Uno sguardo ed un pensiero a Cassino, ode di Francesco Acciaccarelli

 

Studi Cassinati, anno 2006, n. 4

 

Dalla Rocca maetosa,
Che di Giano ognor s’appella,
Ove un tempo luminosa
Risplendea la sveva stella,
Il mio sguardo va lontano,
Scorre i monti, i colli e ‘l piano
Dove sorge la città.
Sia che il sol da te tramonti,
Sia che torni in te ‘l mattino,
Rimirarti dai tuoi monti
Sei pur bella o mia Cassino.
Tu ridesti il mio pensiero
Al ricordo lusinghiero
Di tua prisca civiltà.
O bel Gari, che sì muto
T’apri ‘l seno, e a corso lento
Porti al Liri per tributo
Il tuo liquido d’argento;
Quante volte in te silente
Si specchiò quel volto ardente
Del più dotto dei Roman?
Col lambire or vai baciando
Una terra abbandonata,
Che ispirava il venerando,
Che alle muse fu sacrata.
Tu mirasti disdegnoso
Ciò che un Console orgoglioso
Profanò con l’empia man.
E tu d’inclita Matrona
Opra insigne, o Colosseo,
Che la fulgida corona
Ti strapparo come un reo;
Sulla fronte tua dimessa
L’orma ognor si vede impressa
D’una gloria che passò.
Viene il treno; il suol rimbomba,
E n’echeggia il colle e il monte:
Non rintrona la tua Tomba?
Alza Ummidia la tua fronte …
Ma tu all’ombra dell’alloro
Dormi ignara del disdoro,
Che sul cener tuo posò.
E voi torri insiem legate,
Che dal fondo in sulla vetta
Della roccia, ve ne state
Come scolte alla vedetta;
Nella zuffa aspra e feroce,
Chi di voi sentì la voce
Di Manfredi risonar?
Quando il tenero saluto
Vi donò quel generoso,
Presagiste che caduto
Ei sarìa da valoroso?
– Sventurato Ghibellino,
Non fu solo l’Angioino
La tua spoglia ad insultar! –
O dolcissime memorie,
Sacri templi, o poesia,
O sventure, affanni e glorie
Della mia città natìa;
Voi soltanto confortate
La mia mente, voi sedate
La tempesta del mio cor.
Salve o Patria!. Fra contese
Di fazioni vergognose,
Possa il Ciel serbarti illese
Le reliquie gloriose.
Sciagurato chi nol brama,
Maledetto chi non ama
Il tuo bene, il tuo decor.

 

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