L’epigrafe di Valleluce Un enigma ancora irrisolto

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Studi Cassinati, anno 2008, n. 2

di Giovanni Petrucci

Dalle lettere del prof. Giannetti.
Secondo il Ponari l’epigrafe C.I.L. X 5274/75 fu rinvenuta nel luogo chiamato Valleluce. Ai tempi di Roma chiamato semplicemente Lucus; l’addentellato valle, anzi Vallis o valles forse fu posteriore; ma forse il nome intero anche all’epoca di Roma era Vallis Luci, poi volgarizzato. Si rinvengono altri esempi. Quel lucus doveva essere consacrato ad una divinità, forse ad Ercole e ti dirò il perché.
L’epigrafe in parola, e cioè quella riportata in C.I.L. X 5274/75 (forse rinvenuta in duplice esemplare, perciò citata con due numeri di serie) richiama quella riportata in C.I.L. X 5160, in Ponari a p. 17. Il richiamo è dato sia dal fatto che in ambedue viene citato P[VBLIVS] POMPONV[S], (che è quello stesso riportato in C.I.L. X. 5160: P[VBLIVS] POMPONVS, insieme col cognomen NOETVS) sia dall’interpretazione del primo rigo, che dovrebbe essere la seguente:
K(alendis) IVL(iis) A(micos) B(ene) A(ccepit)
La stessa lezione troviamo nell’epigrafe C.I.L. X 5160. La dizione cronologica K. IVL nell’ultimo rigo e l’altra che alludeva alla cerimonia sacra, festino di inaugurazione nel rigo 5.
Secondo me, l’offerente P POMPONIVS, dopo aver donato il vaso di pietra (simbolo della larga coppa insegna di Ercole) al tempio del Dio che forse si trovava nel centro urbano della colonia di Casinum, volle essere ricordato nella sua villa di Valleluce con due lapidi menzionanti il munifico dono.
Ci sono altri esempi di questa azione vanagloriosa sempre attuale.
In passato si credette che detto vaso fosse poggiato ab antiquo sul piedistallo con iscrizione C.I.L X 5198, cosa non dimostrabile anzi inverosimile.
… Il problema starebbe per PROBA[VIT] che farebbe ritenere che possa riferirsi ad un edificio pubblico, approvato ed inaugurato da un’autorità del Municipio di Casinum (decurione o duumviro), di cui S. Elia (forse chiamata LANIA, cfr. il mio scritto su ponte Lagnaro e l’epigrafe C.I.L. X 5255, intitolata LANIVS, anche il cognome Lanni è presente in S. Elia) era un pagus….
Poco prima di lasciarci, il carissimo amico e maestro, prof. Giannetti, ci inviò una lettera nella quale ci raccomandava di studiare a fondo l’epigrafe citata, riportata dal Mommsen: “Valleluce prope S. Elia

AIVLAEA…
P. POMPONIV…
PROBA…

Marcus Lanni et in litteris ad Iannellium a. 1868 (unde ed. est Commissione di Caserta 1870 Mai. 2) et apud Ponarium n. 11 et in libro ipsius S. Elia sul Rapido p. 103 et apud Fiorellium Not. degli scavi 1878 p. 191”1.
Il Lanni la trascrive più o meno allo stesso modo e dice che era una lapide sepolcrale2

ë IVLA EA
P POMPONIV
PROBA

L’amico Giannetti premetteva che la C.I.L. X 5274/5 fu trovata in “Valleluce che, ai tempi di Roma, era chiamato semplicemente Lucus; l’aggiunta Valle, anzi Vallis o Valles fu posteriore; ma forse il nome intero anche all’epoca di Roma era Vallis Luci, poi volgarizzato. Si rinvengono altri esempi. Quel lucus doveva essere consacrato ad una divinità, forse ad Ercole o forse a Giove”.
“I Lucii che si trovavano scritti nelle lapidi di Cassino, dovettero avere in patronato il culto di Giove, ossia di Giano, ed essere nello stesso tempo patroni del collegio dei Salii esistente in quei luoghi, come si ha dalla denominazione, che porta una contrada in prossimità della valle sopra menzionata detta Salauca, ossia Salii Lucus, e che anche oggi è spessa di annose querce, in cui rinvenivasi non è guari una iscrizione che contiene il nome di un Pomponio, come quella di Cassino incisa nel vaso di travertino”3.
Lo studioso collegava appunto la C.I.L. X 5274/5 nella quale P[VBLIVS] POMPONV[S] K(alendis) IVL(iis) A(micos) B(ene) A(ccepit), volle cioè ricordare il dono del vaso al Dio Ercole offerto in una sacra cerimonia alla presenza di amici, con un’altra epigrafe, la C.I.L. 5198, la cui iscrizione riporta la stessa formula cronologica.
Insomma, secondo il Giannetti, quella di Valleluce sarebbe legata alla seguente di Cassino dedicata ad Ercole, perché vi compare lo stesso nobile romano P. POMPONVS e perché ricorda la cerimonia che sarebbe avvenuta similmente alle calende del mese di luglio; questa è trascritta dal Mommsen in C.I.L. X, p. 511 ed dal Ponari p. 17 dell’opera citata in nota, con il disegno del vaso e con la didascalia: “Al tempo adunque, che le acque furono prosciugate, dobbiamo riportare la primitiva edificazione di un tempio dedicato ad Ercole, costrutto a piè del monte Janulo, ove presentemente la città di Cassino, del quale si ha memoria in alquante colonne, e in un vaso di pietra calcare consacrato al medesimo Dio da un Pomponio Noeto…”.4
HERCVLI / SANCTO · SAC / P · POMPONVS · NOE / TVS · VOTVM ·SOL / AMICOS · ACC · BENE / L · EGGIO · MARVLLO ·ET / CN ··PAPIRIO · AELIANO · COS / L · D · D · D · K · IVL
Il Giannetti oltre ad indicarci che l’epigrafe di Valleluce forse era stata rinvenuta in duplice esemplare, perciò citata con due numeri di serie, ci raccomandava di recarci sul posto e di essere molto attenti nelle lettura. E noi abbiamo seguito il suo consiglio.
Le lettere sono alte circa 5 cm. e variamente larghe; è prevedibile che oltre queste che si leggono o sono appena segnate non ve ne fossero altre.
I caratteri piuttosto regolari dimostrano una tecnica sperimentata del lapicida; essi hanno nel complesso le stesse dimensioni che vanno decrescendo in altezza dal rigo in alto a quello in basso. Si leggono bene le lettere del secondo e terzo rigo; le ultime tre del primo sono piuttosto chiare; la quartultima, osservando la M di POMPONIV, siamo portati a considerarla similmente una M e la quintultima potrebbe essere K, oppure H, oppure R: noi la riteniamo K, così come appariva al Lanni, anche se nella trascrizione appare come un lambda ë; nello spazio precedente, valutando la superficie libera, supponiamo che vi siano state incise altre due lettere: queste, allo stato attuale, non possono nemmeno intuirsi. Secondo noi le lettere vanno lette in questo modo:

KMAEA
P. POMPONIV
PROBA

Si conserva splendidamente ancora oggi nella parete esterna di una abitazione in Via Cifalco a Valleluce, in un semplice riquadro di marmo, che denota un sacro rispetto per essa da parte dei Valleluciani.
Aggiungiamo qualche postilla. Temiamo che non ci sia nessun legame col nobile di Casinum in quanto il gentilizio Pomponivs si trova in altre epigrafi del territorio circostante, citate dal Mommsen: 5047 [4540], 5058[=4548], 5100, 5101 [4572], 5102 [4573], 5103, 5104, 5105 [4574], 5120, 5152, 5160 [4222]; e nel paese di Casalattico.
Il Giannetti leggerebbe nel primo rigo KAIVLABA, nella prima lettera K e nella penultima B e darebbe la seguente interpretazione K(alendis) IVL(iis) A(micos) B(ene) A(ccepit). Invece secondo una nostra lettura, confortata dalla foto, tale primo rigo sarebbe KMAEA e seguendo il maestro = K[alendis] MA[rtiis] EA P[VBLIVS] POMPONIV[S] PROBA[vit].
A che cosa si riferisca EA, se ad un monumento sepolcrale, come affermava il Lanni, o all’aquedotto di Valleluce, come interpretano Mollicone M.-Rizzello M.5, seguendo l’interpretazione corrente, non è dato sapere.

Emilio Pistilli rileva che il taglio netto al termine dei tre righi non indica il margine dell’epigrafe, in quanto manca il corrispondente margine più o meno simile a quello di sinistra; dunque il primo rigo poteva terminare con un P, sì da leggere: E[x] A[vctoritate] P[vblica]. Aggiungiamo, allora, che il secondo rigo poteva terminare con una S e il terzo con VIT; quindi la lettura sarebbe la seguente:

KMAEA[p]
P.POMPONIV[s]
PROBA[vit]

K[alendis] MA[rtiis] E[x] A[vctoritate] [pvblica] P[vblivs] POMPONIV[s] PROBA[vit]. Resta sempre il problema di definire l’oggetto dell’approvazione.

1 Mommsen Theodor, Corpus Inscriptionum Latinarum, vol.X, Berolini1863, p. 521.
2 Lanni Marco Sant’Elia sul Rapido, Napoli 1873, p. 103: L’epigrafe «è in Valleluce anche incastrata nel muro di una casa: ë IVLA EA / P POMPONIV / PROBA. Di questo frammento di lapide, che senza dubbio è sepolcrale, rilevasi, che la stessa fosse stata innalzata da P. Pomponio a Giulia… ».
3 Ponari Filippo, Ricerche Storiche sulle Antichità di Cassino, Napoli 1867, p. 59.
4 Ponari Filippo, ibidem, p. 17.
5 Mollicone M.-Rizzello M. La Valle del Liri e la sua Comunità Montana, Arce 1999, p. 398: «…AEA P POMPONIV PROBA» ed altre lettere, non definitivamente interpretate, costituiscono l’epigrafe mutila, su lastra marmorea, cementata in un muro di via Cifalco a Valleluce. Si tratta di pietra appartenente ad un monumento sepolcrale fatto erigere da P. Pomponio, secondo l’interpretazione di Marco Lanni? O, come è stata letta ultimamente, dobbiamo intendere che si tratta di una epigrafe riferita all’acquedotto romano e ad un probabile edile di nome Pomponio? In questo caso avremmo la seguente lettura: «K[CAESA] Maea[NDRI] P. POMPONIV[S] PROBA[VIT]» e significherebbe che «P. Pomponio collaudò gli scavi dell’acquedotto».
6 Emilio Pistilli mi fece notare quanto sopra riportato durante una conversazione.

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