Presentato a Sora il libro di Lucio Meglio sul culto di Santa Colomba

 

Studi Cassinati, anno 2008, n. 4.

È stato presentato venerdì 10 ottobre, nella prestigiosa cornice della sala teologica S. Tommaso D’Aquino di Sora, l’ultimo lavoro del giovane sociologo dell’Università di Cassino, Lucio Meglio, membro del Direttivo CDSC. Il libro è un’attenta e rigorosa indagine di sociologia storica, che, mediante l’analisi dei documenti presenti nell’archivio storico della diocesi di Sora e nella chiesa parrocchiale di Pescosolido, ripercorre scrupolosamente le tappe che nel corso degli anni hanno portato al sorgere, a Pescosolido, del culto della sua santa protettrice: S. Colomba. La festa del Santo Patrono da sempre ha caratterizzato il momento di massima aggregazione ed unione di un’intera comunità. I preparativi, i rituali, le cerimonie, allora come oggi, vengono vissuti dalla popolazione, con intensa partecipazione e trepidazione. Nel corso dei secoli la Chiesa cattolica ha incentivato la pratica devozionale nei confronti dei santi come collante della pratica e dell’esperienza religiosa del popolo. Il possedere reliquie di santi martiri, a partire dal Medioevo, oltre a ravvivare l’appartenenza religiosa della comunità, divenne una delle maggiori armi di difesa contro le continue epidemie e scorribande dei briganti, che i vari castra avevano a loro disposizione, assieme alle possenti cinte murarie che circondavano gli abitati. L’arrivo del corpo di S. Colomba nel 1822, si inserisce all’interno di questo panorama che dalla seconda metà del XVII secolo, interessò un po’ tutta la Valle di Comino e del Liri.
Di grande spessore culturale sono stati gli interventi dei relatori presenti all’incontro. Ad aprire il dibattito è stato Mons. Dionigi Antonelli, presidente dell’Archivio Diocesano e massimo storico della Diocesi di Sora, il quale ha ripercorso, in una appassionata relazione, la vita degli antichi “castra” medievali del nostro territorio, continuamente esposti a ogni genere di pericolo, dalle invasioni straniere alle frequenti epidemie, e le cui armi di difesa a loro disposizione erano fondamentalmente due: le possenti cinte murarie e il ricorso alla celeste protezione delle Reliquie dei santi. Sulle modalità di arrivo e diffusione del culto di queste reliquie si è soffermato il Prof. Filippo Carcione, docente di Storia del Cristianesimo e delle religioni all’Università di Cassino, il quale ha posto l’accento sulla necessità di continuare ad indagare le fasi storiche che nel corso dei secoli hanno portato nella Valle di Comino la presenza di ben otto corpi santi. Infine sulla funzione liturgica del culto dei Santi si è soffermato l’intervento del vescovo diocesano S.E. Mons. Luca Brandolini, intervento che ha toccato anche temi attuali come la dura critica all’organizzazione di molte feste locali, nelle quali si è andato via via perdendo l’originario senso cristiano per far posto a rappresentazioni di tutt’altro genere. Un dibattito dunque, brillantemente moderato dal Prof. Luigi Gulia, Presidente del Centro di Studi Sorani “V. Patriarca”, che ha tracciato le linee guida per ulteriori sviluppi di lavori scientifici, come quello del Dott. Lucio Meglio, che ci si augura possa riscuotere il giusto merito nei circoli culturali ed accademici, soprattutto vista la giovane età e il curriculum scientifico dell’autore, con la speranza che il nostro territorio non sprechi le risorse culturali in esso presenti

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