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Studi Cassinati, anno 2009, n. 4
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di Benedetto Di Mambro
Molto si discute da tempo sull’epoca della distruzione o scomparsa della chiesetta medievale di Sant’Elia Profeta a Sant’Elia Fiumerapido: se nell’anno 859, o 866 o 1495. Vediamo se riusciamo in qualche modo a dipanare la matassa, vista la gran confusione che se ne fa, soprattutto ostinandosi da più parti a soffermarsi solo sull’anno 866.
In località oggi detta di Sant’Elia Vecchio, in Comune di Sant’Elia Fiumerapido, a circa un chilometro ad ovest del paese e poco più a valle del ponte degli Sterponi, sulla riva sinistra del fiume Rapido, esiste ancora un antico ponte di epoca romana probabilmente risalente al primo secolo dopo Cristo. È quel che resta di un antico “pagus” romano, ancora esistente nel Medio Evo e andato distrutto, come scrive Luigi Fabiani a pag. 33 del suo libro “La terra di San Benedetto” (1950), attingendo la notizia dalla Chronica S. Benedicti Cas., pag. 478, nell’anno 866 (859 secondo Marco Lanni, a pag. 12 della sua “Monografia su Sant’Elia sul Rapido”, 1873, riprendendo quanto scritto da Leone Ostiense, Chron. Casin., lib. I, cap. 35).
In quel villaggio, i monaci benedettini di Montecassino avevano innalzato, un paio di secoli prima, una chiesetta in onore di Sant’Elia Profeta. Anch’essa andò distrutta nell’866 (o 859) assieme al villaggio. Sempre Marco Lanni, a pag. 13 e rifacendosi sempre all’Ostiense, scrive che circa 150 anni dopo, verso la fine del X secolo, l’abate Mansone di Montecassino fece riedificare, nello stesso luogo, la chiesetta di Sant’Elia Profeta, ricostruendo, invece, il nuovo centro abitato su una collinetta, un chilometro più a monte, dove ancora sorge il paese di Sant’Elia Fiumerapido. Come scrive sempre Marco Lanni a pag. 12, il nuovo centro abitato prese il nome di S. Elia “…perché la chiesa di S. Elia le stava d’appresso….”, come a dire che la chiesetta di Sant’Elia Profeta in quel tempo ancora esisteva.
La chiesetta dovette resistere ancora per molti secoli.
Lo stesso Marco Lanni, a pag. 41 della sua “Monografia”, ci dice, riportando quanto scritto nel Reg. de Tarteris, f. 93, che nel XV secolo la chiesetta di Sant’Elia Profeta ancora esisteva. Si pone però, il Lanni, sempre a pag. 41, la domanda di quando sia scomparsa la chiesa: “Per quale sventura siano poi perite (le chiese “rurali” di S. Michele e di S. Elia, nella pianura solcata dal fiume Rapido) e quando non è noto. Forse nel 1495, o l’anno appresso…”, desumendolo da Tauleri, Mem. Ist. di Atina, pag. 135, durante la guerra fra Carlo VIII re di Francia e Ferdinando II d’Aragona, re di Napoli, arrecando “grandi danni alle Badie di Montecassino e di S. Vincenzo a Volturno; ed in ispecie a S. Elia che passò ora in potere dell’una, ora dell’altra parte, soffrendo saccheggi, e devastazioni, come riporta Palombo nella sua cronaca di Atina”.
Un fatto resta certo: la chiesetta fu distrutta dai saraceni nell’anno 866 (o 859); fu ricostruita verso la fine del X secolo ed era ancora esistente nel XV secolo.
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