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Studi Cassinati, anno 2008, n. 3
di Gaetano De Angelis Curtis
Il sistema elettorale per la Camera dei deputati introdotto nel 1848 come regime provvisorio nel Regno di Sardegna, di derivazione francese e basato su di un meccanismo imperniato sul collegio uninominale a doppio turno, venne poi allargato a tutto il territorio nazionale al momento della proclamazione dell’Unità d’Italia per essere utilizzato nel corso di un ventennio, tra il 1861 e il 1880, per sette consultazioni elettorali. Successivamente il duplice obiettivo di giungere ad un allargamento della base elettorale e di andare a scardinare la “coincidenza collegio-campanile”, ritenuta “responsabile” di una attività del parlamentare eletto basata “sulla figura di un deputato-tutore degli interessi del collegio”1, spinse ad adottare un nuovo meccanismo di voto. La legge 7 maggio 1882 n. 725 sancì l’abbandono del sistema uninominale e l’introduzione di uno incentrato sullo scrutinio di lista su collegi plurinominali. Il nuovo meccanismo di elezione sancito dalla riforma Depretis, dal nome del presidente del Consiglio che ne aveva fatto uno dei punti salienti del suo programma di governo, era caratterizzato dalla maggiore ampiezza delle circoscrizioni elettorali, dalla possibilità di poter esprimere più preferenze e dalla previsione di un doppio turno, e venne utilizzato per un decennio (1882-1892) nel corso del quale si tennero tre turni elettorali relativi alla XV, XVI e XVII legislatura.
Nel caso specifico di Terra di Lavoro la riforma portò alla riorganizzazione della circoscrizione elettorale della provincia sancendo la formazione di tre collegi, cui vennero assegnati complessivamente quattordici seggi2, denominati Caserta I-Caserta, Caserta II-Capua e Caserta III-Cassino. I primi due eleggevano, ognuno, cinque deputati mentre l’ultimo risultava praticamente la riunificazione dei precedenti collegi uninominali (Sora, Cassino, Pontecorvo e Gaeta) in quanto ad esso erano assegnati quattro seggi.
La riforma Depretis, almeno nella prima fase di applicazione e cioè per le elezioni tenutesi il 29 novembre 1882, “dovette andare a vivacizzare l’assonnato panorama politico locale, stimolando negli animi degli elettori nuove passioni, fornendo loro l’impulso ad una maggiore partecipazione alla vita e al dibattito politico, e di riflesso alla campagna elettorale, generando fermento e attesa per le candidature e per i risultati, come si evince dalle molteplici manifestazioni pubbliche” che si tennero nei mesi immediatamente precedenti alle votazioni, in particolare nella città di Cassino, divenuta capoluogo di collegio3. Pur tuttavia i risultati di quel turno elettorale videro, differentemente rispetto ai risultati nazionali4, la rielezione dei deputati uscenti e la bocciatura di tutti i candidati “nuovi”5, mentre l’unica variazione, con subentro, si ebbe solo in seguito al decesso del parlamentare6.
La riconferma degli uscenti si ebbe anche nei due turni elettorali successivi, quello del 23 maggio 18867, con il turn over che si verificò, anche questa volta, solo in occasione della morte del deputato8, e quello del 23 novembre 1890, terza ed ultima applicazione della riforma Depretis. Anche in quest’ultima occasione la situazione non si venne a modificare in quanto risultarono eletti tutti e quattro i parlamentari uscenti e cioè Federico Grossi con 10821 preferenze, Raffaele Corsi (10425), Alfonso Visocchi (10094) e Tommaso Testa (8419)9.
In occasione di quest’ultimo turno elettorale il comune di Cervaro affrontò delle spese quantificate complessivamente in L. 188,25. L’imputazione sul bilancio municipale della somma dette origine ad una controversia tra l’amministrazione locale e l’organo di controllo immediatamente superiore, cioè la sottoprefettura di Sora10, in quanto le spese non facevano esclusivo riferimento a dei pagamenti relativi allo svolgimento delle operazioni di voto. Il 23 maggio 1891 la Giunta comunale (costituita dal sindaco, Giuseppe Rossini11, e dagli assessori Tommaso Saddò, Pasquale Vicca e Francesco Coletta), approvò il rendiconto delle spese erogate in occasione delle elezioni tenutesi alla fine dell’anno precedente, che risultavano così ripartite:
– A Stefano Spacagna fu Antonio per vini e forestieri, caffè e dolciume
complimentato in occasione della venuta dell’onorevole Corsi L. 22,00
– A Mario Pirollo fu Gaetano e Gaetano Pucci di Giovanni per polvere
e botte sparate L. 33,80
– A Clemente Matera fu Leopoldo per la carrozza al Presidente L. 10,00
– Al Segretario Sig. Nicola Petrolini L. 20,00
– A Prospero Leone fu Domenico per cioccolatta, vini forestieri
e dolciume complimentato in occasione della venuta degl’onorevoli
Visocchi, Grossi e Testa L. 46,30
– A Filippo Grilli fu Costantino ed al Sig. Luigi Giugliano per vino
complimentato ai bandisti L. 45,00
– Ad Antonio Muzzone fu Michele per aver trasportato le panche,
tavolini, sedie ed avere affissi i manifesti nonché per essere andato
come corriere a San Vittore L. 8,75
– Al Messo Angelo Canale per rimborso di piccole spese cioè fiore
per colla pennello chiodi L. 3,00
Totale L. 188,25
Copia della delibera di Giunta venne inviata il 28 maggio 1861 al sottoprefetto del circondario di Sora per l’approvazione, di modo che potesse essere stornata la somma dal bilancio comunale allo scopo di pagare i creditori. Il funzionario ministeriale, però, con lettera del primo giugno, restituì la deliberazione priva del visto d’approvazione motivando la mancata concessione con il fatto che le spese facoltative sostenute per le elezioni dovevano avere “per oggetto servizi ed uffici di utilità pubblica” e poiché una parte di esse, ad esempio quelle “per la polvere e botte sparate, per la cioccolata, vini forestieri”, non avevano “i caratteri voluti dalla legge” anzi non erano “consentite dalla Legge”, l’atto deliberativo non poteva essere approvato. Il 4 giugno successivo il sindaco Rossini rispose che “non v’[era] dubbio che una parte della somma erogata in occasione dell’elezioni politiche del 1890” non aveva “carattere di una spese prevista dalla legge”. Solo di una “parte” spiegava il primo cittadino di Cervaro perché della somma complessivamente spesa una quota, pari a L. 41,75, era stata utilizzata per spese “obbligatorie” (il compenso al Segretario, le spese per la carrozza utilizzata dal presidente del seggio elettorale per recarsi a Cassino per riferire sull’esito della votazione, oppure quelle per il trasporto di “oggetti mobili, cioè panche tavolini, sedie al locale dell’elezione, compreso un corriere spedito a S. Vittore del Lazio”). L’amministrazione cervarese giustificava la parte rimanente della spesa facendo notare che fu occasionata dall’ospitalità offerta dal comune all’onorevole Corsi nell’ottobre del 1890. I responsabili del governo locale precisavano che già in occasione della tornata elettorale dell’agosto precedente, quando si era tenuto il turno suppletivo di votazioni dovuto alla scomparsa dell’on. Buonomo, Raffaele Corsi, in qualità di candidato, si era recato a Cervaro. Anche in quella circostanza vennero organizzati dei festeggiamenti in suo onore e “per complimenti, bandiere, illuminazione, banda musicale, botte sparate” il comune spese L. 210,40. Il relativo atto deliberativo, si evidenziava da Cervaro, adottato dalla Giunta il 22 settembre 1890, era stato vistato dalla Sottoprefettura il 9 ottobre successivo. Poi nel corso della campagna elettorale delle elezioni politiche generali di novembre, l’alto ufficiale della Marina militare era tornato a Cervaro a far visita agli elettori e come “atto di cortesia” e “di stima verso il lodato candidato Deputato”, che dopo quella tornata elettorale venne nominato sottosegretario12, il comune di Cervaro “credette conveniente” organizzare un nuovo ricevimento offrendo vino, caffè e dolciumi agli ospiti. Dopo le elezioni anche gli altri tre parlamentari eletti fecero visita al comune di Cervaro. Rossini spiegava, dunque, che “fu giocoforza per le medesime ragioni di cortesia e di stima” organizzare un analogo ricevimento anche in onore degli onorevoli Visocchi, Grossi e Testa, distribuendo “cioccolatta”, vino e dolciumi, sparando fuochi d’artificio e facendo suonare la banda del paese. In definitiva alle spese elettorali obbligatorie si andarono ad aggiungere quelle “per i complimenti agl’onorevoli”, che ammontavano a L. 147,10. Nel caso in cui il funzionario ministeriale si fosse rifiutato di vistare ed approvare la delibera il sindaco domandava “a carico di chi d[ovesse] mettersi l’esito”. Infatti, scriveva, se quelle manifestazioni non fossero state organizzate “si sarebbe mancato di cortesia” nei confronti dei parlamentari ed “il paese indubitatamente avrebbe rimproverata la Giunta di poca urbanità”. Per tali motivi chiedeva al sottoprefetto “fervidamente di compiacersi” di vistare la deliberazione di Giunta municipale. Il 7 luglio 1891, il sottoprefetto comunicò al sindaco di Cervaro “che la deliberazione di codesta Giunta municipale del dì 21 maggio” era “divenuta esecutiva per decorrenza dei termini prescritti”. Alla fine, dunque, così come era già accaduto nell’autunno precedente, anche in occasione delle elezioni del novembre le spese elettorali obbligatorie e quelle per i festeggiamenti in onore dei quattro parlamentari finirono per gravare sul bilancio del comune di Cervaro13.
1 Piretti Maria Serena, Il caso italiano, in Id. (a cura di), I sistemi elettorali in Europa tra Otto e Novecento, Gius. Laterza, Roma 1977, p. 231.
2 I collegi maggioritari della provincia, invece, eleggevano 15 deputati, ma poi quando con la legge 5 maggio 1891, riforma Di Rudinì, si ritornò al sistema uninominale, ne vennero ricreati tredici.
3 Su tali aspetti cfr. anche De Angelis-Curtis Gaetano, Gli Spatuzzi di San Giorgio a Liri tra amministrazione e politica in Terra di Lavoro in età liberale, in Migliorelli Maria Antonietta (a cura di), Politica, sanità e amministrazioni locali in Terra di Lavoro in età liberale. Gli Spatuzzi di San Giorgio a Liri, Caramanica editore, Marina di Minturno 2004, pp. 41-78.
4 L’allargamento del suffragio e l’introduzione dello scrutinio di lista comportò la mancata rielezione di quasi metà dei componenti della Camera dei deputati; Piretti Maria Serena, Le elezioni politiche in Italia dal 1948 a oggi, Gius. Laterza, Roma-Bari 1995, p. 117.
5 L’avv. di Arce, Federico Grossi, già da due legislature in Parlamento eletto nel collegio di Pontecorvo, ottenne il maggior numero di consensi con 6333 voti, seguito da Angelo Incagnoli di Arpino, anch’egli alla Camera dei deputati da due mandati eletto a Sora, con 5977 preferenze, da Alfonso Visocchi di Atina e dal dott. Giuseppe Buonomo rispettivamente con 5690 e 5565 voti, ambedue eletti nei tre precedenti turni elettorali a Cassino e Gaeta. Non furono eletti l’avv. Tommaso Testa (4182), il medico-scienziato di San Giorgio a Liri Achille Spatuzzi (3536), il colonnello Nicola Marselli (2068) e l’avv. Basilio Martinelli (1798).
6 Il 15 giugno 1884 nel collegio di Caserta III-Cassino si tenne un turno suppletivo in seguito alla morte dell’on. Incagnoli che vide prevalere Tommaso Testa su Domenico Cossa per 6535 voti a 4985.
7 Il più votato in quell’occasione fu Tommaso Testa con 7870 preferenze, seguito da Alfonso Visocchi (7868), Federico Grossi (7727) e Giuseppe Buonomo (7701).
8 Il 10 agosto 1890 si tenne un turno suppletivo per la morte del dott. Buonomo nel corso del quale il contrammiraglio Raffaele Corsi prevalse su Emilio Cavacece per 10096 preferenze a 6275, anche se l’elezione non venne riferita per l’avvenuto scioglimento della Camera dei Deputati.
9 Per i risultati elettorali dall’VIII alla XX legislatura cfr. Le elezioni politiche al parlamento subalpino e al parlamento nazionale. Storia dei collegi elettorali dalle elezioni generali del 17-27 aprile 1848 a quelle del 21-28 marzo 1897, parte II, Roma 1898, p. 155.
10 Il funzionario che dirigeva tale struttura ministeriale periferica era l’avv. Abele Pingue; Calendario Generale del Regno d’Italia per l’anno 1891, tomo II, Bontempelli, Roma-Genova 1891, p. 2269.
11 Nato a Cervaro il 17 febbraio 1843, figlio del notaio Giacomo e della sua seconda moglie Clementina Renzi, fu sindaco per quasi un ventennio tra il 1877 (sostituendo Giuseppe Cataldo subentrato da tre anni al fratello Florestano Rossini) fino all’ottobre 1894 (quando venne rilevato nella carica da Vincenzo Casaburi). Due furono le opere pubbliche promosse nel corso del suo mandato sindacale: l’individuazione del sito per il nuovo edificio comunale cui seguì la realizzazione del primo corpo del municipio, nonché l’avvio della costruzione dell’acquedotto per l’approvvigionamento idrico dell’abitato. Per quest’opera, così rilevante per lo sviluppo sociale di Cervaro, Giuseppe Rossini mise a disposizione gratuitamente il terreno da cui scaturivano quelle acque provenienti dalla località Acquacandida che, incanalate nelle condotte, servivano a soddisfare le esigenze idriche, alimentari ed igieniche della popolazione locale
12 Ministro della Marina del I governo Di Rudinì (6.2.1891-15.5.1892) fu nominato Simone Antonio Pacoret De Saint-Bon, capitano di Fregata, che aveva ricoperto identico incarico anche nel governo Minghetti II (10.7.1863-25.3.1876) e successivamente nel Giolitti I (15.5.1892-15.12.1893). Invece Corsi, dopo aver partecipato alle campagne militari del 1860, 1861e 1866 e dopo esser divenuto nel 1890 Capo di stato maggiore della Marina, dal febbraio 1891 all’ottobre 1892, fu sottosegretario di Stato alla Marina. Eletto, come ricordato, per la XVI legislatura, ma senza esito a causa dello scioglimento delle Camere, venne riconfermato per la XVII ancora nel collegio Caserta III-Cassino e per la XVIII sia in quello di Sora che in quello di Gaeta, optando per quest’ultimo. Decaduto dalla carica parlamentare l’1.11.1894 per la promozione da contrammiraglio a vice-ammiraglio e ripresentatosi nel turno suppletivo tenutosi il 2 dicembre 1894 venne rieletto, sempre nel collegio di Gaeta, prevalendo su Tommaso Testa per 2289 voti a 14; Malatesta Alberto, Ministri Deputati Senatori dal 1848 al 1922, vol. I, E.B.B.I:, Tosi, Roma 1946, p. 266.
13 Archivio di Stato di Frosinone, Inventario della prefettura 1927-1943 dei comuni della provincia di Frosinone.
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