MONITORAGGIO SUL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO ED ARTISTICO di S. ELIA FIUMERAPIDO

Print Friendly, PDF & Email

 

Studi Cassinati, anno 2006, n. 3

di Giovanni Petrucci

Da tempi lontani l’interesse per la conservazione del patrimonio di interesse archeologico e artistico di S. Elia Fiumerapido lascia molto a desiderare. Sembra che su di esso pesi una sorta di destino avverso che perdura anche oggi. Sono poche, pochissime cose, ma per noi hanno un fascino particolare perché ci legano al nostro passato.
Il 4 luglio 2002 inviammo una lettera al Sindaco e per conoscenza alla Pro Loco di S. Elia e al Sovraintendente alle Antichità di Cassino per manifestare la nostra seria preoccupazione per lo stato di abbandono del Ponte Lagnaro. Qualche anno fa comunicammo alle autorità competenti l’esistenza di un residuato bellico alla sua sommità.
Non sapevamo in vero dei progetti, presentati per conto della XV Comunità Montana Valle del Liri, che prevedevano la sistemazione di antichi sentieri e la valorizzazione del patrimonio naturalistico, storico ed archeologico dei Comuni di Arpino, Colle S. Magno, Rocca d’Arce, S. Elia Fiumerapido e S. Vittore del Lazio, facenti parte della Comunità citata; e che per essi alla fine del 1999 furono deliberati dal nostro Comune i pagamenti delle parcelle di acconto per complessive £ 10.200.000 per i progetti: “Assetto Turistico Integrato «Culto, Storia, Arte, Natura tra beni culturali ed ambientali»” di valorizzazione di S. Maria Maggiore, del Ponte Lagnaro e delle Mura Ciclopiche di Colle Cierro. Ma fino ad oggi nulla è stato realizzato; sono invece stati ultimati i lavori di riparazione della Chiesetta di Palombara, donata generosamente dalla famiglia Gabriele. Secondo noi dovrebbero essere censite e schedate tutte le opere di valore archeologico ed artistico del paese da parte di un idoneo ufficio del Comune ed un tecnico dovrebbe darsi cura di verificarne lo stato di conservazione ed eventualmente in caso di necessità richiedere l’intervento dell’Ente preposto.

I ponti romani
Il ponte Lagnaro citato, posto lungo la statale Sferracavalli in prossimità della località Olivella, versa in uno stato veramente miserando: ai piedi vi sorgono rovi ed anche piante che possono causare “lo scompaginamento degli incastri e delle connessioni che con grande attenzione i costruttori avevano curato di realizzare”1. Il rischio è grave, perché manca una recinzione di protezione e se per caso nello spazio libero circostante un mezzo meccanico lo sfiorasse casualmente alla base, potrebbe causarne la rovina.
In condizioni peggiori si trova l’altro ponte romano, sul fiume Rapido, molto importante per la storia delle origini di S. Elia, nei pressi del quale sorgeva la Chiesa di S. Michele con il primo nucleo dell’insediamento rurale, devastato dai Saraceni nell’866. Oggi se ne scorge solo parte della corona più alta, in quanto è rimasto del tutto interrato. Fino agli anni ’60 vi si slargava davanti uno spiazzo nel quale a parere dell’archeologo di Montecassino, d. Angelo Pantoni, era possibile scorgere il tracciato della vecchia, prima chiesa di S. Elia e si vedevano i ruderi di una cappella con residui di affreschi.
In località gliu Ciuóppö lungo la vecchia Sferracavallo, che si diparte dall’imbocco della stradetta per Prepoie, al di là di cinque masserie, è un ponticello. Le pietre, appena sbozzate, sono molto grandi e poste le une sulle altre a secco, ma ad arte, e formano un regolare arco con la chiave al centro. È impossibile scorgere quello dalla parte sud, in quanto esso per la violenza delle acque, dicono, nei periodi di pioggia qualche anno fa è crollato.
A cinquanta metri a valle del Ponte a cinque archi, si scorge a malapena il ponte Alvaro, il ponte storto, con l’angolo formato dall’asse stradale con quello della volta di 55 gradi; verso sud, per qualche intervento di cui non si prevedevano le conseguenze, il pilastro di destra è completamente crollato; temiamo che con l’andare del tempo possa subire ulteriori danni; oltre tutto da molti punti del muro vengono fuori delle piante, che fra anni, lo faranno cadere di sicuro. La preziosa foto di trenta anni fa dello studioso Pistilli lo mostra com’era. Peccato! Anche perché forse era un unicum tra le costruzioni dei ponti. L’Amministrazione Comunale ne è a conoscenza, dato che vi è apposto un segnale di pericolo.
La Fontana
Posta nella parte bassa di S. Elia, da alcuni decenni è in abbandono tutto: nel lavatoio, cui è stato demolita la copertura, scorre ancora in abbondanza l’acqua, ma è impossibile sostarvi; le quattro vasche, che per tanti secoli hanno dissetato i Santeliani, sono completamente ostruite da rovi ed inaccessibili; vi è addossata un’area di parcheggio che ostruisce l’entrata2. Non era possibile, ci chiediamo, lasciare lo spiazzo di un tempo, anzi migliorarlo per le auto?
Ed a questo punto corre l’obbligo di ricordare un detto di Nonna Caterina: Le fontane non bisogna mai intorbidarle, perché arriva un tempo che dovrai andarci a bere!

Casalucense
Le due tombe romane scavate nella roccia sono state ricoperte di terra nel dopoguerra e le autorità preposte, sebbene sollecitate dal sottoscritto3, non hanno avuto la giusta premura di rimetterle in vista.
I coperchi, che riportavano epigrafi sepolcrali, secondo la tradizione popolare, furono spezzati per costruire il sagrato, nel 1873, durante i lavori di ampliamento e rifacimento della Chiesa.
Al tempo della costruzione della Casa del Pellegrino, intorno agli anni 2000, è scomparso il grande basamento di pietra, posizionato nello spiazzo antistante il Santuario, per renderlo più interessante; né si vede più il troncone di colonna che abbelliva il muretto di contenimento dinanzi al portone del convento.
L’epigrafe rupestre (Mommsen T. n. 5163 C.I.L, X1) è in stato di degrado e, come segnalato da Alonzi4, rischia danni irreparabili: “Tutta una paretina in alto a sinistra di chi guarda si è staccata e di sicuro cadrà; inoltre delle piantine rampicanti vi crescono nelle fessure ed occorrerebbe eliminarle: queste, ingrossandosi per l’umidità produrranno seri danni. In poche parole temo che l’epigrafe sia destinata a sgretolarsi”.

Le chiese di Ognissanti, di S. Cataldo e dell’Annunziata
In quest’ultimo mezzo secolo la Chiesa di Ognissanti, sulla strada per Portella, ha subito gravissimi guasti. Danneggiata seriamente durante l’ultimo conflitto mondiale, fu venduta ad un privato cittadino e recuperata grazie all’intervento dell’arch. Giuseppe Poggi. Venne riparata per i danni subiti, ma poi lasciata in stato di abbandono. La copertura attuale, in parte di lamiera zincata, non garantisce dalle infiltrazioni di acqua piovana le pareti, dove sono mirabili affreschi: il muro perimetrale verso il lato sud probabilmente è rimasto con le fondamenta non del tutto coperte. Comprendiamo di essere inesperti ed offuscati nel giudizio da eccessivi timori, ma crediamo che il graticciato di blocchi di cemento non ne garantisca a sufficienza la stabilità.
La chiesa di S. Cataldo, al centro del paese, anche essa seriamente danneggiata dagli eventi bellici, non è stata mai riparata e temiamo che uno spicchio della cupola che ancora conservava tracce di un affresco sia destinato a crollare. Eppure sessanta anni fa aveva ancora il tetto ed il campanile!
La chiesa dell’Annunziata, sulle pendici di monte Raditto, in verità assai lontana dal centro abitato ed in luogo impervio, è completamente senza copertura e sono ormai irrecuperabili gli affreschi che fino a qualche anno fa abbellivano le pareti.
La Madonnella
All’ingresso del paese per chi proviene da Cassino, già protetta con una copertura di cemento negli anni passati, ormai è in uno stato di completo abbandono per l’umidità che si infiltra dal basso alle pareti, rimaste interrate notevolmente rispetto al piano stradale. Se si confronta la fotografia degli anni 25/30 con una di oggi si nota subito la differenza in altezza. Alcune scritte che Don Angelo Pantoni5 nel 1966 trascrisse nell’articolo pubblicato sul Bollettino Diocesano oggi sono scomparse; e fine analoga faranno i pregevoli affreschi che la impreziosiscono.
Di Mambro6 nel 2003 scriveva: “È veramente un brutto effetto vederli cadere a pezzi senza che chi di dovere se ne preoccupi ed intervenga a prevenire l’irreparabile! Lo stesso dicasi per gli affreschi absidali, anch’essi cinquecenteschi, della Cappella della Madonna del Carmine, posta sul lato sinistro della strada che da S. Elia conduce a Portella”.
Le statue di S. Anna e di S. Sebastiano
Erano collocate nella chiesa di S. Sebastiano. C’è chi asserisce che la meravigliosa statua di cartapesta di S. Anna con la Bambina e quella di S. Sebastiano di legno, capolavoro che richiama alla mente quella analoga del Ceraso, siano volate al buio e nel silenzio verso il cielo. Fino ad una ventina di anni fa si notavano nelle solenni processioni per il paese, ma allora non sapevano volare …
Le epigrafi
Non sono più rintracciabili:
– tre epigrafi che un tempo erano nella Masseria Visocchi; per fortuna esse furono trascritte dall’Ing. Giovanni Picano e pubblicate7.
– l’epigrafe del Pecorile (Mommsen T., C.I.L. X, n. 5282), al tempo esistente “in aedibus rusticis Iohannis d’Agostino”; interessantissima perché forse scritta in versi saturni.
– la più importante e forse la più discussa delle epigrafi santeliane (Eph. Epig.ca, VIII, 592):

M. AGR
COS.

– si sono perdute le tracce dell’epigrafe sepolcrale di Salauca (Mommsen T., C.I.L. X1, n. 5240); l’amico Silvestro Fortuna ci assicurava di averla vista fino ad un trentennio fa.
– sono andate altresì perduti tre residui di epigrafi che si trovavano nel pavimento a mosaico di S. Maria Maggiore. A questo proposito ricordiamo che durante i lavori di restauro di alcuni anni or sono è scomparso un capitello romano di pietra di stile corinzio, armonioso nel complesso, anche se non perfettamente rifinito nei particolari. La sua altezza misurava circa 35 cm.; la base inferiore aveva un diametro approssimativo di 15 cm. e la parte superiore, di forma quasi quadrata, aveva il lato di circa cm. 25.
– a Valleluce non si hanno più notizie di un criptogramma (Mommsen T., Auct. 8386) e di una iscrizione molto importante, riguardante l’acquedotto romano (Casinum per millia passum XV)8.
Oltre un secolo fa scriveva l’emerito dottor Antonio Riga: “Si provvegga tosto, seriamente e senza riguardi e con vera carità di patria alla conservazione di quanto si trova di pregevole e di antico nel Comune per non meritare dai venturi, a giusto titolo, la taccia di barbari!…”9.

1 Iannazzi Ugo, Progetto di recupero di Antichi Sentieri in “Territori”, n. 9, Anno V, dicembre 1999, pag. 9.
2 Petrucci G., La vecchia fontana di Sant’Elia Fiumerapido in “Studi Cassinati”, n. 2 (aprile-giugno 2005), pag. 125.
3 Lettera del 22.05.1993.
4 Alonzi G., L’epigrafe di Casalucense rischia di scomparire in “Studi Cassinati”, n. 1 (gennaio-marzo 2005), pag. 17.
5 Pantoni A, Madonna degli Angeli in “Bollettino Diocesano”, XXI, n. 4, ottobre-dicembre 1966, pag. 165.
6 Di Mambro B., Sant’Elia: in grave pericolo gli affreschi cinquecenteschi della Cappella di Chiusanova, in “Studi Cassinati”, n. 2 (aprile-giugno 2003), pag. 130.
7 Picano Giovanni, L’acquedotto romano di Cassino, Cassino, 1995, pag. 97.
8 Carettoni G., Casinum, Roma MCMXL, pag. 110.
9 Riga Antonio, L’igiene e la sanità pubblica in Sant’Elia Fiume Rapido, Napoli, 1893, pag. 18.

(245 Visualizzazioni)