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Studi Cassinati, anno 2007, n. 3
di Giovanni Petrucci
Il giovane Luigi Cavinato, studente universitario, perciò non richiamato alle armi, apparteneva a famiglia antifascista. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, per tema di essere catturato dai Nazisti ed essere costretto a rivelare il nome di uno zio, persona in vista dell’estrema sinistra, fuggì nel Meridione ed a Taranto si arruolò in Marina come volontario di guerra; qui, insieme con molti altri giovani fu unito all’VIII Armata sotto il comando inglese. E così si trovò a combattere sulle nostre montagne intorno a Cassino. Estrapoliamo dal testo Ricordi indimenticabili della mia vita, Mestre 2003, qualche pagina che riguarda le battaglie del nostro territorio.
“Ci presentiamo al Comando Deposito Marina di Taranto, dove ci arruoliamo come volontari di guerra. È il 26 novembre 1943… In piena notte, dopo continue soste e sotto una pioggia persistente e fredda, raggiungiamo Acquafondata, poi, verso il mattino, Vallerotonda. Ora siamo in piena zona di operazioni, vicino al fronte di Montecassino. L’Abbazia è già stata bombardata il 15.02.1944 e, nonostante ciò, l’arroccamento dei tedeschi fra quelle montagne, blocca gli alleati da molti mesi.
Da Vallerotonda procediamo a piedi, mentre continua a piovere, ma, per fortuna, siamo equipaggiati con divise inglesi, che respingono bene l’acqua. Cominciamo a sentire sempre più distintamente, man mano che saliamo, il rombo sordo del cannone che rimbomba fra le montagne ed il crepitare delle mitragliatrici. Nessuno di noi dice una parola, si ode solo il nostro ansimare per la fatica. Questo è il momento peggiore, perché non sai cosa ti aspetta: sei solo, con la tua paura e senti che il coraggio nessuno te lo puó infondere, come asserisce il Manzoni, per bocca di don Abbondio: “Il coraggio, uno non se lo puó dare”. Il Capitano, anche lui silenzioso, talora si affianca a noi e poi si rimette alla testa della Compagnia assieme all’ufficiale inglese. Si è fatto giorno, intanto, ma il cielo è plumbeo e continua a piovigginare. Raggiungiamo Valvori che, come latitudine, si trova un po’ più a nord di Cassino. Improvvisamente arrivano i primi colpi di mortaio, quindi i primi tuffi al cuore, ma anche i primi tuffi a terra, anche se non è necessario, data la distanza delle esplosioni. Verso mezzogiorno ci distribuiscono qualcosa da mangiare. Intorno ci sono poche case di montagna, fatte di sassi, completamente disabitate e in parte diroccate dalle cannonate … Dobbiamo salire verso monte Cicurro, a quota 5081. C’è, in verità, un po’ di confusione, perché gli ordini vengono impartiti da un ufficiale inglese, nella sua lingua ed il nostro Capitano stenta a capirli. Diamo il cambio ad una compagnia di soldati neozelandesi della 8ª armata … A noi tocca tenere tutta la quota di Monte Cicurro, importante punto di osservazione, per controllare le mosse dei terribili semoventi tedeschi, che martellano in continuazione le linee alleate …
Nei primi giorni sei attanagliato dal terrore, non mangi perché non ti va giù niente, non puoi riposare, vorresti scappare, ma, per andare dove? Devi convivere con la paura, ma qualcuno viene preso da un vero attacco di panico, con tremori e convulsioni; allora intervengono con sedativi. Pian piano, con il passare dei giorni, subentra la rassegnazione o forse l’abitudine; preghi il buon Dio e invochi la mamma.
Non ho mai sentito chiamare la mamma, come in quei giorni. Ogni tanto una granata colpisce la trincea e fa un disastro, ferendo e uccidendo. Con il buio, verso le dieci di sera, arrivano i viveri: scatolette di tutti i tipi, con dentro carne, formaggio fuso, verdure varie, pane, tè, tante sigarette e molta cioccolata. Quando, vinto dalla stanchezza, riesci a prendere sonno, allora entrano in azione i pidocchi e gli acari della scabbia e, vi assicuro, non è per niente piacevole sentirli passeggiare sulla schiena o intorno all’ombelico. La cosa però che non vorresti mai essere chiamato a fare è andare a fare, è andare di pattuglia, nella terra di nessuno … Si parte di notte, ci comunicano la parola d’ordine che è in inglese. Ne ricordo due: “pipe-tobacco” e “bred-butar”.
Durante la perlustrazione, se avverti qualche rumore sospetto, il tenente grida: “alt-pipe” e l’altro, se c’è, deve rispondere: “tobacco”, altrimenti si spara in tutte le direzioni. Naturalmente la parola d’ordine cambia ad ogni uscita …”.
1 Il Colle Cicurro, 579 s. l. m. è a nord di Valvori, a poca distanza da Monte S. Martino e Monte Cifalco, dove erano attestati i Tedeschi.
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