GLI EBREI INTERNATI A SAN DONATO VAL DI COMINO: 1941-1944

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Studi Cassinati, anno 2005, n. 3

di Alessandrina De Rubeis 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, anche il paese di S. Donato V. C. venne a contatto con la dolorosa storia degli Ebrei, allorché vi giunsero un gruppo di internati. La popolazione solidarizzò con loro e cercò di aiutarli come poteva in quei tempi duri per tutti. Il ricordo di essi è ancora vivo nella memoria degli anziani che ebbero modo di conoscerli. Alcuni anni fa, come si puó leggere di seguito, in occasione di una ricerca che diede luogo ad un interessante Convegno dal titolo “L’ombra di Kafka”,1 furono fatte delle interviste tutt’ora conservate nell’archivio privato di chi scrive. Dal materiale raccolto, si possono ricavare diverse “storie” ed è, appunto, ciò che si intende fare. In questo articolo, dunque, si parla solo di una famiglia, i cui dati però non sono contenuti nei nastri registrati, ma scaturiscono dalla seria e paziente indagine condotta da Barbara Kintaert e Peter Koppe, due giovani parenti dei protagonisti.


La Storia di Oswald Adler e Trude Glaser

l viaggio nel “ libro della memoria”
Nel giugno del 1999, Richard Adler di 78 anni e sua moglie Jehudit partono da Haifa, in Israele, e giungono a Vienna, in casa dei coniugi Barbara Kintaert e Peter Koppe; Peter è figlio di un cugino di Richard. Rievocano la triste storia dei campi di sterminio nazisti, dove trovarono la morte i familiari di Jehudit, i genitori di Richard ed il fratello Oswald. E per la prima volta, i giovani Barbara e Peter sentono parlare anche dei campi di concentramento italiani di Fossoli e di Ferramonti.2 Cosicché, nell’agosto dello stesso anno, decidono di intraprendere il viaggio nel passato e, saliti sul camper, arrivano in Emilia Romagna, a Fossoli, frazione del comune di Carpi, ne visitano l’Archivio e trovano il “libro della memoria” dal quale possono fotocopiare la documentazione riguardante Oswald e Trude. Nella ricerca li assiste la dottoressa Armentaro che fornisce loro anche l’indirizzo della Fondazione Ferramonti. Ma i giorni a disposizione sono finiti, quindi Barbara e Peter ritornano a Vienna.
Nell’aprile del 2000, si recano ad Haifa e qui Richard mostra le lettere che Oswald e Trude gli avevano scritto durante tutto il periodo del loro internamento e che da sessant’anni non rileggeva più; sono tutte in italiano, sicuramente per la censura. Mostra anche le vecchie fotografie dell’album di famiglia. In maggio, Barbara è a Cosenza per un Congresso bibliotecario europeo e, tra una pausa di lavoro e l’altra, raggiunge Ferramonti, dove conosce Spartaco Capogreco e riceve ulteriori informazioni su Oswald e Trude; da ultimo, anche l’indicazione del paese di San Donato Val di Comino, in provincia di Frosinone.
Ed è così che, nell’agosto del 2000, il camper fa sosta presso la famiglia Cedrone – De Rubeis; ritornerà anche tre anni dopo. Tra l’aprile e il maggio del 2003, Barbara lavora nel DOEW, l’Archivio sull’olocausto a Vienna, e trova altra documentazione. “Sto scivendo tutto per i miei figli e per Richard – mi dice – ed in totale sono circa settanta pagine”. Nel mese di aprile di quest’anno conoscendo il mio interesse per “le storie”, mi invia una e-mail con le notizie che mi consentono di scrivere questo articolo e che, pur riguardando nello specifico il calvario degli Adler e di Trude Glaser, sollecitano a riflettere ancora una volta che la stessa sorte è toccata a tantissimi altri esseri umani.

La famiglia Adler
Il 20 ottobre 1885, a Brody, nella Galizia, nasce Leo(ne) Adler, che da adulto lavorerà come rappresentante di un mercante; il 22 maggio 1888, a Vienna nasce Henriette Fleischer; farà la sarta per donna. Dal loro matrimonio nascono, il 27 maggio 1920, Oswald che diventerà impiegato di una ditta per spedizioni e trasporti internazionali; il 7 novembre 1921, Richard che farà il falegname.
Dal 1920 agli inizi del 1938, i due fratelli conducono una vita tranquilla a Vienna. Non sono più Ebrei religiosi: la loro nuova religione, e così per i loro genitori, è il socialismo. Sono socialdemocratici, fanno parte di movimenti giovanili, hanno amici comunisti coi quali compiono azioni contro i nazisti e i fascisti. Non sono sionisti.3
Il 12 marzo 1938, avviene l’annessione dell’Austria al Reich tedesco di Hitler;4 il 13 marzo, i nazisti tedeschi occupano l’Austria. Due mesi dopo, tutti gli impiegati ebrei perdono il loro lavoro.
Nel settembre 1938, Leo riesce ad ottenere un visto britannico per il figlio Richard: i Britannici accettano solo giovani al di sotto dei 17 anni di età per mandarli a lavorare a Kibbuz, in Palestina. Purtroppo Oswald ha 15 mesi più del fratello e non ottiene il visto. Richard non vorrebbe partire, il padre lo obbliga. Arriva in Palestina dove si sente “straniero”, da solo, senza la famiglia. Capirà dopo tanti anni che l’imposizione di suo padre gli ha salvato la vita. Il 5 ottobre 1938, a Vienna, mentre il cardinale Innitzers celebra una Messa nella Stephanplatz, alcuni giovani comunisti insorgono contro i nazisti presenti alla cerimonia. Il giorno successivo, una spedizione nazista distrugge gli appartamenti dell’arcivescovo; molti giovani socialisti e comunisti vengono arrestati, tra cui Oswald, e deportati al campo di concentramento di Dachau.5 Leo riesce ad ottenere per il figlio un visto, molto costoso e valido solo per qualche mese, per Montecarlo, Principato di Monaco. Intanto, Trude Glaser (nata nel 1921), fidanzata di Oswald, deve portare questo visto alla Gestapo. Hanno fortuna: il visto è accettato dai nazisti e Oswald, dopo mesi di maltrattamenti, è liberato da Dachau dietro condizione di abbandonare Vienna nel giro di quattro settimane. Tornato a Vienna, il 21 giugno 1939 Oswald sposa Trude: solo così anche lei puó utilizzare il lasciapassare per Monaco; i due coniugi fuggono invece a Trieste.

Oswald e Trude
In luglio giungono a Trieste, dove vengono accolti da una comunità religiosa. Scrivono un telegramma ai genitori, informandoli di non avere più soldi e di essere costretti a mendicare. I genitori di Trude, loro unica figlia, ottengono un visto per l’Inghilterra, dove si rifugiano; i genitori di Oswald, che hanno speso tutto il loro patrimonio per mettere in salvo i due figli, devono rimanere a Vienna, dove ormai sono in pericolo.
A Trieste, la comunità ebraica raccomanda ai fuggiaschi di rimanere qui e di aspettare l’arrivo della nave Alija Beth che li trasporterà tutti clandestinamente in Palestina. Intanto il visto per il Principato di Monaco scade.
Nell’aprile 1940, Oswald e Trude sono ancora a Trieste. Scrivono due lunghe lettere a Richard, dicendogli che sperano di rivederlo tra poco. Finalmente una nave arriva, la Rudnica, ma non puó portarli direttamente in Palestina. bensì a Bengasi, in Libia, dove un’altra nave, proveniente da Tessalonica con Ebrei greci, provvederà a completare il viaggio. Si imbarcano 300 fuggiaschi tra Ebrei austriaci, tedeschi, polacchi, ungheresi.
Fino a giugno a Bengasi sono trattati bene dalla locale comunità ebraica; fra i 300 ci sono tante famiglie con bambini.
Il 26 giugno 1940 l’Italia entra in guerra per aiutare Hitler. I fascisti italiani arrestano immediatamente tutti i “nemici” del paese, dunque anche gli Ebrei fuggiti a Bengasi. Per un mese sono trattenuti nella caserma Torelli; per tutto agosto, nella prigione di Palmetta. Il 25 agosto, la nave Esperia li riporta tutti in Italia, via Malta. Per tre settimane sono detenuti in carcere a Napoli. Il 29 settembre, i “bengasioti” arrivano finalmente nel più grande campo di concentramento dei fascisti italiani: a Ferramonti Tarsia, in provincia di Cosenza. Inizialmente qui c’erano 400 detenuti, solo uomini adulti; adesso diventano 700 e con donne e bambini.
Per un anno Oswald e Trude vivono a Ferramonti. Il 12 marzo 1941, Henriette e Leo Adler, genitori di Oswald e Richard, vengono deportati a Lagow, nel ghetto “Opatow”. Il 9 settembre 1941, Oswald e Trude sono tradotti a Graffignano, in provincia di Viterbo. Il 29 settembre, i due scrivono una lettera a Richard, informandolo di essere riusciti a fuggire da Ferramonti, dove erano detenuti in qualità di “internati civili di guerra”.
A San Donato Val di Comino
Nel dicembre 1941, Oswald e Trude vengono trasferiti a S. Donato V. C. insieme con altri Ebrei di madre lingua tedesca. Qui vivono indisturbati per quasi due anni e mezzo. Mensilmente ricevono una o due lettere dai loro genitori, anche dal ghetto, e spesso inviano lettere anche a Richard. Dal luglio 1942, le lettere di Richard passano attraverso il Vaticano. Il 26 ottobre 1942, arriva l’ultima lettera dei genitori Adler da “Opatow”: nella stessa settimana l’intero ghetto viene trucidato, come era successo la settimana prima a “Opole”. Durante il mese di luglio 1943, Richard riceve numerose lettere dai due, che scrivono di volerlo raggiungere in Palestina, che Oswald per vivere produce oggetti in legno, tra cui anche zoccoletti, ma che a S. Donato non si sentono più sicuri. Richard tenta di ottenere un permesso per loro, ma non vi riesce; così, scrive diverse lettere ai genitori di Trude a Londra, con la speranza che questi possano fare qualcosa.
Ai primi di aprile del 1944, i soldati tedeschi iniziano i rastrellamenti degli Ebrei presenti a S. Donato V. C., così si recano anche all’abitazione degli Adler, ma non li trovano. Quando questi rincasano, sono avvertiti dai vicini che i soldati tedeschi li hanno cercati. Ingenuamente, Adler e Trude si presentano al Comando militare, dove sono costretti a rimanere; gli altri Ebrei si nascondono nelle stalle e nelle soffitte delle abitazioni del paese, ma vengono stanati e arrestati per essere tradotti ai campi nazisti.

L’epilogo
Rinchiusi per una settimana in un carcere segreto a Roma, successivamente vengono tutti trasferiti nel campo di concentramento di Fossoli, dove pochi mesi prima era stato internato anche Primo Levi.6 Il 16 maggio 1944, Oswald, Trude ed altre numerose vittime, tra cui Mirella Bemporad di Firenze, che diventerà amica di Trude, sono deportati ad Auschwitz passando per Monaco. Il 23 maggio arrivano ed immediatamente c’è la separazione, gli uomini da una parte, donne e bambini da un’altra. Il 20 luglio c’è l’attentato a Hitler; Trude riesce a divulgare la notizia nel lager di Auschwitz-Birkenau.
In novembre, Trude e Mirella Bemporad sono deportate a Bergen-Belsen; prima della fine dell’anno anche Oswald viene trasferito con destinazione Gross-Rosen, lager di Wüstegiersdorf.
Il 25 febbraio 1945 per l’uomo c’è un ulteriore trasferimento e, dopo una giornata di viaggio in condizioni disumane e senza mangiare né bere, arriva nel lager di Flossenbürg, dove sopravvive solamente una settimana. Il 4 marzo, privo di forze, muore e viene cremato. Qualche settimana dopo, il campo di concentramento è liberato. Le ceneri di Oswald sono oggi conservate a Flossenbürg, in un monumento commemorativo a forma di piramide.
Trude e Richard
Nel 1945, dopo il sofferto percorso attraverso i vari lager,7 Trude viene liberata, mentre Mirella non riesce a sopravvivere. Trude parte per Vienna passando per Praga, ma vuole assolutamente arrivare in Italia e, durante una sosta a Villach, incontra Richard che nel frattempo si è arruolato nell’esercito britannico. Gli chiede di cercare Oswald e di salvarlo. Richard illegalmente si reca a Vienna, dalla zia Berta, l’unica sopravvissuta della famiglia della madre. Apprende la notizia della morte del fratello. In rispetto dell’usanza ebraica del levirato8, propone alla cognata di sposarlo: Trude non accetta. Nel 1946, a Milano, la donna incontra A. Eckstein di Düsseldorf, un soldato britannico di origini ebraiche; i due decidono di sposarsi.
Nel Gennaio 1947, Trude incinta ed il marito arrivano in Palestina. Il 17 febbraio 1947, nasce Ilana Eckstein. Richard, unico superstite degli Adler, manifesta per un lungo periodo di tempo una forte depressione: non riesce a superare il dolore per la morte dei genitori e, soprattutto, per quella del fratello Oswald, tanto da arrivare quasi al suicidio. Nel 1950, conosce a Kibbuz Jehudit Neugebauer, una donna sopravvissuta al campo di concentramento di Gross- Rosen e la sposa. Nel novembre 1951, nasce Ilana Adler.
Breve considerazione
Barbara Kintaert riferisce che Trude non ha più voluto parlare con alcuno di questo periodo di storia e che a quanti hanno provato a farle delle domande, non ha risposto, lasciando dunque nel dubbio l’interlocutore: ricorda? non ricorda? Forse, qui puó essere interessante citare il libro di Wladyslaw Szpilman, Il Pianista, dove si legge che, quando col titolo “Morte di una città” fu pubblicato per la prima volta in Polonia nel 1946, subito fu tolto dalla circolazione e mai più ristampato né in Polonia né altrove. Vi si elencavano troppe verità dolorose che persino in Israele la gente non voleva più sentire. L’argomento era intollerabile per tutti coloro che erano stati protagonisti di quella tragedia, sia vittime sia carnefici, benché ovviamente per ragioni diverse.


1 Il Convegno si svolse il 28 maggio 1994, a San Donato V. C., patrocinato dall’Amministrazione comunale, dalla Regione Lazio, dall’Amministrazione provinciale di Frosinone e dalla Pro-Loco sandonatese ed ebbe come relatori il Dr. Auro Massa, il Prof. Domenico De Napoli dell’Università di Cassino, il Dr. Domenico Cedrone ed il Prof. Anacleto Verrecchia dell’Università di Torino. Al Convegno parteciparono anche gli addetti culturali alle Ambasciate di Austria, Repubblica Ceca, Israele, e Repubblica di Slovacchia. Erano presenti anche i coniugi Tenembaum, Ebrei internati a San Donato V. C. e scampati al rastrellamento. La relazione del Dr. Cedrone dal titolo, Gli Ebrei a S. Donato V. C., è stata pubblicata in La memoria degli eventi, Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale, Anagni 2003, pp. 77 – 91.
2 Tra il 10 giugno 1940 e l’8 settembre 1943, operano in Italia due categorie di campi di concentramento per internati civili e stranieri: quelli affidati alla gestione del Ministero dell’Interno – circa cinquanta – aperti nell’Italia centro-meridionale a partire dal giugno 1940, e quelli di pertinenza del tire dai primi mesi del 1942,che sono una decina. Nello stesso periodo, disseminati su tutta la penisola, sono anche attivi una settantina di campi di concentramento per prigionieri di guerra. Da: Renicci, un campo di concentramento in riva al Tevere (1942-43 ), Carlo Spartaco Capogreco, pp.30, 31. Fossoli, sede di un campo di concentramento e di smistamento degli Ebrei e dei deportati politici italiani verso la Germania, a fine conflitto ricetta profughi e displaced persons; dal 1947 al 1952, diviene la prima sede della Nomadèlfia di don Zeno Saltini e svolge la funzione di accogliere i tanti bambini orfani o abbandonati.
3 Il Sionismo, movimento politico-religioso sorto allo scopo di ottenere la costituzione in Palestina di una sede nazionale ebraica, destinata ad accogliere gli Ebrei desiderosi di tornare a risiedere nella loro patria storica, si sviluppa nell’Europa centrale e orientale tra la fine del 1800 e gli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, per dare finalmente corpo a tale millenaria aspirazione. Da: Grande Dizionario Enciclopedico UTET.
4 Il 12 marzo del 1938 le truppe tedesche oltrepassano il confine con l’Austria. Il 13 il paese è chiamato a far parte del Grande Reich. Il 14 Hitler entra trionfalmente a Vienna fra due ali di folla festante mentre di dietro le transenne le bambine in costume agitano mazzolini di fiori. Attraverso un referendum che verrà esteso anche ai tedeschi, gli austriaci sono ora chiamati a pronunciarsi a favore dell’annessione, l’Anschluß, che trasformerà il loro paese in una nuova provincia della Germania; dalla consultazione sono esclusi naturalmente i circa 200.000 austriaci schedati come Ebrei. Ha subito inizio una grandiosa campagna di convincimento nella quale anche la Chiesa è invitata a svolgere la sua parte. Il 15 marzo il vescovo di Vienna, il cardinale Theodor Innitzer, si incontra con Hitler: il partito nazionalsocialista ha allontanato il pericolo del bolscevismo ateo e distruttore. Da: La parola ebreo, Rosetta Loy, pp. 23, 24.
5 Dachau, città della Germania meridionale, in Baviera, 16 Km a NO di Monaco, sul fiume Amper, diviene un vastissimo campo di eliminazione, dove si giunge ad internare contemporaneamente 32 mila persone. Il 30 aprile 1945, viene occupato dagli Alleati.
6 Primo Levi, nato a Torino il 31 luglio 1919, nonostante le leggi razziali promulgate ne 1938, riusce a laurearsi a pieni voti con lode in Scienze nel 1941. Ma per la sua attività politica di partigiano in Val d’Aosta, dal 13 dicembre 1943, a seguito di una spiata, viene arrestato e internato in quanto ebreo nel campo di concentramento di Carpi-Fòssoli. Nel febbraio del 1944, è inviato ad Auschwitz, nel lager annesso alla fabbrica di Buna-Monowitz, in Alta Slesia. ”Questo campo è un campo di lavoro ,in tedesco si dice Arbeitslager; tutti i prigionieri (sono circa diecimila) lavorano ad una fabbrica di gomma che si chiama la Buna, perciò il campo stesso si chiama Buna”. Da: Se questo è un uomo, Primo Levi, p.21
7 Auschwitz, Birkenau, Bergen-Belsen, Raghun Dessau e Theresienstadt, un campo dipendente da quello di Wüstegiersdorf.
8 Il levirato, costume comune a molti popoli antichi e moderni, in forza del quale la vedova di un uomo che sia morto senza figli deve essere sposata da un fratello del defunto, ovvero, in mancanza di questa, dal suo più prossimo parente. In tale sua forma esso è attestato presso gli Ebrei del periodo premosaico, come pure presso gli antichi Egizi.

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