – quel che è peggio – antifascisti, si è fatto di tutto per far dimenticare l’antica appartenenza dell’attuale Basso Lazio, o, come forse sarebbe più giusto definirlo, “Alta Terra di Lavoro”. Appartenenza, come abbiamo visto, protrattasi per oltre milleduecento anni!!! Decisamente controcorrente, quindi, e, perciò, da apprezzare, è venuta l’iniziativa degli amministratori dell’Unione di Comuni “Antica Terra di Lavoro”.
Ma il fatto ancor più strabiliante è che i promotori di tale Unione, dimostrando di andare ancor più controcorrente rispetto alla cultura dominante, hanno adottato quale proprio logo o stemma quello dei Borbone di Napoli. Tale logo è stato riprodotto sullo striscione ufficiale dell’Unione e viene sempre stampato sui manifesti e sugli inviti delle manifestazioni alle quali l’Unione concede il patrocinio. Penso sia la prima volta, dalla caduta del Regno delle Due Sicilie, che una pubblica istituzione dello Stato italiano abbia adottato tale stemma.
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