Il Museo Civico Archeologico “Biagio Greco” di Mondragone

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Studi Cassinati, anno 2008, n. 4

di Ferdinando Corradini

Avevo appreso, per puro caso, che a Mondragone era stato aperto un museo. Trovandomi a Scauri, l’estate scorsa, mi è parso opportuno – lasciata la lettura di Gomorra – andare a vedere di cosa si trattasse, accompagnato da qualche familiare. È stato così che in un caldo pomeriggio di luglio ci siamo trovati davanti all’oggetto del mio desiderio. Erano ormai le 18. Disperavamo che fosse aperto. Invece no. Siamo stati accolti da un gentile usciere e da una solerte guida, che ci ha condotto nelle sale del museo in cui è compendiata la storia del centro campano, che – confesso – non avrei mai immaginato tanto ricca.
Come si rileva dal depliant bilingue (italiano e inglese) che ci è stato consegnato, il Museo Civico Archeologico di Mondragone è stato inaugurato il 20 ottobre 2000 e riconosciuto “d’interesse regionale” nel 2007. È intitolato a Biagio Greco, che era uno studioso locale. Nelle cinque sale di cui si compone sono stati raccolti i materiali rinvenuti nel territorio mondragonese a seguito delle campagne di scavo finanziate fin dal 2001 dall’Amministrazione comunale. Tali materiali sono organizzati cronologicamente dalla Preistoria al Medioevo.
La prima sala è dedicata alla Preistoria e accoglie numerosi reperti che forniscono informazioni di rilievo relative al popolamento preistorico di quest’area della Campania. Sono presenti materiali riferibili al periodo dell’Aurignaziano, una delle più antiche facies culturali del Paleolitico Superiore, databile, in Europa occidentale, tra circa 34.000 e 27.000 anni fa. Inoltre, le campagne di scavo finora effettuate nella grotta di Roccia San Sebastiano hanno portato alla luce numerosi materiali provenienti dall’industria litica, caratterizzata da lame e lamelle, grattatoi, bulini e pezzi scagliati. Tale industria è attribuibile ad una fase finale del Paleolitico Superiore e, precisamente, all’Epigravettiano finale.
Nella seconda sala seguono i reperti di età protostorica e arcaica, testimonianze materiali della popolazione ausone/aurunca, che era stanziata nel territorio del Comune di Mondragone. Nelle vetrine sono esposti vari manufatti in uso nella vita quotidiana: alcuni di questi sono legati al mondo muliebre, tipo i rocchetti, le fuseruole e i pesi da telaio. Degne di nota sono alcune statuette votive, quale quella di armato, connesse alla sfera cultuale. Da un probabile santuario arcaico, sito in località Arivito, provengono le antefisse nimbate e a palmetta rovescia. Un reperto peculiare è una valva di fusione del IX secolo a.C. che serviva per la produzione di oggetti ornamentali, ritrovata in uno dei villaggi stanziati sulle falde del monte Petrino. Non mancano, inoltre, corredi funerari appartenuti a sepolture di età ellenistica venute alla luce al di sotto del piano pavimentale della chiesa di San Michele Arcangelo. Al centro della sala fa bella mostra di sé una vera e propria chicca: la magnifica statua dell’Apollo Musagete (= che conduce le Muse), che viene datata al II secolo d.C.
Nella terza sala sono esposti i materiali del periodo romano legati alla storia di Sinuessa e dell’agro Falerno, dove si produceva l’omonimo vino, che era uno dei più apprezzati dell’antichità. Tra i reperti che documentano i vari aspetti della storia sociale e economica della colonia, di particolare interesse appare la collezione di anfore vinarie e il medagliere con circa duecento esemplari di monete. E’ presente, inoltre, una sezione dedicata ai materiali ceramici provenienti dalla necropoli di Sinuessa e alcune lucerne romane che si datano tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C. Discreta è anche la collezione epigrafica e di elementi votivi.
Le due sale poste al secondo piano ospitano quanto rinvenuto durante gli scavi e le ricognizioni del villaggio medievale di “Montis Dragonis”. Nella sala a sinistra, due plastici ricostruttivi accolgono il visitatore: quello del villaggio medievale fortificato e quello di una sepoltura bisoma rinvenuta al di sotto della chiesa del castello. Inoltre, sono esposti i materiali rinvenuti durante le ricognizioni svolte sul territorio di Mondragone, in particolare a Monte Sant’Anna e sulla Rocca “Montis Dragonis”. Molto interessante è il rinvenimento, effettuato proprio sulla Rocca, di una borraccia a corpo lenticolare in terra sigillata africana che si data fra la fine del I secolo e l’inizio del II secolo d.C. All’interno delle vetrine sono conservati i “tesoretti” rinvenuti, come corredo tombale, all’interno dell’edificio religioso della Rocca “Montis Dragonis” e alcune monete provenienti sempre dall’insediamento medievale. Nella stessa sala è presente la sezione dedicata ai metalli, soprattutto in ferro e in bronzo, relativi a elementi pertinenti gli infissi interni dei diversi edifici del castello (chiodi, copiglie, serrature e chiavi), nonché quelli di uso contadino.
La sala a destra, invece, ospita una interessantissima vetrina con oggetti riferibili alla guerra (palle di bombarda, placche di corazza ecc.), mentre nelle altre vetrine sono esposti reperti ceramici riferibili a produzioni smaltate da mensa (maiolica monocroma bianca e dipinta in bruno e verde, maiolica policroma), databili fra il XIV e il XVI secolo; si tratta in prevalenza di prodotti locali, ma, per ciò che riguarda le maioliche policrome rinascimentali, vi sono anche importazioni dell’area centro-italiana. Tra queste ultime spicca lo splendido e affascinante piatto di Deruta del XVI secolo, decorato con un ritratto di donna circondato da motivi disposti “a fascia” e raffiguranti elementi floreali ripetuti a modulo costante; il retro ha una decorazione bicroma “a fascia” che circonda una iniziale dipinta in blu: “S”. Si tratta di un piatto gamelio, cioè di un dono nuziale dello sposo alla sposa.
L’edificio in cui ha sede il Museo appare ben curato e, a piano terra, è dotato di una accogliente sala conferenze, nella quale abbiamo potuto assistere alla proiezione di un pregevole documentario relativo alle campagne di scavo che negli ultimi anni si sono susseguite nel territorio mondragonese. Alla fine delle visita ci è stato donato il testo di un articolo relativo a una villa marittima, che si trova nel territorio di Cellole, riferibile alla colonia romana di Sinuessa. Ma un altro dono, se possibile più prezioso, è stato il volume dal titolo Dieci anni di ricerche archeologiche a Mondragone e nel suo territorio (1997-2007), curato da Luigi Crimaco e Francesca Sogliani. Per dare un’idea del suo contenuto, riporto i titoli dei saggi che vi sono riprodotti: Storia degli studi. La ricerca archeologica su Mondragone e il suo territorio di Francesca Sogliani; Il “Villaggio dei Ciclamini”: un insediamento protostorico in località Monte Petrino, Mondragone (Caserta) di Luigi Crimaco e Veronica Montuoro; Modalità insediative e strutture agrarie nella Campania settentrionale costiera tra tardoantico e altomedioevo di Luigi Crimaco; Le trasformazioni dell’assetto insediativo nel territorio di Mondragone tra altomedioevo ed età post-medievale tra documentazione scritta e fonti archeologiche di Francesca Sogliani; La Rocca Montis Dragonis: topografia e fasi insediative del sito fortificato di Luigi Crimaco e Francesca Sogliani; Studio antropologico e paleopatologico preliminare dei reperti umani rinvenuti nel sito di Rocca Montis Dragonis (Mondragone – CE) di Alessandra Cinti. In appendice sono riportati due scritti di Ciro Piccioli e Marianna Musella: Diagnostica e restauro dei materiali provenienti dal “Villaggio dei Ciclamini”; Diagnostica e restauro della collana d’ambra esposta nel Museo Civico di Mondragone.
Dalla visita al Museo e dalla lettura del volume innanzi indicato, si rilevano le numerose e significative affinità fra il comprensorio di Mondragone e quello della media valle del Liri. Entrambi hanno fatto parte del regno di Sicilia, poi delle Due Sicilie, e della provincia di Terra di Lavoro, fin dall’istituzione operata dai Normanni nel XII secolo. Ma i legami risalgono ancora più indietro nel tempo, ove si consideri che entrambi i territori erano ricompresi nella I Regio, denominata Latium et Campania, istituita da Augusto nel I secolo d.C. Quando, poi, con l’arrivo dei Longobardi, l’unità politica di tale Regio si ruppe, sia il comprensorio mondragonese che quello medio-lirino entrarono entrambi a far parte del ducato longobardo di Benevento, prima, e di quello di Capua, poi, allorché i conti di quest’ultima città, nella metà del IX secolo, si resero indipendenti dalla prima. Ed è così che leggendo la storia di Mondragone ci si imbatte in personaggi a noi familiari, quali la principessa longobarda Aloara, moglie e vedova del principe capuano Pandolfo Capodiferro, che, sul finire del X secolo, “promosse lo sfruttamento delle acque termali presso le aquae Sinuessanae, già famose in età imperiale”. Ma, come apprendiamo dalla Cronaca cassinese, Aloara è la medesima principessa che, nello stesso torno di tempo, donò all’abate di Montecassino, di nome Mansone, “il Contado di Aquino con il suo Vescovado e il castello di Arce con tutte le sue pertinenze”. Titolare di quest’ultimo castello divenne, sul finire del XII secolo, quel Diopoldo di Hohenburg, seguace e partigiano dell’imperatore Enrico VI, che, facendo ricorso ad un ingegnoso stratagemma, sottrasse la Rocca di Mondragone ad Anneo di Rivomatricio, seguace del normanno Tancredi. Questi tentò invano di sottrarre il Regno di Sicilia a Enrico VI, al quale lo aveva portato in dote la moglie Costanza d’Altavilla.
Le affinità fra i due comprensori non si limitano ai personaggi che in essi hanno operato, ma riguardano anche le fasi di sviluppo degli insediamenti urbani. A Mondragone, sul monte Petrino, in età protostorica sorse un villaggio di capanne, denominato dagli studiosi, con felice scelta, “dei ciclamini”. Poi, quando nella piana sottostante i Romani realizzarono il tracciato dell’antica via Appia e, ancor più, allorché nel 296 a.C. vi dedussero la colonia di Sinuessa e nel 194 a.C. quella di Volturnum, la popolazione si spostò nel piano latistante il mar Tirreno. Nell’alto medioevo, poi, divenuta impraticabile la via Appia e, in generale, la pianura, in conseguenza della malaria, quelli che un tempo erano stati i cittadini sinuessani tornarono a stabilirsi sul monte Petrino, dove dettero vita alla Rocca Montis Dragonis. Da qui, a partire dal XVI secolo, sono ridiscesi verso la pianura, oggi solcata dalla via Domiziana. Per poco che ci riflettiamo, questo pendolarismo degli insediamenti è lo stesso che ha interessato la media valle del Liri. In particolare basta sostituire al monte Petrino il monte Asprano, a Sinuessa e Volturnum Aquinum e Interamna, all’antica via Appia la via Latina, e avremo una serie di fenomeni identici e contemporanei.
Dati i tempi e le circostanze, però, appare evidente che il Museo di Mondragone presenta delle valenze e delle suggestioni che vanno al di là del puro e semplice richiamo culturale. Come ha scritto Jolanda Capriglione: “Basta andare in uno dei Musei dell’area flegreo-domizia per capire al meglio dov’è la magia. Chiudi gli occhi e vedi Cicerone che tesse lodi, Nerone che organizza feste, Scipione che coltiva vino: la high society di Roma, insomma, che sceglie questi luoghi per darsi alla “bella vita”. Ma se li riapri gli occhi, che brivido di tristezza la miseria del presente immemore!”. Alla studiosa sembra far eco e, quasi, voler rispondere il Sindaco Ugo Alfredo Conte, secondo il quale le iniziative culturali dell’Amministrazione vogliono costituire “un richiamo all’attenzione sia per quanti vivono nella Città di Mondragone, affinché sentano sempre più nel profondo l’orgoglio delle origini comuni [. . .] sia per gli amministratori del domani perché, dopo tanti anni di disinteresse colpevole e di scempio oltraggioso, continuino nell’opera di provvidenza riparatrice che da tempo stiamo portando avanti”…
Aggirandosi nelle sale del Museo si coglie, chiaro e netto, un messaggio: quella che durante il periodo romano è stata la Campania felix; quella che nel non meno lungo periodo che va dai Normanni ai Borbone, è stata la Terra di Lavoro, non vuole, oggi, essere identificata con Gomorra.

Museo Civico Archeologico “Biagio Greco”
via Genova, 2 – 81034 Mondragone (Caserta)
tel. 0823.97.20.66 – fax 0823.97.13.51
http://museo.mondragone.net e-mail: museo.civico@mondragone.net

Orari di apertura:
Mattina: dal Martedì al Venerdì: 8.30 – 13.30 – Sabato: 10.30 – 12.30
Pomeriggio: dal 1 Aprile al 30 Settembre: Martedì – Giovedì – Sabato: 18.00 – 20.00
dal 1 Ottobre al 31 Marzo: Martedì – Giovedì – Sabato: 16.30 – 18.30
Domenica e Lunedì chiuso – L’ingresso è gratuito

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