La cappella di S. Stefano di Alvito

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Studi Cassinati, anno 2008, n. 3

di Domenico Lollo

Un giorno effettuando ricerche toponomastiche in loco con amici conoscitori della zona mi imbattei in un rudere con un’ara davanti, sito su una piccola collinetta. Osservata più attentamente la vecchia costruzione dissi ai miei amici di essere di fronte ai resti di un’antica cappella. Nessuno confermò la mia tesi. Ritenevo questa una vecchia cappella in quanto tutte le altre da me conosciute (cappella La Volpe, S. Martino in Colle Arcicci, dei Sette dolori ed altre) avevano, ed hanno, un’ara davanti o a un lato, hanno più o meno la stessa grandezza e sono situate nelle vicinanze di antiche vie. La nostra cappella, infatti, non è molto distante dall’incrocio, in tempi passati forse molto importante, delle strade vicinali Romalla Macere e della Pratola di sopra Mangala. Dall’ara si ha un’ampia veduta di Pratola di sotto, Pratola di sopra, le vecchie Mandrelle ed altro. L’acqua non manca mai in quanto non distante; al centro di Pratola di sotto vi sono due poggi, di cui uno comunale ove anche negli anni di grande siccità l’acqua è presente a pochissimi metri di profondità.
Successivamente effettuando ricerche presso l’archivio vescovile di Sora mi imbattei nei possedimenti di Sant’Angelo. Nell’atto è così riportato “S. Angelo. Beneficio semplice nel territorio di Alvito quale è nominato S. Angelo d’Alvito quale chiesa è posta vicino a S. Stefano […]”. Questo scritto confermò la mia tesi. Non soddisfatto continuai a chiedere ad amici che avevano vissuto nelle vicinanze: niente. Successivamente un vecchio pastore e il figlio del proprietario di un casolare sito nelle vicinanze confermarono quanto da me sostenuto. Il secondo non solo disse che la nonna gli diceva che quella era una chiesa ma anche che sulla chiave o arco della porta d’ingresso vi era una iscrizione. Purtroppo l’arco è stato rubato e addio scritture. Il nostro rudere misura m. 5,90×6,50; l’altezza massima è di m. 3,10; l’ingresso è largo m. 1,35 con altezza massima m. 2,10. La copertura era a spalliera con volta sottostante. Quale ricercatore di storia patria mi sono posto alcune domande: come, quando e perché?
– Esisteva prima S. Angelo o S. Stefano? Il notaio che ha redatto l’atto perché prende come luogo di riferimento S. Stefano?
– Perché l’esistenza di tale cappella non è mai stata menzionata da studiosi molto esperti e conoscitori di storia locale?
– La maggior parte delle cappelle in agro alvitano hanno o avevano un’ara davanti o nelle immediate vicinanze. Nel nostro caso questa è stata usata per la trebbiatura al tempo con l’asinello o con il mulo. È sorta prima l’ara o la cappella? O sono state realizzate insieme? Sono queste legate a cappellanie? Ne esistono anche di proprietà di famiglie locali abbienti. Si puó supporre che durante il raccolto, per non far perdere tempo al povero agricoltore, si erano costruite queste cappelle-ara ove di buon mattino e tarda sera si celebravano le funzioni religiose. Si puó supporre che le cappellanie, avendo proprietà in loco, abbiano esse stesse realizzato l’ara. Alcune di queste cappelle senza ara sono state fatte costruire a seguito di miracoli ottenuti per intercessione dei santi a cui sono dedicate.

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