EDITORIALE: Un museo territoriale per il basso Lazio

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Studi Cassinati, anno 2009, n. 1
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Era prevedibile che l’articolo dell’archeologo Filippo Coarelli (Studi Cassinati, 4/2008) sollevasse discussioni (e dunque interesse). In effetti la lettura acritica dei resti archeologici dell’antica Casinum ha subito una stasi plurisecolare: le attribuzioni di “paternità” e cronologiche dei prestigiosi monumenti dell’antico sito, come l’anfiteatro, il teatro, il mausoleo detto di Ummidia Quadratilla, il ninfeo, la stessa presunta via Latina al di sotto delle mura, non sono mai più state oggetto di analisi approfondita per verificarne l’attendibilità. Le osservazioni di Gianfilippo Carettoni, per quanto autorevoli e preziose per gli studiosi successivi, andrebbero riviste alla luce dei nuovi ritrovamenti e delle nuove acquisizioni. Ma nessuno, pare, voglia andare al di là delle precarie e non del tutto documentate ipotesi. Ora ci ha provato Coarelli: c’è chi condivide e chi solleva dubbi e perplessità. C’è anche, finalmente, chi preannuncia interventi sull’argomento per il nostro Bollettino, e si tratta, questa volta, di persone qualificate e “addette ai lavori”. Speriamo!
Intanto credo che si debba riprendere con maggiore attenzione l’idea più volte proposta anche dal sotoscritto, della realizzazione di un museo territoriale del basso Lazio in Cassino o zona limitrofa. Un museo attraverso il quale si possa conservare e far conoscere il cospicuo patrimonio storico e culturale dell’area denominata da oltre mille anni “Terra di S. Benedetto”; patrimonio che va dalla preistoria all’epoca romana, al medioevo, all’era moderna, caratterizzato da una identità culturale, linguistica, religiosa e sociale difficilmente riscontrabile in altre zone d’Italia.
L’attuale museo archeologico nazionale “G. Carettoni” di Cassino svolge egregiamente il suo ruolo istituzionale riguardo al sito di Casinum, e deve continuare a svolgerlo, così come già lo fanno altre realtà simili (anche se comunali) nei paesi limitrofi (penso, per esempio, a quello di Aquino, a quello di Atina, e così via), ma c’è bisogno di andare oltre: si avverte la necessità di offrire agli studiosi e ai posteri la possibilità di avere a disposizione un quadro d’assieme della storia e della cultura dello straordinario territorio del basso Lazio, che da sempre ha fatto da cuscinetto e da elemento separatore/unificatore della grande Roma con il resto del meridione della Penisola. C’è bisogno, dunque, di un luogo che offra in un solo colpo d’occhio tutto ciò che è stato il passato del territorio, per conoscerlo e per farlo conoscere.
Un museo territoriale, dunque; un museo, però, che faccia da sponda all’altra nostra richiesta già più volte lanciata, l’istituzione in loco di una Soprintendenza mista.
Ma dove collocarli? I luoghi non mancano: basta girarsi attorno. Solo per indicare qualche, anche se discutibile, possibilità: l’abbazia di Montecassino, il convento dei Francescani ad Atina (già di proprietà della Soprintendenza), il sito dell’ex “concentramento” di Caira, il castello angioino di Gaeta, e così via.
Credo che un intervento congiunto, convinto, forte da parte dei comuni, dell’Università di Cassino, dell’abbazia di Montecassino, delle associazioni culturali, possa contribuire fortemente alla realizzazione del progetto: basta crederci.

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