Cerimonia in onore di Sabatino Di Cicco

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Studi Cassinati, anno 2007, n. 3

Sant’Elia Fiumerapido 9 agosto 2007

Su proposta del CDSC onlus il Comune di Sant’Elia Fiumerapido ha voluto conferire all’insegnante Sabatino Di Cicco, in occasione del suo 85° compleanno, un riconoscimento “per il ruolo sociale e culturale che ha svolto e continua a svolgere verso la comunità santeliana”.
La cerimonia si è svolta presso la sala consiliare del Comune ed è proseguita poi in Valleluce, luogo di residenza dello studioso, presso il Centro Diurno Anziani.
La Laudatio è stata tenuta con affetto e commozione dal suo vecchio amico, e nostro vice presidente, Preside prof. Giovanni Petrucci. Ne riportiamo alcuni stralci.
Da parte nostra rinnoviamo a Sabatino la nostra stima, con l’augurio che possa continuare ancora per molto tempo la sua preziosa opera di ricerca.


Caro Sabatino,
ti confesso che non avrei voluto prendere la parola al cospetto di tanti miei concittadini, specialmente in questa sede, per una mia congenita ritrosia, che non sono riuscito a vincere, nemmeno in questa ultima fase della mia vita.
Ma non potevo venir meno ad un obbligo che sento “di dentro” e che mi viene ricordato da molti amici, alcuni dei quali sono qui presenti, altri purtroppo sono andati via; sento ancora adesso l’eco dei loro racconti delle tante e dure fatiche imposte dalle necessità della vita ed ammetto che sarei immensamente lieto se riuscissi a far rivivere ed a farne risentire la voce, come un soffio lontano.
Non voglio essere retorico, ma, alla fine di una lunga vigilia, è bene tirare le somme, imitare il Principe Don Fabrizio del Gattopardo, quando si accingeva a “fare il bilancio consuntivo della vita e voleva raggranellare fuori dell’immenso mucchio di cenere delle attività le pagliuzze d’oro dei momenti felici”.
E pagliuzze d’oro ne puoi trovare a bizzeffe a Valleluce e fuori!
Mi è capitato tra le mani, durante le mie ricerche sugli eventi che travolsero la nostra terra sessanta anni fa, un tuo certificato di servizio ed ho appreso che ti furono affidate le elementari subito dopo il rientro dallo sfollamento e tu, per evitare che tanti ragazzi potessero perdere un anno, riorganizzasti la scuola in locali di fortuna di privati tuoi compaesani fin dal 16 giugno 1944, mentre per i vicoli ancora si sentiva il puzzo acre della polvere dei proiettili. […]. So per certo che molte persone portano stampati nella mente i segni di una formazione improntata a rettitudine che trasmetteranno, come dono prezioso, in eredità ai figli. Essi continuano a chiamarti maestro, perché hanno visto e vedono ancora oggi, come ha scritto Fortunato Di Cicco nella presentazione di un tuo libro, un punto di “riferimento importante nella vita, la guida sapiente nelle scelte, l’esempio fattivo nella soluzione di problemi”. E non hai semplicemente indirizzato, ma hai, egli prosegue, “concretamente operato, non disdegnando il personale e, se necessario, manuale contributo che, anche negli anni recenti, pur se costretto a maggiore cautela dall’ incedere del tempo, ti ha visto protagonista nella ideazione e realizzazione di molte opere”.
[…] La militanza politica era sostenuta da passione, da fierezza, caratteristica dei tuoi concittadini, e da fede incrollabile; fede che mi richiama alla mente una foto dell’on. Pertini attaccata alla porta di un’abitazione vicina alla tua, come una immagine sacra.
Tale militanza va ricondotta nell’ambito del sociale […]
Erano tempi duri, diversi, oggi inconcepibili: Valleluce non aveva una rotabile. E ciò provocò contrasti continui e roventi come quando venne rifiutato da tutti il certificato elettorale: una forma di estrema protesta, […] Si fece ricorso a tutti i mezzi di lotta, anche allo sfogo canzonatorio: chi non ricorda i ritornelli con i quali si richiedeva la strada:
O biancofiore
Simbolo d’amore
La strada di Vallelue
È rimasta alla Petrosa
La strada finalmente fu costruita e poi vennero l’edificio scolastico, il campo di calcio, la tua presidenza nella Società Sportiva, la partecipazione al campionato Juniores […] e la conquista di due scudetti nel 1964~65 e nel 1965-66.
Ciò che più contraddistingue il tuo operato è stato ed è l’amore per il tuo paesello, di cui sei stato sollecitato a riscoprire le origini e la storia. Sei andato a rispolverare le pagine del Gattola per apprendere notizie sulla figura dell’ Abate Gisolfo […]. Hai avuto così occasione di conoscere e far conoscere le vicende di Valleluce, specialmente del suo monastero benedettino che nel passato ospitò molti Santi […]
Di notte è ben visibile da ogni direzione la Croce di ferro […] che facesti innalzare nel 1992 a ricordo della localizzazione del Romitorio di S. Bartolomeo. So del cruccio che ti affliggeva per l’illuminazione con fari elettrici e dei notevoli fastidi che seguirono.
A mio parere l’azione più importante per la tua frazione e per S. Elia è legata alla tua volontà di far rivivere la religiosità di S. Nilo, non tanto con la statua che troneggia in chiesa, o con l’intitolazione della piazza al Santo, quanto per gli incontri con gli Archimandriti di Grottaferrata. E ci sei riuscito! […]
E finalmente si poté realizzare il tuo sogno, il gemellaggio con le città di Grottaferrata, con Rossano e Bisignano in provincia di Cosenza, con Bracigliano, Rofrano, S. Mauro la Bruca in provincia di Salerno e Oria in provincia di Brindisi.
L’amore per la tua terra ti ha guidato a compiere ricerche sul brigantaggio, sulla precisa ricostruzione della cattura di don Luigi Amato, sulla banda di Colamattei […], sull’arruolamento in essa di quattro giovani della zona, sulla cattura del possidente Vittorio D’Aguanno di Villa S. Lucia e del giovane Fortunato Soave di Valleluce; così, nel 2002, si ebbe la pubblicazione delle Memorie Storiche.
Hai avuto l’acutezza di ritrovare ciascuna delle postazioni tedesche su monte Cifalco, scavate nel terreno, e le altre a cielo aperto ed hai potuto disegnare una interessante cartina, che oggi risulta indispensabile allo studioso delle battaglie dell’inverno del 1943-44; […] da ricordare a questo proposito alcune pagine di storia delle tristi vicende narrate nel Diario a più voci del 1984. Hai avuto l’accortezza di rappresentare il rilievo dell’ acquedotto romano che portava l’acqua dalle sorgenti di Campo Primo a Cassino, sul quale scrivesti nel 1995 la monografia L’Acquedotto Romano da Valleluce a Cassino; ed in questa occasione, nel seguire i vari tratti del manufatto sulle nostre montagne, nel 1993 facesti l’importantissima scoperta delle mura ciclopiche di Monte Cierro.
È un momento importantissimo della storia del nostro paese, che dimostra come la microstoria, chiamiamola così, a volte sia propedeutica e alla base della storia degli storici cattedratici. E questo lo dico, ripetendo il parere di miei amici, senza protervia, senza spirito polemico, ma come un fatto chiaro di cui non si può e non si deve discutere. Tale tua scoperta rappresenta un fatto che ti ripaga di tante fatiche spese per lo studio e fa guadagnare a noi, tuoi compaesani, la consapevolezza di avere ospitato i fieri Sanniti. Puoi sicché a ragione e con orgoglio ripetere con Orazio
Exegi monumentum aereperennius
Ti ringraziamo perciò noi di S. Elia, anche a nome di studiosi di altri paesi vicini, che hanno avuto ed hanno a cuore
“dell’umana gente
Le magnifiche sorti e progressive”;
e ti preghiamo di trovare tempo disponibile per accompagnarci a vedere nell’incipiente inverno altre vestigia dei tempi antichi che sono su questi monti e di farti promotore di un comitato per erigere una statua di bronzo alle vittime civili di questo paese.

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