Storia di una lapide ritrovata a Caira

 

Studi Cassinati, anno 2007, n. 2

di Alberto Mangiante

Nell’autunno del 1968 vidi nella sacrestia della Chiesa di Santa Scolastica una lapide che, ironia della sorte, ritrovai molti anni dopo in un altro luogo. Dalla sacrestana, all’epoca Donna Maura Pacitti, seppi che la lapide proveniva dalla chiesa dell’Annunziata ed era stata portata a S. Scolastica da Don Francesco Varone.1 Dopo molti anni, però, la lapide era andata perduta. Nel Febbraio di quest’anno, l’amico Sergio Saragosa mi raccontò che, tra il materiale rinvenuto nel campanile della chiesa di S. Basilio a Caira, vi erano tre lapidi. Due di queste riguardavano la chiesa di Caira mentre, della terza, non si conosceva la provenienza. Qualche giorno dopo andai con Sergio nella chiesa e riconobbi la lapide vista circa quarant’anni prima. Questa è di marmo bianco, larga 46 cm. e alta 40 cm., e presenta sul retro due staffe di ferro che probabilmente servivano per fissarle al muro. Facemmo delle foto, prendendo le misure e trascrivendo il testo:

D^O^M
DEIPARAE VIRGINI MARIAE DOLOROSISSE
STEPHANO MARTIRU^ POST XPTV^ PRINCIPI
VINGENTIO APOCHALVPSIS ANGELO
PATRONIS PIENTISSIMIS
BENEDICTUS ZAROLUS CASINAS
ANNO DNI MDCCLIV

“A Dio, il più buono, il più grande / Alla dolorosissima Vergine Maria Madre di Dio / A Stefano primo dei martiri (protomartire) dopo Cristo / A Vincenzo Angelo dell’Apocalisse2 / Patroni piissimi / Benedetto Zaroli Cassinate3 / Anno Domini 1754”4
La lapide proveniva dalle rovine della Chiesa dell’Annunziata, conosciuta comunemente come chiesa dell’Assunta. La chiesa sorse a fianco del convento dei Domenicani5, il quale forse fu eretto, su richiesta di S. Tommaso d’Aquino all’abate Bernardo Aiglerio, nel 1272. Il convento fu quasi sempre abitato dai monaci fino alla soppressione napoleonica e, dopo l’unificazione d’Italia, passò al demanio dello Stato, adibito a carcere mandamentale; invece la chiesa rimase in uso al clero in quanto custodiva la statua dell’Assunta, protettrice della città.
Nel XVIII secolo, in piena fase di rinnovamento dell’edilizia sacra, la chiesa venne ristrutturata: all’esterno presentava gli stessi elementi della facciata della Collegiata (lesene terminanti con capitelli ionici, porta centrale con timpano ad arco spezzato), mentre all’interno, lungo l’unica navata, si aprivano nicchie, divise da pilastri, con finestre superiori. Il presbiterio, alzato di un gradino dal piano normale del pavimento, aveva ai lati due nicchie: una, quella di destra, dedicata a S. Vincenzo Ferrer, domenicano; l’altra, prima dedicata a S. Pietro Veronese Martire, poi al Bambino Gesù. Attigua alla cappella di S. Vincenzo si apriva la porta della sacrestia e del campanile terminante, quest’ultimo, con la caratteristica forma “a cipolla”. Il coro era situato dietro l’altare e sul pavimento si apriva una botola di pietra che immetteva nella cripta per le inumazioni; sulla parete di fondo, sotto una finestra sagomata, si apriva la cappella che ospitava la statua dell’Assunta.
Dopo il terremoto del 1915, si decise di costruire, al di fuori del presbiterio e accanto a quella del Bambino Gesù, un’altra nicchia per ospitare la statua dell’Assunta6.
Tutti questi lavori furono fatti eseguire da Don Crescenzo Paglia, farmacista e priore della Confraternita dell’Assunta; forse, a quel periodo, risale anche la copertura del vallone, dal ponte fino alla facciata della chiesa; creando così una piccola piazza, recintata con una elegante cancellata in ferro battuto: di tale recinzione, tra il settembre e il novembre del 1943, si avvantaggiarono i militari tedeschi che occupavano militarmente Cassino, rinchiudendovi i prigionieri civili impiegati durante i lavori delle fortificazioni.
Nel 2004, per interessamento del CDSC onlus, allo scopo di valorizzare l’importanza storica del luogo, vi fu sistemato un enorme blocco di pietra con l’immagine e la storia della chiesa, parte del progetto “la memoria di pietra”. Tutti questi sforzi, non hanno contribuito, nonostante i numerosi e accorati appelli alle autorità competenti, ad una sistemazione più decorosa del luogo.

1 Don Francesco aveva recuperato la lapide nella parte absidale della chiesa, durante la costruzione del muro di cinta dell’odierno complesso Enel.
2 S. Vincenzo Ferrer, monaco domenicano, veniva sempre raffigurato come un Angelo dell’Apocalisse.
3 Benedetto Zarli è citato nel catasto onciario del 1752 come facoltoso commerciante di tessuti. Cfr. G. Lena Catasto onciario di S. Germano, Cassino, 2000.
4 Traduzione di Chiara e Marco Mangiante.
5 Attualmente tra Via S. Giacomo, il vallone S. Silvestro e il complesso Enel.
6 Nella nicchia prima occupata dall’Assunta, venne sistemata la statua della Madonna del Rosario con accanto S. Domenico e S. Rosa da Lima. Secondo una mia ipotesi, tale sistemazione riprendeva un ipotetico progetto originario che vedeva l’area del presbiterio dedicata ai santi dell’ordine domenicano

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